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Autore: InJulietsdream_    19/02/2016    2 recensioni
Quanto segue è una raccolta di one-shot e song-fic.
Ogni racconto è a sé; le storie si susseguono senza un preciso ordine di successione. Il solo e unico ‘filo conduttore’ – se così vogliamo definirlo – è la ‘’musica’’.
Ciascuna storia avrà come punto di origine una canzone o una melodia classica, che potrebbe – e non è detto - essere indicata nel titolo.
Perché, fondamentalmente, la musica è il ‘Vaso di Pandora’ dei sentimenti, e non c’è modo migliore per esprimerli se non attraverso essa.
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''Fra l'amore e la musica c'è questa differenza: l'amore non può dare l'idea della musica, la musica può dare l'idea dell'amore. '' Hector Berlioz
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Episodio 1: Anchor (Blaise - Daphne)
Episodio 2: Si dolor afuerit crede redibit amor (Draco - Hermione)
Genere: Generale, Introspettivo, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Pansy/Theodore
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo, Più contesti
Capitoli:
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Ok. Salve a tutti! Sono tornata con questo piccolo esperimento – una raccolta di storie ispirate a brani musicali differenti -, che mi è balenato in mente un pomeriggio mentre ascoltavo della musica, la quale ha da sempre il potere di ispirarmi, calmarmi e farmi emozionare. E così, ecco la prima OS. Spero vi piaccia, spero vi emozioni, come ha emozionato me nello scriverla. Sarò ben felice di leggere i vostri commenti, se vi andrà di lasciarne qualcuno; leggere ciò che pensate non può fare altro che bene, e mi può aiutare a migliorare.
Detto ciò.. Buona lettura!
Un bacio.
Yra

 
 
 
 
A me, per aver trovato la mia ancora ed essere rinata fenice.
Alle amicizie vere.
Ai ricordi.
E alla musica.
 
 
 
 
 
Episodio 1.
 

Anchor.1
 
 
Took the breath from my open mouth, 
Never known how it broke me down,
I went in circles somewhere else.

 
 
La bella Daphne Greengrass cammina a piedi scalzi su una fredda e umida spiaggia della costa del Pembrokeshire – Galles –, i Babbani la chimano ‘Barafundle Bay’2. E’ un posto che a lei piace molto. Un piccolo e quasi totalmente celato lembo di terra che si congiunge al mare. Ci torna quando sente che qualcosa non sta davvero andando come dovrebbe nella sua vita; ultimamente ha calpestato quei granelli di sabbia spesso.
‘’Troppo spesso’’, ripete a se stessa.
Si sente pesante, Daphne, si sente irrequieta; un peso le attanaglia lo stomaco, le chiude la gola e fatica a respirare.
Ha posato un telo sulla gelida rena e s’è seduta, composta, elegante, come le hanno insegnato ad essere, com’è sempre stata e sempre sarà.
Fissa il mare. Le sembra infinito. Il vento ne increspa la superficie, generando onde irregolari che emettono un rumore tetro. Se non fosse una serpe, se non fosse Daphne, forse ne sarebbe anche spaventata.
‘’No’’ pensa, e un piccolo sorriso le si disegna sul volto ‘’non c’è nulla da temere in questo mare’’.
E’ ben conscia che nella lista delle preoccupazioni, il mare – quel mare – non occupa nemmeno le posizioni più basse.
C’è scritto altro in quella pergamena immaginaria. Ad esempio, al primo posto c’è scritto ‘Blaise’.
Daphne fissa l’acqua del mare e poi il cielo, e vede i colori di questo mescersi col trasparente delle onde, che diventano sempre più grosse, sempre più plumbee.
Tutte le gradazioni di grigio hanno invaso il cielo e la terra, hanno inondato la sua visuale.
Anche gli alberi e le pareti rocciose intorno le sembrano aver assunto le stesse tonalità.
Ma neppure ciò le incute timore.
Un sospiro pesante le oltrepassa le labbra dischiuse. Si lascia cadere indietro, sdraiandosi; ha le braccia stese accanto al busto, le mani a stringere il telo, le gambe lunghe incrociate tra loro.
Il petto s’alza e s’abbassa dapprima lentamente, poi sempre più celermente; il cuore ha preso a battere furiosamente contro la gabbia toracica, sembra quasi che voglia uscire fuori e scappare via.
Una lacrima cade giù e si va ad intrecciare ad un biondissimo riccio.
Con gli occhi azzurri puntati verso il cielo, Daphne si porta una mano all’altezza del petto e stringe forte il tessuto della camicetta che indossa. Vorrebbe strapparla via. Poi spinge il palmo aperto contro lo sterno, vorrebbe rallentare il battito del cuore, vorrebbe fermarlo.
Non è la prima volta che accade, non è la prima volta che si sente male, è già successo: a casa, in ufficio, per strada.
Si sente tremendamente sola, smarrita, tormentata.
Il vento freddo di inizio primavera la scuote furente, le sferza il corpo come fosse una fragile fronda di un albero pronta a spezzarsi, ma Daphne non è fragile, e non si scompone – le sue vesti e i suoi capelli sì, non lei – il suo corpo resta immobile; sospira e chiude gli occhi. Agogna la pace.
 

