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Autore: Alexia Anderson    28/02/2016    0 recensioni
L'amore ci fa fare cose impossibili, e Orfeo lo sa molto bene. Farà di tutto pur di strappare la sua amata Euridice dalle grinfie della morte. Ce la farà?
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Orfeo ed Euridice Giorno di festa. Euridice, figlia di Nereo e Doride, si sposò con Orfeo, figlio di Eargo, re della Tracia, e della musa Calliope. Pochi giorni dopo il matrimonio, la bella Euridice, passeggiando, conquistò il cuore di Aristeo che cercò di sedurla. La fanciulla, per sfuggire alle sue insistenze, si mise a correre, ma ebbe la sfortuna di calpestare un serpente nascosto nell'erba che la morsicò provocandole la morte istantanea. Orfeo é seduto su una roccia e canta felicemente con la sua lira, mentre le persone e gli animali si fermano ad ascoltare estasiati quel dolce suono. "Euridice, mia sposa, rosa leggera e chiara, amica rara e vera, frutto-fiore felice, amica, viva Luna..." Ad interrompere il canto soave di Orfeo fu un'ancella che gridava il suo nome correndo: Ancella:-Orfeo! Orfeo! Strappa le corde della tua lira, strappati i capelli ad uno ad uno. Un serpente velenoso, rabbioso verme delle rocce, buio nodo invidioso della bellezza, si è sciolto sibilando e ha morso il piede di Euridice!! E' morta! La bella è morta! Possa la mia lingua bruciare come una fiamma nella bocca e i miei occhi perdere ogni luce e cadere, se quello che dico non è vero!- Nessuno riuscì a descrivere il dolore che provò Orfeo sentendo quelle parole. Si accasciò a terra piangente, e scuoté la testa credendo che tutto quello fosse un incubo e volle risvegliarsi. Ma poi si rese conto che quella era la realtà. Nessuno sentì più Orfeo cantare o suonare. La musica e la felicità di Orfeo erano morte insieme alla sua amata Euridice. Dopo i funerali di Euridice, Orfeo decise di andare negli Inferi e di riportare la sua amata nel mondo dei vivi. Viaggiò molto, vide mari sconosciuti e luoghi che non aveva mai visto, fino a che non raggiunse il fiume Stige che circondava l'ingresso dell'oltretomba dove trovò Caronte e il suo fidato traghetto nero che attendeva le anime dei defunti. Caronte:-Che ci fai qui uomo vivo? Che fai qui, tu non sepolto e non cremato? Tu che non porti in bocca monete per pagare il passaggio? Tu non sei accompagnato da Ermete, come lo sono tutti i defunti? Tu sei straniero alla morte, su queste acque non passerai! Orfeo impugnò la sua lira e disse:- Non ho in bocca monete, Caronte, ma senti se quello che esce dalla mia bocca ti può pagare. "Silenzioso Caronte, oriente del dolore, bianco capitano dell'ombra,che tagli con la prua le onde del ricordo..." Caronte si commosse e fece salire Orfeo sulla barca nera, portandolo fino al cancello degli Inferi, dove stava Cerbero, il guardiano. Le sue tre teste ringhiavano e i serpenti della sua criniera sibilavano, la coda di drago si srotolava ed i suoi artigli di leone graffiavano l'aria cupa. Orfeo, con la sua lira, cantò per Cerbero così bene che lui si commosse e gli aprì le porte al Regno di Ade e Orfeo vi entrò. Tutte le anime lo osservavano bisbigliando incredule, mentre Orfeo fece il suo ingresso al palazzo di Ade,scendendo i mille scalini neri, al termine dei quali trovò Ade che dormiva profondamente sul suo trono, con accanto Persefone che guardava il cantore con la fronte corrucciata, in silenzio. Orfeo:-Gloriosa figlia di Zeus, amatissima figlia di Demetra, io sono Orfeo il cantore.