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Autore: Mitsuki no Kaze    18/02/2016    2 recensioni
[Mini Longfiction - Alternative Universe]
"- Questo è il nostro nuovo caso.-
Il moro prese i fogli e diede una lettura veloce. Nella prima pagina faceva bella mostra di sé una piccola fotografia quadrata di un ragazzino dai capelli neri, gli occhi verdi e un’espressione imbronciata. Dopo aver letto per sommi capi ciò che i documenti riportavano, si alzò dalla sedia e prese la giacca accavallata allo schienale.
- Andiamo Shinya, questo mocciosetto ci darà da fare.-"
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Guren Ichinose, Mikaela Hyakuya, Shinya Hīragi, Yūichirō Hyakuya
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Unconventional Family
~ Parte Prima ~



 

- Buongiorno, Guren~ -
La voce trillante di Shinya di primo mattino non poteva preannunciare niente di buono. Alzò gli occhi dalle carte che fingeva di leggere e squadrò l’uomo dai capelli candidi che sostava in piedi, davanti alla sua scrivania ingombra di documenti. Come era prevedibile ,sorrideva. Uno di quei sorrisi che non prometteva nulla di buono.
- Dovresti fare un po’ d’ordine, sai?- commentò osservando il campo di battaglia che era il suo tavolo. Il portatile nero e ammaccato, che vantava almeno sette anni di lunga e gloriosa carriera, sorgeva tra pile disordinate di documenti. Un po’ ovunque erano disseminate matite, penne, un paio di chiavette USB, quello che sembrava il rimasuglio di un nikuman e tante cianfrusaglie – quella era una rivista sportiva? –.
Guren emise un verso simile ad un grugnito.
- Saranno affari miei, no? Piuttosto, cosa vuoi?-
Shinya rimase a fissarlo per un po’. I suoi occhi azzurri, dopo aver scrutato il ripiano della scrivania, si erano posati su di lui e sembrava che non avessero intenzione di rompere il contatto visivo con le sue iridi d’ametista. Alla fine cedette, sospirò rassegnato e con fare melodrammatico passò a l’uomo seduto alla scrivania un plico di carte.
- Questo è il nostro nuovo caso.-
Il moro prese i fogli e diede una lettura veloce. Nella prima pagina faceva bella mostra di sé una piccola fotografia quadrata di un ragazzino dai capelli neri, gli occhi verdi e un’espressione imbronciata. Dopo aver letto per sommi capi ciò che i documenti riportavano, si alzò dalla sedia e prese la giacca accavallata allo schienale.
- Andiamo Shinya, questo mocciosetto ci darà da fare.-
Shinya ridacchiò, prima di seguirlo fuori dall’ufficio e per Guren non sembrò affatto di buon auspicio.
 
