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Autore: NonnaPapera    01/03/2016    0 recensioni
Indan è un vampiro in cerca dell'anima gemella, ma in un mondo dove viene costantemente giudicato un mostro sanguinario l'impresa risulta difficile
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Amore senza pregiudizi

Quando Indan entrò per la sesta volta all’interno del grande salone, attraversando la porta a vetri, sperò che fosse quella buona.
Si era iscritto appena sei mesi addietro a quell’agenzia per incontri, ma fino ad allora le cose non erano andate troppo bene.
Molto probabilmente era dovuto al fatto che tutti i candidati incontrati nelle volte precedenti, non si erano mostrati troppo contenti di avere a che fare con un vampiro.
Appena arrivava il momento di svelare rispettivamente le proprie nature, la reazione era più o meno la stessa, i suoi interlocutori sbiancavano e poi inventandosi una scusa qualunque lo piantavano in asso senza dargli neppure una possibilità.
Certo, la loro razza non era tra le più ben viste nella popolazione dall’Altro Mondo, però scappare a gambe levate non appena sorrideva leggermente, mettendo in mostra i canini, era decisamente da maleducati.
I vampiri fin dai tempi antichissimi erano sempre stati considerati degli esseri da evitare.
Non erano mai stati di grande compagnia –dato che dormivano quando il resto dell’Altro Mondo era sveglio-, sempre associali –perché quale essere sano di mente parlerebbe amichevolmente con il proprio pranzo?-, e dei pessimi amanti.
Quest’ultimo punto era particolarmente un tasto dolente per quelli della sua razza, la nomea di essere delle specie di mantidi religiose, che uccidevano il proprio partner subito dopo averci giaciuto, non aiutava certo nei rapporti amorosi.
Ovviamente molte delle cose che venivano dette erano pregiudizi atavici, nati quando millenni or sono gli antenati della sua specie erano ancora sprovvisti di sentimenti.
Successivamente, dopo la loro sconfitta durante la quarta Grande Guerra, come punizione i maghi bianchi li avevano condannati a riacquistare per sempre l’anima che avevano venduto al male.
Questo era un fatto risaputo a tutti gli esseri magici, tutti sapevano che ormai da secoli anche i vampiri potevano provare sentimenti: gioire, rattristarsi , provare dolore e sconforto… amare.
Purtroppo però la loro situazione all’interno della comunità non era migliorata. I preconcetti erano duri a morire e per un giovane vampiro in cerca della felicità, era arduo riuscire a rimanere ottimista e continuare a sperare di poter trovare la propria anima gemella.
Tendenzialmente la sua gente rimaneva chiusa nel proprio gruppo. Erano millenni che i vampiri si sposavano solo con vampiri e nessuno prima di lui aveva mai sentito il bisogno di cercare il proprio partner altrove.
Però, erano ormai duecento anni che lui cercava il grande amore tra la sua specie e non era riuscito a trovarlo. Forse era un eterno romantico, ma non gli andava di accontentarsi del “minore dei mali” come facevano tutti gli altri, voleva di più, voleva quel grande sentimento che si leggeva nei libri, quel sentimento per cui si è disposti a fare qualsiasi cosa per la persona amata.
Quello era il suo scopo ultimo, anche se arrivati a quel punto disperava di poter mai realizzare il suo sogno.
Quando arrivò di fronte al bancone sorrise gentile –premurandosi però di non mostrare troppo i suoi canini affilati-
“Salve, volevo sapere se c’erano delle novità” mormorò titubante alla volta di una donnina piccola e rubiconda che subito alzò lo sguardo e lo fissò con pietà.
“Ciao tesoro, mi dispiace ma ormai i candidati compatibili con il profilo che ci hai dato li hai già incontrati tutti” scosse il capo per fargli capire che aveva le mani legate e non poteva fare proprio nulla per aiutarlo.
“Ah, capisco…”, rispose Indan neppure troppo sorpreso della risposta.
“Comunque non disperare, io continuerò a cercare per te, e se dovesse capitarmi qualcosa ti chiamerò certamente” tentò di rincuorarlo la donna.
