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Autore: f9v5    29/02/2016    1 recensioni
[Rosario To Vampire II; post capitolo 14]
Di ritorno dalla Terra delle Yuki-Onna, per Tsukune ed i suoi amici si prospettano tempi duri: Fairy Tale comincia a giocare le sue carte, nuovi nemici giungono dal nulla a minacciare la pace e due nuovi alleati che nascondono le trame di qualcosa di molto più grande.
Davvero è impossibile la speranza di una convivenza pacifica e rispettosa tra esseri umani e youkai?
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Mobius' War'
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Kahlua era la miglior assassina della famiglia Shouzen; era stata addestrata da sua madre in persona per divenire un’efficiente macchina da battaglia in grado di portare a termine ogni missione; fin da bambina era stata educata con la più ferrea disciplina, ricevendo un’educazione degna di colei che, testuali parole di sua madre, era destinata a divenire in futuro il nuovo leader della famiglia di vampiri più importante della storia degli yokai.
E la ragazza si era sempre impegnata al massimo, anche da piccola non si era mai lamentata della mancanza di compassione della sua figura genitoriale; ricordava ancora perfettamente le notti in cui non riusciva a dormire a causa delle ferite, lascito dei brutali allenamenti a cui era stata sottoposta, ancora aperte che rendevano impossibile al suo cervello l’ignorare il dolore che esse trasmettevano; la solitudine era la sua compagna, ogni forma di legame affettivo le era stato precluso, “I sentimenti sono solo d’intralcio!” diceva sua madre, lei non l’aveva mai pensata allo stesso modo, ma aveva passivamente obbedito; e quegli inibitori, quei “banalissimi” orecchini a forma di croce, che doveva indossare costantemente, a ricordarle chi (o cosa)era diventata, l’essere che si sarebbe scatenato al solo toglierseli, la condanna che lei stessa aveva accettato su di se, tutto per il suo sogno di bambina, che sapeva essere impossibile far avverare, ma verso il quale, con innocente ingenuità, continuava a tendere: vedere sua madre felice!
-Va tutto bene?- in un attimo avvenne qualcosa che cambiò tutto.
Il suo sguardo incrociò due smeraldi scintillanti e la vampira vide ciò che per tutta la vita aveva scelto di negarsi: libertà! Perché fu tutto quello che riuscì a vedere, non avrebbe mai saputo come spiegarselo, ma aveva notato quello, l’assenza di “catene”, la scintilla di chi non aveva mai dovuto rendere conto a nessuno, che aveva fatto le sue scelte senza partire da una base prestabilita, non per compiacere qualcun altro, semplicemente perché aveva voluto.
-Ehy, stai bene?- durò solo pochi istanti, eppure le erano sembrati un’eternità, quando si riscosse da quel “flash” riuscì a focalizzare la situazione generale e l’imbarazzo la colse quando si ricordò come mai in quel momento fosse tra le braccia di un ragazzo: il lasso di tempo pressoché totale da lei trascorso tra le mura domestiche (dove si sentiva tutto fuorché a casa; semplicemente, non aveva un luogo da definire tale) le aveva “donato” una pessima capacità di orientamento che, unita al senso di inadeguatezza frutto degli sguardi dei passanti concentrati su di lei (ragazze che criticavano il suo modo di vestire con epiteti decisamente poco lusinghieri e ragazzi che fischiavano al suo passaggio con complimenti ancora meno lusinghieri), ebbero il malaugurato effetto di farla innervosire e voltare lo sguardo ovunque come un cucciolo smarrito che cercava la via di casa, senza più badare a dove mettesse i piedi, con il risultato (che avveniva più spesso di quanto si addicesse ad una mortale assassina)di inciampare su una piega del suo vestito e cadere rovinosamente.
La differenza sostanziale fu che stavolta la sua faccia non tastò, in maniera decisamente violenta tra l’altro, la consistenza del suolo; eccola lì, sorretta da due forti braccia che l’avevano afferrata giusto in tempo, a guardare due occhi verde brillante che le causarono un sobbalzo al cuore.
Si rialzò e si allontanò dal suo salvatore coprendosi con le mani il volto divenuto rosso.
-Oh cielo, è così imbarazzante… mi dispiace tanto.-
-Ehy, tranquilla, sei solo inciampata, non hai motivo di scusarti.- replicò il ragazzo con tranquillità.
Scopertasi la faccia, potè osservarlo meglio… e arrossì di nuovo nel constatare quanto fosse carino.
