Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
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Autore: Ammie    23/02/2016    2 recensioni
Mia madre non c'è più, detesto mio padre e non riesco a guardare negli occhi mia sorella. Letteralmente.
Nonostante l'oscurità che mi circonda riesco a vedere una piccola luce, che proviene dal sorriso del nuovo guardiano.
Un guardiano del buio, oltretutto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Hayato Gokudera
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il guardiano del buio.
 
Lei è un Borgia, Gokudera-kun. E i Borgia non si tirano mai indietro.
 
Il giorno dopo mi alzai di buonumore: la sera prima avevo avuto un incontro ravvicinato -chiamiamolo così- con Hayato. Ci eravamo baciati, toccati, carezzati -e nulla di più- per una buona ora prima di convenire che era meglio non rischiare di farsi vedere da qualcuno. Certo, non avevamo pensato a come avremmo dovuto comportarci oggi alla festa, ma il sole splendente che faceva capolino dalla finestra mi rassicurava sul fatto che sarebbe stata una splendida giornata. Mi alzai, lavai e vestii canticchiando, per la prima volta dopo anni e anni. Uscii di casa giusto in tempo per trovarmi di fronte a Shamal.
“Piccola!” Mi salutò. “Come stai?”
“Bene.” Sorrisi.
Il dottore si stupì. “Sei raggiante stamattina! Mi fa piacere.”
A quanto pare l’abbiamo scampata. “Vieni anche tu alla festa di Dino?” domandai, chiudendo la porta di casa alle mie spalle.
“Ecco… Sono passato ad avvisarti che non potrò partecipare: ho un volo tra mezz’ora.”
Per la prima volta in vita mia, non presi male le sue parole. Forse un certo guardiano mi ha dato una carica di energia… “E dove andrai di bello?” chiesi, incamminandomi verso la casa del Boss.
“In Italia. Reborn è lì e ha richiesto il mio aiuto.” Poi, all’improvviso, si fermò. “Devi avere proprio una bella giornata se reagisci così, Chiara.” Sorrise. “Sei tale e quale alla bambina che anni fa mi tirava i capelli ridendo, per via del solletico che le facevo.”
“Mi sono alzata con il piede giusto.”
“A proposito! Ieri sera è passato Hayato, non è vero?”
Quasi sobbalzai. “Sì… Perché…?”
“Ho trovato la tua chiamata persa e gli ho chiesto di passare. C’era qualche problema?”
Fiuu. “Oh… Beh…” respira. Respira. “Avevo provato a sistemare delle tubature, ma ho combinato un pasticcio e alla fine ci ha pensato lui. Ora è tutto a posto…” Non potevo confessare a Shamal cos’era successo. Chissà come l’avrebbe presa! Dopo qualche altro passo, arrivammo di fronte alla casa del Boss.
“I lavori manuali non sono mai stati il tuo forte!” rise, facendo ridere anche me. “Bene, è meglio che ti saluti, adesso: devo ancora preparare la borsa per il viaggio.” Mi abbracciò.
“Quando torni?”
“Domani sera. Non preoccuparti.” Mi carezzò la testa. “Puoi chiamare i Vongola se hai qualche altro problema.”
L’abbraccio si sciolse. Mi sarebbe mancato, ma non così tanto, realizzai. Forse quei baci mi avevano davvero ricaricata…“A domani, Shamal.” Dissi, vedendolo girare l’angolo e sparire.
Neanche feci in tempo a girarmi che una voce familiare chiamò il mio nome.
“Buongiorno, signorina. Grazie per essere venuta.”
Mi voltai. Dino Cavallone era poggiato sullo stipite della porta con un’espressione raggiante. Era sempre il solito: non appena fece un passo inciampò e finì con la faccia a terra. “Ouch…”
“Tutto bene?” chiesi, aprendo il cancello di casa Sawada.
Il biondo si alzò sorridendo, anche se sporco di terra. “Si... Devo solo darmi una ripulita.”
Risi. “I tuoi uomini?” domandai.
“Ho dato loro un altro giorno di festa. Volevo stare con voi, oggi.”
“Che programmi hai in mente?”
Si sfregò le mani, cercando di togliere un po’ di terriccio. “Beh, all’inizio pensavo di andare in un posto… Ma dato che è una così bella giornata perché non andiamo tutti in spiaggia?”
Ci pensai su. “Lo dici adesso? E i costumi?”
“Li prenderemo in qualche negozio lì vicino.” Si pulì le guance. “Meglio che vada a lavarmi… Alcuni sono già dentro, se vuoi salutarli.”
Feci qualche passo e quasi me ne scordai. Mi avvicinai, mi alzai in punta di piedi e iniziai a sussurrare. “Oh, a proposito… Buon compleanno, Cavallo Rampante.” Sorrisi, schioccandogli un bacio sulla guancia e ridendo di nuovo quando poi divenne rosso.
“Ehi...” un’altra voce che conoscevo fece irruzione nella conversazione. “Dov’è il mio bacio, Bomba-chan?”
Squalo e Hayato mi stavano guardando entrambi, il primo con un’espressione maliziosa, il secondo in modo incomprensibile. Il mio sguardo venne subito catturato da due occhi che ormai conoscevo fin troppo bene. Mi sentii stranamente a disagio, cosa che non aveva alcun senso: la sera prima avevamo infranto le regole, ma era stata un’esperienza fantastica, almeno per me. E lui, cosa ne pensava? Non appena si era fatta una certa ora, avevamo stabilito che era meglio andare a dormire e Hayato, come un fulmine, uscì di casa senza dire altro. E se non gli fosse piaciuto? Se ne stava fermo, con i pugni serrati lungo i fianchi, gli occhi fissi su di me e uno sguardo che non riuscivo proprio a decifrare. D’istinto, scappai all’interno della casa senza dire altro.
 
