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Autore: Alex995    02/03/2016    8 recensioni
-Stai bene?-
E' tutto cosi surreale.
-Tu?-
Pensavo che ci fosse tempo e invece, il suo era finito.
-No.-
-Sai cosa devi fare, vero? Devi uccidere quel figlio di puttana.-
Seguito di Broken Hearts.
Come potete vedere, le battute sono tratte dalla 4x10. Per non chi non seguisse la programmazione americana e per chi non avesse letto gli ultimi spoiler, non legga questa storia. Non so ancora se il titolo della 4x19 sarà Canary Cry ma per ora sembra essere quello più adatto a definire ciò che i produttori stanno confabulando alle nostre spalle.
Spero che vi piaccia. Grazie in anticipo.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Stai bene?-
E’ cosi tutto surreale.
Da ieri sera, da quando ho visto Oliver portare in braccio il suo corpo senza vita, mi sembra di star vivendo un film. Anzi, un incubo.
-Tu?- chiedo acida guardando fuori al finestrino della limousine che ci ha portato al cimitero.
Una parte di me, non può ancora crederci. Qualche minuto prima di uscire , mi aveva chiesto di raccontarle se c’erano novità con Oliver e io ingenuamente le ho detto che le avrei raccontato tutto dopo la missione perché c’era tutto il tempo di questo mondo.
E invece, il suo tempo era finito.
-No.- dice Oliver con una voce persa, sconsolata e scocciata mai sentita prima.
Laurel Lance si è spenta all’età di trent’anni. Si è spenta con la consapevolezza di star facendo tutto il possibile per salvare la sua città e i suoi rispettivi abitanti dalle manie di protagonismo di Damian Darhk.
Il mostro, come l’ha definito Thea. La stessa persona che sta rendendo la nostra vita un inferno. La stessa, che è capace di tutto (compreso giocare con la sicurezza di un bambino) pur di raggiungere il suo obiettivo. Dopo mesi, ancora sconosciuto.
-Sai cosa devi fare, vero?- chiedo retorica visto che lui conosce già la risposta.
Non gli ho mai chiesto di uccidere. Tranne quando sapevo che stava lasciando Starling City per andare a Nanda Parbat e sfidare Ra’s al Ghul. Solo in quella occasione, gli ho chiesto di lasciar perdere la sua umanità per ritornare a casa dalla sua famiglia. Per ritornare a casa da me.
Ma ora le cose sono diverse. L’umanità non ci ha portato da nessuna parte. L’umanità che abbiamo avuto nei confronti di quel mostro, ci ha tolto un’amica, una partner, una parte di noi.
Ci sentiamo cosi persi senza di lei. Spezzati, danneggiati. Un pezzo di fabbrica che non può essere legato agli altri perché manca un bullone essenziale alla catena di montaggio.
-Devi uccidere quel figlio di puttana.- dico con tutta la rabbia che ho in corpo voltandomi verso di lui per osservarlo meglio.
Il suo viso è stanco, gli occhi sono gonfi e velati ancora dalle lacrime. Non so cosa sia successo li fuori, perché quando la cerimonia religiosa è finita, sono andati tutti via tranne lui che voleva essere lasciato solo. Evito di chiederlo, perché è il suo modo di soffrire, il suo dolore e non voglio entrarci.
Eppure una parte di me muore dalla voglia di abbracciarlo. Da quando abbiamo litigato a casa nostra, qualche settimana fa,  abbiamo parlato si e no un paio di volte. Sono tornata al covo tutte le sere da allora, stanca di dover scappare da qualcosa che sapevo di dover affrontare.
Oliver è Green Arrow. Sono stata la sua partner per anni, e ora soprattutto in questo momento cosi delicato, non posso abbandonarlo.
Non voglio farlo.
Continuo ad amarlo come se fosse il primo giorno. Continuo a concentrare ogni energia e pensiero su di lui quando la sera esce dal covo per andare alla ricerca dei cattivi. E per quanto mi fidi di John, perché so che è lui a coprirgli le spalle sul campo, la paura c’è sempre.
-Non so se ne sono capace.- sussurra spostando lo sguardo sulle sue mani intrecciate nervosamente.
Lui non è più un assassino. Lui non è più l’uomo che ho conosciuto all’inizio dopo l’isola. Lui cerca una soluzione. Cerca un altro modo per aggirare il problema evitando cosi di commettere altri omicidi e macchiarsi le mani di sangue ancora e ancora com’è successo in passato.
Mi metto sul bordo del sediolino, chiudendo la mano a pugno per avvisare Jeff, il mio autista, che possiamo andare. Invece di tornare al mio posto, a metri di distanza da Oliver, mi avvicino a lui e poggio la testa sulla sua spalla prendendolo per mano.