Il giovane vampiro assentì riconoscente, era proprio vero che i pregiudizi erano delle assurdità. Lui non era cattivo, demoniaco o assetato di sangue, così come la dolce signora con cui stava parlando non era maleducata, né acida, né tanto meno stronza –anche se era questo il pensiero comune sulle banshee-
Indan salutò cortesemente dopo aver ringraziato e si avviò verso l’uscita.
Era ormai all’aria aperta e si stava avviando verso la sua carrozza quando la voce della donna, che gli correva dietro trafelata, lo fece voltare.
“Ragazzo, ehi ragazzo! Aspetta ci sono delle novità”
Quando lo ebbe raggiunto gli sorrise entusiasta, mentre riprendeva fiato e poi iniziò a parlare:
“Ecco, mi è arrivata ora una lettera magica… Dunque, un signore di cui non conosco il nome ha organizzato una festa per fidanzarsi e ha chiesto alla nostra agenzia di incontri di inviargli tutti i possibili candidati del nostro database digitale che potrebbero combaciare con il suo profilo”
Sospirò risucchiando aria per concludere in bellezza:
“Indovina un po’? Tu sei compatibile con la sua scheda!”, finì per poi mettersi a saltellare e a battere le mani tutta eccitata.
Indan si illuminò in volto mentre il poco sangue che aveva in corpo cominciava a scorrergli velocemente nelle vene; un’altra possibilità, forse quella buona gli si era presentata e non voleva farsela sfuggire dalle dita.
“Evvai!”, esultò e subito dopo chiese: “Dove devo presentarmi?”
La banshee gli disse che la festa si sarebbe tenuta nella vecchia abbazia gotica appena fuori città e che si sarebbe dovuto presentare lì alle dieci in punto.
“Dieci in punto?” domandò ad un tratto Indan preoccupato: “Di mattina o di sera?” continuò, anche se purtroppo conosceva già la risposta.
“Heheh, vuoi scherzare? Ovviamente di sera, è una festa, che senso avrebbe organizzarla di mattina?” e dopo avergli dato un familiare buffetto sulla guancia la donna si allontanò saltellando soddisfatta.
L’orario della festa era un grossissimo problema. Tutti i vampiri mangiavano solo una volta al giorno e più precisamente mangiavano solo allo scoccare della mezza notte.
Questo significava che, se voleva far colpo sullo sconosciuto illustre che aveva indetto una festa stratosferica in una delle abbazie più rinomate della contea, doveva riuscirci in meno di due ore, per avere così la possibilità di defilarsi dalla festa allo scoccare della mezza notte.
Un’impresa titanica, soprattutto per lui che caratterialmente era introverso e timido.
Però aveva come la sensazione che quella sarebbe stata la sua ultima possibilità per essere finalmente felice, se la perdeva si sarebbe dovuto accontentare per il resto dei suoi giorni del “minore dei mali” sposando un suo simile e rimanendo infelice fino alla sua morte.
Con rinnovata determinazione, data da quei pensieri foschi, salì finalmente in carrozza e tornò alla sua abitazione.
Aveva poco tempo per organizzarsi, visto che il gran giorno sarebbe arrivato tra appena due lune.
Doveva trovare un abito adatto, pianificare -per quanto possibile- la sua entrata e decidere gli argomenti di cui disquisire per fare colpo sul misterioso uomo che lo aveva invitato –anche se indirettamente- alla festa.
“Che stai facendo?”
La domanda era stata posta da una voce di ragazza che proveniva dalla finestra della sua camera.
“Hananiag! Oddio meno male che sei qui, ho assolutamente bisogno dei tuoi consigli” disse Indan quasi urlando dalla gioia e dal sollievo.
Il piccolo topolino bianco, che era sul davanzale della finestra, saltò sul pavimento e squittendo si mise a ridere:
“Che c’è? Non ti ho mai visto così agitato, a parte quando ti devi preparare per uno di quegli assurdi appuntamenti al buio per quella agenzia di incontri!”
“Infatti tra due giorni ne ho un altro, e spero vivamente che sia l’ultimo… mi sento che andrà bene! O almeno lo spero”
Il topolino si sollevò sulle zampette posteriori e poi lentamente iniziò a crescere, modificando anche i suoi tratti.