* * *
 
La stazione di polizia non distava molto dall’edificio in cui lavoravano. Impiegarono circa un quarto d’ora per raggiungerla, percorrendo le strade di Tokyo a bordo dell’auto di seconda mano di Guren, dalla vernice scrostata e uno sportello che non ne voleva sapere di chiudersi con le buone maniere, costringendo il proprietario a sbatterlo ogni volta con forza, più per un gesto di stizza che per un reale bisogno.
- Dovresti cambiare auto, Guren.- costatò Shinya osservandolo mentre litigava con il suddetto sportello.
- Lo farei, se potessi. Ma non appartengo a una ricca famiglia, come qualcun altro qui.- insinuò l’uomo provocando solo una leggera ilarità nell’altro.
- Il fatto che il mio cognome sia Hiragi non significa che sia ricco, sai?- disse precedendolo verso le porte scorrevoli all’entrata della centrale.
Al bancone all’ingresso parlarono con un agente che li scortò lungo un grande corridoio intonacato di bianco sul quale si affacciavano vari uffici. Vennero condotti in quella che sembrava una piccola sala ricreativa. Su un divanetto era seduto a braccia incrociate il ragazzino ritratto nella foto. Aveva le stessa espressione imbronciata dell’immagine che avevano visto nei documenti e vestiva dei jeans strappati su un ginocchio e una maglia spiegazzata.
- Yuuichiro?- lo chiamò Guren entrando nella stanza.
Lui sollevò lo sguardo e lo osservò per un lungo attimo, squadrandolo da capo a piedi.
- Hyakuya-kun per te, vecchietto.- sbottò distogliendo lo sguardo.
L’uomo dovette serrare la mascella per trattenere una risposta a tono, mentre Shinya alle sue spalle ridacchiava senza contegno. Prese una sedia e l’avvicinò al ragazzo, mentre l’altro lo seguiva rimanendo però in piedi.
- Sono Guren Ichinose, un assistente sociale. Sono qui perché sei scappato dalla tua famiglia affidataria, e non è la prima vota che accade. Sono già quattro le case in cui vieni accolto e sei scappato da tutte.- fece una pausa per osservare le reazioni del ragazzino, che però non lo guardava in volto. - Lo sai che se continuerai così nessuno ti vorrà più adottare?-
Non ricevette alcuna risposta, Yuuichiro continuava ad evitare i suoi occhi.
- Ti dirò ancora di più.- riprese l’uomo, mentre estraeva dalla tasca interna della giacca dei fogli piegati in quatto. – Su di te pendono anche delle accuse: resistenza a gli ufficiali di polizia, lesioni aggravate e resistenza all’arresto. Non rispondi neanche di questo?-
Il ragazzo si limitò a scrollare le spalle.
- Volete farmi arrestare? Non mi interessa.-
Guren sospirò e voltò lo sguardo verso Shinya che annuì brevemente con un cenno del capo. Si mosse per la stanza, raggiungendo un mobiletto sul quale era posta una macchinetta per il caffè, un bollitore per l’acqua calda e alcuni dolci.
- Dov’è la tua lista Yuu?- chiese mentre metteva a scaldare l’acqua per il the, dando le spalle al ragazzo. Si riferiva alla lista delle famiglie affidatarie. Ogni orfano che era stato ospitato da almeno tre famiglia ne teneva una, lui lo sapeva bene.
Lo sentì sobbalzare sul divano e, anche se non poteva vederlo, sapeva che i sui occhi si erano sgranati per la sorpresa.
Il ragazzo si ricompose in pochi attimi.
- Sei uno strizza cervelli, vero?- disse con fastidio, anche se tentava di mantenere un tono di voce neutro, come se non fosse turbato.
Shinya si voltò, stringendo la tazza fumante tra le mani, i suoi occhi verdi avevano puntato i propri e l’uomo mantenne il contatto finché non parlò.
- Sono uno psicologo, sì. Mi chiamo Shinya Hiragi. - ammise con un cenno del capo.
Yuuchiro si voltò, emettendo uno sbuffo.
- Non ho niente da dirvi.-
- Va bene, allora. Se tu non vuoi il nostro aiuto, allora possiamo andarcene.- concluse Guren, alzandosi dalla sedia e scrutando quel ragazzino. – Probabilmente parlare con noi sarebbe stata la tua ultima chance per evitare il riformatorio.-
Lui ricambiò il suo sguardo con fierezza, senza paura. Guren non ne era certo, ma vide qualcosa in quegli occhi, qualcosa che mentre riposava i fogli con il verbale dell’arresto, lo spinse a estrarre un bigliettino da visita.
- Ma se ci ripensi questo è il mio recapito.- disse piazzandoglielo sotto il naso come se gli avesse puntato contro una spada.
Yuuichiro lo prese, emettendo comunque un verso di stizza per poi vederli sfilare fuori dalla stanza. Non appena se ne furono andati, osservò quel rettangolino di carta.
E se davvero l’avesse aiutato…?
 