 
Un paio di occhi scuri – tenebre – la fissano, un corpo alto, statuario, le sta davanti, sovrastandola.
I suoi occhi chiari si scontrano con le tenebre che la fronteggiano – luce contro buio – ed è brava a tenergli testa, decisa, inflessibile.
<< Lo hai rifatto ancora >> asserisce fredda.
<< Daph.. >>.
E’ un sussurro, un rantolo biascicato e incerto di voce, ciò che ottiene in risposta.
Serra gli occhi la bella Daphne, perché lo spettacolo che ha di fronte le fa accapponare la pelle, ribaltare lo stomaco. Potrebbe vomitare.
<< Blaise >> sibila, minacciosa; con due ampie falcate copre la distanza che li divide e gli punta contro l’indice destro << Non osare! Non osare! >> urla, e la sua voce divora ogni cosa intorno.
Osserva l’uomo che le sta davanti e non lo riconosce quasi più. Blaise, il suo Blaise, il ragazzo che le ha rubato cuore e anima, quello bello e intelligente, sempre elegante, composto, il primo uomo che abbia mai davvero dimostrato di amarla. Lo guarda, una smorfia dipinta sul viso: non c’è più nulla di quel ragazzo.
Vede solo un corpo trasandato, lo sguardo vuoto. Un uomo perso.
Ubriaco e perso.
Si china, la bella Daphne, a raccogliere i cocci di una bottiglia di Firewhisky. Sente le lacrime premere contro le palpebre.
<< Da .. Daphne .. io.. i .. mi dispiace>>.
Una mano si posa sulla sua spalla, trema visibilmente.
Stringe gli occhi, senza però riuscire più a trattenere le lacrime, che come un fiume in piena le inondano il volto.
Daphne non è una donna debole, ha solo bisogno di essere abbracciata, di trovarsi stretta e senza fiato tra le braccia possenti di suo marito, dell’uomo che ha amato e che ama, ma che adesso non somiglia neppure all’ombra di se stesso. E lo sa Daphne che inevitabilmente ora è lei a dover lottare per lui, oltre che per se stessa.
Volta lo sguardo e lo vede accanto a lei, in ginocchio, che nonostante l’ubriacatura, goffamente, cerca di consolarla.
Sospira lento, Blaise, e la mano di Daphne corre ad arpionarsi a quella di lui velocemente.
<< Blaise >> sussurra, e tira su col naso << ascolta, non possiamo andare avanti così.. non più >>; si porta la mano di lui alle labbra e vi posa piccoli baci, come se stesse cullando un bambino.
<< Io ti amo, Blaise, e tu mi stai sfuggendo tra le dita come fumo nel vento >> lo guarda, e porta le sue esili mani a circondargli il volto << io non posso perderti, Blaise.. è un rischio che non voglio correre >>.
Lo attira a sé e lo bacia lentamente; l’odore acre di alcol le trapassa violento le narici, e il sapore le scende fin dentro la gola, è una sensazione nauseabonda, ma a lei importa poco, perché è conscia di ciò a cui andranno in contro, e necessita del calore di suo marito per far riaffiorare la forza necessaria ad affrontare il futuro.
 

