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Autore: Axel_Pendragon    21/02/2016    1 recensioni
Hydrus è un ragazzo di sedici anni come tutti, dal nome un po' particolare.
Si ritroverà immerso in un'incredibile avventura quando, venuto a sapere che qualcosa era andato a schiantarsi nel bosco vicino la sua città, entrerà in contatto con un oggetto non identificato che gli conferirà poteri speciali legati ai pianeti del sistema solare.
Da quel momento si troverà ad affrontare i bulli della sua scuola fino a scontrarsi con temibili avversari.
"Quando la luna sorgerà, le stelle danzeranno, quando il sole sorgerà, il tuo cuore danzerà con loro, quando le galassie si uniranno tu farai danzare gli elementi".
Genere: Fantasy, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO XII
I Fratelli

 
Un'altra mattinata, un'altra bella dormita!
Nessun rumore che potesse disturbarmi, nessun idiota che dovesse scassare di prima mattina ed il cielo sembrava limpido e tranquillo, non c'era un filo d'aria all'esterno, " Per fortuna che doveva essere una giornata molto ventosa " pensai tra me e me poi andai a fare colazione.
Spesi un po' della mia mattinata a ripulire tutto il macello che il tornado del giorno precedente aveva causato in giro per la casa e trovai molte cose che avevo perso e che non trovavo più come: alcuni miei vecchi disegni, testi di canzoni che mi ero appuntato su dei fogli, vecchi portafortuna e chi più ne ha più ne metta.
Alla fine non era stato tanto male quello stupido turbine!
Dopo aver pranzato decisi di farmi una sana camminata, in fondo era una bella giornata, non potevo sprecarla a stare in casa tutto il giorno.
Uscii di casa e, chiusa la porta, notai una volante della polizia con due agenti che stavano recintando una zona dove vi era una macchina cappottata, mi ricordai di quello che era successo il giorno precedente, quindi con passo spedito e sguardo basso me ne andai subito.
" Spero non mi scoprano " pensai, ma riflettendoci su, chi mai avrebbe incolpato un ragazzino di sedici anni?
Presi le cuffiette dalla tasca dei pantaloni, le attaccai al cellulare per sentirmi un po' di musica e iniziai a farmi quella bella passeggiata.
Camminai veramente tanto, fino ad arrivare al quartiere periferico, questo era famoso per la grande quantità di graffiti sulle pareti dei palazzi e la zona doveva essere frequentata spesso da un gruppo chiamato " gli artisti del sobborgo " viste le firme che vi erano vicino a ogni opera di street-art.
I graffiti mi erano sempre piaciuti tanto, specie se erano un qualcosa di particolare e non il solito tag che si vede in giro per le vie del centro, così iniziai ad osservarli e ad alcuni scattavo anche una foto.
Camminai ancora e poi ancora fino a che il cellulare iniziò a dare qualche problema, la musica non si riusciva più a sentire, sembrava come se il segnale fosse sparito totalmente.
Mi tolsi le cuffiette e inizia a sentire una voce, mi sembrava familiare ma non capivo da dove venisse, era una voce calma e cantilenante che diceva ‹‹ Hyyydruuuuus vieeeniii ›› e mentre mi guardavo intorno, tentando di capirne la provenienza, questa continuò.
Ripresi a camminare andando sempre dritto e a un tratto la voce si fece più forte, come se mi stessi avvicinando sempre di più a chi mi chiamava ‹‹ Qui Hyydrus, vieniii ›› disse la voce che sembrò provenire da un vicolo illuminato dalla luce del sole con delle grandi pareti ai lati, ricoperte anche queste da grandi graffiti che rappresentavano la Via Lattea e dei secchi per la spazzatura verso il fondo.
Più mi avvicinavo più la voce sembrava essere vicina, era come se mi attirasse, così ne seguii il suono fino alla fine del vicolo poi ci fu il silenzio.