-Si che ne sei capace. Devi farlo per Laurel.- sussurro accarezzandogli le nocche dolcemente. –Chiudiamo questa storia una volta per tutte.-
 
 
 
 
Come può un organizzazione come l’HIVE lavorare anche senza il proprio capo? Sono settimane che Darhk è in carcere e nonostante tutto, i fantasmi continuano ad attaccare la città distruggendo quel poco di speranza che stava iniziando a diffondersi con il ritorno di Oliver alle elezioni.
Possono esserci solo due risposte alla mia domanda. O i fantasmi seguono ancora le direttive di Darhk anche se ha perso i suoi poteri e non può nuocere più a nessuno oppure…. E’ subentrato un altro capo.
Il mio pensiero corre subito alla moglie, la signora Adams, visto che era a conoscenza degli affari del marito e della sua doppia vita. Ma una parte di me,non so per qualche assurda ragione, pensa anche che dietro questa storia ci possa essere Malcom Merlyn.
Non si vede in giro da un po’. L’ultima volta che ho sentito il suo nome è stato legato alla questione di William. Non vorrei essere nei suoi panni quando Oliver lo troverà.
-Hey.-
Sono al covo a lavorare su alcuni dati, quando sento una voce alle mie spalle che mi fa letteralmente saltare dalla sedia. Mi giro verso l’ascensore, trovando Ray Palmer accennarmi un sorriso tirato per poi raggiungermi sulla piattaforma.
Ero cosi distratta da non accorgermi del suo arrivo? Devo proprio avere la testa tra le nuvole.
-Hey… che ci fai qui?-
L’abbraccio, stringendogli le braccia intorno alla schiena, respirando il suo profumo inconfondibile. Ha sempre avuto la capacità di tranquillizzarmi.
Un po’ come fa Oliver.
-Siamo tornati appena abbiamo saputo…. Come stai?-
Sara era al funerale. Dovevo immaginare che anche il resto della squadra fosse tornata a Star City non volendola lasciare sola in questo particolare momento. In realtà pensavo che fossero partiti per un’altra missione senza neanche aspettarla visto che comunque nessuno di loro si è presentato al funerale.
-Mi sembra di vivere un incubo.- dico lasciandolo andare. Noto che ha una brutta ferita alla tempia ma evito di chiedere perché so che trattandosi del futuro, non potrà dirmi granchè.
Mi siedo sulla mia sedia girevole, mentre Ray resta all’ in piedi davanti a me mettendosi le mani in tasca.
-E Oliver?- chiede preoccupato.
Questi due, con il tempo sono diventati amici. E pensare che all’inizio si schifavano e hanno perfino fatto  a botte. Oliver mi ha raccontato che Ray è andato proprio da lui, quando Rip Hunter gli ha offerto di prendere parte alla squadra che salverà il mondo da Vandal Savage.
Sono contenta che si fidi di lui. Oliver riesce a dare degli ottimi consigli. Sfortunatamente, non riesce a seguirli personalmente nella vita privata ma questo è un altro conto.
-E’ di sotto ad allenarsi . Perché non glielo vai a chiedere?- chiedo sperando che Oliver riesca a parlare con lui cosi da farsi  aiutare un po’.
Vorrei aiutarlo. Ma non so cosa fare. Non posso avvicinarmi a lui come se niente fosse. Non com’è successo in auto qualche ora fa.
-L’ultima volta che l’ho visto voleva prendermi a calci in culo per essere venuto a letto con te.- dice facendomi diventare tutta rossa per via dell’imbarazzo.
-Approposito mi dispiace.- ammetto sincera. –Non ricordo granchè di quella sera ma… -
-Oh tranquilla. Prima o poi doveva saperlo.- dice Ray scrollando le spalle.
-Se non sei qui per Oliver, e non sei qui per Sara visto che è con il padre…. Cosa ci fai qui?-
E’ in questo momento che Ray decide di prendere una seconda sedia girevole per sedersi sopra per poi muoversi con le rotelle verso la mia direzione.
Non può essere qui solo per me. Solo per sapere come sto. E’ vero è un grande amico, mi vuole bene me l’ha sempre dimostrato ma….. c’è qualcos’altro sotto.
-So che non posso dirti niente….- dice prendendomi  le mani tra le sue. –Ma io… non riesco a far finta di nulla.-
-Che succede?- chiedo preoccupata vedendo la sua faccia cosi seria.
Non vorrà mica dirmi che prova ancora qualcosa per me? L'ansia inizia ad assalirmi, perchè se dovesse davvero confessarmi una cosa del genere, non saprei come dirgli che non provo nulla per lui se non semplice affetto. 
-Sai che Rip viene dal futuro, no? E che con la sua “navicella spaziale” viaggiamo nel tempo?-
Certo che lo so. La cosa mi sembra un po’ surreale, ma ci credo. Cioè cerco di crederci.
Annuisco cosi da lasciarlo continuare.
-Un mese fa ho incontrato Oliver.- dice Ray guardandomi negli occhi. Ah voleva dirmi questo? 