 

 
Il vento freddo continua a flagellarla, sono passate ore, ma lei è ancora lì stesa sulla spiaggia. E’ sola, vorrebbe che lui fosse lì, a ridere e a fare l’amore, in quel posto un po’ dimenticato da tutti. Invece se ne sta lì stesa in balia di dolorosi ricordi.
Riapre gli occhi dopo un tempo che non sa quantificare e l’oscurità della sera la investe.
Nessuno sa che quella spiaggia è il suo angolo di silenzio; e ora che è sceso il buio, Daphne sa che nessuno verrà a cercarla. Trema un po’, forse adesso può concedersi di avere un po’ paura.

 
 
 
 
And I hear your ship is comin’ in,
your tears a sea for me to swim;
and I hear a storm is comin’ in. 

My dear is it all we’ve ever been?
 
 

Draco Malfoy e Theodore Nott si sono appena materializzati nel salotto di casa Zabini, dopo aver ricevuto un messaggio in cui Daphne chiedeva loro di raggiungerla con urgenza.
La trovano accasciata a terra, con la schiena contro il bordo del divano, gli occhi rossi di pianto e la testa tra le mani.
I due amici si scambiano un’ occhiata carica di preoccupazione.
<< Theo, chiama Pansy, dille di venire subito >> dice il biondo, mentre si china accanto alla bella Daphne e le accarezza i capelli << Tranquilla, Daph.. >> la rassicura.
Il suono di una materializzazione annuncia l’arrivo di Pansy Parkinson, in Nott.
<< Buon Salazar, Daph! >> sospira, precipitandosi vicino all’amica di sempre; guarda preoccupata il marito, poi Draco.
<< Lui dov’è, Daphne? >> le chiede Theo.
<< Di sopra, nello studio.. io non lo so più da quanto tempo è chiuso lì, non vuole aprire. >>.
<< Blaise! >>.
La voce iraconda di Draco squarcia il silenzio che aleggia per la casa. I due si precipitano al piano superiore. Bussano con insistenza alla porta dello studio del loro più caro amico, ma non ricevono risposta in cambio.
<< Blaise, dannazione, apri questa porta! >>.
Il silenzio più assoluto la fa da padrone.
Theo estrae la bacchetta, la punta contro la porta.
<< Bombarda! >>.
L’intera casa trema; Daphne si stringe al petto di Pansy.
Blaise Zabini giace riverso sul pavimento del suo studio, con entrambi i polsi recisi.
<< Respira ancora! >> urla Draco, sconvolto << Aiutami Theo! >>.



Daphne non ricorda nulla di quel giorno, se non di essere svenuta alla vista del corpo di Blaise quasi senza vita.
Quello è forse il ricordo più doloroso che possiede, quello che più la tormenta; nemmeno i ricordi della guerra sono così asfissianti per lei.
Arriva di notte a infestarle i sogni, a torturarle la mente, cogliendola impreparata e costringendola a svegliarsi col cuore in gola, il sudore lungo la schiena e la fronte, e il volto bagnato. Lì, nel letto grande, freddo e mezzo vuoto, la bella Daphne trema ed ha paura; ha paura di rimanere da sola, di non riabbracciare più il suo amore.
La solitudine le sembra il più imponente mostro che abbia mai dovuto affrontare.
Per questo Daphne ha preso l’abitudine di scappare sempre più spesso a Barafundle Bay, perché lì la spiaggia è molto più grande del suo letto, e non c’è l’odore di Blaise, e le paure e gli incubi fanno un po’ meno male.
 
 
 
 
Caught the air in your woven mouth, 
leave it all I’ll be heaving how you went
in search of someone else.
 