Recuperato un briciolo di contegno e cercando di apparire calma , la ragazza sostenne lo sguardo del suo nuovo interlocutore, tentando al contempo di ignorare le gambe divenute improvvisamente molli.
-Comunque… g-grazie per avermi presa. Ho… ho perso l’orientamento e mi sono distratta.-
-In effetti avevi un’aria decisamente spaesata. Se vuoi posso darti una mano.-
-Ehm… non… non credo sia necessario, non vorrei darti fastidio.- cercò di giustificarsi lei, anche perché non poteva certo rivelargli la sua destinazione, o almeno non il motivo per cui ci stesse andando.
-Nessun fastidio, e poi ora che so che hai bisogno di una mano mi sentirei in colpa se non ti aiutassi.- controbatté lui con un sorrisone a trentadue denti che le fece perdere un battito tanto era spontaneo, il sorriso di qualcuno che seguiva la sua volontà e nient’altro.
-A proposito: sono… Maurice.- si presentò lui porgendole la mano, il volto che per un attimo si era contratto in una buffa espressione disgustata, che si era formata spontaneamente non appena aveva pronunziato il suo nome.
-Io… io sono Kahlua.- la ragazza ricambiò la stretta timidamente e contendo la sua forza, era pur sempre un semplice umano (così credeva lei), come minimo la mano gliel’avrebbe potuta rompere se non si fosse imposta un freno.
Poi un rimbombo li distrasse, un gorgoglio molesto giunto dallo stomaco del ragazzo.
La prese decisamente con filosofia, almeno a giudicare dall’allegra e sincera risata in cui proruppe, anche Kahlua non riuscì a trattenere un risolino divertito, lo aveva appena conosciuto e già era riuscito a farla ridere.
-Senti, per caso hai fretta? Intendo, devi arrivare subito al posto in cui devi andare?-
La ragazza ci pensò su per qualche minuto: sua madre non le aveva dato nessuna restrizione dal punto di vista cronologico, aveva semplicemente detto che doveva recarsi al quartier generale della settima divisione così da ricevere un rapporto sulla situazione generale, ma non le aveva fornito un tempo massimo entro il quale agire.
-No, effettivamente no.-
-Allora che ne dici se ci fermiamo da qualche parte a mangiare qualcosa prima? È quasi ora di pranzo ormai.-
E Kahlua lì temette di essere divenuta rossa dalla testa ai piedi; in pratica le stava… proponendo un appuntamento?! Così, su due piedi?
-Ma… ma ti non arrecherò disturbo?-
-Te l’ho già detto che non c’è problema. Certo, i miei amici si chiederanno dove sono, ma sono sicuro che capiranno quando gli spiegherò la situazione… e, non per vantarmi, ma nel mio gruppo io sono il tipo tosto che sa cavarsela in ogni situazione, sono certo che non si preoccuperanno.- dichiarò lui con simpatica spocchia, mettendosi in posa da eroe tipico dei film.
In fondo non c’era nulla di male, voleva solo essere gentile con lei, non dava affatto l’idea di essere una persona con secondi fini, e poi Kahlua si fece presente un dettaglio importante: lei era pur sempre un’esperta vampira assassina, di che cosa doveva preoccuparsi?
-Allora… d’accordo.-
 
 
 
-Tsk, bisogna riconoscerlo, questi di Fairy Tale hanno saputo interpretarlo bene il modo di dire degli umani “Il modo migliore per nascondersi è stare sotto gli occhi di tutti!”. Non pensi anche tu, Haiji?- un cenno d’assenso fu l’unica risposta che ricevette, ma tanto gli bastò.
Quello che si stagliava di fronte ai due ragazzi era un immenso grattacielo che, a giudicare dall’esterno, doveva contare almeno una ventina di piani, di certo risaltava, considerando la quasi totale anonimità degli edifici della zona, quasi tutti case popolari, aveva un’aria moderna e ben tenuta, almeno esternamente, e il logo sopra l’ingresso recitava “Industrie Shuei”.
Una comune società di trasporti, nessun essere umano avrebbe mai potuto sospettare che in realtà fungesse da copertura per una delle divisioni della più grande organizzazione terroristica del mondo yokai, intenzionata a sterminare gli umani, da loro reputati una razza inferiore.
