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Autore: NonnaPapera    01/03/2016    0 recensioni
Buon giorno a lor signori, benvenuti a casa mia. Anche se devo confessare a malincuore di essere qui solo un mero ospite
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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QUESTIONE DI PAZIENZA E DI EDUCAZIONE

Buon giorno a lor signori, benvenuti a casa mia. Anche se devo confessare a malincuore di essere qui solo un mero ospite ( per altro non troppo gradito).
Ma proseguiamo con ordine.
Ecco, io mi chiamo Gustav e sono lieto di potervi dare il benvenuto in questa modesta –e purtroppo polverosa- dimora.
Cosa? Come dite? Volete che vi spieghi chi sono e cosa voglio?
Scusate! Avete perfettamente ragione, purtroppo per la troppa felicità di vedervi qui mi sono scordato le regole base della buona creanza.
Però a mia discolpa posso ben dire che la mia euforia è senza alcun dubbio giustificata e giustificabile. Voi al posto mio non sareste entusiasti di poter scambiare poche parole in una piacevole conversazione? Sono anni ed anni che non vedo anima viva. Solo e dimenticato in questo posto buio e –concedetemelo- spettrale.
Purtroppo, a discolpa di quanti mi ignorano, posso affermare che non tutti i torti stanno dalla loro parte. Una mia mancanza –estremamente grave- mi ha portato a venir considerato meno che una nullità.
Ad onor del vero devo anche sottolineare che, pur essendo mia la mancanza, non è assolutamente mia la colpa di essa. No, so già a cosa state pensando, ma vi garantisco che non sono il genere d’anima che scarica le proprie responsabilità sugli altri.
Sto divagando, me ne rendo conto e me ne scuso profusamente. Però dopo che vi avrò spiegato meglio la mia miserrima situazione son certo concorderete con me che un minimo di incipit in questa mia narrazione era doveroso.
Or dunque, dov’ero rimasto?
Si, certamente – perdonate ma gli anni pesando anche su di me- io mi chiamo Gustav e vi do il benvenuto nel museo più grande di questa piccola nazione.
Certo, concordo con le vostre recriminazioni, qui non siamo propriamente all’entrata principale del museo, bensì in una squallida, grigia, polverosa, ed alquanto umida –il che per me è la cosa peggiore- cantina.
So già quale sarà la vostra prossima obiezione, ma se permettete l’ardire vi precedo e vi supplico di non giudicarmi troppo avventatamente prima di aver sentito in toto la mia desolate storia.
Come avrete già probabilmente intuito da soli io sono un quadro, e precisamente appartengo al periodo Vittoriano. Non fate quelle facce scandalizzate ed incredule. Mi rendo perfettamente conto io stesso che l’immagine impressa, con cotanto artistico estro, su di me non rappresenta appieno lo stile del periodo.
Eppure vi posso giurare sulla mia stessa tela che la mai nascita risale esattamente a quel periodo. Fui dipinto in un tiepido giorno d’autunno da un uomo che poi si sarebbe affermato come famoso pittore. Dirvi il suo nome suonerebbe arrogante da parte mia, e se c’è una cosa che decisamente non mi appartiene sono i sentimenti boriosi ed alteri. Sta di fatto che io fui il suo primissimo ed originalissimo dipinto.
Forse troppo originale per i tempi in cui il mio creatore viveva.
Le tinte troppo forti, il soggetto estremamente provocatorio e poi quella mano frastagliata che rende l’intera opera una composizione di difficile comprensione anche per il più esperto dei critici, mi resero immediatamente una tela fin troppo fuori dai canoni del tempo.
Forse se fossi stato realizzato molti secoli dopo allora avrei ottenuto la fama e la gloria che sento di meritarmi, purtroppo però il fato avverso e crudele mi fece questo tiro mancino, al quale non sono ancora riuscito a sottrarmi.
Naturalmente oltre a tutti questi problemi temporali la cosa che non mi permette al giorno d’oggi di entrare di diritto nella schiera delle opere d’arte è l’annosa e scabrosa questione della paternità.
Perché questo punto vi sia chiaro concedetemi di fare un lievissimo excursus sul carattere del mio creatore.
Dovete sapere che il grande pittore dalla cui mano sono uscito, non era solo un essere illuminato e geniale, ma anche estremamente intelligente ed acuto.
Iniziò a dipingere giovanissimo, spinto da quell’incontenibile desiderio di esprimere attraverso i pigmenti le sue emozioni e i sui pensieri –desiderio che solo i grandi sentono -.
Ed ecco che cominciò a dipingermi, mischiando i colori sulla tela, utilizzando non solo i pennelli ma anche le mani ed altri vari oggetti che aveva sottomano. Dipinse seguendo la strada del cuore tralasciando la tecnica.
Ecco come nacqui ed ecco come si rese conto che continuando per quella via sarebbe di certo morto di fame in breve tempo. Io ero la sua espressione più vera, più intima e più profonda. Purtroppo come già ebbi modo di chiarirvi il mio stile precorreva di troppo i tempi dell’età Vittoriana, per questo quando venni mostrato tutti mi additarono a crosta e derisero il mio artefice.
Ovviamente lui comprese che ostinarsi sulla strada della personale interpretazione lo avrebbe portato al totale isolamento sociale, così mi ripose con cura in un angolo del suo studio e mi coprì per sempre alla vista degli spettatori con un grande telo bianco.
Non mi firmò, non lasciò su di me neppure un misero segno che potesse ricondurre chicchessia a lui e alla sua arte.
Abbandonati definitivamente tutti i sogni artistici personali, ripiegò il suo estro assecondando la richiesta del suo tempo e fu così che crebbe in fama e in stima divenendo uno degli artisti più amati e più richiesti.
Io rimasi così dimenticato da tutti, forse anche dal mio stesso ideatore, ed iniziai una lunga esistenza nel buio e nella polvere. Ed è così che voi mi avete trovato qui, in questo ripostiglio squallido e deprimente. Le vicissitudini che mi hanno condotto in questo luogo sono molte e variegate, però non voglio ulteriormente annoiarvi con la triste storia della mia esistenza, siete stati oltremodo cortesi ad avermi ascoltato silenti per tutto questo mio sfogo.
Però non voglio che vi crucciate per me e per la mia sorte. Io sono un quadro dall’animo propositivo e ottimistico. Forse non oggi, forse non domani… ma un giorno –ne sono certo- qualcuno passerà di qui, mi vedrà e finalmente capirà tutto il mio valore, tutta l’arte che dentro di me racchiudo e che non vedo l’ora di mostre al mondo. Così riabiliterà il mio nome e mi collocherà finalmente alla luce dei riflettori pulito e splendido per essere mostrato al grande pubblico.
Grazie mille per aver ascoltato tutta la mai storia e non esitate a tornare a trovarmi, è stato un piacere scambiare quattro chiacchere con voi, alla prossima miei cortesi interlocutori… e chissà potrebbe essere che quando ci rincontreremo io sia appeso ad una bella parete candida, illuminato da faretti e coperto da un splendida teca di vetro… tutto nella vita è possibile nel frattempo dovrò solo rimanere educatamente in paziente attesa.













Vecchia storia. Così come la pubblica sei anni fa la ripropongo senza correzioni.
   
 
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