Pochi istanti e al posto del piccolo topolino stava una giovane ragazza, che fissava il vampiro con un sopracciglio alzato e un’espressione scettica.
“Non vorrai tentarci ancora spero!”
Pareva sorpresa ed anche un po’ infastidita: “Già te l’ho detto le altre volte, è autolesionista cercare il proprio compagno all’esterno della nostra cerchia e poi… Insomma, potrebbe essere pericoloso, cosa ne sai che le persone che incontri in questi appuntamenti al buio non siano dei male intenzionati?”
“Eddai, Hanan perché devi sempre essere così pessimista, sono certo che controllano i candidati prima di proporli… e poi io mi so difendere, siamo vampiri, la gente ci teme e di certo non cercano di attaccarci”
“Uh, si come vuoi, ma metti caso che ti capitasse che so… Un cacciatore? Come ti salveresti? Io lo dico per il tuo bene” concluse la ragazza con tono deciso, proprio non riusciva a comprendere quella fissazione che da mesi assaliva il suo migliore amico. Perché non cercava il futuro compagno in mezzo alla loro comunità di vampiri? Quando gli aveva posto questa domanda Indan le aveva risposto che ci aveva provato, ma non aveva trovato nessuno con il quale avrebbe mai potuto desiderare di trascorrere del tempo, figurarsi tutta la vita.
“Ormai i cacciatori di vampiro non esistono più, insomma ci sono ancora, ma dopo il trattato di due secoli fa non ci cacciano più, così come noi abbiamo smesso di succhiare il sangue dai vivi.”
“Sciocchezze, sai perfettamente che alcuni sovversivi continuano nella pratica della caccia…”
“Si certo, così come alcuni di noi continuano a succhiare il sangue a povere vittime indifese, in barba al Trattato!” ribatté Indan, quell’argomento così ostico lo metteva sempre di malumore.
“D’accordo, ho capito, chiudiamo qui il discorso” sbuffò esasperata Hananiag cosciente del fatto che non sarebbe riuscita a far cambiare idea all’amico: “Allora come avevi intenzione di vestirti?” chiese infine rassegnata.
“Non so, è per questo che prima ero agitato! Tu cosa mi consiglieresti?”
Hananiag fece scorrere lo sguardo sul guardaroba del giovane vampiro e poi come colta da un’illuminazione ne estrasse un vestito intero blu scuro.
Era un completo con giacca e pantaloni gessati fatti con una stoffa di un colore blu oltremare molto chic e poi estrasse dall’armadio un altro capo e lo sovrappose al vestito: “Ecco, questi qui insieme saranno perfetti”
Indan storse il naso: “Non saprei, non sono molto convinto, il completo è ok, ma il mantello nero… direi che è il caso di scartarlo”
Hananiag aggrottò la fronte infastidita dal commento: “Ma perché? Questo mantello è bellissimo, è quello che hai indossato alla tua Cerimonia del Sangue e ti sta veramente bene”
“E’ appunto questo il problema, il mantello fa subito vampiro e io, almeno all’inizio, volevo evitare di sbandierare la mia natura ai quattro venti. Insomma, te la immagini una sala gremita di persone che entrano nel panico, perché hanno visto che in mezzo a loro c’è un vampiro?”
“Uff”, la ragazza sbuffò e poi esasperata disse: “Ok fai come ti pare, però prima di andarmene ti do un consiglio spassionato. Non potrai mai trovare nessuno che ti ami per quello che sei, se tu stesso non accetti la tua natura e cerchi di nasconderla”, infine gli si avvicinò e datogli un bacio affettuoso sulla guancia si dileguò velocemente trasformandosi in un corvo e volando via da dove era entrata.
Indan si sedette sconsolato sul bordo del suo letto e si prese il volto tra le mani.
Per Hanan era facile parlare, lei era stata fortunata, aveva trovato l’amore molto presto e si era sposata con un vampiro affascinante che l’amava sopra ogni cosa, e poi non aveva mai subito esperienze traumatiche come invece era capitato a lui.
Il solo ricordo di quel giorno gli faceva bruciare gli occhi dalla rabbia e dal dolore, era ancora un ragazzino inesperto alla sua prima cotta e l’umiliazione che aveva avuto da quell’esperienza era ormai tatuata a fuoco nel suo cuore.