 
Quella corsia bianca e spoglia del San Mungo le sta dando ormai sui nervi; medimaghi corrono su e giù, ma nessuno si ferma a dare spiegazioni.
<< Perché nessuno ci dice nulla? >> sbotta Pansy, irritata anch’ella.
<< Tranquilla, amore, dobbiamo aspettare >> prova a rassicurarla e calmarla Theo.
Di lì a pochi minuti un uomo sulla quarantina esce e chiama ‘Zabini’; Daphne si alza di scatto e corre in direzione dell’uomo, seguita dagli amici.
<< Lui com.. come.. >> prova a chiedere, ma la voce la tradisce.
<< Lei è la moglie? >>.
<< Sì >>.
L’uomo le mette una mano sulla spalla e la carezza piano.
<< E’ fuori pericolo, ma è molto debole, deve riposare, potrete vederlo domani >> chiarisce, poi accennando un debole sorriso << Vogliate scusarmi >> finisce col congedarsi, per poi voltarsi e sparire dietro una porta bianca.
Astoria e Pansy stringono Daphne e così anche Theo e Draco.
Quando poi il giorno seguente va da lui, le viene chiarito subito che Blaise presenta tutti i sintomi di un profondo stato depressivo, il che spiega l’uso frequente di alcol, il cattivo umore, l’essersi estraniato dalla realtà, e il suicidio tentato.
<< Sa a cosa potrebbe essere dovuto, Signora? >>.
<< Alla morte della madre >>.
Ad ogni parola che Daphne ode, il suo cuore si scheggia un po’ di più; poi entrata nella stanza di Blaise e lo vede: tutto il suo magnifico corpo è attraversato da tubi e fili che lo tengono sotto controllo, e Daphne sente il cuore andare in pezzi e crede di morire.
Si chiede ripetutamente dove ha sbagliato, in cosa ha miseramente fallito. Si domanda perché Blaise ha compiuto un gesto così estremo, pur avendo lei al suo fianco; si sente niente o poco meno di niente.
La bella Daphne Greengrass si sente vuota e persa, inutile.
<< Amore >>.
E’ un sussurro lieve, ma ben udito dalla donna, che alza lo sguardo verso il punto da cui è arrivato il suono.
Blaise la osserva, gli occhi semi socchiusi, le labbra secche e dischiuse.
Lei gli si avvicina e si china a posare le labbra su quelle di  lui.
<< Non ci provare mai più >> sussurra << Non provare mai più a lasciarmi, Blaise >> chiude gli occhi e sospira << perché io ti amo e non esiste che ti perda senza aver lottato per tenerti stretto a me; io sono la tua ancora, amore.. noi verremo fuori da tutto questo insieme, come è sempre stato >>.
Lui le regala un sorriso.
‘’Il primo’’ pensa Daphne ‘’ dopo mesi’’.

 
 
 
 
Anchor up to me, love.
 
 
 
Ora se ne sta stesa su una spiaggia umida, celata nell’oscurità della notte; a casa non vuole tornarci, perché Blaise non c’è, e non tornerà prima di altri quattro mesi.
Alla fine lo hanno tutti convinto che la terapia è l’unica soluzione, e lui ha accettato; l’ha convinto soprattutto Daphne quel giorno di metà Settembre, quando si è seduta sul suo letto di ospedale e ha tirato fuori dalla borsa un paio di scarpine verdi da neonato.

 
Gli occhi di lui si accendono improvvisi e brillano, facendo sussultare il cuore della bella bionda di gioia.
<< Sei incinta? >> le chiede lui prontamente.
Lei sorride in risposta e annuisce.
<< Vedi, amore, ti rivoglio a casa per quando questa creaturina verrà al mondo >> si accarezza il ventre ancora piatto << non vorrai mica farla dormire in un letto mezzo vuoto, senza suo padre accanto? >>.
<< No >> risponde Blaise con decisione, e lei se ne compiace.
<< Siamo la tua ancora, amore! >>.
L’abbraccio che segue è uno di quelli che danno l’impressione di non voler finire mai.
 

 
 
 
Taught the hand that taut the bride, 
both our eyes lock to the tide,
we went in circles somewhere else.
 
