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Autore: Curleyswife3    20/02/2016    1 recensioni
"Nella bella Verona, dove noi collochiam la nostra scena", nel giorno degli innamorati, Gloria Baker vivrà un’avventura indimenticabile che cambierà per sempre la sua vita.
Cosa possono avere in comune la più romantica delle tragedie shakespeariane e uno scanzonato cartone animato anni ’80?
Leggete e lo scoprirete.
E buon San Valentino a tutti, che siate o meno innamorati!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chi sarà il misterioso uomo biondo che porterà un raggio di sole nella vita di Gloria Baker? Sorpresa, sorpresa…
 
 
ATTO SECONDO
 
Scena prima - Monza, autodromo
 
Prima di voltarsi, Vanessa Warfield lanciò un’ultima lunga occhiata verso i box che erano stati assegnati ai piloti delle altre squadre.
Immobile, silenziosa, le braccia abbandonate lungo i fianchi, come in attesa di qualcosa che non sarebbe arrivato nemmeno stavolta.
Aspettò un altro istante e poi si strinse nelle spalle, le labbra premute in una linea amara.
Niente.
Da quella corsa, due mesi prima, Brad Turner non le aveva mai più rivolto la parola e lei… figurarsi se avrebbe potuto essere lei a cercarlo!
Eppure… eppure alla fine di quella gara, nonostante vincere fosse sempre stata l’unica cosa che voleva davvero, ecco… alla fine di quella corsa del trofeo dorato che aveva tanto desiderato stringere tra le mani non le importava quasi più niente.
Salire finalmente sul podio tra la gente che acclamava il suo nome, vincere, vincere una buona volta! Quanto l’aveva desiderato!
E poi era arrivato lui, le aveva parlato in un modo che non aveva mai conosciuto prima e tutto era improvvisamente cambiato. Possibile che fosse… che cosa? Interessato a lei? Attratto? O forse solo incuriosito?
Le sfuggì un sospiro.
Quel ragazzo pareva davvero sincero, le sue parole erano state così… emozionanti. E dolci, anche. Ecco, il genere di cose che una come lei si era sempre sentita in dovere di disprezzare e che invece, d’un tratto, le rubavano inaspettati e quasi inconsapevoli  sorrisi.
Aveva ripensato almeno un milione di volte a quei brevi momenti, senza mai venirne a capo davvero.
A che gioco stava giocando con lei? Era stato veramente solo un gioco? Evidentemente era così.
Si strinse nelle spalle. 
Sbuffò, avvicinandosi lentamente a Manta.
L’amore…
L’amore una coserella tenera?
Più ruvida, più aspra, più violenta
non ce n’è alcuna… E punge come spina.
Scosse con energia la chioma fiammante e salì a bordo.
Basta!
Se l’amore è sì ruvido con te
siilo tu altrettanto con l’amore,
e rendigli puntura per puntura:
alla fine vedrai che l’avrai vinta…
Basta, datemi adesso un qualcosa
dove poter nascondere la faccia.
Indossò la sua M.A.S.K.
Ecco: una maschera su un’altra maschera…mormorò.
 
***
 
Dalla sera prima, Gloria Baker continuava a sentirsi strana. Agli amici era apparsa distratta, sfuggente. Lei, invece, aveva la sensazione di muoversi all’interno di una bolla che le restituiva tutte le sensazioni come attutite; quando qualcuno parlava, le sembrava che la sua voce le arrivasse da un luogo infinitamente lontano.
Inutile a dire che la notte non aveva chiuso occhio: la tensione della gara, avrebbero detto gli altri. Eppure lei sapeva che non era così.
A voler essere sinceri non erano nemmeno le bizzarre parole della zingara, che tuttavia ancora le risuonavano nelle orecchie…no, era quella strana sensazione - un formicolio, un brivido, l’attesa di qualcosa che neanche sapeva esattamente di stare aspettando - che l’attraversava dal momento in cui aveva sfiorato la statua di Giulietta.
Ed erano improvvisi rossori, sospiri immotivati, un’ansia incessante che non riusciva a spiegare.
Il suo corpo, la sua mente, l’intera anima sua vibrava, fibra a fibra, nell’attesa.
Dusty Hayes le passò accanto e le sfiorò la spalla.
“Sei pronta?” sorrise - il suo solito sorriso smagliante ­­­- “Tra poco si comincia!”.
La ragazza annuì, senza aver davvero prestato attenzione. 
Avanzò, come in sogno, tenendo la sua M.A.S.K. sotto il braccio.
 
