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Autore: Andre De La Croix    24/02/2016    1 recensioni
Un ragazzo racconta di una serata passata in compagnia di amici trasformata in un bagno di sangue
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Blood House

 

Sono passati dieci anni da quella sera. Ma me la ricordo molto bene, come se fosse successo ieri; il freddo sul mio volto, il sangue sui miei vestiti, la mia ragazza morta tra le mie braccia, me la ricordo molto bene, lei, con addosso solo il reggiseno e le mutande.

Quando mi trovarono mi accusarono di omicidio e mi diedero quarant'anni, mi portarono in un carcere di massima sicurezza, persi completamente la testa dopo tre anni. Cominciai prima ad avere incubi, poi attacchi di panico, soffrivo di insonnia e autolesionismo. Decisero di trasferirmi in un carcere psichiatrico quando la guardia di sicurezza durante il turno notturno mi vide sbattere la testa ripetute volte contro il muro della mia cella.

Ai poliziotti raccontai di quella sera dall'inizio alla fine, gli dissi la verità ma loro non mi credevano, anzi, facevano finta di non credere. Sono arrivato alla conclusione che quei piedi piatti in realtà volevano proteggere i veri responsabili, i veri bastardi, i veri assassini; forse perché sotto sotto quella setta aveva contatti con gente di una certa importanza, non lo so. Io sono stanco, non ce la faccio più. I miei amici hanno smesso di cercarci dopo il trasferimento dal carcere, i miei genitori non sono mai venuti a trovarmi. Sono rimasto solo e questa sera la farò finita, sono riuscito a rubare una grossa quantità di psicofarmaci vari che prenderò subito dopo il giro di controllo dell'infermiere. Prima di andarmene definitivamente voglio scrivere di quella sera, raccontarlo un'ultima volta. Non so se questo cambierà qualcosa, non credo, ma ci voglio provare.

 

Era una fredda sera di fine inverno, io e la mia compagnia composta da Alice la mia ragazza, Stefano il mio migliore amico e Luca il più piccolo del gruppo che aveva solo 16 anni, volevamo passare una serata tranquilla con qualche birra e un po' di erba. Eravamo con la mia macchina e stavamo cercando un posto in periferia lontano il più possibile dagli sbirri.

Ammetto che eravamo già un po' tutti sbronzi e Stefano che era seduto nel sedile dietro al mio stava già rollando un blunt mentre cantava il ritornello di Ganja Boat.

Non riuscivo a trovare nessun posto adeguato, e proprio mentre stavo perdendo le speranze vidi una strada secondaria nascosta dagli alberi; la imboccai, non potevo immaginare che quella strada mi avrebbe portata alla rovina della mia vita. Continuai a guidare per un paio di minuti ancora finché arrivai a ridosso di un sentiero in cui non si poteva proseguire in macchina.

Mentre camminavamo fumammo e bevemmo un sacco. Alla fine del sentiero trovammo una vecchia casa di legno che sembrava esser stata abbandonata da anni. Avevamo bisogno di un rifugio per scaldarci quindi entrammo. All'interno l'abitazione era diversa, era tutto pulito e in ordine. Non mi feci molte domande sul perché questa casa sembrava tutt'altro che abbandonata.

Il salotto era molto ampio ma quasi vuoto e privo di decorazioni, c'era solo un televisore con un videoregistratore ma sul momento non vidi nessuna cassetta. Quando accesi il camino tutto sembrò più surreale, le fiamme danzavano creando sullo sfondo giochi d'ombra molto inquietanti e forme grottesche. Mentre io e Alice cercavamo una stanza per appartarci Stefano e Luca si sedettero a fumare davanti al camino; attraversammo il salotto e la cucina per poi raggiungere una stanza con la porta spalancata, un enorme letto matrimoniale si trovava al centro, le lenzuola erano pulite e profumate. Ci sedemmo, la baciai, lei mi baciò più forte. Dio, quanto l'amavo.