 
E’ troppo freddo adesso per continuare a starsene sdraiata sulla sabbia, ed è davvero troppo buio, per questo Daphne sistema le sue cose e si smaterializza.
E’ la semioscurità che abbraccia il salotto ad accoglierla. C’è silenzio, ma la stanza è calda e questo rassicura la giovane donna. Accende le luci e a passo deciso si dirige in camera da letto; quando, però, passa davanti allo studio di Blaise si ferma, apre la porta e resta lì un po’ ad osservarsi intorno. Ripete quella stessa azione ogni sera, è un’ abitudine che ha preso da quando suo marito è in terapia. Ogni cosa è stata rimessa a posto, tutto è esattamente uguale a prima di quello spiacevole incidente.
E’ pensierosa Daphne, questa sera più di altre, e non ha sonno; la creaturina nel suo grembo si agita un po’, una carezza lenta al pancione e tutto torna tranquillo. Le viene spontaneo sorridere mentre osserva il ventre rigonfio, si sente orgogliosa di quel figlio che non ha ancora visto la luce, sente di poterlo proteggere. Lo ama già, lo ha amato dal primo istante, da quando, dopo essersi resa conto di avere un ritardo di due settimane, un piccolo test ha confermato il suo dubbio. Quel figlio – o figlia, chissà – le sta dando una forza che lei non credeva davvero di possedere; stanno lottando insieme per superare questo momento nero che non vuole andarsene. Si sente improvvisamente forte la bella Daphne quando il suo piccolino scalcia e si agita, o quando sente il suo battito.
Alla fine osa un po’ di più ed entra nello studio del marito, si siede dietro la grande scrivania e sospira pesantemente. Apre un cassetto, poi un altro, poi ancora un altro, lo fa senza una precisa ragione, poi la vede. Sul fondo del terzo cassetto in basso c’è una foto, la prende tra le mani e la fissa.
In primo piano i volti di due ragazzi, il suo volto e quello del suo uomo: Daphne e Blaise intenti a baciarsi intensamente. Sorride mentre una lacrima – l’ennesima, in quei mesi – le riga il viso; ricorda perfettamente il momento in cui è stata scattata quella immagine.

 
La camera da letto è calda, un centinaio di candele accese sono sparse per tutto l’ambiente, a fare loro compagnia, sparsi qua e là, diversi vasi pieni di fiorenti rose rosse.
Gli occhi di Daphne brillano.
<< Blaise.. è meraviglioso! >>.
Lui l’abbraccia da dietro, facendo aderire la schiena di lei al suo torace; poggia il mento sulla spalla della donna e le lascia un piccolo bacio sul collo.
<< Solo la perfezione per il mio amore perfetto >> le sussurra.
Lei ride piano, un suono cristallino invade la stanza; poi il suo sguardo viene catturato da un oggetto posto sul grande letto a baldacchino.
<< Quella cos’è? >> chiede curiosa, indicando l’oggetto.
<< Ah, sì! Vieni .. >> risponde lui, tirandola dolcemente a sedere sul letto << E’ una macchina fotografica, amore >> spiega poi.
<< Lo vedo, ma non capisco a cosa ci serva >>.
<< A questo >>.
Blaise si sporge e cattura le labbra di Daphne in un bacio profondo, contemporaneamente un flash li investe.
<< Voglio ricordarmi di questo momento preciso, Daphne >> asserisce, l’espressione seria in volto.
<< Perché? >> domanda lei, la voce di una bambina curiosa.
<< Perché sto per fare, per la prima volta, l’amore con mia moglie >> chiarisce, enfatizzando la parola moglie.
Daphne sente un brivido attraversarle la schiena.
La fa alzare e lentamente la spoglia dell’ingombrante vestito di pizzo e tulle bianco che indossa, lasciandola con indosso solo la pregiata lingerie; ricopre ogni centimetro di pelle possibile di baci e carezze; si china dinanzi a lei e le divarica leggermente le gambe, che prende a baciare delicatamente, nell’ interno fino alla sua intimità ancora coperta. La sente sospirare, poi si rialza e lascia che sia lei a spogliarlo. E’ tenera e accurata Daphne, allenta il nodo della cravatta, toglie la giacca, il panciotto, gioca un po’ con i bottoni della camicia, col pantalone; si gode ogni lembo di pelle dell’uomo che le sta dinanzi.
<< Sei così bello! >> soffia contro le labbra di lui, mentre lascia vagare le mani dappertutto.
Si stendono sulle lenzuola di seta insieme, giocano ad accarezzarsi e mordersi; sospiri e gemiti riempiono la stanza.
Lui le tortura gentile i seni e lei reclina la testa indietro, ed è incapace di trattenere un sospiro.
Lei porta una mano sull’erezione di lui, che è sempre più dolorosa, deliziandolo di attenzioni, lo avvolge con la bocca e lo sente tendersi, dopo poco, quasi fino al limite.
Farsi amare da Blaise è sempre stata un’esperienza metafisica per Daphne.
Lo sente entrarle dentro e una miriade di sensazioni diverse le esplodono nel petto; segue con la mente il movimento dei muscoli che si contraggono, poi si abbandona ad un ritmo che non riesce più a dettare, si lascia cullare tra le braccia forti di quello che ora è suo marito.
Ha le gambe attanagliate al suo bacino, le braccia strette alle sue spalle; graffia la pelle e tira i capelli neri di lui che ha tra le dita di una mano.
Si inarca sotto il suo corpo, quando un’infinità di spinte dopo e una carezza più decisa qualcosa si incrina dentro di lei, all’altezza del petto, per poi frantumarsi: è come cadere nell’oblio, o volare, Daphne non saprebbe definirlo. Lo sente tendersi e precipitare insieme a lei, e ne è soddisfatta.
<< Daphne! >>.
<< Blaise! >>.
Fare l’amore con Blaise, per Daphne, non è un’esperienza che definirebbe totalmente fisica, perché c’è sempre un momento in cui lui la spinge oltre, in una specie di universo immateriale, che li avvolge e li unisce all’inverosimile, eternamente
.
 
