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Autore: MarcoBacchella    22/02/2016    2 recensioni
Ci troviamo nella metropoli meneghina, dove Marco Bacchella, studente di filosofia, ha un lavoretto come stagista schiavo in un giornaletto per studenti: questo lo porterà dentro la mafia indonesiana e negozi bio, a seguire piste su dei sandali di Stalin e su gatti scomparsi nel nulla.
Genere: Avventura, Comico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Investigazioni sconclusionate poco pagate"



Era troppo facile. Fin troppo facile e conveniente. 
Un appartamento a un solo chilometro a piedi dall'università da condividere con un ragazzo che, oltre che viverci, ne era proprietario.
Io tornavo da lezione e lui era sul divano a giocare a Destiny. 
Tornavo dal lavoro e lui era sul divano a giocare a Destiny. 
Tornavo da casa dei miei e lui era sul divano a giocare a Destiny. 
Non aveva pretese, non chiedeva affitto, e le poche volte che mi rivolgeva parola dimostrava tutte le sue abilità dialettiche neanche fosse uno scrittore.
Completamente apolitico e ascolastico, ci teneva a farmi sapere come il suo QI di 121 non influisse in qualsivoglia modo sulla ricerca della sua partner, anche se ci teneva a farmi sapere come le sue due ex storiche fossero ragazze intelligentissime e come lui adesso si ritrovava solo per sua scelta e non per scelta di entrambe le sopracitate.

Questo sarebbe un incipit bellissimo per un libro biografico o per un funerale, che solitamente si fanno postumi al soggetto in questione, tuttavia questo è un investigativo, quindi si dovrà aprire in qualche modo. 
Con un'esplosione. Esattamente come l'universo. Anche se alcuni sostengono non fosse un'esplosione bensì un netto essere.
Come avrete capito dalla poca destrezza nell'esplicazione del Big Bang, il sottoscritto ha ricevuto soltanto nozioni umanistiche in tutti gli anni di studio intrapresi. Questo non aiuta in particolar modo a spiegare cosa avvenga al sodio se messo nelle tubature dell'acqua, ma posso, tuttavia, spiegarne l'effetto con una ricevuta di un idraulico che dovetti chiamare di sabato mattina.

"Ero curioso" si giustificò sul momento.
"Volevo pulire lo scarico"  mi disse dopo venti minuti.
"È entrato un ragno e volevo ucciderlo" riportava il messaggio che mi mandò mentre ero in metro.

"Ti sta uccidendo lentamente. Perché non te ne vai e trovi un altro appartamento?" mi chiedevano i poveri cristi che dovevano sopportare le mie lamentele.
"Perché restando lì sopravvivo con 120 euro al mese di stage giornalistico."
Quei 120 euro che, in un modo o nell'altro, mi avrebbero causato ancora più incontri con quella creatura socialmente inaccettabile quale il mio affittuario.

Quella mattina di un mese imprecisato tra aprile e gennaio, dato che a Milano ci son sempre 8 gradi e non posso scindere i mesi dalla temperatura, entrai in ufficio solo per trovarmi una mail da quella che era un'associazione filo-socialista che si era vista rubare i sandali che una Stalin usò al mare (poi indossati dai vari esponenti sindacali nei vari cortei in manifestazione) da dei villici sconosciuti e la sopradetta teneva alla pubblicazione di un articolo sul "Corriere dell'Uni" che descrivesse i fatti solamente perché ero nella loro newsletter. 
Con un misto di esasperazione, tristezza e vomito, presi il badge e decisi parlare con il mio responsabile della cosa, Tony. 
Tony era yun omino trentacinquenne, stempiato, dall'aria sempre nervosa e dall'odore di caffè e Marlboro rosse spente a metà. Lo trovai proprio davanti alla macchinetta. Non servì neanche spiegargli per bene la situazione, mi disse solamente "Facci un articolo in ventiquattro ore."


Arrivato in quello che sembrava un centro CISL abbandonato -e poi subito dopo occupato- dagli studenti, mi accolse un corteo di 150 mila persone (almeno hanno affermato di essere centocinquantamila) persone (che per la questura erano 15, per l'ANSA 150) che intonavano, non sempre all'unisono, cori da stadio non sempre comprensibili. Esattamente come ogni movimento di sinistra dalla rivoluzione d'ottobre in poi. 
Di seguito trovate una parafrasi, di quello che mi ha detto il meno peggio di tutti, dato che non ho nessuna intenzione di annoiarvi con rime sui seni della tal madre.  
"Eravamo in corteo a leggere i tweets di Landini e della Camusso quando ci sono entrati in sede quegli stronzi del negozio Bio e ci hanno scavallato i sandali dello zio Stalin". Dalla sua bocca, oltre a uscire parole, uscivano anche odori piuttosto familiari. Lacrimogeni, tonno in scatola e marijuana. Non potevo credergli da mettere la mano sul fuoco, ma sembrava tenerci. A quanto pare queste calzature hanno il potere di convertire, testuali parole, "pure tu' nonna". 
Tra un "non mi pagano abbastanza per questa merda" e l'altro, decisi di continuare questa sceneggiata almeno fino alla bottega sopracitata.

Il negozio era poco distante da quell'imitazione di centro sociale in cui ero finito dieci minuti prima e sfoggiava architettura cartongessiana e decorazioni tribali, oltre che a un forte odore di incenso.
L'interno non era differente da qualsiasi negozio di frutta, se non per tutti i volantini filo-Verdi che sostenevano che qualsiasi tipo di invenzione uccida il pianeta e che i gatti possono sostentarsi di sole fave.
Tra uno scaffale e l'altro notai una faccia nota. 
Non lo riconobbi subito perché in teoria doveva essere in casa con l'idraulico e non al negozio da hipster dall'altra parte di Milano. 
Christopher era troppo preso dallo scegliere quale succo frizzante scegliere per accorgersi della mia presenza.
"O almeno pensi che io non mi accorga della tua presenza. Ho una funzionale visione periferica" affermò mantenendo il capo chino.
Dopo un paio di mesi che avevo passato con lui, smisi di farmi domande. Sapeva esattamente cosa, quando e come dire qualcosa e aveva quasi sempre ragione. 
"Non dovevi essere in casa?"
"Certo, ma dovevo anche fare merenda, e senza acqua corrente non potevo lavare la frutta. Piuttosto, tu cosa fai qua?"
"Tu dovevi fare merenda e hai lasciato l'idraulico solo in casa."
"Dovevo anche fare colazione. Non vorrai mica che io abbia poche energie per le ardue imprese che mi aspettano." Non era una discussione quanto uno slalom alla Sordi dalla questione centrale. 
"Ardue imprese come giocare tutto il giorno a Destiny?"
"Oh, no, no, no. Aiutarti nella tua investigazione sconclusionata, ovviamente." 
Ancora ad oggi non riesco a capacitarmi su come esattamente lo sapesse. 
Di certo non glielo avevo detto. 





















Ho una notizia buona e una brutta. La buona è che finalmente torno a scrivere. La cattiva è che ho perso tutti i quattro mesi di testi che avevo, e adesso sto lavoricchiando per tornare a produrre. Ho sfruttato l'occasione per correggere questo testo e continuarlo. 

Ah, dommage.


  
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