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Autore: AndreaBrivio17    23/02/2016    2 recensioni
Un universitario e la sua noiosa vita da pendolare sono scossi da un singolare incontro, proprio sul treno...
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
- Questa storia fa parte della serie 'Storie improbabili di amori incredibili'
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Era un giorno come tanti altri e Luigi salì sul treno per andare in università.

Sulla solita carrozza c’erano le solite persone: la donna sulla quarantina che parlava al telefono con la sua amica, il metallaro dai capelli lunghi che ascoltava la musica a tutto volume con delle cuffie enormi, le tre ragazze della scuola per estetiste che chiacchieravano tra di loro, e i due fidanzatini che appena potevano si scambiavano baci affettuosi.

Ma alla seconda fermata salì una ragazza, coetanea di Luigi, che doveva aver perso il treno precedente. Anche lei universitaria, stava leggendo un libro. Luigi la notò subito. Qualche minuto dopo il treno imboccò il suo solito brusco scambio di binario al quale i soliti pendolari erano abituati, ma non lei. Perse l’equilibrio e cadde addosso a Luigi che la prese prontamente. Dopo le dovute scuse del caso, Luigi si chinò e raccolse il libro di fisica che le era caduto. “Stavo ripassando, questo pomeriggio ho un esame” disse lei. Luigi le restituì il libro e tutto tornò come prima. O quasi. I due ragazzi si guardarono a vicenda ma poi distolsero gli sguardi imbarazzati.

Due fermate più tardi il treno si fermò e sia Luigi che la ragazza scesero. “Anche tu scendi qui? Vuol dire che frequentiamo la stessa università” le disse Luigi. “A quanto pare sì. Io adesso devo andare al terzo edificio sulla destra” disse la ragazza. “Allora ti saluto, in bocca al lupo per l’esame!” le disse. Lei ringraziò, ricambiò il saluto e se ne andò.

Più tardi, in università, i pensieri di Luigi furono bruscamente interrotti da Marco, il suo compagno di banco che gli chiese il perché di quel suo sguardo perso nel vuoto. “Oh, nulla, stavo pensando ad una cosa” rispose Luigi. “Che cosa?”. Luigi non rispose. “Dai, cosa? Non fare il misterioso, su” Ripeté Marco. “Oggi in treno ho conosciuto una ragazza” gli disse Luigi. “E come si chiama?” chiese Marco. “Non lo so”. “Che nome strano…”. “Ma no, cretino. Nel senso che non conosco il suo nome”. “Ma dai, ci stai provando e non sai neppure come si chiama!”. “Ma non ci sto provando…”. “E perché no, scusa? È carina?”. “Sì”. “È simpatica?”. “Sì”.  “E allora perché non ci provi; l’hai appena conosciuta, non hai nulla da perdere”. Luigi non rispose. “Senti, tu fai quello che ti pare. Fossi in te, non mi perderei quest’occasione” disse Marco.

Per tutto il resto della giornata Luigi pensò a ciò che gli era successo e alle parole che gli aveva detto Marco. Se avesse ragione? Se il fato gli avesse offerto quest’opportunità su un piatto d’argento, sarebbe stupido rifiutare. Ma potrebbe essere troppo presto, lei potrebbe rifiutare, potrebbe non capire, forse sarebbe meglio dare tempo al tempo, ma c’è il rischio di rimanere in stasi perpetua… Il trambusto degli altri universitari che si alzavano dalle loro sedie per tornare a casa lo distolse dai suoi pensieri, era ora di tornare a casa.

Sul treno di ritorno aprì il libro di algebra per studiare un pochino ma continuò a pensare a lei e questi pensieri lo fecero crollare in uno strano sonno.