* * *
   
- Te lo sei preso a cuore quel ragazzo, Guren.- commentò Shinya una volta tornati in auto.
L’uomo sapeva che non gli avrebbe risparmiato una frecciatina del genere. Sospirò e mise in moto, poggiò entrambe le mani sul volante, ingranò la marcia e si immise nella carreggiata.
- Ti somiglia, sai?- riprese Shinya deciso a non dargli tregua. – E non solo d’aspetto, avete lo stesso carattere.-
Questa volta fu Guren a ridacchiare.
- Curioso.- disse lanciando un’occhiata di sbieco all’altro, seduto al suo fianco. – Io ho pensato che somigli a te.-
Notò con non poca soddisfazione che era ammutolito.
- A me? E perché mai?- chiese con voce nervosa. Shinya era bravo a scoprire i punti deboli degli altri e a fare pressione su di essi. Sapeva leggere un essere umano con una sola occhiata, ma non era immune agli attacchi diretti alla sua persona. Guren aveva scovato i suoi punti scoperti e sapeva quando era il caso di fargli cadere la maschera sorridente che portava sempre in viso.
 - Anche tu eri un orfano e sei passato per molte famiglie affidatarie, no?-
Lo sentì abbandonarsi contro lo schienale del sedile e abbassare le proprie difese.
Shinya sapeva quando era il momento di arrendersi e quando si trattava di Guren non provava nemmeno a combattere.
Il moro fece fermare l’auto ad un semaforo e colse l’occasione per prendere una mano dell’uomo dai capelli chiari, stretta sul ginocchio, portarla alle labbra per baciarne le nocche. Vide il viso di Shinya sciogliersi in un dolce sorriso, mentre gli zigomi si tingevano un po’ di rosso e la tensione dei suoi muscoli si allentava.
Si erano conosciuti quando Shinya era già un Hiragi e solo dopo Guren aveva scoperto il suo passato. Sapeva che quegli anni erano stati duri e si sentiva in colpa per non averlo potuto aiutare. In Yuuichiro credeva però di aver visto un po’ di lui, perciò se fosse riuscito ad aiutare quel ragazzino, forse avrebbe aiutato anche Shinya stesso.
 