“Allora, mi vuoi dire che è successo?”
“Dino, smettila.” Sbuffai, passandomi una mano tra i capelli.
“Non appena ti ha guardato, è scappata dentro casa.” Disse. Poi, non ottenendo alcuna risposta da parte mia, riprese a parlare. “Lei è un Borgia, Gokudera-kun. E i Borgia non si tirano mai indietro. Cosa le hai detto? Cosa le hai fatto?”
Mi spazientii. “Non le ho fatto niente!” A parte ispezionare la sua bocca e il suo delizioso fondoschiena.
Dino mi guardò torvo. Aveva capito che era successo qualcosa, ma non potevo dirgli… O forse sì? Mi alzai dalla sedia sdraio e camminai verso il lungomare. Era una fortuna che Dino avesse riservato questa piccola spiaggia solo per noi, così da avere tranquillità. Avvicinai i piedi all’acqua e guardai il panorama, mentre aspettavo che Dino mi raggiungesse.
“Gli altri sono ancora sotto gli ombrelloni. Ora parla.” Disse, una volta arrivato al mio fianco.
“Ieri sera quel Dottore mi ha mandato a casa sua. C’erano dei tubi da sistemare…” feci schioccare il collo, nervoso. Davvero potevo fidarmi di lui? Era meglio mettere le cose in chiaro fin da subito. “Non lo dirai a nessuno.” Lo guardai negli occhi con fare minaccioso. “Mi hai capito?”
“Si…” non era contento del tono che avevo usato, ma lasciò correre. “Adesso parla. Mi sai facendo agitare.”
Guardai in basso. Respirai. “Può essere successo… Che mi sia trattenuto un po’ più del dovuto a casa sua…”
L’altro rimase immobile per un attimo, poi riprese a parlare. “Te lo devo chiedere. Le autorità potrebbero agitarsi per questa… Per questa cosa?”
“Forse…” sospirai. “Tutti ormai hanno capito di Hibari e Chrome, e al Decimo a quanto pare sta bene, se non ha mai detto nulla a riguardo. Ma questo è diverso. È fin troppo rischioso.” Scossi la testa. “Non so cosa mi sia preso, ma ieri non sembrava un’idea così brutta…”
“Non so che dirti, davvero. Lo scandalo ha complicato tutto…” sospirò. “Quella relazione è stata troppo pericolosa per la Famiglia, ma voi non avete cattive intenzioni. Voi non siete loro, Gokudera-kun.”
Strinsi i pugni. “Le autorità saranno contrarie in ogni caso.”
“Non lo puoi sapere.” Si guardò attorno, forse preoccupato che gli altri fossero ancora lontani da noi. “Sono passati tanti anni dallo scandalo. Potrebbero capire che le vostre sono-”
“Sono cosa? Buone intenzioni? Nemmeno io so il perché di ieri sera!” sbottai, usando un tono più acido del voluto. “Se vuoi saperlo, volevo solo togliermi lo sfizio! Ecco perché sono stato al gioco!”
“Non è vero, e lo sai.” Mi fermò quando feci per andarmene. “Da quando è arrivata ti comporti in modo strano: ti stai affezionando. Non è vero quello che hai detto poco fa.”
Scostai la sua mano guardandomi alle spalle, vedendola arrivare insieme a Ryohei, Yamamoto e Squalo, che non perdeva occasione di spogliarla con gli occhi. Alcuni passi più indietro, s’incamminava tutto il resto della Famiglia.
“Stanno arrivando.” Lo avvertii.
Dino annuì. “Non lo dirò a nessuno, ma tu dovresti capire cosa provi per lei.”
Strabuzzai gli occhi, arrabbiato. “Io non pro-”
“Ssh.” Mi zittì.
“Dino, sai che odio quando qualcuno mi-”
“Siete pronti per un bagno, femminucce?”
Alzai gli occhi al cielo irritato: il solito tono sfrontato di Squalo. Poi guardai Chiara: aveva scelto un due pezzi nero che rendeva pienamente giustizia alle sue morbide curve. Aveva lasciato i capelli scuri sciolti che, per via del vento, danzavano attorno al suo viso facendola apparire ancora più bella. La seguii con lo sguardo, ma lei non alzò gli occhi e ci sorpassò come se non fossimo lì, entrando pian piano in acqua. Inutile dire che Squalo la seguì senza indugi.
Ryohei eYamamoto si fermarono a parlare con Dino, ma io non li ascoltai minimamente: continuai a fissarla ammaliato finché gli altri non ci raggiunsero e anche i tre accanto a me si mossero.
“Ricorda di rifletterci su.” Sussurrò il biondo.
Non potevo perdere l’occasione di vederla tutta bagnata, con quelle curve, quelle labbra… Non dopo ieri sera. Il cuore prese all’improvviso a battere più velocemente. Poi presi la mia decisione: mi tuffai in acqua e iniziai a nuotare verso di lei.
 