 
Quel ricordo così bello costringe Daphne a fare, ancora una volta, i conti con la mancanza.
Da quanto tempo non stringe a sé il suo uomo? Da quanto non si amano? Da quanto non dormono l’uno accanto all’altra?
Daphne si rigira quell’immagine tra le dita e nota una scritta sul retro; riconosce la grafia, legge
.
 
‘’Tutto passa, ma non c’è eternità che sappia spegnere la vita ardente che ieri assaporai sulle tue labbra, quella vita che ora sento in me.’’3
Perdonami, amore mio, se ti sto lasciando sola. Perdonami per il dolore che ti sto causando.
Io ti amo, tanto, ma non riesco a zittire questa voce nella testa. Dice che ti sto solo rovinando la vita con la mia vuota presenza; dice che non meriti di avermi accanto, incapace come sono, in questo momento, di renderti felice.
Perdonami, Daphne, perché sto per compiere il gesto più ignobile che un uomo possa fare.
Perdonami, perché sono un codardo e non so lottare per me e per te.
Perdonami, perché sto scegliendo la strada più facile.
Perdonami, perché ti amo, ma non amo abbastanza me per potertelo dimostrare davvero.
Sii felice, amore.. io sarò sempre accanto a te.
Blaise.
 
Non sente più in cuore pulsare sangue, la bella Daphne, non lo sente più battere contro lo sterno; la testa le gira forte, gli occhi sono rossi e gonfi di lacrime.
Un dolore intenso si espande nel petto e investe tutte le terminazioni nervose del suo corpo.
Trema e non riesce più a respirare, i polmoni le bruciano.
Teme per se stessa, per la creatura che le cresce dentro.
Arranca nel tentativo di immagazzinare aria, come un naufrago alla deriva.
Esplode in un pianto isterico, urla e si dimena. Il senso di colpa, l’incapacità, il non essersi resa conto del dolore che stava dilaniando il suo uomo, la investe come una di quelle onde impetuose che aveva visto al mare; la investe e scortica, scuote, dilania.
Si sente persa, incapace, debole. La consapevolezza di essere stata ad un passo dal perdere per sempre Blaise non fa che spingerla a largo, in quell’oceano di sensazioni plumbee e asfissianti.
Si accascia al suono, in ginocchio, e piange. Ogni cosa, l’anima, il cuore, se stessa. Piange tutto, il dolore, l’amore, il vuoto.
Piange fino a perdersi. Fino a quando Morfeo non le bacia il capo e s’addormenta.
 

 
*******
 
Shook the best when your love was home.
 