* * *
 
-  Sei scappato pure dall’ultima famiglia?- esclamò Mitsuba facendo agitate i codini in cui raccoglieva i capelli biondi.
Yuuichiro sbuffò e diede un calcio ad una lattina vuota per terra, mentre gironzolava per il tetto della scuola con le mani nelle tasche dei pantaloni.
I suoi quattro amici lo guardavano preoccupati. Accanto a Mitsuba era seduta Shinoa, sua compagna di classe. Potava i capelli lilla legati alla nuca con un bel fiocco che faceva bella mostra di sé, due ciocche le incorniciavano il viso, mentre gli occhi castani scrutavano l’amico con rimprovero.
- Sei stato pure fermato dalla polizia, Yuu. Hai rischiato grosso questa volta!-
Lui fece una smorfia e mise le mani dietro la testa.
- Quelli parlano, parlano, ma alla fine non fanno nulla! Dicevano che mi avrebbero arrestato, ma mi hanno rilasciato ovviamente.-
- Sei stato in prigione?- chiese Yoichi, un altro compagno di classe.
Era forse quello più preoccupato di tutti, stava seduto in ginocchio con la schiena dritta e le mani chiuse a pugno. Osservava l’amico con i grandi occhi verdi leggermente umidi.
Kimizuki, l’unico in piedi oltre a Yuuichiro, gli diede un leggero scappellotto tra i capelli castani e mossi.
- Non dire sciocchezze. L’avranno portato alla stazione, chiamato i servizi sociali e riportato alla casa-famiglia, visto che la famiglia affidataria lo ha rifiutato.- disse mentre sistemava gli occhiali dalla montatura nera sul naso. – Mica è pericoloso, è solo idiota.-
- Chi sarebbe idiota?!- esclamò Yuuichiro avanzando a grandi passi verso Kimizuki.
- Tu sei l’idiota.- ripeté lui mentre si passava distrattamente la mano tra i capelli corti e rosa.
- Ripetilo se hai il coraggio!- continuò Yuu afferrandolo per l’uniforme verde-grigiastra e minacciandolo con il pugno chiuso.
Kimizuki stava per rispondergli ancora, ma il suo polso fu afferrato da Yoichi.
- Non aggravare la situazione, Shiho.-
I due rimasero a fissarsi in cagnesco per un attimo, poi il moro lasciò andare l’altro.
- Ti atteggi tanto, solo perché sei alto e hai la faccia da delinquente.- disse prima di allontanarsi.
- Io non sembro un delinquente!- proruppe agitandosi a sua volta.
A placare la lite fu il rumore della porta che conduceva al tetto, che annunciò l’arrivo di qualcun altro.
Un ragazzo varcò la soglia e avanzò per la terrazza, aveva lunghi capelli castani, raccolti in una coda di cavallo e un neo sotto l’occhio destro a caratterizzargli il viso.
- Narumi-senpai!- esclamarono Yuu e i suoi amici visibilmente sorpresi di vederlo.
- Ho saputo della tua ultima bravata!- sbottò avvicinandosi a Yuuichiro e assestandogli uno scappellotto. - Brutto scemo, ti caccerai davvero nei guai uno di questi giorni.-
Shinoa sospirò, chiudendogli occhi e incrociando le braccia, mentre Mitsuba tratteneva una risata con una mano pressata contro le labbra.
- E' quello che tentiamo di spiegargli anche noi!-
- Senpai!- pigolò Yoichi. - E' vero che potrebbero mettere Yuu-san in prigione?-
- Ancora con questa storia?!- inveì Kimizuki contro il castano.
Narumi negò con la testa.
- E' troppo giovane per andare in prigione, però rischia il riformatorio.- spiegò guardando torvo il moro che si massaggiava la testa, dove lui lo aveva appena colpito.
- E' sempre una brutta cosa!- sbottò Yoichi verso il ragazzo dai capelli rosa, dimostrandogli che non aveva torto nel preoccuparsi.
Anche Narumi si sedette a terra, vicino a lui e alle due ragazze.
- Allora, raccontaci come è andata.- gli chiese.
Yuu sbuffò, contrariato, ma rispose comunque.
- Che volete che vi dica? Non volevo stare in quella casa! Volevo andarmene per cercare Mika!-
A quelle parole Mitsuba si schiaffò una mano in fronte.
- Ancora con questa storia?- domandò esasperata.
- La famiglia che ha adottato Mikaela vuole restare anonima, no? E' inutile che continui a dire di volerlo trovare.- disse Shinoa, voltandosi a guardare Yuuichiro.
Il ragazzo si era seduto anche lui, poggiando la schiena contro il muretto della terrazza ed incrociando le braccia al petto.
- E questo non è giusto! Abbiamo vissuto insieme per sei anni! Non possono farlo sparire come se niente fosse!- proruppe arrabbiato.
- Quanti anni sono che lo cerchi?- s'inserì Kimizuki, l'unico rimasto in piedi.
- Quattro.- rispose il moro abbassando lo sguardo.
- E in questi anni le tue ricerche hanno portato a qualcosa?- chiese retorico, forse con un po' di crudeltà. Quella però era la realtà e Yuu doveva capirlo.
- No, ma...- provò a ribattere, ma Narumi s'intromise.
- Potrebbe non essere più in Giappone, hai pensato a questo?-
Il ragazzo non rispose. Piegò le gambe al petto e le avvolse con le braccia, poggiando la fronte sulle ginocchia.
- Yuu...- Yoichi si era avvicinato a lui e aveva poggiato una mano sulle sue. - Dovresti provare a non pensarci più. Se continui così potresti non avere più occasioni per essere adottato.-
- Mika è la mia famiglia.- rispose lui risoluto, rifiutandosi di alzare la testa e guardare il viso dell'amico.
- Puoi creartene una nuova, con le persone che ti adotteranno.- gli disse Mitsuba.
- E se nessuno volesse farlo?- esclamò. La sua voce risuonava di paura questa volta.
- In quel caso ci saremo noi.- rispose Shinoa con un sorriso.
Yuuichiro alzò il capo e vide che tutti gli stavano sorridendo. Sospirò.
- Posso provarci...-
 