Tiro un sospiro di sollievo ricordando il loro arrivo per il matrimonio annulato come se fosse ieri. 
-Ray ero qui….. ci siamo visti qui al covo tutti insie…-
-No Felicity.- dice interrompendomi scuotendo la testa. –Io ….ho visto Oliver .-
Mi irrigidisco di colpo quando sento queste parole.
-Tu….l’hai incontrato?- chiedo perplessa senza riuscire a trattenere un sorriso. 
Lui ha incontrato Oliver? L’Oliver del futuro?
Come sarà Oliver nel futuro? Pelato? Cammina con il bastone? Avrà la pancia?
Ho cosi tante domande da fargli. Cosi tanti dubbi che potrebbe aiutarmi a colmare. Ma so anche che non può dirmi niente. Sono le scelte del presente che influenzano il futuro. Non il contrario.
-Si… l’ho visto.-
-E come sta? Sta bene?- chiedo curiosa incapace di contenere l’adrenalina. Il futuro è cosi incerto. Soprattutto ora quando stiamo per  lottare contro il nostro più grande nemico. Ma sapere che lui è vivo, sta bene , vuol dire solo una cosa: Laurel non è morta invano, noi vinceremo, Oliver resisterà. 
Oliver resisterà come ha sempre fatto. Batterà anche questo suo nemico e vivrà per tanti anni la sua vita.
Quando però Ray abbassa lo sguardo, il sorriso che avevo sul viso sparisce. Capisco di aver toccato un tasto dolente.
Ed è allora che inizio a preoccuparmi. Cosa può essergli successo? Cosa può essere successo all’uomo che oggi considero invincibile?
-L’Oliver che ho visto…  era molto diverso dall’Oliver che conosci tu.-
E’ normale che sia diverso. Con il tempo si cambia. Stiamo parlando del futuro no? Ma leggo altro tra le sue righe… leggo qualcosa che non mi piace.
Oliver è tornato ad uccidere? E’ tornato ad essere un assassino?
-In che senso?- chiedo confusa.
-La Star City che ho visto… era abbandonata al suo destino.-
Destino? Questa parole non mi dice di niente di buono. Soprattutto se è accompagnata dal verbo abbandonare.
Cosa può essere successo nel futuro? Cos’ha portato la distruzione della mia bella città? E soprattutto, dove sono i vigilanti? Dov’è Oliver?
-Lui… lui è….?- chiedo spaventata mentre gli occhi si velano di lacrime.
Non può essere morto. Mi ha detto di averlo visto…. Mi ha detto di averlo visto, dannazione.
-No, Felicity… lui è vivo. Ma ha abbandonato.- dice Ray cercando di tranquillizzarmi. 
Oliver …. ha abbandonato? Ha lasciato arco e frecce? Non può essere. Scuoto la testa ripetutamente e Ray aumenta la presa sulle mie mani.
-Lui non lo farebbe…. – dico balbettando. –Lui non … crede in ciò che fa…. Non può… non ho fatto niente per fargli cambiare idea?-
-E’ questo il punto….. era solo.- dice semplicemente Ray facendomi assalire dai dubbi.
Solo? In che senso era solo? Cosa diavolo significa che era solo?
-Lui era solo.- ripete come se volesse accentuare la cosa.
–Perché?- chiedo incredula.
-Vive solo da 13 anni …. da quando te ne sei andata. Da quando tutti se ne sono andati..- dice Ray raccontandomi tutto molto genericamente, facendomi piangere silenziosamente.
Oliver è solo. In un lontano futuro, lui è solo senza nessuno al suo fianco. Senza me al suo fianco.
E me lo immagino, a vivere la sua vita senza nessuno che gli tenga compagnia, senza nessuno che si prenda cura di lui, senza nessuno che gli dica quanto è amato. E il petto inizia ad essere più pesante.
-Dove siamo andati tutti?- chiedo titubante un po’ restia nel voler sapere la verità. So che non dovrei sapere niente. Ma forse, se sapessi cos’è successo, potrei evitarlo. Potrei cambiare le cose.
-Non so se siete scappati via o se siete…-
E’ inutile continuare la frase perché ho capito dove vuole arrivare. La Star City che ha visto lui, dev’essere una città completamente diversa da quella in cui vivo ora. Potrei essere morta. Qualcuno potrebbe avermi ucciso. Forse per questo motivo Oliver ha abbandonato tutto.
Non riesco a non vedere le cose diversamente visto che in qualunque circostanza non avrei abbandonato Oliver solo all’inferno.  Non avrei mai lasciato l’uomo che amo, salvare la nostra città da solo. Oppure, può darsi che Oliver ed io nel futuro non staremo insieme. Questo spiegherebbe molte cose.
Chissà potremmo aver incontrato altre persone, esserci innamorati di altri….
Non riesco ad immaginare il resto della mia vita in compagnia di un’altra persona che non sia lui. Io voglio avere dei figli suoi, voglio crescerli con lui, voglio invecchiare con lui.