***

A Floyd Malloy la sua nuova maschera non piaceva proprio per niente: Buckshot - l’aveva ripetuto un miliardo di volte, ma Mayhem non l’aveva nemmeno ascoltato - era semplicemente fantastica, l’aveva usata per tanto di quel tempo che per lui era diventata quasi una faccia di riserva.
Magari pure meglio dell’originale, avrebbe detto quel gran bastardo di Rax.
Il ragazzo sbuffò, sistemandosi meglio il casco nero e blu che gli lasciava scoperta solo la parte inferiore del viso.
Anche quella corsa, c’era da giurarlo, stava partendo col piede sbagliato; anche quella corsa, già ne era certo, sarebbe andata a finire come al solito.
M.A.S.K. sul podio e loro nella polvere.
Lui lo sapeva, tutti lo sapevano. I soli che parevano non saperlo erano Myles Mayhem e quell’ampolloso grassone del fratello.
Floyd scosse la testa.
Sempre più spesso, da qualche tempo a quella parte, si sorprendeva a desiderare di mollare tutto: andarsene via, farla finita con quella vita del cavolo. Trovarsi un lavoro, un lavoro vero, e magari una ragazza… una da poter guardare davvero negli occhi, senza indossare nessuna maschera.
A un tratto si fermò, come incantato.
“Ehi!”.
Si voltò verso il meccanico intento a sistemare le gomme della sua moto. Indicò il pilota fermo accanto alla Porsche 928 bianca.
“Chi è quella ragazza?”.
“Mi dispiace, signore, non lo so” rispose quello, un istante prima di allontanarsi.
L’agente di Veleno non riusciva a smettere di fissarla.
Ha mai amato il mio cuore finora?
Se dice sì, occhi miei, sbugiardatelo,
perch’io non ho mai visto
vera beltà prima di questo giorno.
D’un tratto Bruno Sheppard lo spinse di lato con violenza, facendolo vacillare.
“Togliti di mezzo, idiota!” ruggì “Muoviti, manca poco alla partenza”.
E Floyd si mosse, sì, ma nella direzione sbagliata.
Attraversò a grandi passi, come spinto da una mano invisibile, il tratto che lo separava dagli altri box.
Guardò ancora una volta la giovane donna che, inconsapevole, se ne stava in piedi accanto al suo veicolo. Immobile, in mezzo al via vai frenetico di tecnici e piloti in preda all’adrenalina.
Come se stesse aspettando qualcuno, non poté fare a meno di pensare.
Le arrivò alle spalle e, non visto, le prese la mano.
Lei a quel contatto sussultò e si voltò di scatto, ma non ritrasse.
Il ragazzo biondo cominciò a parlare, sorprendendosi sempre più delle parole che gli uscivano dalla bocca.
Era come se qualcuno dentro di lui stesse recitando a memoria una poesia, una poesia bellissima, usando la sua voce. La sua solita, stupida, insignificante voce.
Che invece adesso pareva di velluto.
Se con indegna mano
profano questa tua santa reliquia
(è il peccato di tutti i cuori pii),
queste mie labbra, piene di rossore,
al pari di contriti pellegrini,
son pronte a render morbido quel tocco
con un tenero bacio.
Gloria Baker fissò prima le loro mani intrecciate e poi il volto dell’uomo di fronte a lei, quasi del tutto nascosto da una maschera che non aveva mai visto prima.
Chi era? Amico o nemico?
In un altro momento - in un’altra vita, o forse solo fino al giorno prima -  i suoi sensi acuti le avrebbero ordinato di stare in guardia, di capire con chi aveva a che fare prima di aprir bocca.
Invece le uscì dal petto una voce che era la sua, ma allo stesso tempo proveniva da regioni infinitamente lontane e dimenticate.
Pellegrino,
alla tua mano tu fai troppo torto,
ché nel gesto gentile essa ha mostrato
la buona devozione che si deve.
Anche i santi hanno mani, e i pellegrini
le possono toccare…
Sorrise.
Incredibilmente, sorrise a uno sconosciuto.
Sorrise, mentre il suo cuore d’improvviso batteva più veloce.
Sorrise. E le parve di averlo fatto per la prima volta in vita sua. 
“I santi non hanno labbra?” domandò l’uomo mascherato.
Sì, pellegrino, ma quelle son labbra
ch’essi debbono usar per la preghiera.
La bocca dell’uomo, sottile e pallida, s’increspò appena.
E allora, cara santa, che le labbra
facciano anch’esse quel che fan le mani:
esse sono in preghiera innanzi a te,
ascoltale, se non vuoi che la fede
volga in disperazione.
Un altoparlante annunciò stridulo che mancavano tre minuti alla partenza, ma nessuno dei due piloti si affrettò verso il proprio veicolo.
I santi, anche se accolgono i voti di chi prega, non si muovono” disse Gloria a mezza voce.
L’uomo, senza smettere di guardarla, si chinò su di lei.
Era alto, atletico e dalla parte superiore del casco spuntava una ciocca di capelli biondi.
Le parole della zingara risuonavano adesso limpide come cristallo nella sua testa.  
E allora non ti muovere” mormorò lui, avvicinandosi di più “fin ch’io raccolga dalle labbra tue l’accoglimento della mia preghiera”.
La baciò piano, timidamente, e mentre la teneva tra le braccia la sentì tremare.
Ecco, dalle tue labbra ora le mie purgate son così del lor peccato” sussurrò, staccandosi da lei, il fiato mozzo dall’emozione.
Gloria si sorprese di riuscire a parlare.
Ma allora sulle mie resta il peccato di cui si son purgate quelle tue!” disse con voce appena udibile.
L’uomo sorrise, stavolta più apertamente.
E rendimelo, allora, il mio peccato…” disse, attirandola di nuovo a sé.
La baciò di nuovo.
Un bacio lungo, appassionato e dolcissimo.
Quando si separarono, erano entrambi senza fiato.
Lo spietato altoparlante gracchiò di nuovo: solo un minuto al via.
Il pilota mascherato fece un passo indietro.
Gloria abbassò lo sguardo, il respiro ancora affannoso.
“Miss Baker…”.
 La voce alle sue spalle la fece voltare di scatto.
“Il signor Trakker la sta cercando” disse la giovane hostess vestita di rosso. 
Per l’americana fu come svegliarsi da un sogno. Si riscosse e, senza guardarsi indietro, si allontanò svelta.
Floyd invece fermò la hostess dai capelli color platino che a sua volta stava andando via.
“A che squadra appartiene quel pilota?” le chiese.
“Il suo veicolo è quello” replicò lei, indicando la Porshe bianca “è del team M.A.S.K.”.
Sotto la maschera, l’uomo sgranò gli occhi per lo stupore. Dovette impallidire di colpo, perché la ragazza gli rivolse un’occhiata interrogativa e gli chiese se stesse bene.
Lui annuì, incapace di rispondere per lo shock.
 
