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Autore: Phoenix Mars Lander    02/03/2016    10 recensioni
Fu un errore di battitura, a dare il via a questa storia, un'omissione banalissima.
Si sarebbe dovuto infilare un "contro", fra di loro, accompagnato da qualche insulto.
Ma andò tutto cancellato, per uno strano scherzo del destino, un click sul tasto sbagliato, e finì per esserci un DracoHarry in fondo al foglio.
Così, tutto attaccato.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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L'ortografia di un Legilimens

 




Draco e Harry.
C'è qualcosa di straordinariamente sbagliato, in queste tre parole.
I nomi, innanzitutto. Loro sono Malfoy e Potter, l'uno per l'altro, quasi sempre. O al massimo Furetto e Sfregiato, per precisare.
Ma, soprattutto, lì c'è una congiunzione coordinante. Svista imperdonabile: ci sono solo avversative, tra Potter e Malfoy, ci sono solo verbi d'odio e di rancore, nocche bianche e cravatte insanguinate.
Fu un errore di battitura, a dare il via a questa storia, un'omissione banalissima.
Harry stava rientrando dalla Torre di Astronomia, con la testa che minacciava di scoppiargli per le troppe preoccupazioni.
Avrebbero dovuto incrociarsi per un secondo, un attimo inutile, passeggero, non rilevante ai fini della trama. Si sarebbe dovuto infilare un contro, fra di loro, accompagnato da qualche insulto.
Ma andò tutto cancellato, per uno strano scherzo del destino, un click sul tasto sbagliato, e finì per esserci un DracoHarry in fondo al foglio.
Così, tutto attaccato.
Loro che non sopportavano neanche di stare nello stesso paragrafo, figurarsi nello stesso rigo.
DracoHarry, dicevamo.
Addossati l'uno all'altro.
E fu così che capitò: la spalla del Grifondoro si scontrò all'improvviso contro quella del Serpeverde.
«Scusa» mormorò Harry d'istinto, prima di rendersi effettivamente conto di chi avesse colpito.
Draco, in quell'istante, era talmente stanco e frustrato che avrebbe ammazzato chiunque – figuriamoci Potter.
E s'arrabbiò ancor di più quando registrò quel sussurro troppo flebile, così non da Sfregiato, quelle iridi verdi che sembravano opache, offuscate, spente.
Senza pensarci un secondo lo afferrò per la divisa e lo scagliò contro il muro più vicino, godendosi per un attimo lo scintillio vivo nel suo sguardo. Quella scintilla che era tutto merito suo.
Sapeva che lo spintone del Grifondoro sarebbe arrivato, ma non si mosse di un millimetro per evitarlo. Si prese l'ondata di rabbia di Potter e la ingurgitò tutta, per voi vomitargliela di nuovo addosso e defilarsi con i denti digrignati e un peso nello stomaco.
Sarebbe dovuta finire lì: punto fermo e al prossimo capitolo.
Ma qualcuno si permise di sorridere, davanti a quella svista, e cambiare pagina per continuare a scrivere, il DracoHarry ancora infilato nel foglio precedente, sottolineato in rosso automaticamente come un banalissimo errore.

~

Il lettore è il Legilimens per eccellenza, lo sanno tutti.
Scandaglia la mente dei personaggi, conosce le loro intenzioni, tiene fra le dita le loro emozioni.
Nemmeno i muri di Hogwarts sono informati quanto i lettori, che si aggirano fra Platani Picchiatori e piani proibiti senza imprevisti.
Per loro, i sentimenti degli individui d'inchiostro che tanto amano non hanno segreti.
Ma Draco Malfoy è uno degli Occlumanti migliori della storia, lo sanno tutti.