Era al quarto anno della scuola superiore -i suoi genitori avevano insistito per mandarlo in una scuola mista, convinti del fatto che studiare a casa non fosse la soluzione migliore, soprattutto tenendo conto del carattere introverso del figlio- quando il fattaccio era accaduto.
Certo a Indan la diversità culturale era servita –anche se forse era per questo che non si trovava bene con i suoi simili, tutti sempre e solo presi dalla comunità vampiresca ed ai problemi ad essa connessi-, in quella scuola aveva sviluppato svariati interessi ed aveva imparato a convivere e ad accettare la diversità di tutti.
Indan andava d’accordo con i suoi compagni, inizialmente aveva avuto difficoltà ad inserirsi ma poi il fatto che fosse un vampiro era passato in secondo piano e si era integrato abbastanza bene –tenendo anche conto del suo carattere chiuso e timido-
Poi un giorno l’aveva visto: bellissimo, determinato, simpatico, attraente, virile ed intelligente, insomma un vero leader.
Si chiamava Xatiale ed era arrivato in quella scuola a metà anno, dopo essersi trasferito nella loro città.
Xatiale era un elfo, un essere splendido e perfetto sotto ogni aspetto.
Senza essere preparato ad una cosa simile, si era innamorato perdutamente ed aveva cominciato a trascorrere le giornate a cercarlo con lo sguardo, per la scuola.
Durante le pause tra una lezione e l’altra, durante le lezioni di teatro, nei laboratori di Magia Bianca, a pranzo… insomma Indan lo cercava sempre e non poteva fare a meno di farsi notare, goffo ed impacciato com’era.
Ecco perché quando un giorno Xatiale lo aveva avvicinato, Indan aveva creduto di essere il ragazzo più fortunato dell’Altro Mondo.
Xatiale alla fine lo aveva invitato alla festa di Halloween della scuola, - la festa più importante dell’Altro Mondo- e Indan era stato onorato e lusingato per la proposta.
Quando dopo una settimana Indan si era recato alla festa con il suo cavaliere, credeva realmente che tutto sarebbe stato magnifico.
Fu solo una frazione di secondo, ma appena messo piede all’interno del grande salone, Xatiale si allontanò da lui con una scusa e nel giro di pochi istanti il giovane vampiro si ritrovò cosparso di sangue.
Xatiale e il suo gruppo di amici avevano organizzato tutto per prenderlo in giro ed umiliarlo; così una volta entrati, i ragazzi gli avevano gettato addosso un secchio pieno di sangue –forse di animale- e lui ovviamente non era riuscito a controllarsi.
Senza poter far nulla aveva iniziato a trasformarsi, sentendo il viso che mutava lentamente nella classica ed orrenda fisionomia vampiresca.
Era orribile e, mentre con le mani cercava di coprirsi il volto, sentì tra le risate generali la voce di Xatiale che con cattiveria gli diceva: “Credevi veramente che un mostro come te avrebbe potuto avere qualche chance con un tipo come me?”
Indan scosse il capo con forza, cercando di scacciare via quei tristi ricordi. Dopo quel fattaccio aveva lasciato la scuola e aveva proseguito gli studi a casa –così come sarebbe stato giusto fare dell’inizio-, ma la cocente umiliazione e la sensazione di essere costantemente inadeguato da allora non lo avevano mai lasciato neppure un minuto.
Sospirò e poi, risoluto, rimise il mantello nell’armadio. No, decisamente non voleva che si scoprisse che era un vampiro, per lo meno non subito!
Quando il gran giorno arrivò Indan era più teso di quanto si aspettasse, gli tremavano le mani e quasi fu sul punto di rinunciare.
Perché mai un ricco e facoltoso personaggio avrebbe dovuto interessarsi a lui? Comunque ormai era pronto, aveva indossato il completo blu che gli aveva consigliato Hanan e in più ci aveva abbinato una sciarpa, anch’essa blu, che si era annodato con cura attorno al collo.
Indeciso su che mezzo utilizzare per andare alla festa, alla fine optò per la macchina, che era certamente un mezzo di trasporto molto meno vampiresco, anche se più scomodo.
