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Autore: Reo    28/02/2016    1 recensioni
Mika e Andy, quando le parole fanno male, riaprono ferite, e possono curare.
[Oneshot partecipante al concorso "Nothing's only words"]
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andy Dermanis
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Parole prima dei respiri
  • Personaggi: Mika, Andy
  • Coppia: Mika+Andy
  • Prompt: Gruppo 1: Nothing’s only words, that’s how hearts get hurt. Gruppo 2: What am I doing wrong? Gruppo 3: But to make you bleed, is the only thing I wouldn’t do
  • Genere: Song-fic
  • Rating: Verde





Nothing’s only words, that’s how hearts get hurt


Sbagliato, era tutto sbagliato. Dalle parole, ai testi, dai pianti, alle risate. Tutto incredibilmente fuori posto. Non avrebbe dovuto sentirsi così, la sua vita poteva dirsi perfetta sotto qualsiasi punto di vista. Ma la perfezione ci conduce mai a qualcosa? La ricerca della perfezione ci rende affamati, non ci annoia, alimenta il fuoco che c'è dentro di noi. Invece aver raggiunto il capolinea non è sempre un bene. A volte aver raggiunto il capolinea non significa essere necessariamente felici. 
E Mika questo lo sapeva ed anche bene, nonostante la sua carriera ormai avviata, la strada verso il successo ormai spianata, famiglia ed amici sempre disponibili e sorridenti, si sentiva ancora profondamente incompleto. 
E pensare che era partito tutto da quando era partito per incontrare quella casa discografica. L'aveva detto al suo miglior amico, Andy, "Non ti preoccupare, torno subito, ci sentiremo ogni giorno", ma non era stato così semplice. Mentre Mika era occupato a firmare contratti, e a incidere l'album, Andy era completamente sparito. 
Era stato un colpo duro per Mika: nei momenti bui della sua vita, Andy c'era stato. Perché ora che stava realizzando il suo sogno, era improvvisamente sparito? 
Aveva provato a chiamarlo, a chiamare la sua famiglia. Ma a quanto pare lui non lo voleva sentire. Era impegnato, e non poteva rispondere. 
Tutto questo suonava come un'enorme bugia, conosceva il suo miglior amico. C'era qualcosa di sbagliato. 

Appena aveva potuto aveva preso il primo treno ed era tornato a casa. Aveva cercato di far capire ai suoi che doveva vedere lui, e loro avevano capito. Si era precipitato a casa del suo migliore amico, la casa che conosceva così bene, e aveva bussato insistentemente alla porta per qualche minuto. Finalmente qualcuno aprì la porta. 
Era Andy, le guance scavate, più magro, ma sempre lui, il suo Andy. 
- Ti ho chiamato. - 
- Lo so. - si limitò a rispondere senza guardarlo negli occhi. 
- Non hai mai richiamato. - 
- Non dovevo per forza. - 
- Ma mi avrebbe fatto piacere sentirti. - 
Andy rise, senza alcuna allegria nella voce. Quella risata colpì Mika al cuore. 
- Sì, certo, ti avrebbe fatto piacere. Ma se negli ultimi tempi ci siamo sentiti poco e nulla, sembrava ti stessi costringendo. - 
Mika sgranò gli occhi: 
- Stai scherzando? Tu non mi costringi a fare nulla, ed è vero che ci siamo sentiti poco, ma è stato tutto così veloce. - 
- Sarei voluto venire con te, ma tu sei così egocentrico nell'ultimo periodo, non pensi più a nessuno. - 
- Non ti capisco proprio, sei sempre stato dalla mia parte in questi mesi, sai che ho cercato di dare il mio massimo con tutti. - 
- Hai detto bene, "hai cercato", sei tutto parole ma ha fatti, ci stai già dimenticando. - 
Mika non voleva piangere, ma non poté fare altrimenti, sentiva quelle parole, così dolorose, come tanti spilli nel cuore. 
- Come puoi dirmi questo, io non posso dimenticarvi, non posso dimenticarti, sei troppo importante. - 
- Ho visto quanto sono importante, sai dovresti scriverci una canzone su questo, a quanto pare quello lo sai fare. - 

E gli chiuse la porta in faccia. Mika restò qualche secondo fermo, inerte, con le lacrime che gli rigavano le guance. Bussò altre volte, ma nessuno rispose. E alla fine molto dopo decise di tornare a casa, quella nuova in un'altra città. 



 What am I doing wrong?