Mi guardai attorno, poi fissai il cellulare ma sembrava che il segnale mancasse ancora e infine, girandomi, spalancai gli occhi e rimasi talmente tanto sbalordito da quello che vidi che feci cadere il cellulare a terra.
‹‹ Ce l'hai fatta ad arrivare, campione! ›› disse la figura che mi si parò davanti.
A pochi metri di distanza da me si trovava un uomo incappucciato con una lunga tunica nera, lo stesso uomo incappucciato che avevo sognato qualche sera prima aspettando l'autobus per la ricerca nel bosco.
‹‹ Il gatto ti ha mangiato la lingua? Che ti succede? Sembra che tu abbia visto un fantasma! ›› disse con lo stesso tono tranquillo della voce di prima.
‹‹ Allora eri tu che mi stavi chiamando! ›› dissi impaurito.
‹‹ Proprio così ragazzo, non è stato troppo difficile trovarti, fai più fracasso tu con quei poteri che una mandria di bufali in corsa. ››
‹‹ I miei poteri? Allora tu sai cosa mi sta accadendo in questi giorni! ›› poi aggiunsi ‹‹ aspetta un attimo però... tu come fai a sapere che ho questi "poteri"? Mi stai forse seguendo?››
‹‹ Ancora una volta risposta corretta, campione. ››
‹‹ Basta con questa storia del campione ›› sbottai ‹‹ tu e quella maledetta pietra che mi è entrata nel petto! Che cosa significa tutto questo? Che cosa mi sta succedendo? ›› chiesi nervosamente.
‹‹ Ogni cosa a suo tempo, Hydrus, piuttosto noto con piacere che hai sbloccato le abilità del Vine Whip e del Tornado, mi congratulo con te! Purtroppo però non credo che potrò lasciarti andare via tanto facilmente ora che ti ho davanti ›› nel dire queste ultime parole, dalle mani dell'uomo incappucciato si materializzò una lunga spada affilata che doveva essere molto pesante, ma l'individuo misterioso la maneggiava con molta facilità e solo con un piccolo movimento dell'arma, quest'ultima prese fuoco, la particolarità stava nelle fiamme che erano di un acceso colore verde.
‹‹ Il Consiglio Galattico ti ha convocato, giovane terrestre, e sappi che se dovessi rifiutarti di venire passerò alle maniere forti ›› dicendo questo, si mise in posizione di guardia.
Mi sentii minacciato, avevo veramente molta paura e sinceramente non sapevo neanche di cosa stesse parlando quel tizio.
Alla fine presi coraggio ‹‹ Io non vengo proprio da nessuna parte! ›› urlai.
‹‹ Dicono sempre tutti così ›› affermò sospirando l'incappucciato, poi scattò in avanti e istintivamente m'inginocchiai con le mani a terra, dalla strada sbucarono due serpenti erbosi, gli stessi che avevo visto il giorno della festa in campagna.
‹‹ Questo sarebbe il tuo modo di difenderti? Le tue piante sono ancora troppo deboli per me. ›› L'uomo misterioso saltò in alto e con un fendente tagliò il primo serpente, il secondo tentò di colpirlo mentre era ancora in aria, ma l'uomo incappucciato schivò il colpo del serpente, che s'incastrò tra i muri della palazzina abbandonata a fianco, ed ebbe tutto il tempo di tagliarlo a metà.
Dopo aver stravinto il combattimento, l'uomo in nero si voltò verso di me e disse ‹‹ Vuoi evocarne altri oppure possiamo finirla qui? ››
Preso da una rabbia maggiore e sempre guidato dall'istinto mossi le braccia in avanti e si crearono, un'altra volta, due tornado che andarono a colpire l'uomo.
Avendo incrociato i flussi dei due turbini non vedevo nulla al di fuori di un gigantesco ammasso d'aria ma ad un tratto una mano trapassò quel cumulo di gas e per difendermi misi le braccia di fronte al viso, urlando ‹‹ NO! ›› nel farlo chiusi gli occhi e quando li riaprii notai che i turbini erano spariti e l'uomo incappucciato si stava rialzando da terra, come se qualcosa lo avesse scaraventato via.