L’abbazia gotica nella quale si sarebbe svolta la festa era splendida, maestosa ed imponente, dava una sensazione di arcaico e di regale.
Indan diede le chiavi della vettura ad un lupo mannaro che faceva da parcheggiatore e poi, un poco esitante, si infilò per il grande battente di legno intarsiato.
Tutte le navate della chiesa erano piene di gente, c’erano tantissimi personaggi delle più svariate nature e razze e Indan si rincuorò un poco, di certo in quel marasma sarebbe passato inosservato.
Non era più certo di voler conoscere il loro ospite, sperava solo di venir ignorato per un’oretta –il tempo necessario per non apparire scortese- prima di tornarsene a casa.
Ormai fermo nel suo nuovo proposito si portò verso una della porte delle navate laterali e poi uscì fuori, scoprendo con sorpresa uno splendido giardino sul retro.
Era un posto molto bello e decisamente silenzioso –il che ne aumentava il fascino- Indan vagò per quasi mezz’ora in lungo e in largo, esplorando tutti gli anfratti di quello che si era rivelato un vero e proprio parco.
Quando alla fine stanco di camminare si decise a rientrare inciampò in un ciottolo, sarebbe certamente caduto rovinosamente a terra se due braccia forti non lo avessero sostenuto.
“Attenzione”
“Uh? Emm grazie! E dire che non sono nemmeno giustificabile, visto che non ho bevuto neppure una goccia d’alcol” scherzò Indan un po’ in imbarazzo per la situazione.
“Non credo di conoscerti” mormorò la voce dell’uomo.
A quelle parole il vampiro decise di sollevare finalmente lo sguardo e di osservare il suo interlocutore.
Era alto e, benché fosse fasciato da un vestito impeccabile di sartoria, se ne distinguevano i muscoli forti sotto la stoffa raffinata.
“Io sono Indan… sono stato invitato qui dall’agenzia per appuntamenti…” si sentiva a disagio, anche se non ne capiva il motivo.
“Ah, eccoti allora!” disse sorridendo l’uomo: “Mancavi solo tu all’appello, mi chiedevo perché non fossi voluto venire alla mia festa!”
“Uh? Oh… Lei è il proprietario?” chiese sorpreso e poi domandò incerto: “In che senso mancavo all’appello?”
“L’agenzia mi ha mandato i file di tutte le persone che sarebbero venute. Si sono presentati tutti, tutti eccetto te” e lo fissò con un sorriso sghembo ed invitante.
“Non volevo essere maleducato” poi fece girare lo sguardo e aggiunse “Questo parco è molto bello”
“Ti piace? Anche a me è la parte che piace di più! Inizialmente volevo fare la festa in giardino, ma mi sarebbe spiaciuto se una mandria di persone lo avesse calpestato”
“Sono contento che lei abbia del buon senso” mormorò Indan dando voce ad un semplice pensiero.
Il suo interlocutore rise, una risata profonda e virile che avvolse il vampiro lasciandolo senza fiato.
Quell’uomo era magnetico, carismatico e decisamente bello.
Tutte queste considerazioni convinsero Indan che fosse molto più saggio andarsene, aveva già avuto a che fare con un tipo del genere e si era concluso tutto con una sua umiliazione pubblica.
“Bene, credo che sia il caso che la lasci ai suoi ospiti”, disse impacciato cercando di sorpassarlo.
“Come? Vuoi già andartene?” chiese l’altro sinceramente sorpreso ed anche un poco divertito: “Sono così poco interessante da non voler neppure conoscere il mio nome?” concluse in fare bonario.
“Oh… ora veramente penserà che sono un maleducato.”
“Thanales”
“Come?”
“E’ il mio nome, io mi chiamo Thanales”
“Oh, si certo molto piacere signor Thanales”
“Cielo, ma lo fai apposta oppure ti riesce naturale mettermi a disagio” chiese Thanales scherzosamente: “Se mi chiami signore, mi farai sentire vecchio”
Indan rise di gusto. Non aveva idea di quanti anni avesse Thanales, ma di una cosa era certo, i vampiri erano la razza più longeva dell’Altro Mondo, perciò era molto probabile che il “vecchio” tra di loro fosse lui.