-Perché mi stai dicendo questo?- chiedo razionale asciugandomi le lacrime sul viso.
-La vita è troppo breve Felicity.- dice Ray accarezzandomi le nocche delle mani. –Un giorno siamo qui, il giorno dopo non ci siamo. Le persone che amiamo se ne vanno quando meno c’è lo aspettiamo…. Credimi lo so bene.-
Si sta riferendo a Anna. La sua fidanzata, quella che fu uccisa a Starling City due anni fa durante l’attacco di Slade Wilson. Per questo motivo, ha voluto creare l’armatura di Atom. Quando Anna fu uccisa, lui era li e non ha potuto fare nulla per salvarla. Si è sentito impotente.
Non c’è niente di peggio per un uomo che sentirsi impotente. Niente.
-Tu ami Oliver.- aggiunge Ray vedendomi cosi silenziosa. –Se non lo amassi, non lo avresti seguito in questa pazzia per quattro anni.-
-Mi ha mentito Ray.- dico cercando di fargli capire il mio punto di vista.
-Lo so…credimi lo so. E ti capisco.- dice comprensivo. –Ma ascoltami…. ormai è andata. William esiste, fa parte delle vostre vite e tu non puoi farci niente.-
-Non riesco a voltare pagina cosi Ray.-
-Volterai pagina prima o poi, Fel.- dice sicuro di se. –Forse succederà tra una settimana, un mese o forse un anno ma lo farai. Non puoi vivere a lungo senza la persona che ti fa sentire viva.-
Spengo per un momento il cervello, che mi dice di ignorare le sue parole, e cerco di sentire solo il cuore. Quello che in questo momento batte all’impazzata. Quello che in queste settimane ha cercato di prevalere su tutto senza riuscirci. Io volevo avvicinarmi a lui, ma la testa me lo impediva.
Io volevo chiarire le cose, o semplicemente iniziare qualcosa d’accapo con lui, ma la mia stupida testa mi riportava alla mente tutte le cose negative che Oliver ha fatto scoraggiandomi completamente.
Ha ragione. Sono sicura di perdonare Oliver. Non so quando, non so come succederà ma so che lo perdonerò. Non posso vivere senza di lui.
-Lui ti ama. Ti ama più di se stesso, ha rinunciato a tutto per te. Ed è vero, ha sbagliato. Ma nessuno meglio di te sa che noi uomini non siamo perfetti.-
Rido per la battutina di Ray che come sempre cerca di sdrammatizzare la situazione nella quale mi trovo.
-Cosa dovrei fare?- chiedo confusa.
-Chiarite. Parlate. Urlargli contro. Ma fai dei passi verso di lui.-
-Perché?-
Tutto mi sarei aspettata tranne che un giorno Ray mi spingesse tra le braccia di Oliver. E' cosi strana la cosa, considerando che siamo stati insieme per un pò e lui era profondamente geloso del rapporto che avevo con Oliver.
-Non voglio che un giorno tu ti penta di ciò che stai facendo…. O forse semplicemente non voglio che lui in futuro possa restare solo. Merita di essere felice dopo tutto quello che fa per questa città.-
Ray si sporge verso di me dandomi un bacio sulla fronte prima di alzarsi, per poi congedarsi.
-Dovete partire?- chiedo curiosa sulla loro prossima destinazione alzandomi dalla sedia.
-Dobbiamo ancora deciderlo… vogliamo prima vedere cos’ha intenzione di fare Sara.- dice lui scrollando le spalle. –Starai bene?-
-Si, starò bene…..- dico tranquilla. –Staremo bene.-
-E’ stato più facile di quel che credevo.-dice dandomi un bacio veloce sulla guancia per poi darmi le spalle scendendo dalla piattaforma,  andando verso l’ascensore per premere l’unico  tasto presente  in attesa della cabina.
-Sta attento, okey?- chiedo  attirando di nuovo la sua attenzione. –E ti prego prenditi cura di Sara.-
Non voglio che gli succeda nulla. Non potrei sopportare di perdere qualcun altro.
-Mi conosci.- dice lui facendomi l’occhiolino.
-Proprio perché ti conosco ti chiedo di stare attento.- dico sicura di me.
Le porte dell’ascensore si aprono e Ray entra nella cabina. Mi metto di fronte a lui cosi da poterlo vedere un’ultima volta.
Sperando che mi veda, mimo con le labbra un grazie accennandogli un sorriso prima che sparisca completamente dalla mia vista. 
 
 
 
Ho indossato un pantalone di tuta e una sua maglietta.
Mi piace indossare i suoi vestiti perché mi vanno comodi e poi sono cosi larghi che mi sembra di affogarci dentro. Per non parlare del profumo che emanano le sue magliette. Un misto di ammorbidente e acqua di colonia.