***
 
Sulla linea di partenza il rombo dei motori che si scaldavano era così assordante da rendere quasi impossibile parlare.
E come se non bastasse, il conto alla rovescia era iniziato. 
DIECI
Gloria, però, ardeva dalla curiosità.
Per fortuna, l’auto di Brad era proprio accanto alla sua.
NOVE
“Devo chiederti una cosa” gridò all’indirizzo dell’amico.
OTTO
Quello annuì.
La ragazza indicò il pilota con la maschera nero-blu che scintillava al sole, qualche fila più in là.
SETTE
“Chi è quel tipo?” urlò “Non l’ho mai visto prima!”
SEI
Sorprendendola, il musicista scoppiò in una fragorosa risata.
CINQUE
“Davvero non l’hai riconosciuto?”
QUATTRO
“Ma è Floyd Malloy!” gridò, per coprire il ruggito dei motori.
TRE
DUE
UNO
PARTENZA!!!
Con un alto boato i veicoli sfrecciarono, tutti all’unisono, lasciandosi dietro una nuvola di polvere che salì fino al cielo.
Tutti tranne uno.
 
Note&credits: le frasi in corsivo sono ancora citazioni da Romeo e Giulietta. Vanessa si riferisce alla scena dell’episodio Cliff Hanger - che ha fatto sognare generazioni di fans - in cui Brad fa il cavaliere, si congratula con lei e le apre la portiera strappandole un sorriso. Infine, per orientarsi in questa storia dovete ricordare che Gloria non è mai apparsa nella serie delle gare, per cui ho immaginato che per lei questa fosse la prima e che il team di Veleno non l'avesse mai vista in faccia
   
 
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