“Ho detto qualcosa di strano?”
“No no, nulla! Era solo un pensiero idiota che mi è venuto in mente”
“Allora… non ho possibilità alcuna di convincerti a rimanere qui ancora per un po’?” domandò con fare cospiratore Thanales e poi aggiunse: “Forse potrei trattenerti proponendoti possibilità di chiacchierare con una persona affascinante e simpatica?”
“E chi sarebbe questa persona?” Indan si stava spingendo più in là di quanto non avesse mai fatto con nessuno.
Scherzava e faceva dell’ironia, era strano il modo in cui si sentiva in quel momento, non riusciva neppure a definirlo però, di una cosa era certo, non si sentiva assolutamente a disagio.
Thanales rise nuovamente alla sua battuta e poi continuò:
“Abbi pietà, nel giro di pochi minuti sei riuscito a distruggere la mia autostima”
Quello fu il turno di Indan di ridere, e poi toccò ancora a Thanales e così via.
Senza rendersene conto, Indan aveva seguito il suo ospite nuovamente nell’abbazia e si era seduto accanto a lui a conversare.
Avevano scherzato e parlato di cose serie per poi tornare nuovamente a ridere, erano andati avanti così per tanto tempo… Forse per troppo tempo.
Indan neppure si accorse che il campanile dell’abbazia stava suonando la mezza notte, però la sua natura puntualmente si fece sentire all’orario prestabilito.
Allo scoccare della mezza notte iniziò a trasformarsi davanti agli occhi di tutti e soprattutto davanti a quelli di Thanales.
La fronte cominciò ad ingrossarsi e ad incresparsi, la bocca si fece più larga e tutti i denti –non solo i canini- si allungarono diventando affilati come coltelli. Il naso si schiacciò facendo assomigliare il suo profilo a quello di un teschio e i capelli da corti che erano si allungarono fin sotto il sedere passando dal colore nero a quello grigio.
Indan non ebbe neppure la forza di guardare il volto di Thanales, si coprì il viso sfigurato con le mani e corse via, spintonando la folla che al suo passaggio faceva dei versi disgustata e spaventata.
“Oddio un vampiro”, “Ma come si sarà infilato in una festa così elegante?”, “Che essere ripugnate”, questi furono solo alcuni dei commenti che arrivarono alle orecchie di Indan mentre fuggiva via.
Era ormai nel piazzale quando si fermò disperato, come faceva a recuperare la sua macchina? No, meglio non aspettare, se ne sarebbe andato via a piedi.
Con gli occhi pieni di lacrime e il cuore pieno di vergogna incespicò lungo la strada che dall’abbazia lo avrebbe riportato –dopo diverse ore di marcia- finalmente a casa sua.
Stava camminando già da quindici minuti quando due fari lo illuminarono da dietro.
Pochi attimi dopo una macchina lussuosa gli si accostò e il finestrino del guidatore si abbassò mostrando a Indan il volto dell’autista.
“Thanales” mormorò sorpreso il vampiro e poi ricordandosi in che condizione era si voltò cercando di nascondersi alla sua vista, “Non guardarmi ti prego…” le lacrime che era riuscito stoicamente a trattenere fino a quel momento, iniziarono a scorrere senza freni e Indan iniziò a singhiozzare disperato.
Thanales scese dalla sua macchina e poi con delicatezza gli passò un braccio attorno alle spalle nel tentativo di calmarlo.
“Indan, ehi guardami!” sussurrò piano sperando che l’altro a quella sua richiesta non si ritraesse maggiormente.
Tuttavia il giovane vampiro sollevò il volto e fissò gli occhi –ormai completamente rossi- in quelli di Thanales.
“Mi dispiace” disse con tono talmente basso che quasi l’uomo faticò a sentirlo.
Thanales non parlò e lo strinse un po’ più forte, “Non devi dispiacerti, neppure io ti ho svelato la mia vera natura, e poi non mi hai mica mentito perciò… non scusarti per ciò che sei”
Indan si voltò e preso dal trasporto di quelle parole lo abbracciò stringendolo forte e respirando il suo profumo, che sapeva di protezione e di comprensione.