Non appena l’acqua arrivò all’altezza del mio seno mi fermai, nonostante Squalo insistesse per proseguire. “Oh, no…” dissi. “Preferisco stare qui. Non mi piace nuotare dove l’acqua è troppo alta.” Feci per scostarmi, ma inutilmente.
“Dai, Bomba-chan…” si avvicinò a me, posando le mani sui miei fianchi. “Ti posso sostenere io.”
“Ti piace così tanto provocarlo?” domandai.
Rise. “Dovresti vedere con quanta foga sta nuotando verso di noi.”
Feci per voltarmi, ma poi ci ripensai. Il suo sguardo, quella mattina, non aveva dato alcun segno di… Beh, di qualsiasi cosa. Ma se i baci della sera prima non avevano avuto alcun effetto su di lui, a differenza di me, perché adesso ci stava raggiungendo? Certo, era vero che una relazione tra due guardiani come noi era proibita -a meno che non fosse intervenuto il Boss per rassicurare la autorità-, ma d’altra parte è stato così bello baciare qualcuno per la prima volta, sentirsi desiderata… Le sensazioni che provavo vicino a lui erano molto intense, tuttavia non dovevo affezionarmi. Non potevo rischiare di coinvolgermi emotivamente, per poi perdere di nuovo i miei cari. No. Dovevo solo raggiungere il mio scopo, senza complicazioni. Anche se con due occhi splendidi come i suoi… Le sue spalle larghe, che mi facevano sentire così protetta… Perché doveva essere così dannatamente difficile?
“Ehi?” domandò Squalo, risvegliandomi dai miei pensieri.
“Mmh?”
“Stavo dicendo che-”
Non riuscii a sentire il resto della frase, perché un’alga si era posata sul mio piede. Odiavo le alghe: così viscide e scivolose. Con un piccolo saltello mi aggrappai allo spadaccino di fronte a me che, con sua grande gioia, mi strinse a sé.
“Non credevo di avere quest’effetto su di te…” rise malizioso.
“No, no, ti prego! Non mi mollare! C’è un’alga qua sotto!” dissi, convincendolo poi a spostarci dagli altri di qualche metro.
“Che diavolo state facendo?” chiese Hayato, improvvisamente dietro di noi.
Certo, vederci in quello stato… Avevo le braccia attorno al suo collo, mentre lui premeva le mani sulla mia schiena.
“Nulla di cui ti debba preoccupare.” Rispose Squalo, mentre io nascondevo il mio volto imbarazzato nell’incavo del suo collo.
“Ti devo parlare.”
“Ora sono impegnato, come vedi.
“Non con te. Chiara, per favore. È importante.” Mi disse poi in italiano, convincendomi a posare i piedi a terra e ascoltarlo.
“Che c’è…?” mormorai con i suoi occhi penetranti fissi su di me.
Guardò Squalo. “Vorrei parlarle in privato.”
“Sto bene qui, grazie.” Sorrise l’altro, sfacciato.
Ero troppo imbarazzata. Che volesse dirmi dei baci che c’eravamo scambiati? “Magari più tardi, Gokudera-kun. D’accordo?” lo implorai con lo sguardo, prima di prendere a nuotare lontano da lui… Ma con Squalo, come sempre, al mio fianco.
 