-Siete davvero sicuri di volere entrare lì da soli, ragazzi? So che erano i patti, ma possiamo sempre raggiungere gli altri, spiegar loro la situazione e poi tornare tutti insieme per affrontarli, in qualche modo poi ci giustificheremo col preside. Non dovete sentirvi costretti!- malgrado il tono calmo e la bocca contratta nel suo bizzarro sorrisetto felino, si riusciva a percepire la forte nota di preoccupazione della professoressa Nekonome, che ancora si chiedeva perché quei due insistessero nel voler tentare di sbrigliare da soli quella faccenda.
La loro fama di combattenti alla Yokai Academy era ben nota, non per niente Haiji era il capitano del club di karate e Ginei si era guadagnato il soprannome di “Lupo rabbioso” quando era ancora uno studente del primo anno (ed era stato necessario l’intervento di Sun per rimetterlo in riga; certo, poi era diventato un pervertito, ma sempre meglio un molestatore ironico che non si spinge mai  oltre limitandosi ad innocue sbirciatine di un depresso che picchia a sangue chiunque gli capiti davanti), ma non riusciva a non convincersi che perfino due del loro livello avrebbero potuto non farcela.
-Non si preoccupi per noi professoressa. Le chiediamo solo di innalzare una barriera magica attorno alla zona così che i rumori non fuoriescano dall’edifico. Non vogliamo correre il rischio di allarmare gli umani che vivono qui.- la rassicurò Haiji.
-Facciamo così: se entro tre ore non usciamo dall’edificio, vuol dire che ci hanno uccisi, o, nella migliore delle ipotesi, catturati. In tal caso, professoressa, la pregherei di andarsene e avvisare gli altri, perché, dovesse verificarsi tale scenario, dubito che tollererebbero l’esserne tenuti all’oscuro.-
Shizuka Nekonome sospirò osservando i suoi studenti che cominciavano a sgranchirsi le nocche in attesa dell’imminente battaglia, era evidente che non sarebbe riuscita in nessun modo a far cambiare loro idea, si erano fermamente puntati sulla loro decisione.
-Come volete, ragazzi. Vi auguro buona fortuna, nya.-
A rendere ancora più chiaro il suo stato d’animo, le sue orecchie feline spuntarono per un attimo, il tempo necessario per afflosciarsi mogiamente, prima di sparire di nuovo; i due ragazzi erano già davanti alla porta d’ingresso la quale si aprì automaticamente.
-Andiamo!- i due youkai varcarono la soglia.
 
 
 
-Sto seriamente cominciando a credere che se la sia svignata per davvero.- Miles si sistemò meglio sulla sua tovaglia da spiaggia, non era mai stato un tipo che badava all’aspetto esteriore, ma era decisamente del parere che necessitasse almeno di una lieve abbronzatura; se la sua pelle non era bianco latte poco ci mancava e se nel suo aspetto originale tale problematica non si presentava grazie al pelo, in forma umana era spaventosamente evidente, per di più faceva risaltare maggiormente il suo rossore quando era in imbarazzo.
Maurice aveva ragione, passava troppo tempo chiuso in officina a costruire marchingegni assurdi (dal punto di vista del suo migliore amico)e malgrado nell’ultimo anno avesse ridotto la frequenza di tale abitudine (per ovvie ragioni), la sua callidità era una condizione che persisteva, si sorprese anzi del fatto che nessuno l’avesse comicamente additato come fantasma.
Beh, aveva finalmente l’occasione per rimediare, qualche oretta sdraiato sotto il sole pomeridiano, almeno finchè il suo stomaco non avesse ultimato il processo di digestione (tra l’altro, il pranzo era stato davvero delizioso, tanto da portare tutti a chiedersi come fosse possibile che l’albergo di Marin avesse così pochi clienti, già solo per la cucina meritava) , e la sua pelle avrebbe dovuto guadagnarci un po’ di colorito.
L’unica cosa di cui doveva preoccuparsi era un’eventuale scottatura; il suo calore interno gli avrebbe permesso di non sentire bruciore(la fortuna di scoprirsi uno yokai legato al “Fuoco”), ma non aveva certo il desiderio di perdere giorni interi a strapparsi via lembi di pelle morta.