Quel pomeriggio Luigi era intento a studiare per l’esame di algebra, quando il verso di un barbagianni distolse il suo sguardo dal libro per rivolgerlo fuori dalla finestra. Cosa ci faceva un barbagianni lì? Come mai era lì in pieno giorno? Perché era di uno strano colore ocra, quasi dorato? Scosse la testa e decise di tornare allo studio. Guardò uno dei libri sulla scrivania, era di fisica e si ricordò che lei in quel momento stava facendo l’esame. Come stava andando? Su quali argomenti verteva? Dovrei forse provarci con lei? Queste domande riecheggiavano nella mente di Luigi finché di nuovo Marco non lo distolse dai suoi pensieri, mandando un messaggio sul gruppo della compagnia: “Stasera si fa qualcosa?”.

La sera Luigi andò al pub in centro insieme a Marco e ai loro amici. Dopo i normali saluti e convenevoli, Marco disse “Ma lo sapete che oggi Gigi ha adescato una tipa in treno?”. “non l’ho ‘adescata’, l’ho solo incontrata” precisò subito Luigi. “E come si chiama?” domandò Clara. “È così scemo che non l’ha chiesto” rispose Marco. “Ma scusa, se non sai il suo nome, come fai a provarci?” disse Carmine. “Ma… io… non…” balbettò Luigi. Era passata la mezzanotte e Luigi salì le scale con in testa ancora il pensiero di quella ragazza e della conversazione di quella serata. “Marco è sempre il solito. Non capisce che io non sono come lui, che io non ci provo con ogni ragazza un poco carina che conosco. Che, poi, conosco… non so neppure il suo nome…” e con questa sfilza di pensieri in mente andò a dormire.

Il tempo passò e arrivo il fatidico venerdì 17, il giorno dell’esame di algebra. Luigi non si sentiva tanto pronto e i pensieri che gli dominavano la mente non erano solo relativi numeri e matrici, ma riguardavano anche la ragazza del treno.

“Speriamo sia andato bene”, pensò sedendosi sul treno di ritorno. Guardando fuori dal finestrino rivide ancora quello strano barbagianni. “Posso sedermi?” chiese una voce femminile. “Sì, faccia pure” rispose Luigi, ancora assorto a osservare il barbagianni. Quando si voltò, vide che accanto a lui si era seduta la ragazza che affollava i suoi pensieri. Luigi la salutò e ruppe il ghiaccio chiedendole come le era andato l’esame. Dopo un po’ le disse “Scusa, non mi sono ancora presentato; sono Luigi Alberto Broccoli”. “Io mi chiamo Elettra Greco” rispose lei. L’altoparlante annunciò la fermata di Luigi e lui scese a malincuore perché non avrebbe mai voluto lasciarla.

Sceso dal treno, Luigi si ritrovò davanti al barbagianni che lo fissava svolazzando di fronte al lui. “Che ci fai qui?” gli chiese Luigi. “Sono il tuo subconscio e sono qui per svegliarti” rispose. “Il mio subconscio? Svegliarmi? Ma che intendi dire?”. “È solo un sogno, Luigi. Solo un sogno”. “No! Non può essere!”. “Sai che è così”. “No! No! Perché? Adesso che l’ho conosciuta, adesso che so come si chiama…”. “Era la tua immaginazione, Luigi. Solo la tua immaginazione”. “Ma perché?!”. “Te l’ho detto, sono il tuo subconscio, Luigi. Il tuo subconscio…”.

In quel momento Luigi sentì lo sgradevole fischio di una frenata e si svegliò di colpo, facendo cadere il libro di algebra. Dunque era soltanto un sogno. No, per Luigi era qualcosa di più. Ora aveva preso una decisione, ora sapeva cosa fare. Il fato gli aveva fatto incontrare quella ragazza, il fato gli aveva fornito quel barbagianni nel sogno per fargli capire cosa voleva veramente. Sapeva cosa fare ora: combattere le sue indecisioni e le sue paure; perché lui non aveva paura di amare, aveva paura di scegliere cosa fare e delle conseguenze cui avrebbe portato una tal scelta.

   
 
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