 
In una soleggiata giornata di fine Maggio, nella sala parto del San Mungo, la bella Daphne sta dando alla luce suo figlio.
Sente un dolore lancinante squarciarle le membra e urla, urla in una maniera che le appare disumana. Urla e spinge con tutta la forza che riesce a trovare in sé, con tutta la forza che sa di non avere.
Una mano stringe la sua e un braccio le circonda le spalle.
<< Amore >> sussurra la voce più bella che lei abbia mai sentito << sei bravissima! >> dice, baciandole la fronte.
Blaise, il suo Blaise, è lì con lei. Ha mantenuto la sua promessa. Si è rimesso in piedi, si è ricostruito, per la loro creatura e per lei. Ha trovato in loro la vera forza – un’ ancora -, si è aggrappato con le unghie e con i denti a loro e si è ripreso la vita che aveva tentato di togliersi.
Lo guarda, e nonostante abbia la vista appannata, lo vede ed è esattamente l’uomo di cui si era perdutamente innamorata quando era solo una sciocca ragazzina.
Ce l’ha fatta il suo Blaise.
Adesso tocca a lei farcela, spetta a lei aggrapparsi a lui – la sua possente ancora – e dare vita alla vita.
La vede infondo a quegli occhi neri la forza di cui necessita. Se ne impossessa e spinge, spinge più che può.
Un vagito irrompe prepotente, poi un pianto.
<< Congratulazioni! E’ un bellissimo bambino! >>.
Daphne s’abbandona tra le braccia del marito, lo bacia e piange, come una bambina, di felicità, di sollievo.
<< Ti amo >> dice, tra un singhiozzo e l’altro. Un fagottino piccolo le viene posato tra le braccia, lei stringe e lo guarda. Ed è la visione più bella a cui abbia mai assistito in tutta la sua vita.
<< Ti amo, Blaise >> piange << Grazie! Per te.. e per lui.. e per noi! >>.
Il piccolo prende ad agitarsi tra le sue braccia.
<< Grazie a te, Daphne.. Per te, per lui e per non avermi permesso di lasciarmi andare >>.
Lo vede piangere e accarezzare piano il capo di suo figlio.
<< Alexander >> sussurra piano << colui che salva, perché tu ci hai salvati, figlio mio >>.
<< Oh, Blaise, è perfetto! >>.
E’ il momento più felice della sua vita, Daphne lo sa, e si sente come una fenice: pronta a rinascere dalle sue ceneri, pronta a spiccare nuovamente il volo.
 

 
******* 
 
Storing up on your summer glow.
 
 
E’ passato esattamente un anno dall’ultima volta che Daphne è stata qui, su questa spiaggia semi nascosta del Pembrokeshire. Barafundle Bay non le è mai sembrata più bella di adesso. Il tempo è mite, la primavera comincia a farsi sentire davvero.
E’ seduta Daphne, elegante e composta, sul suo telo. Osserva il mare: piccole increspature si stagliano qua e là sulla superficie quasi piatta, l’acqua è limpida e riflette l’azzurro del cielo. Non c’è neppure una nuvole, e non se ne vede alcuna nemmeno all’orizzonte.
Ripensa a se stessa lì, su quella spiaggia, stesa, esattamente un anno prima; ripensa a quanto inquieta fosse allora.
Guarda il mare, ma non sente più quel peso addosso; sente delle risate felici emergere da un punto poco distante da dove cade il suo sguardo e si volta.
Vede i due uomini della sua vita giocare felici, e si sente piena, completa, viva.
Si alza e li raggiunge.
<< Allora.. può giocare anche la mamma? >> chiede, ridendo.
<< Ma certo! >>.
Poi bacia suo marito e stringe suo figlio tra le braccia.
E per la prima volta, in vita sua, è certa di essere – più che certa – di essere felice.
 

 
 
_______
Note.
  1. La canzone che ha ispirato il racconto è Anchor – Novo Amor: un brano delicato e stupendo; le strofe della canzone presenti nel racconto non seguono l’ordine originale, ma sono sparse seguendo lo svolgimento della storia.
  2. Barafundle Bay è il nome di una spiaggia nel Galles; è un chiaro riferimento a ‘Third Star’, un film meraviglioso che mi ha fatta piangere per ore .
  3. La citazione è di J. W. Goethe, autore che amo immensamente.
  
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