Sono sul divano del nostro appartamento, con le ginocchia al petto giocando nervosamente con le dita della mani cercando di mettere in ordine le idee.
Perché sono qui? Perché quando sono uscita dal covo, il mio primo pensiero è stato di tornare a casa mia?
Perché Ray ha ragione. E’ inutile perdere tempo. E’ inutile essere acida e arrabbiata con una persona,che sta soffrendo già per i fatti suoi.
Perdonerò Oliver. Pian piano ci riuscirò. Preferisco lavorare su questa cosa mentre sono al suo fianco che perderlo completamente. Volevo dimenticarmi di lui, perché mi ha fatto soffrire. Ma sono sicura che se non esistesse, dovrei inventarlo.
Lui è meraviglioso nelle sue tante sfaccettature. Tutto mi attira di lui, anche il suo carattere difficile che con il tempo ho imparato a domare.
Non si fida di me? Farò di tutto per cambiare le cose.
Perché Oliver è diventato qualcosa di estremamente necessario nella mia vita. Oliver illumina le mie mattine, le mie giornate, mi capisce, mi comprende, mi ama.
E’ vero mi ha mentito ma anch’io l’ho fatto. Nessuno è perfetto. E io non voglio che lui spenda la sua vecchiaia da solo. Se non sono destinata a stare con lui, lo scoprirò con il tempo.
Per ora, voglio godermi il presente.
Ritorno sulla terra, nel momento in cui sento il rumore delle chiavi nella serratura. Oliver entra in casa, e quando mi vede sul divano, spalanca la bocca per la sorpresa visibilmente confuso  nel trovarmi li.
-Ciao.- dico tranquilla accennandogli un sorriso.
-Da quanto tempo sei qui?-
-Un’ora più o meno.- dico scrollando le spalle. Non ci speravo più nel suo arrivo. Sono quasi le 9 di sera . 
-Perché non me l’hai detto? Se l’avessi saputo sarei tornato prima.- dice chiudendo la porta per fare dei passi incerti verso di me.  –Sono rimasto al covo fino a quest’ora perché pensavo di essere solo.-
Solo. Che brutta parola.
Non ha avuto compagnia per settimane. Dubito che sia anche tornato a casa in questo periodo. E’ ovvio che non si aspettava di trovarmi qui. L’ho evitato per giorni, l’ho trattato male, gli ho lanciato certe frecciatine davvero micidiali.
Cerco di contenere le lacrime, quando la conversazione con Ray mi ritorna alla mente come un flash, ed è allora che deciso di alzarmi dal divano per raggiungerlo.
-Perché non vai a cambiarti? O a fare una doccia calda? Io riscaldo la cena. Potremmo mangiare sul divano, vedendo un po’ di TV.-
Oliver corruccia lo sguardo leggermente divertito.
-Hai….cucinato?- chiede schiarendosi la voce.
Mi sta prendendo in giro. Sa che sono pessima ai fornelli. Non so fare neanche una semplice omelette figuriamoci cucinare un’intera cena. Rischierei solo di ucciderlo.
-Ignorerò il tuo tono accondiscendente, signor Queen.-  dico fingendomi offesa dandogli una piccola spinta che non lo fa muovere neanche di un centimetro. –E no, non ho cucinato io. Puoi stare tranquillo.  Ho preso del cibo d’asporto.-
-Cinese?- chiede mentre i suoi occhi si illuminano improvvisamente.
Adora il cibo cinese. Ha passato 5 anni della sua vita, su un’isola nel mar della Cina, ma nonostante tutto adora il cibo cinese.
Un’altra cosa che abbiamo in comune.
-Esatto.- dico superandolo per andare verso la cucina solo per attivare il timer del forno. Sento gli occhi di Oliver su di me , ma non ci faccio molto caso, essendo molto nervosa. Mi segue, mentre prendo le posate, e due bicchieri per la birra. La cosa mi imbarazza, visto che ora devo recuperare quell’intimità che c’era con lui prima di litigare.
-Ho parlato al muro?- chiedo girandomi verso di lui trovandolo imbambolato li dove lo avevo lasciato con le mani in tasca.
-Sai che sono testardo.- dice lui avvicinandosi a me. Si sfila la giacca del completo che ha indossato al funerale, poggiandola sullo schienale di uno degli sgabelli, per poi sedersi  sopra. 
-Dimmi qualcosa che non so..- sussurro accennando un sorriso. Rompo il ghiaccio tra di noi, raggiungendolo con pochi passi, con la scusa di voler poggiare sul ripiano orizzontale dell'isola l’occorrente per cenare. –Sai mi mancano i venerdi sera sul divano.-
Inizio a parlare a vanvera come faccio di solito quando sono nervosa. Gli dico tutto quello che mi passa per la testa, con la speranza di rimbambirlo, e distrarlo da ciò che sta facendo da pochi minuti a questa parte. Ovvero osservarmi.  