Nel rialzarsi disse ‹‹ Eccoli, li senti? ››
‹‹ Che cosa dovrei sentire? ›› chiesi rabbioso.
‹‹ Ascolta attentamente, quei due si stanno risvegliando! ››
Inizialmente non capii di che cosa stesse parlando ma ad un tratto lo sentii, era un forte rumore come di un esercito in marcia, sentivo i tamburi di guerra, il nitrito dei cavalli e i cori che i soldati avrebbero dovuto intonare, la testa cominciò a farmi male, era come se da un momento all'altro mi sarebbe dovuto fuoriuscire un intero esercito dalle orecchie.
‹‹ So che fa male, loro due sono duri da sopportare ›› mi disse l'uomo misterioso ‹‹ proviamo a testare l'attacco, forza ragazzo prova a darmi un pugno! ››
‹‹ Io non do un pugno proprio a nessuno! ›› dissi tenendomi la testa tra le braccia.
‹‹ Bene, allora faremo che mi attaccherai per costrizione! ›› L'uomo scattò ancora avanti e alzò la spada sopra la mia testa, ma con un rapido movimento involontario gli centrai in pieno la faccia e questo lo fece arretrare all'indietro, non so come riuscii ad essere così veloce, ma ne fui in grado.
‹‹ Bel pugno, campione ›› disse facendo smaterializzare la sua spada infuocata poi aggiunse ‹‹ per oggi hai superato il test, ci vedremo domani per continuare, ora va a casa, con l'arrivo di quei due dovrai essere preparato ›› concluse in questo modo poi con un salto raggiunse l'ultimo piano di una palazzina e se ne andò.
" Col cavolo che continueremo, maledetto pazzo! " pensai, poi corsi il più veloce possibile verso casa, fortunatamente i turbini ai piedi si rigenerarono e feci in fretta, ma il dolore alla testa stava aumentando e anche il rumore che sentivo.
Aprii la porta e mi buttai sul divano iniziando a sentire due voci distinte che parlavano l'una sull'altra e che mi stavano martellando il cervello.
Mi buttai a terra e notai che era caduto un libro dalla libreria, tentando di rialzarmi notai che sulla copertina vi era scritto " MARS ", persi l'equilibrio e vi caddi sopra, al minimo contatto con il libro sia le voci che il rumore assordante svanirono e scomparve anche il dolore alla testa.
Rialzandomi mi misi seduto sul divano e strinsi le mani intorno alla testa, iniziai a pensare di poter passare un momento di tranquillità e tirai un sospiro di sollievo, dopo qualche secondo sentii un forte rumore provenire dalla soffitta e mi presi uno spavento.
" Che cosa poteva essere quel rumore? Magari un semplice topo, ma se fosse stato qualcosa di più grosso? " dopo averci pensato su, sentii lo stesso rumore ma più forte di prima.
Andai in cucina e mi munii di coltello e arrivando nel corridoio sottostante alla soffitta, presi coraggio e abbassai la scala per salire.
Con molta cautela raggiunsi la soffitta, sempre molto buia ed illuminata solamente da uno spiraglio di luce proveniente dall'unica finestra presente.
C'era un silenzio che mi metteva i brividi, l'unico suono che si poteva sentire era lo scricchiolio del legno sotto i miei piedi.
Mi guardai attorno ma non vidi nessuno, a un tratto sentii il suon di un colpo ben assestato sul pavimento, continuai a tentare di capire da dove potesse provenire, ma improvvisamente prese forma un'alta ombra alle mie spalle, con molta cautela tentai di voltarmi ma l'ombra mi assalì, io persi il coltello e mi ritrovai a terra con una persona che mi minacciava, armata di una lama affilata.