* * *
 
Quando Shinya andò a cercare Guren alla sua scrivania, la trovò vuota. Vuota e più ordinata rispetto l'ultima volta che l'aveva vista: il nikuman era stato buttato, le penne e le matite sistemate in un porta penne da tavolo, di forma cilindrica e i documenti non erano più ammassati, ma erano posti in alcune pile ordinate e la rivista sportiva era sparita. Sorrise a quella vista, ma non si rallegrò molto, dato che doveva parlare con l’uomo e non riusciva a rintracciarlo. Riprovò per l'ennesima volta a chiamarlo al cellulare, ma il cattivo rapporto che esisteva tra il moro e il piccolo oggetto era ormai risaputo. Shinya ebbe però un colpo di fortuna.
- Pronto?- gracchiò una voce dall'altro capo del telefono.
- Guren, sono Shinya. Volevo parlarti del caso Hyakuya. Sono al tuo ufficio, ma non ti ho trovato.- rispose prendendo posto alla sua scrivania e cominciando a trafficare con una penna e un plico di post-it azzurri.
- Sì, sto arrivando. Sono in macchina, dieci minuti e sono da te.- disse Guren e Shinya non faticò ad immaginarlo con le mani sul volante e il cellulare incastrato tra l'orecchio e la spalla.
- Va bene, allora ci vediamo al ristorante di okonomiyaki all'angolo della strada?- propose controllando l'ora sul proprio orologio da polso. Era proprio ora di pranzo.
- Ok, a fra poco.- accettò l'uomo.
Shinya chiuse la telefonata, ripose la penna e incollò il post-it su cui aveva scritto e  disegnato sulla scrivania, mentre riponeva il blocchetto in un cassetto. Mise sotto braccio i documenti che aveva portato con sé per farli vedere a Guren e uscì dall'ufficio canticchiando.
 
L’uomo arrivò di corsa all’appuntamento davanti al ristorante e con il fiato corto. Shinya lo aspettava ancora fuori e lui si sentì in colpa.
- Mi spiace per il ritardo!- si scusò immediatamente.- Si è spenta l’auto mentre ero per strada e mi ha fatto passare i cinque minuti più brutti della mia vita, credevo mi avesse abbandonato definitivamente!-
L’altro sorrise.
- Lo dico che devi cambiare auto, Guren!-
Ignorò le lagne del moro, mentre lo affiancava ed insieme entrarono nel locale. Si sedettero al tavolo e mentre aspettavano che il teppan si scaldasse, ripresero al conversazione avvenuta al telefono.
- Allora, dov’eri?- gli chiese Shinya schiacciandogli un dito contro una guancia, in un gesto fastidioso ed infantile.
Lui emise un borbottio.
- Sono stato alla scuola di Yuuichiro.- spiegò. – Ho parlato con i professori per scoprire il suo comportamento a scuola. Non è proprio uno studente modello, ma non è un cattivo ragazzo. E’ stato coinvolto in una rissa perché ha difeso un compagno da dei bulli.-
- Oooh~- cinguettò Shinya, con nel volto un sorrisetto felino. – Ti sei proprio affezionato. Hai preso la cosa a cuore!-
- Faccio solo il mio lavoro!- ribatté lui, mentre rimestava l’impasto sulla piastra, facendo ridere Shinya.- In ogni caso ha stretto amicizia con un gruppetto di ragazzi, tra cui proprio la vittima dei bulli. Ha tra gli amici anche un senpai del terzo anno.- concluse.
- Non è un ragazzo asociale, quindi.- constatò l’uomo dai capelli candidi, girando l’okonomiyaki con la paletta.
- E’ solo scontroso con gli adulti.- precisò Guren. – Tu di cosa volevi parlarmi?-
Shinya gli passò un plico.
- Contiene la sua scheda della casa famiglia e i rapporti degli altri psicologi e assistenti sociali che lo hanno seguito negli anni, per i vari tentativi di affidamento. L’ho preso al centro Hyakuya.- spiegò, girando la sua frittella e scrostando quella di Guren che si stava brucciacchiando dato che l’uomo non gli prestava più attenzione.
- Le richieste di adozione sono arrivate tardi, a quello che vedo la prima risale a quando aveva tredici anni.- osservò il moro, gli occhi ametista che scorrevano sui kanji e gli hiragana stampati.
- Già, è stato un ragazzo sfortunato.- convenne Shinya. – Potrebbe avere sviluppato un complesso verso gli adulti, dato che si è sentito rifiutato per tanto tempo. Ma non è questa la cosa interessante.- Si allungò sul tavolo, sopra il teppan e fece sfogliare i documenti a Guren, puntando il dito su un nome.
- Mika?- lesse a fatica il moro, dato che era un nome straniero, scritto in katakana e non riusciva a coglierne la pronuncia. – Mikaela? E’ un ragazzo che era alla casa- famiglia con Yuuichiro?- domandò sollevando gli occhi dai fogli per incrociare quelli di Shinya.
- Esatto, a quanto pare i due erano molto legati. Mikaela è stato però adottato quattro anni fa e da quel momento Yuu ha avuto un crollo. Ribellione verso gli adulti, chiusura in sé stesso, scatti violenti, peggioramenti dei risultati scolastici e via dicendo.- spiegò ricambiando lo sguardo dell’uomo.
Gli okonomiyaki erano ormai nei piatti, pronti per essere mangiati.
- Pensi che Yuuichiro debba superare il distacco con Mikaela per poter accettare una famiglia?- chiese prendendo le bacchette e staccando un pezzetto della pietanza e portandolo alla bocca.
Shinya alzò le spalle.
- Credo che dovremmo parlargli di questo e vedere come reagisce. Da lì potremmo capire come agire.- concluse. Prese anche lui un pezzo di frittella e dopo averlo raffreddato soffiandogli sopra, lo avvicinò alle labbra di Guren. – Assaggia il mio, su.-
Il moro arrossì, ma aprì la bocca e prese il boccone, sotto lo sguardo felice dell’uomo dai capelli chiari. Anche le sue gote si erano un po’ arrossate.
- Bene.- riprese Guren. – Allora dopo pranzo chiamo la casa-famiglia e chiedo se possiamo incontrare Yuuichiro.-
 