- La fronte di Persefone si distese Persefone:-Il tuo nome è arrivato fin qui, Orfeo. La tua voce è ricordata da coloro che l'hanno udita, come una delle cose più dolci della vita. Perché ti presenti ora al centro dell'ombra? Orfeo:-Euridice, mia sposa, è morta per il veleno di un serpente. Sono qui per portarla con me nel regno dei vivi, perchè non posso sopportare che muoia il mio amore. Persefone, perplessa, guardò rapidamente Ade che ancora dormiva. Persefone:-Come puoi pensare di farlo, Orfeo? La legge di Ade non si rompe, Orfeo. Orfeo:-Persefone,ascolta: "Il grano splende come un culmine d'oro sul fianco del colle ferito di papaveri gentili..." Persefone ricordò la sua giovinezza luminosa, quando correva per i campi di grano in estate, sotto lo sguardo intenerito della madre, fino a che Ade non aprì il terreno e la portò con sé negli inferi... Persefone:-Venga con te, Euridice, Orfeo. Per mio volere lei ti seguirà fino all'uscita degli Inferi. Ma bada, uomo dal canto miracoloso, non guardarla prima della luce del Sole o la perderai per sempre. Orfeo annuì e si incamminò per la scalinata. Ad un tratto Orfeo sentì un respiro leggero dietro di sé Orfeo:-Sei tu?- ?:-Sono io. Perché non mi guardi? Orfeo:-Non ti posso guardare Euridice. Entrambi proseguirono in silenzio. Orfeo sentiva il suo sangue girare in fretta, la sua gioia era colma, che le corde della sua lira vibravano da sole in un accordo lunghissimo. Continuava a pensare ad Euridice,ai suoi occhi, alla sua bocca, alle sue mani, al suo corpo. Quasi senza volere, si mise a cantare la canzone che aveva composto per lei prima che ella morisse. Ripeté la canzone molte volte. La strada era lunga, le sue mani inquiete. Ma mentre cantava, il desiderio di voltarsi si fece più grande, più forte. Per non cedere, smise di cantare e continuò a camminare piangendo. Euridice:-Perché non suoni più Orfeo? Perché non lasci più uscire la canzone? Era così dolce camminare e ascoltare il tuo canto! Orfeo non rispose e continuò impietrito il suo cammino Euridice:-Ti prego, mio sposo, erano stupende le parole! Canta ancora! Toccami con la tua voce. Orfeo piangeva e guardava la luce, ora più vicina Euridice:-Sposo dolce, perché taci? Non c'è musica per me nelle tue mani? Non c'è voce per me nella tua gola? La luce, ormai, era così vicina che Orfeo poteva vedere le cime dei cipressi che crescevano davanti alla caverna degli Inferi. Riprese a cantare e la sua voce fu musica pura. L'onda del desiderio lo colpì e Orfeo si girò a guardare la sua amata Euridice. E la vide bella e pallida. Fece un passo verso di lei. Ma lei svanì. Comparirono due demoni, neri come la pece,che portarono via Euridice e al suo posto apparve Ermete, messaggero di Persefone. Ermete:-Troppo presto ti sei voltato, Orfeo. Ora Euridice ti è tolta per sempre. Ermete sparì, trasportato da un vento forte. Lo stesso vento che Orfeo tentò di superare per riprendersi la sua amata, ma esso era troppo forte. Cercò di superare quel vento per un giorno intero. Poi pianse e pianse. Digiunò per sette giorni. Restò sul monte Rodope per tre anni muto e solo. Capitolo Sette: Il mito della morte di Orfeo (lettura provvisoria) Ritornò al villaggio, dove le Baccanti lo uccisero e tagliarono le sue membra gettandole dappertutto. La testa di Orfeo finì in acqua, dove venne raccolta dalle ninfe, che ricordarono il cantore mettendo la sua lira in cielo. Così comparve la Costellazione della lira. Fine
   
 
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