Gettò un’occhiata alla sua destra, dove stava, fiero e ben strutturato, il Taj Mahailes, il “piccolo” castello di sabbia che aveva eretto in tarda mattinata con la collaborazione di Yukari; avrebbe voluto dargli un nome diverso però, ma non era riuscito a trovare una combinazione di nomi che risultasse calzante con quello del monumento a cui si era ovviamente ispirato; Taj Mahailes, effettivamente, suonava un po’ troppo arrogante a suo dire, temeva che la streghetta si sentisse esclusa, considerando che aveva palesemente soppresso temporaneamente la sua antipatia nei suoi confronti(decisamente immotivata, ma l’aveva fatto) per affiancarlo in quella sua trovata edilizia, se le avesse rivelato l’unico nome che la sua testa aveva partorito sarebbe stata perfettamente in grado, in barba al fatto che ci fossero degli umani che potessero vederla, di materializzare un quantitativo smisurato di padelle, caraffe e quant’altro e fargliele rovinare addosso.
Poco accanto alla costruzione stava appunto la giovane strega che la osservava con malcelata soddisfazione.
-Malgrado siano passate alcune è ancora in piedi senza il minimo danno… quel pallone gonfiato non c’è l’avrebbe mai fatta senza di me, desu.- sì, era decisamente il caso di non dirle il nome che aveva scelto di attribuirgli.
-Stareste bene insieme.-
Miles sobbalzò nel sentire la voce di Mizore, apparsa improvvisamente accanto a lui piegata sulle ginocchia che lo guardava apatica; come ci riusciva ad avvicinarsi così silenziosamente? Tsukune rischiava davvero certi infarti tutti i giorni?!
-Di che stai parlando?-
-Non fare finta di non saperlo: i due personaggi all’inizio sembrano odiarsi, tra loro vi è un’accesa rivalità, ma paradossalmente sarà la ragione del loro astio l’elemento chiave che li porterà a conoscersi meglio, scoprire i più grandi pregi l’uno dell’altro e infine a far scoccare la scintilla.- era difficile interpretare i pensieri della yuki-onna, almeno così pensava Miles, aveva un’espressività molto ridotta ma che di certo non era falsa, qualcosa di troppo naturale per essere studiata e analizzata.
-Credo che tu legga troppi manga; e poi lei non mi piace, non “in quel senso”. Non lo starai dicendo solo perchè, considerando che avete tutte una cotta per Tsukune, quest’eventualità potrebbe ridurre la quantità di rivali, vero?- alzò un sopracciglio per esprimere il suo dubbio; il lieve sorriso e il leggero arrossamento delle guance di lei furono una risposta eloquente, quindi anche l’imperturbabile ragazza delle nevi in certi casi si dimostrava un libro aperto.
Volendole dare credito, in parte, avrebbe ammesso che pensava che Yukari fosse carina, ma la questione si sarebbe interrotta lì; lui non era pronto per l’amore… non di nuovo, la “ferita” era ancora aperta.
-Tanto per sapere, ma perché non sei con Tsukune? Insomma, capisci che voglio dire, no?-
Certo che capì, l’allusione, seppur educata, era alquanto evidente.
-Ha chiesto a Moka di seguirlo perché voleva parlare da solo con lei.- disse semplicemente la ragazza dai capelli viola, indicandogli poi, seduta sul bagnasciuga, Kurumu che piangeva comici lacrimoni con Ruby che le dava gentili pacche sulla spalla.
-E a te non da fastidio?-
-Ovvio. Ma se ami una persona devi saper rispettare le sue scelte. Mi auguro con tutto il cuore che non voglia discutere con lei di ciò che temo, in caso contrario trafiggerò la testa di Moka e lo farò passare per un incidente.-
-Ma non avevi appena detto che avresti rispettato le sue scelte?!-
-Si, ma sei lei morisse “accidentalmente” sarei la prima candidata al cuore di Tsukune.- Mizore venne di colpo ricoperta da un’aura oscura e i suoi occhi azzurri divennero improvvisamente spaventosi.
Miles sentì i sudori freddi.
“Maurice, quando ritorni? Perché mi hai lasciato solo con questa banda di matte?”
 
 
 
Tsukune si sentì un groppo in gola e faticò a mandarlo giù, eppure quelle che doveva pronunciare non avrebbero dovuto essere parole in possesso di un tale peso emotivo da appesantirgli in tal modo l’animo, malgrado ciò sentiva l’impellente necessità di esprimerle.
Forse sarebbe stato anche più opportuno rimuovere il rosario di Moka, dopo tutto quella faccenda riguardava più Ura di Omote, ma la decisione di non farlo fu presa istantaneamente dal ragazzo all’ipotizzare quale sarebbe stata la reazione della vampira albina in seguito alle parole che avrebbe presto detto; e poi, se era vero che tra le due Moka vi era una sorta di connessione telepatica, allora anche lei avrebbe udito il suo discorso, da una posizione che non costituisse una minaccia per i suoi arti, dal momento che dava per scontato che gli avrebbe come minimo storto un braccio dandogli dello sciocco sentimentale.
