Non è bello essere ingannati, soprattutto se la tua vita ci va in mezzo.

Come poteva sapere il piccolo Veigar che quel fatidico giorno, durante quel tanto atteso viaggio, si sarebbe immischiato in qualcosa più grande di lui?

Era solo uno Yordle, un piccolo studioso curioso di conoscere il mondo che si ergeva oltre Bandle City, e quel semplice lavoro che aveva accettato, quella grande opportunità per conoscere l'ignoto, da cui era affascinato, lo portò alla rovina.

Aveva intrapreso una trattativa con un commerciante noxiano e, ad insaputa del piccolo Yordle, Veigar e i suoi colleghi trasportavano materiale illegale verso la città.

Non ci è dato sapere cosa sia successo, ma il fornitore con cui stava collaborando decise di tradire lui ed i suoi compagni: le autorità di Noxus non rimasero ferme senza far nulla, ma arrestarono il gruppo di Yordle, e del mercante... non rimase alcuna traccia.

Sappiamo benissimo di che città stiamo parlando: Noxus, la base dei mercenari e degli assassini più spietati di tutta Valoran, devota alla guerra, alla forza, e alla violenza; quindi per il povero gruppo toccò il peggior luogo dove scontare la pena.

Imprigionati nelle segrete di Noxus, Veigar non poteva che essere maltrattato da tutti: uno Yordle anche solo d'aspetto va contro tutti i principi che un cittadino noxiano possiede.

Anche per i suoi compagni non venne fatta eccezione: i lunghi anni passati fra torture, il buio e l'isolamento aveva mandato i poveri Yordle incontro alla morte.

Nessuno riuscì a sopravvivere a quel trattamento.

Caddero tutti.

Tutti... tranne uno.

Veigar.

Il piccolo Yordle, col passare dei giorni, dei mesi, degli anni, iniziò ad impazzire: voci nella sua testa lo conducevano sempre più alla follia.

All'oblio.

Alla magia nera.

"Il dolore ti attende".

"La tua anima è nata per servirmi".

"Vedo la paura nel tuo cuore".

Il piccolo Veigar alzò lo sguardo verso quel grande e grosso soldato noxiano, che finalmente aveva smesso di seviziare le sue membra; un sorriso viscido si ergeva sul suo viso.

"... Sappi..." iniziò a dire Veigar, suscitando ilarità ed interesse nell'omaccione.

"Sappi, che se i ruoli fossero invertiti, non avrei pietà di te", e lo Yordle sorrise.

Finalmente, dopo tempo, aveva sorriso; dopo aver subito le stesse torture della volta precedente e di quella ancora, dopo tutto quello che aveva passato.

Era finalmente riuscito a sorridere.

E la sua seguente risata sadica si fece spazio fra le mura delle segrete noxiane.

"Se neghi l'oscurità del tuo cuore... neghi il tuo potere."

Con l'incredibile magia nera che iniziò a scorrergli nel corpo, Veigar sbaragliò con una meteora dal viola intenso tutte le guardie che presidiavano quella prigione di grida e tortura.

E rise ancora ed ancora, mentre la sua pelle deturpata brillava violacea di quell'immenso potere che stava a poco a poco sprigionando.

Le arti oscure lo stavano chiamando, la magia nera bramava la sua anima: e, ormai deviato da quella cattività in cui era stato trattenuto, Veigar decise di scappare, finalmente, verso una nuova vita.

Una vita fatta di sogni infranti, e vendetta.

Trovò rifugio in una dimora di maghi oscuri, e in poco tempo divenne uno degli stregoni più potenti di Valoran.

La sua pazzia peggiorava giorno in giorno, il suo aspetto docile venne nascosto da una tunica viola e da pezzi di armatura in metallo, simili a grosse manette che stritolavano il suo corpo; un cappello viola scuro copriva il suo volto, che possiamo ben immaginare deturpato dalle innumerevoli torture.

Il piccolo ed innocente Yordle venne sostituito dal perfido e senza controllo mago nero; un maestro delle arti oscure, capace di corrompere le energie del cosmo, ormai folle e deviato.

Un piccolo genio corrotto dalla pazzia.