Qualche mese dopo Mika era tornato a casa dopo il tour. Era stanco, anzi dire che era stanco era un eufemismo. Era fatto di pura stanchezza, ma anche di tante soddisfazioni. Ce la stava mettendo tutti, e ci era quasi riuscito. Non era il tipo da cantare vittoria così presto, ma era tutto magnifico. Cantare su un palco davanti a migliaia di persone, vedere nei loro occhi l'amore per la tua musica. Essere riconosciuto come artista dopo tanti fallimenti. Eppure in quell'armonia di suoni, una nota stonata c'era. Dove era? Cosa stava facendo? Era ancora arrabbiato? L'aveva perso? 
Era tante domande che si faceva ogni giorno, e ormai anche quelle che rivolgeva alla sua famiglia ogni volta che li sentiva. Cercava di captare quante più informazioni possibili, ma i suoi ne sapevano quanto lui. 
Così una volta tornato a casa, dopo un veloce saluto a tutti ed una sana dormita, si precipitò a casa del suo ormai vecchio migliore amico, per strada alcuni lo riconobbero, ma lui tra tutti riconobbe la madre di Andy, le si parò davanti e la salutò affettuosamente. 
Parlarono in generale, era passato molto tempo, ed ormai lui era un volto noto a molti. Erano rimasti tutti felici, sapevano che ce l'avrebbe fatta. Lui le sorrise dolcemente e poi le chiese di Andy, l'argomento che più gli premeva sapere. 

- Oh, tesoro, Andy non te l'ha detto? Si è trasferito da qualche mese. - 
Quelle parole, un'altra pugnalata. 
L'aveva davvero perso. 

Dopo l'incontro con la madre di Andy, Mika si era chiuso in un insolito silenzio, passava tempo con la sua famiglia e tentava di non pensare a lui. Ma non poteva fare altrimenti. 

"Cosa ho sbagliato?" non riusciva a darsi una risposta, tutto stava andando così bene tra di loro e la chiamata della casa discografica era stata la ciliegina sulla torta. Andy aveva detto che l'avrebbe supportato, Andy aveva detto che non l'avrebbe lasciato. 
Ma adesso ai suoi occhi era tutto mandato in malora. Ricordava le risate con Andy, le serate passate sul divano a vedere film di seconda classe, vecchi horror soprattutto. Mika fingeva di spaventarsi solo per potergli stare più vicino. Perché lui l'amava il suo Andy, come un amico certo, ma anche di più. Ma sapeva che non ci sarebbe mai stato niente tra di loro, e a lui andava bene così, bastava che la loro amicizia non finisse lì. 
Ma a quanto pare reprimere i suoi sentimenti non aveva impedito che la loro amicizia finisse. 
Ed adesso nonostante fosse al massimo della sua popolarità, perennemente circondato da persone, Mika si sentiva terribilmente solo. 


But to make you bleed, is the only thing I wouldn’t do


Ancora un altro concerto, un'altra sera sul palco, quell'emozione indescrivibile di chi crea qualcosa di unico e condiviso da centinaia di persone. Estasi pura, adrenalina in circolo, tutto questo era ormai la normalità, per così dire, per Mika. Che viveva per quello, che sapeva di non poter fare niente di meglio. Ormai era all'apice di tutto, toccava il cielo con un dito, e non si preoccupava di quando tutto quello sarebbe finito, perché era troppo occupato a godersi tutto. 
Non vedeva la sua famiglia da un po', ed aveva deciso di tornare a casa, per staccare la spina. Ma soprattutto perché nonostante aveva tentato di convincersi in tutti i modi che lui stava bene così, lui non era completamente felice, lui aveva ancora dei conti in sospeso. Ed era deciso a saldarli. 
Decise di non fare tappa a casa dei suoi, almeno non subito. Ed  invece si diresse in quella casa che ormai affiorava nei suoi ricordi tanto spesso. Casa sua.
Voleva farsi dare l'indirizzo della nuova casa, o il numero di telefono nuovo, o qualsiasi cosa. Doveva parlargli, non voleva più aspettare.

Bussò alla porta, deja-vu di qualche mese prima. Aspettò, e davanti gli arrivò Andy stesso, l'impulso di abbracciarlo, o picchiarlo era fortissimo. Così forte che superò lo shock di vederlo. Si guardarono, finalmente dopo tanto. 
- Come stai? - 
- Sono stato un idiota. - 
Mika alzò le sopracciglia, voleva dirlo lui. 
- Non avrei mai dovuto dirti quelle cose, io avevo paura, ero arrabbiato, mi sentivo messo da parte. Tu adesso sei Mika, tutti ti conosco, ma nessuno ti conosce bene quanto me, nessuno ti ama quanto me, eppure sembra che tutti ti siano stati più vicini di me. E tu adesso sei qui, nonostante tutto, ed io non posso fare a meno di sentirmi in colpa. - 
- Non volevo farti del male, era l'ultima cosa che volevo. - 
- Lo so. - 
- E allora perché ci siamo fatti tutto questo? - 
Stettero in silenzio per un po', non sapevano cosa dirsi, ma volevano dire tanto. 
- Non ti eri trasferito? - 
- Sono tornato. - 
- Non eri in tour? - gli chiese Andy. 
- Sono tornato. - 
- Perché sei tornato? - gli chiese Mika. 
- Avevo delle cose da fare qui. - 
- Perché sei tornato? - aggiunse poi Andy. 
- Per te. - 
Si guardarono negli occhi, consapevoli che il tempo poteva passare e poteva cambiare tutto ma non loro, che c'erano ancora ferite da rimarginare, cose da dirsi, paure da confidarsi. 

Mika gli si avvicinò ed Andy non indietreggiò, gli si gettò tra le braccia come avrebbe tanto voluto fare in tutti quei mesi. E finalmente così stretti, erano di nuovo insieme.
   
 
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