‹‹ Non mi uccidere, non mi uccidere, non mi uccidere ›› continuai a ripetere come se fossi una ragazzina isterica e coprendomi il viso.
‹‹ Per Ares, ragazzo non pensavo di dover essere affidato a una mammoletta come te! ››
‹‹ Affidato? Ma di cosa stai parlando? ›› chiesi dopo essermi tolto le mani dal viso.
‹‹ A dopo le domande, ora dobbiamo andare a raccattare quell'altro. ››
‹‹ Altro? Quale altro? Di chi parli? ›› fatta questa domanda sentii un forte rumore proveniente dalla cantina.
‹‹ Quello che hai appena sentito, ora se non ti dispiace, potresti fare luce o qualcosa di simile? Non si vede praticamente nulla! ›› chiese la figura misteriosa lasciandomi andare.
‹‹ Oh sì... me ne ero scordato, che idiota... ›› accesi la luce e di fronte a me si presentò un uomo dal fisico slanciato, sembrava provenire dall'antica Grecia per com'era vestito.
Indossava un elmo sul capo con un vistoso pennacchio rosso, una corazza sul petto e un paio di gambali, il tutto era fatto in bronzo, il fianco che era stretto da una cintura, presentava dei fori appositi per le due corte spade che teneva in mano e sulla schiena si poteva notare una lunga e tagliente alabarda.
Rimasi allibito dal vedermi davanti un autentico oplita greco e quando si accorse del mio stupore, m'incitò a scendere verso la cantina.
Arrivati sulla porta, mi accorsi di essermi dimenticato la chiave ma il soldato mi tranquillizzò ‹‹ non preoccuparti ragazzo, ci penso io! ›› estrasse le spade corte dai foderi e urlando ‹‹ Gloria ad Ares! ›› sfondò la porta con un potente fendente.
‹‹ Mi spieghi perché lo hai fatto? Potevo tranquillamente salire a prendere la chiave! ››
‹‹ Non c'è tempo da perdere, mio fratello è qui dentro da qualche parte! ›› disse l'oplita.
‹‹ Siete in due? ›› chiesi sconvolto.
‹‹ Proprio così, ragazzo ›› neanche il tempo di proseguire che un potente colpo si andò a schiantare sul soldato che lo parò con la spada di sinistra in tutta tranquillità.
‹‹ Fratello, sei tu? ›› domandò una voce dalla penombra.
‹‹ Sono io, Deimos, vieni fuori ›› io intanto accesi la luce e potei vedere la figura di un secondo soldato, questo era più robusto del primo, indossava un' armatura di colore azzurro che rifletteva la luce della lampadina, sembrava fatta di diamante, stessa cosa per i gambali e per l'elmo sul quale si poteva notare un pennacchio blu, inoltre imbracciava due grandi scudi, anch'essi di diamante, con due spuntoni che partivano dal centro di ognuno.
‹‹ Vedo che hai trovato il campione ›› disse il soldato.
‹‹ Beh, in realtà è lui che ha trovato me, ma fa lo stesso ›› disse per poi iniziare con una fragorosa risata.
‹‹ Tutto molto divertente ›› lo interruppi io ‹‹ ma qualcuno potrebbe spiegarmi cosa sta succedendo? ›› dissi quasi isterico.
‹‹ Giustamente, non ci siamo presentati ›› disse il primo oplita.
‹‹ Io sono Phobos e questo è mio fratello, Deimos, siamo coloro che combattevano a fianco del signore della guerra, distruttore di uomini, il brutale Ares, dio delle battaglie sanguinose e figlio del sommo Zeus e di Era.
