"Investigazioni sconclusionate poco pagate"
Era troppo facile. Fin troppo facile e conveniente.
Un
appartamento a un solo chilometro a piedi dall'università da
condividere con un ragazzo che, oltre che viverci, ne era proprietario.
Io tornavo da lezione e lui era sul divano a giocare a Destiny.
Tornavo dal lavoro e lui era sul divano a giocare a Destiny.
Tornavo da casa dei miei e lui era sul divano a giocare a Destiny.
Non
aveva pretese, non chiedeva affitto, e le poche volte che mi rivolgeva
parola dimostrava tutte le sue abilità dialettiche neanche fosse
uno scrittore.
Completamente
apolitico e ascolastico, ci teneva a farmi sapere come il suo QI di 121
non influisse in qualsivoglia modo sulla ricerca della sua partner,
anche se ci teneva a farmi sapere come le sue due ex storiche fossero
ragazze intelligentissime e come lui adesso si ritrovava solo per sua
scelta e non per scelta di entrambe le sopracitate.
Questo
sarebbe un incipit bellissimo per un libro biografico o per un
funerale, che solitamente si fanno postumi al soggetto in questione,
tuttavia questo è un investigativo, quindi si dovrà
aprire in qualche modo.
Con un'esplosione. Esattamente come l'universo. Anche se alcuni sostengono non fosse un'esplosione bensì un netto essere.
Come avrete capito dalla poca destrezza nell'esplicazione del Big Bang, il sottoscritto ha ricevuto
soltanto nozioni umanistiche in tutti gli anni di studio intrapresi.
Questo non aiuta in particolar modo a spiegare cosa avvenga al sodio se
messo nelle tubature dell'acqua, ma posso, tuttavia, spiegarne
l'effetto con una ricevuta di un idraulico che dovetti chiamare di
sabato mattina.
"Ero curioso" si giustificò sul momento.
"Volevo pulire lo scarico" mi disse dopo venti minuti.
"È entrato un ragno e volevo ucciderlo" riportava il messaggio che mi mandò mentre ero in metro.
"Ti
sta uccidendo lentamente. Perché non te ne vai e trovi un altro
appartamento?" mi chiedevano i poveri cristi che dovevano sopportare le
mie lamentele.
"Perché restando lì sopravvivo con 120 euro al mese di stage giornalistico."
Quei
120 euro che, in un modo o nell'altro, mi avrebbero causato ancora
più incontri con quella creatura socialmente inaccettabile
quale il mio affittuario.
Quella
mattina di un mese imprecisato tra aprile e gennaio, dato che a Milano
ci son sempre 8 gradi e non posso scindere i mesi dalla temperatura,
entrai in ufficio solo per trovarmi una mail da quella che era
un'associazione filo-socialista che si era vista rubare i sandali che
una Stalin usò al mare (poi indossati dai vari esponenti
sindacali nei vari cortei in manifestazione) da dei villici
sconosciuti e la sopradetta teneva alla pubblicazione di un articolo
sul "Corriere dell'Uni" che descrivesse i fatti solamente perché
ero nella loro newsletter.
Con
un misto di esasperazione, tristezza e vomito, presi il badge e
decisi parlare con il mio responsabile della cosa, Tony.
Tony era yun omino trentacinquenne, stempiato, dall'aria
sempre nervosa e dall'odore di caffè e Marlboro rosse spente a
metà. Lo trovai proprio davanti alla macchinetta. Non
servì neanche spiegargli per bene la situazione, mi disse
solamente "Facci un articolo in ventiquattro ore."
Arrivato
in quello che sembrava un centro CISL abbandonato -e poi subito dopo
occupato- dagli studenti, mi accolse un corteo di 150 mila persone
(almeno hanno affermato di essere centocinquantamila) persone (che
per la questura erano 15, per l'ANSA 150) che intonavano, non sempre
all'unisono, cori da stadio non sempre comprensibili. Esattamente come
ogni movimento di sinistra dalla rivoluzione d'ottobre in poi.
Di
seguito trovate una parafrasi, di quello che mi ha detto il meno peggio
di tutti, dato che non ho nessuna intenzione di annoiarvi con rime sui
seni della tal madre.
"Eravamo
in corteo a leggere i tweets di Landini e della Camusso quando ci sono
entrati in sede quegli stronzi del negozio Bio e ci hanno scavallato i sandali
dello zio Stalin". Dalla sua bocca, oltre a uscire parole, uscivano
anche odori piuttosto familiari. Lacrimogeni, tonno in scatola e
marijuana. Non potevo credergli da mettere la mano sul fuoco, ma
sembrava tenerci. A quanto pare queste calzature hanno il potere di
convertire, testuali parole, "pure tu' nonna".
Tra
un "non mi pagano abbastanza per questa merda" e l'altro, decisi di
continuare questa sceneggiata almeno fino alla bottega sopracitata.
Il
negozio era poco distante da quell'imitazione di centro sociale in
cui ero finito dieci minuti prima e sfoggiava architettura
cartongessiana e decorazioni tribali, oltre che a un forte odore di
incenso.
L'interno
non era differente da qualsiasi negozio di frutta, se non per tutti i
volantini filo-Verdi che sostenevano che qualsiasi tipo di invenzione
uccida il pianeta e che i gatti possono sostentarsi di sole fave.
Tra uno scaffale e l'altro notai una faccia nota.
Non
lo riconobbi subito perché in teoria doveva essere in casa con
l'idraulico e non al negozio da hipster dall'altra parte di
Milano.
Christopher era troppo preso dallo scegliere quale succo frizzante scegliere per accorgersi della mia presenza.
"O
almeno pensi che io non mi accorga della tua presenza. Ho una
funzionale visione periferica" affermò mantenendo il capo chino.
Dopo
un paio di mesi che avevo passato con lui, smisi di farmi domande.
Sapeva esattamente cosa, quando e come dire qualcosa e aveva quasi
sempre ragione.
"Non dovevi essere in casa?"
"Certo, ma dovevo anche fare merenda, e senza acqua corrente non potevo lavare la frutta. Piuttosto, tu cosa fai qua?"
"Tu dovevi fare merenda e hai lasciato l'idraulico solo in casa."
"Dovevo
anche fare colazione. Non vorrai mica che io abbia poche energie per le
ardue imprese che mi aspettano." Non era una discussione quanto uno
slalom alla Sordi dalla questione centrale.
"Ardue imprese come giocare tutto il giorno a Destiny?"
"Oh, no, no, no. Aiutarti nella tua investigazione sconclusionata, ovviamente."
Ancora ad oggi non riesco a capacitarmi su come esattamente lo sapesse.
Di certo non glielo avevo detto.
Ho una notizia buona e una brutta. La buona è che finalmente torno a scrivere. La cattiva è che ho perso tutti i quattro mesi di testi che avevo, e adesso sto lavoricchiando per tornare a produrre. Ho sfruttato l'occasione per correggere questo testo e continuarlo.
Ah, dommage.