Ogni venerdi quando eravamo a Ivy Town, noleggiavamo un film e Oliver si metteva ai fornelli sfornando prelibatezze una dopo l'altra. Da quando siamo tornati, non ci siamo mai goduti un vero venerdi sera sul divano. Forse non ci siamo mai neanche seduti su quei divani. 
Mi blocco quando Oliver si sporge verso di me e mi mette un braccio dietro la schiena per attirarmi verso di lui. Glielo lascio fare, prendendo posto tra le sue gambe, visto che sono piegate sui poggiapiedi dello sgabello sul quale è seduto, avendo finalmente un vero contatto con lui dopo settimane.
Mentre le sue mani si intrecciando dietro alla mia schiena per bloccarmi per bene, le mie finiscono sul nodo della sua cravatta con l’intenzione di slacciargliela.
-Adoro quando metti la mia roba… i vestiti si impregnano del tuo profumo. Quando non ci sei è rassicurante.- ammette sincero a voce bassa quasi come se non volesse essere sentito.
-Io la metto perché sento il tuo di profumo.- dico riferendomi alla maglietta nera che ho deciso di indossare stasera.
Gli sfilo la cravatta, slacciandogli anche i primi bottoni della camicia per liberargli un po’ il collo. So quanto odia avere restrizioni intorno al collo. E’ come se si sentisse soffocato. E lo so, perché quando diventò CEO della Queen Consolidated, dopo ogni riunione o incontro, aveva il vizio di allentarsi sempre la cravatta.
Infatti quando entravo nel suo ufficio, e lo vedevo compiere quel gesto, le gambe iniziavano a tremarmi come gelatina.
-Vuoi approfittarti di me, signorina Smoak?- chiede divertito quando ho finito di “svestirlo”.
-Mi conosci. Se avessi voluto farlo, ti sarei già saltata addosso.- dico provocandolo ingenuamente.
Alzo il viso incontrando i suoi occhi azzurri, trovandoli leggermente meno spenti rispetto a questa mattina con una scintilla di divertimento e lussuria.
Oliver alza leggermente il tessuto della maglietta, solo per poter avere accesso alla mia pelle nuda iniziando a disegnare dei ghirigori indefiniti.  
-Perché sei qui?-chiede a bruciapelo forse confuso di questi miei gesti.
-Vuoi che me ne vada?- chiedo sviando il discorso su altro.
-No.- dice scuotendo la testa per poi poggiarla sul mio petto. Gli accarezzo i capelli, sapendo quanto questo lo faccia rilassare e lo faccia tranquillizzare.
A noi non bastano molte parole. Di solito uno sguardo, una carezza, basta per capirci. Abbasso il capo verso di lui, lasciandogli dei baci sulla testa per poi arrivare al suo orecchio.
-Mi manchi… e ho bisogno di te.- sussurro facendogli aumentare la forza della presa su di me.
Non si aspettava di sentirlo? Non si aspettava che tornassi? Per come mi sono comportata in queste settimane, credeva davvero che non lo avrei perdonato?
-Pensavo di aver perso anche te.- sussurra dolce, facendomi sciogliere il cuore. Gli metto le mani sul collo, invitandolo ad alzare la testa cosi da potermi vedere.
-Hai rischiato di perdermi.- dico accarezzandogli il viso con una mano cercando di fargli rilassare i muscoli tesi ben evidenti per la fronte aggrottata. –Ma non è successo.-
-Cos’è cambiato?-
-Volevo dimenticarti…- dico facendogli spalancare gli occhi per la sorpresa. –Volevo dimenticarti perché sapevo che cosi non avresti avuto più controllo su di me. Ma non ci riesco.-
-Mi odi per questo motivo non ci riesci.- dice rendendomi triste. La sua più che un’affermazione, sembra essere una domanda indiretta per sapere cosa ne penso.
-E’ vero… una parte di me ti odia.-
Oliver abbassa lo sguardo, evitando di guardarmi, essendo probabilmente ferito.
-Puoi darmi torto? Mi hai mentito per mesi, a pochi giorni dal nostro matrimonio ho saputo dell’esistenza di un figlio che non pensavo esistesse..-
 Forse la più grande fregatura è stato scoprire che Oliver era già padre del figlio di un’altra. Forse, sono rimasta cosi ferita dalla cosa, perché volevo essere io a renderlo padre. Solo io.
-Una piccola parte di me ti odia… l’altra è ancora follemente innamorata di te.-
Quando pronuncio queste parole, Oliver alza lentamente lo sguardo verso di me per incrociare i miei occhi.
-E proprio perché ti amo, so che ti perdonerò sempre. Come ho già fatto in passato quando hai sposato Nyssa, quando sei uscito con Helena Bertinelli… o di quando sei andato a letto con Isabel Rochev…-
La lista è lunga. Ma per la seconda volta da quando ci siamo visti, Oliver mi interrompe, invitandomi a stare zitta con un bacio. Un semplice contatto, che entrambi decidiamo di non approfondire.