~


In seguito avrebbe detto che ci si era trovato per caso, anche se sapeva che non era vero.
Come se non conoscesse a memoria l'orario delle lezioni di Potter, poi.
Erano settimane che tutti lo trattavano come se fosse stato di porcellana, in procinto di rompersi da un momento all'altro, quando in realtà lui a pezzi lo era già da un bel po'. E mentre suo padre marciva ad Azkaban Draco faceva lo stesso nella sua prigione personale, con una condanna da scontare a vita nella sua stessa carne, un ergastolo impossibile da espiare.
Erano settimane che tutti lo guardavano con compassione e una sorta di automatico timore. Tutti tranne Potter, che, quando non era troppo occupato a mettere a punto il suo grande progetto di salvare il mondo intero, gli dedicava qualche insulto.
Ma c'era qualcosa che non andava, nello Sfregiato, ultimamente. Era stanco, lo si vedeva lontano un miglio. O forse era solo Draco a vederlo, lui che aveva passato gli ultimi cinque anni e mezzo a imparare a memoria il suo odiosissimo viso, le smorfie che gli rifilava quando si rivolgeva non molto educatamente ai due amichetti che si portava sempre dietro, la sua mandibola che s'irrigidiva per un attimo.
E Draco non ne poteva più di accontentarsi dei suoi ormai sporadici fottiti, Furetto, non ne poteva più di sopportare quell'incarico che gli era stato affidato.
Tempo dopo si sarebbe ripetuto mille volte, nel cervello, che lo aveva fatto solo e unicamente per se stesso, mica per ottenere un'agognata reazione dallo Sfregiato.
Lo aspettò – no, si appoggiò per caso – contro il muro accanto alla porta dell'aula di Storia della Magia, dove i Grifondoro stavano terminando la loro ultima lezione.
Poi Potter uscì, seguito a ruota dalla Donnola e dalla Mezzosangue, e sembrava così spento, Merlino, il suo nome a pagina centoundici doveva essere praticamente sbiadito.
Draco si lanciò su di lui, senza pensarci un attimo. Le sue nocche si schiantarono contro il naso dell'altro, un rumore preoccupante si propagò per tutto il corridoio e Potter barcollò all'indietro. Un accento un po' più incrinato del solito, una lettera addossata al margine, schiacciata contro il muro bianco.
Potter si aggrappò alla parete contro cui era finito, lo sguardo infuocato. Rifilò un pugno a quel biondo spocchioso, colpendogli con forza lo zigomo sinistro.
In un secondo si ritrovarono entrambi sul pavimento di pietra, in un ammasso indistinto di braccia tese e gambe attorcigliate.
Fu un attimo, l'impiego di un verbo piuttosto che un altro, un punto fermo messo lì a caso: si bloccarono. E rimasero così, due sostantivi immobili nel bel mezzo del corridoio, i compagni che li incitavano, correvano a chiamare aiuto, scrollavano le spalle davanti all'ennesimo litigio.
Si guardarono, Potter seduto sullo stomaco di Malfoy, che s'inarcava sulla fredda pietra sotto il peso dell'altro ragazzo.
Ed era tutto così stramaledettamente simile all'ultimo sogno di Harry che faceva quasi male, ancor più con la consapevolezza che ora si trattava di tutt'altra situazione.
Nessuno l'avrebbe mai saputo, si ripromise il Grifondoro, nessuno, anche se lui come Occlumante faceva schifo. Si sarebbe censurato, vietato, avrebbe ingerito Pozione Polisucco ogni giorno per somigliare all'Eroe che tutti volevano.
Ma quello che Harry non sapeva è che ci sarebbe stato anche Malfoy al suo fianco, con lo scotch sul viso e lo stesso divieto appeso al collo. Ci sarebbe stato anche il Serpeverde che in quel momento aveva perso il suo solito contegno, con le ciocche bionde totalmente fuori posto, il colletto slacciato, il torace frenetico.
Draco guardò gli occhi lucidi di Potter, i suoi capelli scompigliati, le labbra gonfie di pugni, rosse come se avesse ricevuto troppi baci, e se lo scrollò di dosso, sconvolto almeno quanto l'altro, per poi percorrere a grandi falcate il corridoio.
Avrebbe voluto essere un Animagus e scappare via, indisturbato, andare a cercare quell'uccellaccio di un Ippogrifo e farsi portare fino ai confini del mondo, sparire dal libro in un capitolo di passaggio.
Ma, visto che non poteva farlo, impugnò la sua Nimbus e sfrecciò nel cielo grigio, gli apostrofi che gli si appiccicavano addosso e il narratore troppo occupato a parlare di qualcun altro.

~

Successe in modo ancor più stupido di come tutto era cominciato.
Successe otto giorni e dodici ore dopo il Sectumsempra lanciato contro il Serpeverde, quando ormai Harry si svegliava in preda agli incubi ogni notte, sognando di avere fra le braccia un dannatissimo Draco Malfoy morente.
Successe nell'aula che Harry più odiava al mondo, quella di Piton, e nella circostanza più frequente e ironica di sempre: l'ennesima punizione da scontare insieme.
Il mattino seguente si sarebbero detti che era stato un altro errore di battitura, sicuramente, o magari un termine copiato male. 
Fu certamente quello, si convinsero annuendo, mentre ancora cercavano di riprendersi dall'orgasmo. Perché di sentimento non ce n'era neanche un po', affermarono, ci mancherebbe altro: la sola idea di camminare mano nella mano faceva venire il voltastomaco.
Ed era stata colpa di Malfoy, assicurò Harry, perché se n'era uscito con uno di quei soliti commenti velenosi su Ginny, chiedendo a Potter se avesse già avuto il fegato di portarsela a letto.
Ed era stata colpa dello Sfregiato, ribattè Draco, perché gli aveva urlato addosso che lei non lo faceva sbarellare tanto quanto un certo furetto biondo.
Successe di nuovo, malgrado ogni loro sforzo.
Successe quando Ginny baciò Harry davanti a tutto il castello, e quella sera il Grifondoro si ritrovò con un labbro sanguinante nei pressi del Lago Nero.
Successe quando Pansy insultò Hermione e Draco le diede manforte, venendo poi placcato alle due di notte da un Potter invisibile, che, nell'udire i passi frettolosi del custode, attirò Malfoy sotto il mantello di suo padre con una facilità indicibile.
E quella volta era stata colpa di Gazza, concordarono, che proprio in quel momento era entrato nell'aula, convinto di aver visto un'ombra contro la porta aperta.
Era stata colpa sua, solo colpa sua, se si erano ritrovati ad essere DracoHarry di nuovo, nascosti allo sguardo attento del lettore, col mantello di James a coprire le parole.
Ci furono gli incantesimi Silenzianti, le minacce di Cruciatus imminenti, gli Imperius al narratore e le assenze ingiustificate.
Ci furono i cuori che non collaboravano, le corde vocali che dicevano è solo sesso, lo ripetevano fino allo sfinimento, sebbene non ci credessero neanche loro.
E poi l'ironia della sorte, il suo sarcasmo pungente, loro che facevano l'amore nella Stanza che conteneva l'Armadio Svanitore e il libro del Principe Mezzosangue. Ma cos'altro ci si poteva aspettare, d'altronde, da una relazione tra il Bambino Sopravvissuto e un Mangiamorte?
Ci fu dunque la Stanza delle Necessità, in cui i lettori non possono entrare, in cui la cosa che Harry e Draco più desideravano al mondo se la sarebbero portata loro, trascinandosi l'un l'altro per il corridoio deserto.
E intanto Harry lo sapeva, lo sapeva che quel furetto insopportabile gli stava nascondendo qualcosa, lo sapeva ogni diamine di volta che lo insultava in Sala Grande, ogni volta che si arrendevano alle due di notte.
Rimpianse di essere il protagonista della storia, quando vide Draco sulla Torre di Astronomia, desiderò essere una semplice comparsa per poter avere il tempo di rimettersi a posto l'anima, per provare un Reparo che non sarebbe servito a nulla.