 
Avevo passato il resto della giornata a ridere di Dino e a scherzare con Chrome, tuttavia il suo sguardo non mi aveva mai lasciata. Persino adesso, conclusa la giornata di festa, seduto nel divano di casa mia, non accennava ad alcun argomento. Se ne stava lì, fermo, a guardarmi.
Deglutii. Prima o poi avremmo dovuto parlare di qualcosa. “Uhm… Ho ancora della birra nel frigorifero, se vuoi…”
Si alzò, liberando i capelli dal solito codino. “Dobbiamo parlare di ieri sera.” Era serio.
Fantastico. “Non dobbiamo parlarne per forza.”
“Invece si.” Si passò una mano tra i capelli, evidentemente nervoso. “Ho raccontato tutto a Dino.”
Spalancai gli occhi. “Cosa?”
“Non lo dirà a nessuno. Sa quanto la faccenda sia complicata. Il punto adesso è…” mi guardò. “Ieri sera…” deglutì. Era evidente che era nervoso.
Incrociai le braccia al petto. “Non si dovrà più ripetere, vero?” chiesi delusa. Da una parte desideravo provare ancora quelle emozioni, ma dall’altra sapevo che era contro le regole, almeno per due guardiani come noi. Spostai lo sguardo verso il basso.
“No.” Si avvicinò a me. “Non voglio correre rischi.” Disse.
Tornai a guardarlo, sentendo il cuore battere più veloce. “Va bene.”
“Per il bene della Famiglia, dobbiamo stare lontani.”
“Già.” Feci un passo verso la porta di casa. Dovevamo stare lontani, era vero. Ma era così difficile… “È meglio che tu vada, allora.” E la aprii.
Non appena mi voltai, lo trovai a pochi centimetri da me. I nostri nasi si sfioravano. Lo vidi guardarmi le labbra intensamente, per poi tornare a guardare i miei occhi. A un tratto alzò lentamente una mano e con delicatezza spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Le sensazioni che provavo in quel momento erano fantastiche, per non dire altro.
Tuttavia Hayato restò immobile per un momento, prima di uscire senza dire una parola.
Sconsolata per la conversazione, mi avviai verso il bagno per una doccia rinvigorente.
 