* * *
 
- Yuu, c'è una visita per te.-
La signora Hyakuya aprì la porta della camera e fece capolino. Yuuichiro stava disteso nel letto, in una posizione scomposta, a leggere un fumetto. Non appena vide la figura bassina e rotondetta della proprietaria della casa-famiglia, saltò su a sedere.
- Chi è?- domandò, posando il volume sul comodino.
La porta si aprì del tutto e il ragazzo vide l'assistente sociale e lo psicologo che avevano parlato con lui alla stazione di polizia.
- Che volete ancora?- domandò senza gentilezza e ritornando a stravaccarsi sul materasso.
- Grazie, signora. Ci pensiamo noi.- la congedò l'uomo dai capelli chiari, con un sorriso sul volto. Non appena lei se ne fu andata, lui chiuse la porta.
Quello che si chiamava Guren si guardò in torno, poi fissò lo sguardo su di lui.
- Che vuoi, perché mi guardi così?- domandò Yuuichiro tentando di imitare la sua occhiata torva.
- Vogliamo parlare con te di qualcosa. O meglio di qualcuno.- lo precedette lo psicologo. Aveva spostato la sedia vicina al tavolo in cui faceva i compiti e l'aveva avvicinata al letto. - Ti va di parlare di Mikaela?-
Gli occhi di Yuuichiro si sgranarono per lo stupore, ma in un attimo la sua espressione divenne furiosa.
- Come fate a sapere di Mika? Chi ve lo ha detto?- gridò balzando sul letto e artigliando le coperte.
- E' scritto nei documenti della casa-famiglia.- spiegò Guren. Si era avvicinato ed aveva affiancato lo psicologo.
- Ti manca, non è vero?- riprese quello. - Speri che Mika torni e che ti ritrovi qui? Per questo non vuoi essere adottato?-
- Voi non sapete niente di me, non sapete niente di Mika!- proruppe, scattando in piedi.
Guren si parò davanti a Shinya.
- Ehi ragazzino, datti una calmata! Non rivolgerti a lui così!- esclamò.
Yuu lo guardò con rabbia, mentre respirava velocemente. Spostò lo sguardo da lui all'altro, ancora seduto sulla sedia. Non sorrideva più, aveva un'espressione seria nel volto.
- Noi non sappiamo niente, è vero. Allora raccontaci tu.- disse con voce atona.
Il ragazzo ritornò a sedersi pesantemente sul letto.
- Io e Mika siamo cresciuti assieme, nella casa della signora Hyakuya. Eravamo molto legati, perciò quando chiedevano di adottare uno dei due la signora raccomandava alle famiglie di pensare di adottare entrambi, ma tutti si rifiutavano e optavano per bambini più piccoli. A noi non dispiaceva troppo, ci piaceva stare con la signora Hyakuya e finché eravamo assieme andava tutto bene.- raccontò Yuuichiro. – Un giorno però la signora ci ha detto che qualcuno era molto interessato a Mika, ovviamente si rifiutarono di adottare me. Questa famiglia non ha ceduto alle pressioni degli assistenti sociali e a quelle della signora Hyakuya e ha insistito per adottare solo lui. Perciò nel girò di qualche mese Mika se n’è andato e io non l’ho più visto.-
Lo sguardo del moro si era fatto triste, mentre ritornava con la mente a quei momenti lontani nel tempo, ma fin troppo vividi e vicini per lui.
- Non sai chi è la famiglia che lo ha adottato?- chiese Guren non appena finì di parlare.
Il ragazzo negò con la testa.
- A quanto pare vogliono restare anonimi.-
Shinya mosse il capo in senso affermativo, mentre rifletteva.
- Voi avete detto che potete aiutarmi.- riprese Yuu, cominciando a torturarsi le mani.
Gli occhi dei due uomini furono subito su di lui.
- Trovate Mika e permettetemi di vederlo. Allora accetterò qualunque famiglia affidataria.-
 