 

Mi svegliò un rumore che proveniva dal salotto, non mi preoccupai perché pensai che uno dei due ragazzi avesse fatto cadere qualcosa, mi girai e vidi il viso di Alice illuminato dalla luna, dormiva profondamente; cercai i miei jeans per prendere il cellulare e guardare l'orario, mentre li cercavo con lo sguardo per terra vidi una figura ai piedi del letto, era immobile, mi guardava, mi si raggelò il sangue, sobbalzai urlando e quella cosa si mise a correre fuori dalla stanza. Alice si svegliò spaventata, si guardava attorno con gli occhi ancora addormentati, la presi per il braccio e uscii dalla camera da letto in cerca di Stefano e Luca, ero pronto ad andarmene ma quello che vidi in salotto, quello che vidi...ancora non riesco a dimenticarlo; i miei due amici erano distesi sul pavimento, a Luca avevano tagliato la gola invece Stefano lo avevano riempito di pugnalate al petto, il sangue era sparso ovunque. Alice si mise ad urlare, io sbiancai, non riuscivo a muovermi, ero come paralizzato, ma ora dovevo pensare alla mia ragazza, non potevo permettere che qualcuno le facesse del male. Corsi verso la porta e la spalancai, fuori però c'erano sei figure incappucciate che ci fissavano in mezzo alla boscaglia. Dovevo trovare un'altra via di fuga.

Cercai in tutte le stanze ma tutte le porte erano chiuse tranne una. Era una stanza molto grande con scaffali pieni di videocassette, libri e fotografie, sul muro c'era disegnato un enorme figura diabolica. Ci barricammo dentro. Non so quanto tempo rimanemmo dentro, mi sembrò un'eternità, fuori non sentivamo più nessun rumore ma qualcosa mi diceva che non era sicuro. Dovevo ancora prendere il mio cellulare per chiamare aiuto quindi presi coraggio, tranquillizzai Alice e uscii.

Fuori sembrava di essere in un altro mondo, le luci erano più deboli e avevano meno intensità, sulle pareti c'erano scritte strane parole in una lingua che non conosco e non ho mai visto, camminai lungo il corridoio passando per il salone, guardai il televisore di sfuggita, sembrava mi chiamasse, continuai fino alla stanza da con il letto matrimoniale guardando ogni tanto le finestre per vedere se c'era ancora qualcuno.

Il mio cellulare non era dove lo avevo lasciato, per terra, ma sul letto, precisamente sul cuscino. Lo presi immediatamente e composi il 112, mi rispose un uomo, gli dissi velocemente quello che stava succedendo e gli pregai di aiutarci ma dall'altra parte non ricevevo nessuna risposta concreta solo un respiro profondo e inquietante usciva dalle casse del telefono, prima di riattaccare lo mandai a fare in culo.

Corsi di nuovo da Alice ma prima staccai la presa del televisore e del videoregistratore. Lei mi guardò sbalordita quando mi vide entrare con quel coso ingombrante, mi chiese se avessi chiamato la polizia, mi disse che ero uno stupido perché mi ero preoccupato di prendere la tv e non un'arma, da una parte aveva ragione ma dall'altra volevo capire cosa ci fosse dentro quelle videocassette; ne presi una a caso e la inserii dentro.

La mia ragazza si mise in un angolo a piangere, io mi sentivo quasi attratto da ciò che stavo per guardare, lo schermo rimase nero, si sentiva solo un suono simile ad un ronzio che continuava a crescere di intensità. Sentii qualcuno sedersi affianco a me, mi girai, era Alice. Mentre il suono ci ipnotizzava sullo schermo comparvero delle immagini che raffiguravano scene di violenza, di stupri, scene di guerra, cannibalismo e altre fotografie di morte.

Quando la videocassetta finì persi i sensi. Mi risvegliai e mi guardai subito attorno, le videocassette erano scomparse tranne una che si trovava sopra il televisore,accanto a me si trovava la mia ragazza, la spinsi per svegliarla ma non ricevetti risposta perché era già morta, da uno squarcio nella pancia le uscivano le interiora, la strinsi forte a me mentre la polizia sfondava la porta, mi portarono in caserma dove mi accusarono dell'omicidio dei miei amici, io raccontai la mia versione dei fatti ma loro dissero di avere una prova, una videocassetta.

Mi mostrarono un video in cui si vedeva che uccidevo tutti quanti. Persi completamente la testa.

 

 

 

 

 

 

  
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