“Però ora è il caso che io ti accompagni a casa, devi nutrirti oppure starai male” disse risoluto sospingendolo sul sedile del passeggero e chiudendo poi la portiera.
Thanales si fece indicare la strada e, mentre guidava per portare a casa Indan il prima possibile, si voltava ogni tanto verso il vampiro per controllare se stava bene.
Indan era stanco, si sentiva terribilmente debole e il senso di fame che sentiva lo lacerava dentro mozzandogli il fiato.
Per un vampiro non era affatto piacevole sentire i morsi della fame, ora quasi capiva perché i suoi antenati fossero stati così incuranti della vita delle loro vittime, era una condanna orribile ma per poter vivere dovevano uccidere.
Indan si rannicchiò sul sedile stringendosi al petto le gambe cercando di pensare a qualcosa d’altro.
Thanales aveva cercato di distrarlo per farlo parlare, ma il ragazzo non riusciva a rispondere, la bocca e la gola troppo secche per proferire parola.
A Indan parvero secoli, ma nel giro di venti minuti Thanales stava parcheggiando la macchina davanti a casa sua.
Conscio del fatto che non sarebbe riuscito a camminare, l’uomo aprì la portiera e prese in braccio il giovane vampiro.
“Dove tenete le scorte di sangue?” chiese teso mentre poggiava delicatamente Indan sul divano.
Il ragazzo riuscì solo ad indicare una porta chiusa con il dito, ma Thanales capì ugualmente ed entrò nella ghiacciaia per recuperare il necessario.
Quando riemerse portando con sè il sangue, Indan era svenuto.
“Indan, forza svegliati non puoi morire per una simile sciocchezza” disse scuotendolo e schiaffeggiandolo con forza sul volto.
Quando si rese conto che il vampiro non aveva reazioni prese una decisione drastica ed anche piuttosto pericolosa.
Afferrò un tagliacarte sul tavolino del salotto e con un gesto deciso si tagliò il palmo della mano facendolo sanguinare.
Portò la ferità sotto il naso di Indan e questo, appena sentito l’odore, spalancò gli occhi e tentò di avventarsi su Thanales per morderlo.
L’uomo però fu più svelto e con mossa rapida si scostò, riuscendo contemporaneamente a mettere sotto i denti di Indan una delle sacche di sangue che aveva preso.
Il giovane vampiro bevve in poche sorsate tutta la scorta della sacca e subito dopo parve ritornare in sé, perché fissò smarrito e preoccupato l’uomo.
Thanales senza dire nulla, porse la seconda sacca a Indan che, grato, l’afferrò e la bevve tutta d’un fiato.
“Gra-grazie” riuscì solo a dire il ragazzo, imbarazzato e teso per quello che stava accadendo.
“Di nulla” disse Thanales sorridendo rassicurante: “Come ti senti ora?”
“Sto bene, credo…”
Indan si mosse a disagio sul divano e così si accorse della ferita che l’uomo aveva sulla mano.
“Ma…”
“Eri svenuto, e farti annusare del sangue ancora caldo era l’unico modo per farti riprendere” spiegò semplicemente Thanales.
“Oddio, ti prego dimmi che non ti ho morso, ti prego”
L’uomo rise e poi lo tranquillizzò: “No tranquillo, se mi avessi morsicato non saremmo qui a chiacchierare… Anche se ci hai provato, ma io sono stato più veloce”
“Come? Sei stato fortunato, fare una cosa del genere con un vampiro affamato è una pazzia, ma grazie per avermi salvato”
Thanales gli sorrise dolcemente e infine, colmando la distanza che lo separava dal ragazzo, si sporse e lo baciò leggero sulle labbra.
Indan si sorprese e lo fissò allibito.
Thanales lo aveva baciato, e non era un bacio qualsiasi, lo aveva baciato mentre era ancora trasformato in quell’essere orribile che tutti additavano e evitavano.
“Non ti faccio ribrezzo?” riuscì solo a domandare Indan.
“No non direi… Anzi mi piaci! Non ho mai conosciuto nessuno interessante e sensibile come lo sei tu, prima di incontrarti questa sera disperavo di riuscire a trovare una persona che davvero mi prendesse il cuore”
Indan sorrise suo malgrado a quelle parole, poi un pensiero lo colse.