-Tsukune, cosa dovevi dirmi?- dolce e gentile come sempre, la voce di Moka giunse alle sue orecchie.
Si erano recati in una zona di spiaggia poco frequentata, dove poterono essere certi di non essere uditi da orecchie indiscrete, per giunta erano stati fin troppi gli occhi maschili che si erano posati sul fisico della ragazza e Tsukune sapeva che non avrebbe tollerato il fastidio ancora a lungo.
Forse avrebbe dovuto lasciar perdere, forse avrebbe dovuto attendere un momento più consono al tipo di  discorso, ma non c’è la fece, doveva esprimere in quel momento le sue emozioni perché altrimenti sentiva che sarebbe esploso.
Fissò gli occhi smeraldini della ragazza che amava, prese un profondo respiro e fece un inchino profondo.
-MI DISPIACE!- urlò tutto in un fiato, restò chinato e ad occhi chiusi.
-Mi dispiace per tutto il tempo che ti sto facendo perdere. Ti sei offerta di allenarti e non sono stato in grado di ripagare le tue aspettative, i miei miglioramenti sono stati minimi. Mi rendo conto che non ha senso dirtelo adesso, ma non potevo tenermelo dentro. Ancora… mi dispiace, mi dispiace per non essere la persona forte che pensavi sarei potuto diventare. Mi dispiace di essere un tale fallito.-
Non era mai riuscito ad arrecare un singolo graffio ad Ura-Moka; malgrado i constanti allenamenti con lei e Maurice, nonostante le ore di esercizi a cui era stato sottoposto i suoi miglioramenti erano stati al di sotto delle aspettative: quando Maurice faceva leggermente sul serio non riusciva ancora a capire i suoi movimenti (figurarsi quindi schivare i suoi colpi) e con Ura-Moka la situazione non era migliore, se riusciva a prevedere da dove sarebbe giunto l’attacco la vampira ci metteva maggior forza annullando la sua difesa.
Da quei giorni aveva ricavato solo ferite, sia nel fisico che nell’animo, l’idea di andare in vacanza lo aveva portato a sperare di riuscire a calmarsi e riprendersi, ma il dispiacere di essere stato un totale fallimento lo aveva martoriato ancora e alla fine aveva ceduto.
Ecco, il danno era fatto, aveva spiattellato i suoi pensieri prima che gli corrodessero l’anima, si sentì improvvisamente più leggero, ma non per questo più in pace con se stesso.
E poi… quale sarebbe stata la reazione di Moka?
Due candide mani lo presero per le spalle per raddrizzarlo e poi due gentili braccia lo circondarono in un caldo abbraccio, il dolce profumo dei capelli di Moka gli inebriò le narici.
-Tsukune, tu non sei un fallito. Ti sottovaluti. Io ho visto i tuoi allenamenti, ho visto i tuoi occhi, avevi lo sguardo di una persona forte. Malgrado fosse estenuante, tu non ti fermavi, andavi avanti fino allo stremo, perché credi nei tuoi ideali e hai scelto di provarci davvero per realizzarli. Forse non hai ottenuto i risultati che ti aspettavi, ma non vuol dire che non sia cambiato nulla.-
“Certo, belle parole, ma se continua così, al primo nemico serio che si ritroverà davanti finirà male!” ignorò le parole della sua alter-ego, veritiere, d’accordo, ma non necessarie.
Tsukune ci mise alcuni secondi per riprendersi dallo stupore, prima di ricambiare l’abbraccio.
Per fortuna Moka c’era sempre per lui, riusciva a farlo sentire il ragazzo più fortunato del mondo.
-Io ho fiducia in te, so che riuscirai… e… io sarò sempre con te per sostenerti.- concluse, arrossendo, la ragazza.
-Ti ringrazio.-
 
 
 
Ginei crollò in ginocchio, le forze stavano venendo meno, i contorni dell’ambiente circostante sempre più sfocati e nelle orecchie nient’altro che il rimbombo sordo di un suono antico, giunto da tempi remoti; Haiji, poco distante da lui, era già crollato a terra, si stava sforzando di tenere gli occhi aperti, ma a breve anche lui avrebbe ceduto alla spossatezza.