Un altro rumore alle tre e cinquanta del mattino? Ciò poteva significare solo una cosa: qualcuno era entrato in casa mia. Velocemente e senza fare alcun rumore scesi dal letto. Non accesi le luci, perché grazie ai miei occhi potevo vedere benissimo anche al buio. Scesi al piano di sotto e mi diressi verso la cucina, da dove provenivano i rumori. Vidi un uomo vestito di nero darmi le spalle. Era alto e abbastanza muscoloso, ma io avevo le tecniche Borgia dalla mia parte: non sarei stata sconfitta.
“Ti ho trovato.” Dissi, pronta ad attaccare. “Sei finito.”
L’uomo, interamente coperto di abiti neri, con tanto di maschera, si girò rise in modo perverso. “No. Tu lo sei, Borgia.”
“Cos- Ah!”
Un bagliore repentino mi colse di sorpresa. Improvvisamente i miei occhi bruciarono soffrenti. Caddi in ginocchio, le mani sempre a proteggere gli occhi. Il dolore si stava facendo gradualmente più forte e per lo spavento alcune lacrime mi rigarono il volto. Aprii gli occhi, ma con mio stupore non vidi assolutamente nulla, nonostante avessi l’abilità di vedere al buio. Il mio cuore batté a un ritmo sempre più frenetico, tanto ero spaventata dalla situazione.
Una mano mi carezzò la testa. “Ucciderti adesso non sarebbe divertente. Sai, ho in mente una cosa speciale per te.” Sentii una finestra aprirsi. “Ma almeno ora ti ho trovata. Alla prossima…”
Dopo qualche minuto di silenzio capii che ero sola in casa. Senza indugiare oltre avanzai a carponi verso la mia destra, dove si trovava il telefono della cucina. Trovata la parete, mi alzai in piedi, gli occhi ancora chiusi per via del dolore lancinante. Afferrai il telefono, e dopo alcuni tentativi falliti riuscii a comporre il numero di Hayato. Era l’unico che volevo al mio fianco in un momento del genere, nonostante poche ore prima ci fossimo detti il contrario.
 Riconobbi la sua voce. “Sì?”
“Hayato…” dissi, spaventata.
 
Erano quasi le quattro del mattino, quando il mio cellulare iniziò a squillare. Era Chiara. Di scatto mi sedetti sul letto. “Sì?”
“Hayato…” disse, spaventata.
Subito mi allarmai, il cuore impazzito. Le era successo qualcosa. “Chiara, non ti muovere. Arrivo subito, d’accordo?” dissi, in italiano.
“Mmh…” la sentii piangere.
Poi, più veloce che potevo, misi una maglia e corsi fuori di casa, arrivando di fronte alla sua porta in tempo record. Con un paio di calci riuscii ad aprirla. Accesi le luci e la chiamai.
“S-sono… In cucina…” singhiozzò.
Non appena la vidi, qualcosa dentro di me si spezzò: era seduta a terra, scossa dal pianto, le mani che le coprivano gli occhi. Qualcuno la pagherà, pensai.
“Chiara…” sussurrai, abbracciandola.
“N-non vedo niente…” singhiozzò terrorizzata.
Aggrottai la fronte. Le luci erano accese… “Chiara, calmati. Respira.” La strinsi maggiormente a me, cullandola dolcemente. Il mio cuore batteva forte, agitato, mentre le sue mani si aggrappavano a me, come se fossi la sua ancora di salvezza. Chi l’ha ridotta in questo stato non la passerà liscia, ripromisi a me stesso.
Hayato… Non riesco a vedere…” continuò, in lacrime.

 
 
Mi mancava questa storia. Se volete che continui a portarla avanti, fatemelo sapere.
Bastano una o due recensioni, ed io la continuerò.
 
Ammie.
  
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