“Come facevi a sapere tutte quelle cose? Intendo quelle cose su di me”
Inizialmente non ci aveva fatto caso, però erano in pochissimi –a parte i vampiri stessi- a sapere come comportarsi in caso di astinenza da sangue, e pure erano in pochissimi quelli in grado si sfuggire al morso di un vampiro.
Thanales alla domanda si era irrigidito leggermente e poi chiudendo gli occhi aveva sospirato.
“Io… sono un essere umano”
Indan a quella rivelazione aveva sgranato gli occhi e aveva fissato l’uomo senza fiato.
“Co-cosa? Mi stai prendendo in giro! In questa dimensione gli unici esseri umani presenti sono dei…”
“Cacciatori di vampiri” concluse Thanales per lui: “Anzi, ex-cacciatori di vampiri” si affrettò a sottolineare.
Indan saltò spaventato, allontanandosi all’istante dall’uomo e lo fissò sconvolto e terrorizzato.
“Vuoi- vuoi uccidermi?”
Thanales scosse il capo sconsolato, quella non era una situazione per nulla facile, era certo che fossero fatti l’uno per l’altro, lo aveva capito non appena avevano iniziato a parlare, però un vampiro ed un ex-cacciatore... Era assurdo anche solo pensarlo.
Anche lui si era sorpreso notevolmente quando Indan aveva iniziato a trasformarsi davanti ai suoi occhi, però vederlo correre via disperato, con gli occhi pieni di lacrime, aveva spazzato via in un attimo tutti i dubbi sorti.
Ora non rimaneva altro che convincere Indan.
“Non rifiutarmi, per lo meno non farlo solo per ciò che erano i miei antenati. Tu, più di chiunque altro, dovresti sapere quanto fa male venire messi da parte solo per un passato che non ha nulla a che fare con il presente.” Thanales disse solo quelle parole, incapace di continuare, perché sapeva che era impossibile combattere contro i pregiudizi se l’interlocutore non voleva a sua volta abbatterli.
Ma Indan sapeva bene cosa significava venir allontanati solo a causa della propria discendenza e poi, non avrebbe mai voltato le spalle al possibile amore che lo attendeva, sarebbe stato folle da parte sua commettere una simile sciocchezza dopo averlo cercato per così tanto tempo.
Il giovane vampiro sorrise e, finalmente abbastanza in sé, recuperò anche la sua forma normale.
Senza dire nulla si sciolse la sciarpa blu che ancora aveva al collo e poi con delicatezza prese la mano ferita di Thanales e ve la avvolse attorno.
Infine si alzò e frugando in un piccolo mobiletto ne estrasse due bicchieri ed una bottiglia contenente un liquido rosso.
Thanales fissò la bottiglia con sguardo scettico ma appena sentì la risata di Indan si rilassò.
“Credevi ti offrissi del sangue? E’ solo vino rosso” così dicendo porse all’uomo la bottiglia e uno dei bicchieri.
“A cosa vorresti brindare?” chiese Thanales una volta stappata la bottiglia.
Indan a quella domanda non ebbe alcun dubbio e sorridendo felice rispose:
“A noi e ad un amore senza pregiudizi”.

fine

Note: Soria vecchia datata 2011 non rimaneggiata,
Dunque leggende antiche parlano del fatto che i vampiri potessero trasformarsi in molti animali non solo in pipistrelli, perciò l’amica di Indan si trasforma prima in un topo e poi in un corvo.
La Cerimonia del Sangue nella mia testa corrisponde all’incirca ad una specie di bar mitzvah, un sorta di passaggio dall’infanzia all’età adulta.
La storia si svolge nell’Altro Mondo, un mondo parallelo in cui tutti gli esseri magici convivono insieme. Anche tutte le discrepanze storiche ( la carrozza e le macchine) sono state inserite perché in quel mondo non c’è solo un miscuglio di razze ma anche di tempi.
Ovviamente tutti i fatti storici inseriti ( come la quarta Grande Guerra) me li sono inventati di sana pianta
   
 
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