happily
ever after:
modello a cinque fasi
A Zootropolis
chiunque può essere ciò che vuole essere: volenti o nolenti, la morale della
favola è quella.
Il fatto che Nick non
riesca ancora a crederci è tutta un’altra storia, però.
{ primo passo: rifiuto }
Judy dice che, per
tradizione, gli abitanti di Tana del Coniglio tendono a ignorare i propri
compleanni – «se così non fosse dovremmo festeggiarne qualcosa come due
centinaia al giorno, e capisci che sarebbe estenuante, Nick» ridacchia,
premendo sull’acceleratore mentre la trasmittente gracchia della solita
emergenza cittadina giornaliera.
«Vorrei saperlo lo
stesso» si ritrova a sbuffarle, gli occhi socchiusi che cercano di concentrarsi
su qualsiasi cosa al di là del
finestrino.
È perfettamente
normale che voglia sapere in quale data fortunata il mondo si è arricchito di lei e dei suoi duecentosettantacinque fratelli, si dice.
Judy ride ancora e gli
risponde che è tra quattro giorni. Nick si acciglia, guardandola di sbieco.
«Voi campagnoli date
anche poco preavviso, vero, Carotina?»
«Cosa, Nick?» gli
risponde a tono – fa sempre così. «Vuoi farmi un regalo?»
Coniglietta
astuta.
«Penso che la mia
presenza nella tua vita sia un dono più che sufficiente.»
Judy ride. Gli angoli
della bocca di Nick si incurvano pericolosamente all’insù – è sempre così.
E comunque sì, è perfettamente normale, e non vuol dire
proprio niente di che.
{ secondo passo: rabbia }
Judy dice che potrebbe
portarlo a fare una gita fuori città, magari proprio a Tana del Coniglio, per
presentargli i suoi genitori. Nick ringhia.
Anche senza guardarla,
si sente il suo sguardo penetrante addosso. «Ti senti bene?»
«Alla grande» le risponde.
Davvero, non vorrebbe ringhiare, solo
non può farne a meno. Stupido DNA da predatore.
«Non direi.»
Judy accosta. Un
classico. In pieno servizio, in piena indagine,
accosta e ferma la volante e si volta verso di lui con le buffe orecchie ritte
e le zampette incrociate sulla divisa fiammante. Non le dirà mai che questo lo
fa imbestialire ancora di più – d’altro canto, Judy lo conosce troppo bene, lo fa apposta.
«Dimmi cosa c’è.
Possibile...» inclina la testa, scettica, «possibile che tu abbia qualcosa contro
Tana del Coniglio?»
«Non ho niente contro Tana del Coniglio» le
abbaia. «Niente.» La sbrana con gli occhi, prima di voltarsi seccamente verso
lo specchietto retrovisore. «Siamo in ritardo, Hopps.
Non voglio fare nottata a stilare rapporti.»
Judy esita, ma il suo
codice d’onore è un tasto troppo ben funzionante. Dopo un breve silenzio
sospira – Nick la immagina chiaramente alzare gli occhi al cielo: la conosce
troppo bene – reinnesta la marcia e si stacca con decisione dal marciapiede affollato
di opossum frettolosi.
E comunque no, non ha niente, davvero, e non vuol dire proprio
niente di che.
{ terzo passo: compromesso }
Judy dice che non c’è
nessun caso: il negozio dei pegni è davvero solo un negozio dei pegni, il
misterioso gestore zoppo è davvero solo un misterioso gestore zoppo, e la
soffiata sul traffico illecito di sostanze illegali è stata solo l’ennesimo
tentativo di Duke Donnolesi di cavarsi d’impiccio.
«Credo che qui abbiamo
solo perso tempo» sospira, arrivandogli accanto di fronte alla vetrina un po’
polverosa. «Voglio dire, non mi aspetto un’altra Bellwether
così presto, ma è meglio stare... Ehi, tutto bene?»
Nick sobbalza. Le domande
dirette di Judy finiranno col fargli prendere un colpo.
Si volta troppo in
fretta, solo per scoprire che lei ha seguito il suo sguardo fino al carillon a
forma di carota in bella mostra in vetrina – una roba assurda, che però grida Judy Hopps da
tutte le parti, e stranamente non è per niente un grido assurdo, quello.
Judy si volta e gli
sorride. Le trema un po’ il naso, ma sorride. «Vuoi davvero farmi un regalo, Nick?»
Nick scrolla le spalle. Tanto
vale. «Be’, partner. Siamo amici, no?»
S’incammina indolente verso
la macchina, sforzandosi di non muovere troppo la coda, e dopo appena quattro
passi si sente raggiungere e prendere sottozampa da una
Judy gioiosa come un cucciolo.