Quanto mi sono mancate queste labbra? E il loro sapore? Per non parlare della sua barbetta che mi punzecchia il viso che tanto mi fa impazzire.
Quando ci stacchiamo, poggio la fronte contro la sua intrecciandogli le dita dietro alla nuca.
-Guardami.- dico quando noto che non ha il coraggio di incrociare il mio sguardo. –Non mentirmi più. Ti prego. Sono tornata, ma non so se riuscirei a sopportare un’altra bugia.-
-Lo so, mi dispiace. Mi dispiace tanto, amore.-
E’ la prima volta che mi chiama amore. Non si è mai spinto tanto oltre, di solito usa sempre vezzeggiativi come tesoro o piccola. Ma mai amore.
-Se non ti fidi di me, se hai paura che io ti possa tradire…-
-Non si tratta di questo. Io mi fido di te. Sei l’unica persona alla quale affiderei la mia stessa vita perché so che la proteggeresti sempre in qualunque situazione.-
-E allora perché non me l’hai detto?-
Non voglio tornare sul discorso, ma se vogliamo davvero voltare pagina dobbiamo chiarire le cose e capire che problemi ci sono tra di noi.
-Una parte di me non voleva deludere le tue aspettative… non volevo che il vecchio Ollie entrasse nella nostra nuova vita.-
-Oliver, William è tuo figlio. Un figlio è un dono dal cielo.  E poi, non hai tradito me. In quel periodo non stavi con me ma con Laurel.-
So che metterla in mezzo, soprattutto oggi che c’è stato il suo funerale non è la cosa migliore del mondo, ma dobbiamo farlo.
Laurel è morta, e non possiamo camminare in punta di piedi come se aspettassimo il suo ritorno. Lei non tornerà. Lei se n’è andata.
-Non sapevo come affrontare l’argomento… e poi durante il party di Natale tu hai scoperto che volevo chiederti di sposarmi, e cosi ho pensato che fosse un segno del destino non parlartene… ho sbagliato lo so. In queste settimane ho capito che sono stato un vero coglione.-
-Non esageriamo.- dico volendo sdrammatizzare un po’ la situazione. –Stronzo va più che bene.-
Oliver accenna il suo primo vero sorriso dopo settimane, guardandomi con gli occhietti a cuoricino che mi ha sempre riservato.
-Stai bene?- chiedo volendo sapere come si sente e cosa sta provando.
-Starò bene. Se sei al mio fianco starò bene.-
Voglio che il futuro cambi. Voglio che Oliver viva la sua vita, godendosi un giorno la felicità che si merita.
Un uomo non dovrebbe mai stare solo. E una parte di me non può non pensare a quell’Oliver che ora è solo in chissà quale linea temporale. A quell’Oliver che passa le sue giornate in completa solitudine senza nessuno che gli stia accanto. Se ha un problema, di solito viene a parlarne con me, ma li? Li chi diavolo ha se non se stesso? Lacrime silenziose iniziano a scendermi sul viso, visto che gli occhi sono incapaci di trattenerle.
-Hey, cosa c’è?- chiede accorgendosi subito che sto piangendo. Mi asciuga il viso con le dita, mentre io abbasso il viso cercando di calmarmi.
Non posso dirgli cos’ha visto Ray. Non voglio influenzare la sua vita a tal punto, da fargli mettere in dubbio tutte le sue future scelte.
Lui  è un brav’uomo. Lui è l’uomo che salverà questa città oggi, domani, e il giorno dopo ancora. Perché dentro di lui, scorre il sangue di un eroe.
Il mio eroe. Quello che mi ha salvato dalla mia monotona vita, rendendola più pericolosa ed eccitante che mai.
-Mi sei mancato.- sussurro tirando su con il naso.
-Anche tu… non hai idea.- dice accarezzandomi una guancia con la sua, invitandomi ad alzare di poco il viso per far incontrare di nuovo le nostre labbra.
Tutto incomincia in maniera molto tranquilla, assaporando un semplice contatto tra di noi che mancava da tempo ma che prima rientrava nella quotidianità di tutti i giorni. Ma quando sento, i denti di Oliver mordermi il labbro inferiore, le mie mani si stringono nei suoi capelli, e la mia bocca si apre come una reazione a catena, permettendo cosi alle nostre lingue di incontrarsi.
Non faccio l’amore con lui da troppo tempo. Dio, mi è mancato cosi tanto.
L’allarme del forno ci avvisa che la cena è pronta, e cosi a malincuore ci lasciamo andare. Ci giriamo entrambi verso il forno, e io sbuffo rumorosamente, visto che le cose si stavano spingendo oltre e siamo stati interrotti.
-Hai fame?- chiede Oliver dolcemente facendomi girare di nuovo verso di lui.
-Non di cibo.- ammetto sincera mordendomi il labbro inferiore.