 
Shinya e Guren tornarono in auto senza dire una parola. La richiesta del ragazzo era effettivamente legittima, chiunque vorrebbe rivedere una persona così cara, con la quale si ha condiviso tanto. In particolare nella loro situazione, il distacco doveva essere stato molto duro.
Era però molto difficile riuscire ad accontentarlo. Avrebbero dovuto ottenere informazioni riservate e non sarebbe stato facile.
- Ha le idee chiare quel ragazzo.- commentò Guren una volta al volante.
Shinya annuì, ma non rispose.
- Stai pensando a qualcosa di brutto, non è vero?- riprese interpretando il silenzio dell’altro.
- Credo che dovremo chiedere aiuto a Kureto.- rispose l’uomo dai capelli candidi con un sospiro.
Guren dopo un attimo di silenzio, rispose.
- Per quanto non mi piaccia la cosa, credo pure io che sia necessario.-
 
 
Definire Kureto non era facile. Era il fratello di Shinya, essendo un Hiragi, ma era anche il superiore – o meglio il capo – di Guren, dato che gestiva l’associazione di assistenti sociali in cui lavorava il moro. Gli Hiragi erano inseriti un po’ in tutti gli ambiti: politica, economia, sanità, ambiente. Erano una famiglia potente e riuscivano a influenzare praticamente ogni settore. I servizi sociali erano inclusi nel pacchetto, anche solo per facciata, ma anche quella era necessaria per poter assicurarsi l’autorità che vantavano da generazioni.
Quello poteva essere considerato un vantaggio per Guren, avendo contatti con un Hiragi poteva essere privilegiato nel ricevere informazioni riservate, se solo Shinya non fosse considerato un po’ la pecora nera della famiglia. Il fatto di avere rapporti con lui, anzi lo metteva in cattiva luce agli occhi del suo capo, Kureto e, come se non bastasse, tra i due non scorreva simpatia anche per motivi personali.
Chiedere informazioni a Kureto significava, nella migliore delle ipotesi, dovergli un favore. Cosa che sia Guren, sia Shinya vedevano in modo totalmente negativo.
Mentre cercavano entrambi la via meno rischiosa per chiedere il nome della famigli adottiva di Mikaela, avvenne uno di quegli eventi straordinari, quasi miracolosi che i comuni mortali chiamano “Colpo di Fortuna”.
- Ehi Guren!-
Il moro scollò le mani dalle tempie e si voltò verso il collega che lo aveva chiamato.
Goshi, il biondo fumatore incallito dell’ufficio e risaputo amante delle belle donne, sgranò gli occhi.
- Ehi amico, hai una faccia che fa schifo!- esclamò vedendo le profonde occhiaie che segnavano il viso del moro.
- Non dormo da giorni, sono distrutto.- rispose lui stringendo le palpebre.
Quando le risollevò, vide il collega rivolgergli un sorrisetto poco raccomandabile.
- Te la sei spassata in questi giorni con…- non riuscì a finire la frase che vide volare verso di sé un blocchetto di post-it azzurri.
- Non dire idiozie!- sbottò Guren. – Devo rintracciare informazioni importanti per il caso Hyakuya e sarò costretto a chiederle a Kureto!-
- Ahi ahi.- commentò l’uomo – Non sarà facile ottenerle.-
- Esatto.- mugugnò il moro sconsolato.
- Ora che ci penso…- riprese il biondo carezzando il pizzetto sul mento. – Mito ha lavorato a un caso che riguarda la stessa casa-famiglia, mi sembra.-
Guren scattò in piedi, battendo le mani sulla scrivania, facendo svolazzare alcune carte.