~

Non c'era Potter, quell'anno, sull'Espresso per Hogwarts.
E Draco Malfoy era quello di sempre: camicia perfetta, cravatta allacciata e chioma bionda.
Ma aveva negli occhi un errore di battitura, uno sbaglio d'ortografia, un'enorme svista nella sua vita preconfezionata.
Erano a mille pagine di distanza.

Si rividero al Malfoy Manor, dove Harry si ritrovò inginocchiato sul pavimento freddo, con una bacchetta scura puntata al collo.
«È lui?» chiese Bellatrix con uno scintillio folle nello sguardo.
Draco tentennò. 
Era lui, certo che era lui, che domanda del cavolo. Iridi del genere non ce le aveva nessun altro.
Negò, disse che non era sicuro e gli credettero per davvero.
E mentre se ne stava lì, a un passo dal venire scoperto, Harry si permise di pensare, per soli pochi istanti, ammazzatemi qui, davanti ai suoi occhi.
Poi ci fu la guerra, la guerra aperta, nuda e cruda.
Ci fu quell'abbraccio disperato mentre fuggivano dalle lingue di fuoco nella Stanza delle Necessità, una stretta rubata di nascosto, quel passo all'indietro di Draco che non sapeva come abbattere il muro che si ergeva tra di loro, un muro sempre più alto e massiccio.
E ci fu il corpo morto di Harry tra le braccia di Hagrid, il singulto spezzato di Malfoy, il significato di tutte le pagine della sua vita che andava in fumo all'improvviso, e nessun traduttore sarebbe mai riuscito a capirlo, a spiegarlo, a metterlo in termini che non fossero un cuore bruciato e un vuoto infinito in un corpo magrissimo.
S'incazzò da morire, Draco, e s'incazzò ancor di più quando Harry si alzò e visse di nuovo, ma non glielo disse: rimase semplicemente lì, con gli occhi piantati nei suoi. 
Potter s'immobilizzò, in mezzo al campo di battaglia. E mentre guardava Malfoy si chiese, per un attimo terrificante, cosa diamine fosse quel sentimento che era riuscito a far passare un uomo dall'altra fazione, quell'emozione che, se si fosse diffusa solo un po' di più, avrebbe potuto far cessare la guerra.
Non ebbe il coraggio di darsi una risposta, non ancora, e andò a fare ciò che doveva con la consapevolezza che Draco era suo, infine, e combatteva dalla sua parte.

Un foglio bianco dopo, Harry era invecchiato di diciannove anni.
Si trovava al binario nove e tre quarti, di nuovo, con una moglie a cui voleva bene – soltanto bene – accanto.
Si guardò intorno e scorse Draco, lontano, lontanissimo, tra la nube di fumo che andava allargandosi intorno al treno.
Digrignò i denti e s'indignò, perché non era possibile, non era possibile che nella loro ultima comparsa insieme nel libro della sua vita, nella loro ultimissima lettera stampata, non fossero neanche nella stessa diamine di pagina.
Ma quello che Harry non sapeva era che qualcuno aveva lasciato la finestra aperta.
Una folata di vento s'infilò nella stanza e andò a colpire gli ultimi due fogli dell'epilogo, che si alzarono e si sfiorarono, a mezz'aria, in un bacio a fior d'inchiostro.







Author's corner ~
Scrissi questa ff un sacco di tempo fa e ho sempre voluto pubblicarla.
Ora ho finalmente trovato il coraggio di farlo e niente, spero vi sia piaciuta! :3 



 

  
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