E comunque sì, sono amici, giusto? E non c’è niente di strano e non vuol dire proprio niente di che – giusto?
{ quarto passo: depressione }
Judy dice che quella del
compleanno è una stupidaggine, che non deve darsene pensiero e che al momento
deve preoccuparsi soltanto di sistemare la sua precaria situazione fiscale,
piuttosto che considerare davvero l’idea di farle un regalo – «l’avrai detto
senza crederci, ma davvero la tua presenza nella mia vita è un dono, Nick» ha
sorriso, uscendo dal distretto con un cenno di saluto rivolto a lui soltanto.
Nick punta i gomiti sul
banco e fissa attentamente Clawhauser, che dopo un
paio di secondi mette via imbarazzato una ciambella intatta.
«Uhm, volevi dirmi
qualcosa, Wilde?»
«Già.» Pensa che forse
farebbe meglio a riservare questa conversazione a Flash: in questo momento si
sente in particolare sintonia con la mentalità bradipesca.
«A Zootropolis chiunque può essere ciò che vuole
essere: la morale della favola è questa, giusto?»
Clawhauser si lancia occhiate
intorno, come in attesa di una rivelazione finale. «Uhm. Sì?» risponde,
interrogativo.
Nick serra i denti. Ha ancora
il sorriso di Judy nell’angolo dell’occhio, riesce quasi a sentirsi il calore
della sua zampina addosso, mentre si allontanavano da un ipotetico caso in atteggiamento
tutt’altro che professionale. La rabbia è passata da un pezzo, ma il vuoto che
l’ha sostituita lo spaventa molto di più.
«Com’è che non riesco
ancora a crederci?» si ritrova a borbottare.
A quel punto, in un
attimo di estatica comprensione, Clawhauser si
illumina. «Ma dico, Nick: guardati.
Chi più di te dovrebbe crederci?»
Nick scuote la testa. Non
è che non creda in sé: è che non osa sperare di credere che ci sia un noi.
Forse però non è a Clawhauser, né a Flash, che deve dirlo.
{ quinto passo: accettazione }
Il giorno del compleanno
di Judy, Nick ha deciso.
Sono l’uno di fronte all’altra,
zampe in tasca, e il naso di Judy trema più che mai mentre lui le si avvicina
chinando il capo alla sua altezza.
Le sfiora il muso con il
suo. L’istinto biologico gli dice di usare la lingua – disgustoso; non può permettersi di trattarla come un ghiacciolo! –
ma d’altro canto è sicuro che basti, che Judy abbia capito, e forse in realtà
ha capito da un pezzo.
Volpe
ottusa.
Si ritrae e lei si
sfiora il naso con la zampa. Non le dirà che è tenera, sa che non le piace, ma per tutti i ladri con la coda.
Passano solo pochi
secondi prima che Judy torni a mostrargli il solito sorriso.
«I miei ci aspettano per
cena» gli dice.
«Guido io» ronfa Nick.
E vuol dire tutto.
A Zootropolis
chiunque può essere ciò che vuole essere; e se una volpe decide di innamorarsi
di una coniglietta, allora vale la pena di arrivare a scoprire la morale della
favola.
Spazio dell’autrice
NON
RIMPIANGO NIENTE. *urla OTP da un campanile*
Qualche
chiarimento: scommetto che molti di voi avranno capito che il negozio dei pegni
con tanto di gestore zoppo è un omaggio a Mr. Gold di OUAT, così come il “per
tutti i ladri con la coda” vorrebbe essere una leggera citazione di un Robin
Hood volpino che ho preferito non citare per nome per coerenza di
ambientazione. Ho tradotto Bunnyburrow con Tana del
Coniglio, ma Judy cita il nome del suo paese una volta sola nel film, e io già
mi sono dimenticata della traduzione italiana, ergo scusate l’eventuale
inesattezza XD Infine, so che il compleanno di un leading
character è un’idea trita e ritrita per una fic, ma la storia è nata così e così doveva essere.
Piuttosto
avrei voluto insistere molto di più sul senso di libertà, di accettazione che
sta alla base di tutto il film e che in questo caso vuole stare alla base di una
romance interspecie; ma ho temuto che il tono potesse
diventare troppo pesante, e così, volendo raggiungere il risultato
diametralmente opposto, questo è il risultato.
Il ‘modello a cinque
fasi’, ovviamente, è quello elaborato dalla psichiatra Elizabeth
Kubler Ross riguardo l’elaborazione
del lutto – appunto, qui l’elaborazione di un lieto fine e delle sue
conseguenze. ♥
Hope you liked it.
Davvero. È la prima storia che sia riuscita a scrivere dall’inizio di questo
2016 (che per inciso non è iniziato affatto bene da un punto di vista creativo)
e ci sono molto, molto affezionata.
Aya
~