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Autore: Liris    20/02/2016    3 recensioni
Com'era morire?
Ci si addormentava in una lenta agonia di sensi o semplicemente si chiudeva con l'intera esistenza e ci si lasciava alle spalle gli affetti terreni?
E lui sarebbe morto?

Gli ultimi istanti di un peccatore errante
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Piers Nievans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Looking up from underneath
Fractured moonlight light on the sea,
Reflections still look the same to me,
As before I went under


Era sempre stato bravo a riconoscere l'emozione sul volto delle persone che gli stavano di fronte.
Un osservatore eccellente, mentre il resto si domandava se vi era traccia di tristezza o paura, ansia o amore; non lui, poiché nulla riusciva a nascondersi alla meticolosa attenzione di chi non sbagliava mai un colpo.
Era come leggere un libro redatto in forma semplificata, a caratteri grandi e interlinee ben disposte.

Nel silenzio della sua persona studiava con meticolosa precisione, come un cechino che si fa un'idea dell'area da tenere sott'occhio, il volto e la gestualità, mirando ai punti cardini che avrebbero svelato l'arcano.

E giungeva il responso che difficilmente risultava errato.

Per questo, quando la spinta fece perdere la presa dell'uomo sulla sua persona, facendogli abbassare per una manciata di secondi gli occhi su ciò che teneva sul palmo della mano, Piers lesse sconcerto e una verità che lo stesso non avrebbe voluto portare a galla, su un viso segnato da una notte di guerriglia infinita.

Spostò il peso del corpo sulla gamba sana, il soldato, mentre il proprio Capitano ingoiava a vuoto, pronto ad estorcere spiegazioni al sottoposto, che di tutta risposta lo spinse ulteriormente all'indietro.
 
Though the pressure’s hard to take,
It’s the only way I can escape,
It seems a heavy choice to make,
Now I am under, oh


Il portellone si chiuse con un tonfo secco e i due spazi in cui risiedevano venivano divisi per sempre.

Piers si mosse, ignorando le urla dell'altro e i continui improperi che uscivano dalle sue labbra screpolate dalla salsedine.
Pose la mano sana sulla leva e spinse con feroce consapevolezza che fosse l'azione migliore, il giusto compromesso per una vita donata per gli altri.
Infine tornò di fronte a colui che avrebbe ancora una volta salvato.

Sostava in un limbo illusorio, fatto di mancanza di suoni, mentre nella realtà il rombo dell'esplosione e dello sfacelo prendeva parte ad un enorme disegno che loro stessi avevano creato, a causa della fuga precedente.
Esisteva soltanto lo sguardo di dolore di Chris, d'implacabile presa di coscienza delle intenzioni del suo secondo in comando, della situsazione assurda venutasi a creare.

-No...- Fu quasi un sussurro doloroso, ovattato dal vetro che li separava, ma che fu udito perfettamente dal più giovane, mentre le labbra si richiusero, aperte poco prima per dire qualcosa che non prese mai forma.

Sapeva che non c'era soluzione, non vi era modo migliore per entrambi che lui rimanesse indietro, anche se quella testa calda che aveva da sempre caratterizzato il capo della squadra Alpha non ne sarebbe mai stato concorde.

Nessuno rimaneva indietro
La squadra si aiutava a vicenda.

Se la seconda opzione era accettabile nel momento, la prima fu scartata fin da quando il siero prese piede nel suo corpo, rendendolo ciò che era divenuto: un mostro.
Non vi era redenzione, non c'era motivo della sua risalita, ma anzi sarebbe stato lo sbaglio peggiore che Chris Redfield avrebbe potuto fare, permettendogli di dividere con lui quel cubicolo.

Ci fu un unico sguardo, un unica intesa, qualcosa che entrambi sapevano ma che non trovò piede con irrisorie parole.
Come lo stesso Piers poco prima aveva fatto: labbra chiuse, silenzio tacito.
 
And it’s over,
And I’m going under,
But i’m not giving up!
I’m just giving in.


Lo sentì il suo nome, ne comprese il dolore nel tono concitato, in quella nota prolungata, mentre la scialuppa di salvataggio prendeva la via e tutto il resto crollava intorno a lui.
Osservò immobile l'unica cosa importante sfuggirgli dalle mani, per sua scelta, e ne fu felice.