Io rimasi allibito per poi andare a dare qualche testata al muro ripetendo ‹‹ Ma io che cosa ho fatto di male? ››
‹‹ Noi, ragazzo ›› continuò Deimos ‹‹ siamo i rappresentati del potere di Marte e ti assisteremo potenziando il tuo attacco o la tua difesa, a tua scelta ovviamente. ››
‹‹ Aspetta un attimo ›› dissi smettendo di tirare capocciate al muro ‹‹ ma allora voi sapete che cos' è tutta questa faccenda del campione, dei poteri e di tutto quello che mi sta capitando questi giorni! ››
‹‹ Certo che lo sappiamo, ma sarà il messaggero a doverti dare spiegazioni, noi siamo solo i tuoi compagni di battaglia ›› detto questo da parte di Phobos, i due presero forma di due piccole sfere che iniziarono ad orbitare intorno a me, rispettivamente Phobos in una sfera rossa, mentre suo fratello in una sfera azzurra.
‹‹ Vuoi provare un po' della mia forza? ›› mi chiese Phobos ‹‹ o forse preferisci la mia difesa? ›› domandò Deimos.
‹‹ Preferisco andare a dormire! ›› dissi, ma neanche fatto un passo che la sfera rossa mi si piantò nella schiena, era come se volesse entrare nel mio corpo come aveva fatto la pietra nel bosco, non penetrò completamente e non seppi spiegarmi come non andò a fracassarmi la colonna vertebrale, mi sentii semplicemente più forte, molto più forte, avevo solo una gran voglia di tirare un pugno al muro, lo feci e si creò un gigantesco buco sulla parete.
Il lampadario sul soffitto si staccò per il forte colpo, mi sarebbe quasi crollato tutto sulla testa, fatto sta che in nemmeno un secondo, ci fu un cambio di sfere e intorno a me si creò una sorta di campo magnetico che faceva da scudo.
Io non vidi cosa successe essendo andata via la luce, ma sentii solamente un forte colpo, come se qualcosa fosse stata scaraventata via con gran forza, mi resi conto che l'unica fonte d'illuminazione era quello scudo che emetteva una strana luce azzurra e facendo qualche passo notai che su di una parete si era andato a conficcare il lampadario, completamente distrutto.
Corsi su, in salone, e le due sfere ripresero forma umana.
‹‹ Divertito, ragazzo? ›› mi chiese Deimos.
‹‹ Assolutamente no! ›› risposi sempre più sorpreso.
‹‹ Un giorno capirai il fascino della devastazione, campione, per il momento ti lasciamo ma quando avrai bisogno, concentrati sul nostro potere ed evocaci. ››
Detto questo, svanirono nel nulla, lasciandomi a bocca aperta.
Mi ritrovavo con la cantina distrutta e un forte dolore alla schiena, andai in bagno e cercai una qualsiasi crema che mi potesse aiutare.
Mosso da curiosità, presi poi il computer ed iniziai a fare una ricerca su quei due soldati.
Innanzitutto notai che Phobos e Deimos erano i due satelliti del pianeta Marte, nella visione mitologica invece erano veramente i figli del dio Ares e della dea Afrodite e rispettivamente rappresentavano la divinizzazione della paura e del terrore che suscita la guerra, insomma non erano proprio delle persone da inimicarsi.
Passai il resto della giornata a pulire tutto ciò che i due fratelli avevano distrutto e per il muro sulla parete dovetti attaccarci momentaneamente del cartone e la cosa non mi fece granché piacere.
Si fece sera e dopo essermi fatto una bella cena, crollai sul letto in men che non si dica.
Iniziai nuovamente a sognare, questa volta mi trovavo in quello che doveva essere un bar nel quale non ero mai entrato prima, la cosa che mi fece stranire era il fatto che fossi in compagnia dell'uomo incappucciato.
Ad un tratto sentii un forte dolore allo stomaco, così forte che era come se avessi mangiato un'intera scorta di uova andate a male.
Mi alzai per andare nel bagno del bar, l'uomo incappucciato se ne stava ancora seduto mentre continuava a fissarmi, io entrai nel bagno e fu allora che sulla parete vidi un'altra scritta "Venus".
   
 
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