- Prova a parlare con lei, forse sa qualcosa che può aiutarti.-
Il moro ringrazio un’infinità di volte il collega, promettendo che gli avrebbe offerto una bevuta, per poi scappar via, verso la scrivania di Mito, per chiederle informazioni.
La trovò mentre spillava alcuni documenti, il lunghi capelli rossi legati in una coda alta.
- Ehi Mito, buongiorno!- la salutò con un gesto della mano.
Lei sollevò lo sguardo.
- Hai una faccia spaventosa, Guren. Farai paura ai bambini.- disse con serietà ritornando alla sua attività.
Lui ridacchiò tentando di non apparire troppo nervoso.
- Hai ragione. Comunque volevo chiederti una cosa. Hai per caso lavorato ad un caso nella casa- famiglia Hyakuya?-
La donna riportò la sua attenzione su di lui.
- Sì, mi sono occupata dell’adozione di Mikaela Hyakuya.-
- Davvero?!- esclamò Guren spalancando gli occhi.
- S-sì…- balbettò la rossa stupita da quella reazione.
- Ok, allora devo chiederti una cosa molto importante.-
Le spiegò la situazione di Yuuichiro, il profondo legame che c’era tra i due e come la separazione da Mikaela gli aveva fatto male. Le disse anche che Shinya aveva ipotizzato che lo stesso Mika potesse soffrire come Yuu.
- In poche parole questo ragazzino ci ha chiesto di ritrovare l’altro ragazzo, per rivederlo. Mi serve sapere il nome della famiglia che l’ha adottato.-
Mito aveva ascoltato tutto con molta attenzione, ma negò con il capo.
- Non posso farlo, lo sai Guren.- disse con voce grave.
- Avanti Mito! Fallo per quel ragazzo!- la supplicò l’uomo.
- Non dipende da me!- ribatté lei sinceramente dispiaciuta. – Però posso provare a mediare con la famiglia. Posso parlar loro di Yuuichiro e chiedere se Mika sta bene o sembra sofferente. Posso anche fare una visita per appurare questo.- propose guardando gli occhi d’ametista dell’uomo.
- Va bene, prova questa strada. Tienimi informato.- accettò lui non avendo molta altra scelta.
- Certamente.- rispose lei con un cenno della testa.
- Grazie mille, Mito. Ti devo un favore.- le disse rivolgendole un sorriso colmo di gratitudine.
 

Note AutriceRitorno a sorpresa in questo fandom, con una storia che mi ha impegnata tanto (tre giornate di scrittura intensiva-), a sorpresa per così dire (?) Era partita con un'idea innocua, pensavo di scrivere una oneshot... ma scrivendo, la cosa mi è sfuggita di mano :'D Alla fine ho concluso la oneshot... solo che era un po' troppo lunga e la lettura sarebbe risultata pesante- perciò ho deciso di dividerla in due capitoli.
Sto pubblicando stasera senza averlo programmato, andando nel panico per il titolo del capitolo e i generi della fic (che ancora mi lasciano perplessa-), ma non volevo rimandare.
Spero che la storia vi possa piacere, che vogliate inserirla tra le preferite o le ricordate e mi farebbe un gran piacere riceve un vostro parere <3
La seconda parte arriverà settimana prossima, non vi farò aspettare molto, promesso u.u
In fine vorrei ringraziare MizuAzu, Akirtan e Anita per avermi sopportata durante la stesura e avermi aiutata con la revisione <3
Ho concluso! Grazie per l'attenzione e a presto!
Un bacione,
~ Mitsuki <3
 
   
 
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