Il resto non contava.

Indietreggiò, mentre la pedana fu scossa da un rombo tremendo e l'acqua prese a farsi sempre più presente, circondandogli da prima le caviglie e successivamente le ginocchia.
Il gelido abbraccio dell'oceano, condito dal battito costante del cuore in una folle corse infinita.
Chiuse gli occhi, lasciandosi andare, sicuro nelle intenzioni di quel mondo subacqueo di metter fine alle sue sofferenze e al suo dolore.

Quando l'acqua prese a lambirgli il petto, il respiro si fece solo appena più concitato, a causa della sopravvivenza dell'intelletto umano: non si poteva azzerare la coscienza, il disperato bisogno di trovare un modo per scampare al desiderio della morte di prendere con se una nuova anima.

Ma zittì quel continuo rindondargli nella mente e nel cuore, lasciandosi cullare dal fievole bisbiglio di un abbraccio avvolgente, un corpo pronto a proteggerlo dal dolore e dalla guerra, mentre ciò che vi era intorno spariva in un secondo.

E giù la testa, l'acqua ormai a superare la sua altezza e renderlo così sordo del resto del mondo.
 
In the arms of the ocean, so sweet and so cold,
And all this devotion, well, I never knew went on,
And the question to heaven, for a sinner released,
But the arms of the ocean deliver me.


Com'era morire?
Ci si addormentava in una lenta agonia di sensi o semplicemente si chiudeva con l'intera esistenza e ci si lasciava alle spalle gli affetti terreni?

E lui sarebbe morto?

Era un mostro, vi rimaneva poco d'umanità in un corpo segnato dal sacrificio.
E se avesse continuato a perdurare in una realtà distratta e sfuggevole, lontano dal mondo che sopra infiniti metri, fuori dallo spazio di salmastra e gelida consistenza, proseguiva il suo corso?
Come avrebbe fatto allora?

Aprì di poco gli occhi, solo per rendersi conto che il respiro era impossibile da prendere, immerso nelle profondità di un oceano infingardo, egoista ed avaro, finalizzato a tenerlo per se in quel buio perenne, lontano dall'abbraccio caldo del sole.
Alzò lo sguardo, nell'inferno creato dall'uomo, vedendo ancora il pericolo viaggiare veloce verso la speranza di salvezza che aveva donato con tanta risolutezza.

E compì l'ultimo gesto.
Tese un ultima volta la mano per salvare una vita.

Le scariche si espansero come mille fili splendenti, in una ragnatela imperfetta nella sua perfezione, andando a dare il colpo finale all'Hamos predatore.

E tornò a chiudere gli occhi, trasportato dalla consapevolezza di non dover più lottare, di non dover più prender la mira e veder cadere un corpo privo d'essenza, d'essere un bravo soldato votato alla propria nobile causa.

Il rimpianto di non poter essere accanto a lui, ancora, a salvargli la vita.

Ma non c'era stata alcuna via migliore se non la stessa.
 
Slipping underneath.
So cold, but so sweet.







Note d'Autrice:
Penso che a questo punto chi legge le mie fic inizierà ad armarsi di forconi per venirmi a cercare sotto casa.
Non è colpa mia se questi due santi omini mi tirano fuori l'Angst, uniti anche dal fatto che di sottofondo avevo una bellissima canzone, che è stata il pilastro portante dell'intera one-shot che ha preso piede qui sopra (Florence + The Machine - Never Let Me Go).
Che dire...è straziante ogni volta che la rivedo quella scena, e ogni volta sento il cuore andare in mille pezzi per come tutto ciò che Chris prova a fare risulta vano per chi lo mette al primo posto.
Piers è la dolcezza, il fido compagno che preferirebbe sacrificarsi, piuttosto che dare ulteriori magagne a chi ha da sempre servito.

E bon ç_ç grazie a chi leggerà e a chi mi lascerà una recensione, che fan bene al cuore e alla mente, delle povere autrici (e autori) che mettono loro stessi nelle storie che scrivono.
Alla prossima ;)

 
   
 
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