-Bene.- dice tirandomi di nuovo verso di se, mettendomi una mano dietro alla nuca per far incontrare le nostre labbra.
L’intensità del bacio è cambiata. Se prima ci stavamo baciando per il gusto di farlo, ora invece entrambi sappiamo dove porterà tutto questo.
E io non aspettavo altro.
Certo mi sono immaginata  un diverso svolgimento di serata, con una cena sul divano, chissà un film e poi una bella maratona di sesso per recuperare il tempo perso. Ma possiamo anche scombussolare i piani modificando l’ordine delle cose. Abbiamo tutta la notte.  E io ho la necessità di sentirlo dentro di me.
Lo tiro attraverso il colletto della camicia, per invitarlo ad alzarsi. Le sue mani si spostano sul mio sedere, prendendomi in braccio senza problemi , facendomi intrecciare le gambe intorno al suo bacino, mentre si muove nella stanza volendo andare chissà dove.
Prima che me ne possa rendere conto, mi ritrovo intrappolata tra un muro e il suo magnifico corpo, con la gambe aperte a tal punto da sentire la sua erezione crescere nei pantaloni.
Ci sono ancora molti strati di tessuto a dividerci. Nonostante tutto sto provando un piacere mai sentito prima. Il sesso con Oliver è sempre stato grandioso.
Forse perché non si è mai trattato di semplice scopate, perché sotto sotto c’era qualcosa di più profondo.
Mentre io gli strappo la camicia bianca, facendo volare i bottoni dappertutto, lui arriva alla mia maglia (cioè alla sua maglia) e la sfila in un unico movimento aggraziato lasciandomi nuda dalla vita in su visto che non indosso un reggiseno.
-Oliver ti prego..- sussurro con la voce roca volendo sentire altro.
-Shhh…. C’è tutto il tempo.- mi risponde riuscendo a controllarsi benissimo a differenza mia.
Gemo a voce alta, quando la sua bocca finisce sui miei capezzoli già induriti. Muovo in bacino, urtando ripetutamente la sua erezione sperando che questo possa convincerlo a passare oltre ma niente.
Oliver sembra concentrato a farmi provare piacere. Mi tira i seni con la bocca, lasciandomi dei morsi che so diventeranno dei succhiotti enormi ma non me ne importa.
Quando capisco ciò che sta facendo, quando capisco che mi sta facendo provare tutto questo piacere perché vuole farsi perdonare, lo lascio fare. Gli lascio fare ciò che vuole, lo lascio giocare con il mio corpo, mentre dentro di me continua a crescere l’eccitazione e la foga per poterlo avere come merito.
Decide si assecondarmi, quando arriva all’elastico del pantalone della tuta che indosso e con una mossa veloce me lo abbassa leggermente. Vista la posizione assunta, è particolarmente difficile denudarmi completamente. Quando lo capisce, mi mette per un secondo giù cosi posso farmi scivolare ogni strato di tessuto giù per le gambe. Passo alla cintura dei suoi pantaloni, mentre lui prende il suo portafoglio per prendere il solito preservativo che si porta senza appresso.
Un paio di volte, mentre eravamo soli al covo, ci siamo trovati impreparati e abbiamo dovuto rimandare la sessione di ginnastica insieme. Da allora, ne porta sempre uno con se. E dopo averlo usato, rifornisce il distributore cosi da poter prevenire ogni evenienza.
-Oliver, senza.- sussurro in preda all’eccitazione, quando riesco finalmente a spogliarlo, lasciando libero il suo membro sveglissimo e pronto a darsi da fare.
-Cosa?- chiede Oliver confuso.
-Voglio farlo senza.-ripeto.
-Sai che quando sono dentro di te, non riesco a controllarmi.- dice leggermente imbarazzato.
Ha fatto sesso con non so quante donne. Con il tempo abbia imparato a controllarsi (altrimenti ci sarebbero non so quanti piccoli Oliver in giro per il mondo), eppure con me dopo quasi un anno insieme, gli risulta ancora difficile controllare  l’orgasmo cosi da poter uscire da me e prevenire ogni possibile gravidanza.
Ma stasera, voglio sentirlo per bene. E poi, il ciclo mi è finito da giorni. Possiamo stare tranquilli.
-Non voglio che ti controlli infatti.- dico ritornando a baciarlo, alzandomi sulle punte per invitarlo a prendermi in braccio di nuovo. Ritorno a poggiare la schiena contro il muro freddo, mentre Oliver struscia il suo membro contro la mia intimità bagnandosi dei miei umori.
-Ti amo.- sussurra entrandomi dentro lentamente facendomi irrigidire per via del dolore. La presa sui suoi capelli si fa più forte, mentre l’altra mano gli accarezza le cicatrici sulle spalle date con le esperienze del tempo.
-Dimostramelo.- sussurro contro le sue labbra invitandolo a muoversi.
-Con piacere.-
 
  
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