-Dannazione… chi avrebbe potuto immaginare… che il loro capo… fosse come Sun?-
Era assurdo, sotto molti aspetti, la razza di youkai a cui Sun apparteneva era probabilmente la più rara e, potenzialmente, la più potente tra tutte quelle esistenti, perfino dei tanto temuti vampiri.
Era proprio tale pericolosità la ragione dietro la quale tale razza fosse ormai ridotta al lumicino in fatto di esponenti, radici affondate nel passato, quando l’Alto Concilio Youkai, riconoscendo tale specie come gravemente pericolosa, acconsentì ad una decimazione che assunse piuttosto i contorni di uno sterminio.
Di quella razza non restarono che poche centinaia di sopravvissuti in tutto il mondo, sparsi tra la dimensione youkai e quella degli uomini.
E davvero Fairy Tale poteva vantare un mostro come quello tra le sue file? Quello stesso mostro che ora li fissava dall’alto in basso con arroganza, senza un briciolo di compassione o premura nei confronti dei suoi sottoposti?
-Avete fatto davvero un bel casino, voi due.- annunciò con teatralità il capo della settima divisione di Fairy Tale.
In quella che doveva essere una sala conferenze, ormai distrutta e ribaltata da cima a fondo, stavano distesi ovunque i corpi martoriati e sconfitti dei suoi “uomini”, doveva riconoscere che quei due ci sapevano fare, erano dei combattenti di tutto rispetto, peccato avessero avuto la sfortuna di incappare in lui, se avessero dovuto confrontarsi contro qualcuno che non fosse appartenuto alla sua razza avrebbero anche potuto vincere.
Ginei riuscì a vedere il suo sorrisetto arrogante e supponente, gli avrebbe fatto mangiare i denti con molto piacere, soprattutto per il fatto che in quegli ultimi mesi avesse reso la vita di Sun un Inferno.
Ancora più rabbia gli causava la consapevolezza che, con quella sconfitta, avrebbe solo peggiorato le cose.
-Mi dispiace Sun.- mormorò affranto, non immaginando di essere stato udito.
-Oh, e perché mai?! Non pensi che la tua amichetta sarà felicissima di rivederti? Pensa… verrà qui di sua spontanea volontà solo per farti visita. L’amicizia rende davvero degli idioti.- l’essere rise beffardamente.
Dunque era per quello che non li aveva ancora uccisi, voleva usarli come esca per attirare Sun lì, sapeva che la ragazza lo avrebbe fatto, che non avrebbe mai potuto lasciarli in mano loro.
Le immagini dinanzi Gin divennero progressivamente sempre più sfocate, crollò definitivamente a terra e alla fine per il lupo mannaro fu il buio.
-Sarà un massacro… già mi eccito al pregustarlo.- la voce estasiata, quasi maniacale, del capo della settima divisione di Fairy Tale fu l’ultima cosa che riuscì a sentire prima di perdere i sensi.
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
Ho sempre desiderato pubblicare un capitolo il 29 Febbraio!
Mi rendo conto che, visto quello che ho fatto accadere, questo sembri più il capitolo di un manga shoujo, ma ogni cosa ha una sua rilevanza; l’incontro tra Maurice e Kahlua particolarmente, poi, sapeva di capitolo introduttivo da manga shoujo(il fatto è che Kahlua, innocente com’è, mi ha sempre dato l’impressione di una ragazza timida che a volte sogna ad occhi aperti,quando non è impegnata a trapassare corpi da parte a parte, quindi), ma vedrete che quest’incontro sarà un modo efficiente per me per esplorare e approfondire il carattere della seconda delle quattro sorelle Shouzen e al contempo mostrare alcuni importanti retroscena del passato di Maurice/Sonic… perché non penserete mica che io non abbia ideato la mia versione personale del passato dei personaggi del Sonicverse prima che divenissero quelli che noi conosciamo, vero?
E purtroppo le cose per i nostri eroi peggioreranno a breve: Haiji e Ginei sono stati sconfitti e, purtroppo per loro, verranno presto usati come esca per attirare in trappola Sun.
Magari potreste chiedervi cosa abbia di speciale questa ragazza da essere così “desiderata”, ma tranquilli, anche per questo vi saranno le dovute spiegazioni, insieme a qualche scorcio nel passato di questi tre personaggi per mostrare il loro legame.
Alla prossima ragazzi.


 
  
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