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Autore: rihal    02/03/2016    3 recensioni
Bella deve recarsi all'ospedale per fare un prelievo del sangue; accetta di farlo con un tirocinante della facoltà di infermieristica.
Il suo cuore sobbalzò alla vista di quella che doveva essere la tirocinante: ma era un lui.
E che lui.
Rigirava tra le mani le fialette con i tappi di diversi colori, e ogni tanto prendeva in mano le etichette delle analisi: Bella sapeva che doveva attaccarle sulle fiale a seconda del colore a cui corrispondevano gli elementi da analizzare. Lo aveva visto fare un sacco di volte dalle infermiere.
Ma lui ci stava mettendo troppo tempo; le altre ci mettevano dieci secondi al massimo, lui indugiava da tre minuti abbondanti e non ne cavava un ragno dal buco.
Ma ce la fa? Pensò Bella, inclinando la testa di lato per soppesare quella scena.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Il tirocinante imbranato

 

Aspettava il suo turno da circa un’ora, seduta in sala d’attesa.

Bella fissava le lancette dell’orologio cercando di non pensare alla colazione; la fame aumentava ogni minuto e il desiderio di correre al bar dell’ospedale e trangugiare una brioche stava diventando allettante.

Non poteva mangiare perché doveva aspettare il prelievo: lì nessuno aveva voglia di sbrigarsi, gli infermieri erano lenti e il passo degli anziani che si dirigevano verso la stanza la innervosivano. O almeno era ciò che lei pensava.

Aveva voglia di un caldo cornetto al cioccolato; di quelli che si sciolgono in bocca, accompagnati da una fumante tazza di cappuccino e cacao. Il suo stomaco brontolava e pregava che presto chiamassero il suo numero.

Per passare il tempo decise di sfogliare una rivista che si era portata da casa; almeno quella mattina avrebbe saltato le prime due ore di scuola. Un lato positivo c’era, anzi due, sommando che la prima lezione del giorno era ginnastica e lei sarebbe stata assente.

Ma che peccato.

Guardandosi attorno, osservò un bambino seduto accanto alla madre, mentre sgranocchiava felice un pezzetto di cracker. D’ istinto sarebbe balzata davanti a lui, rubandogli il cibo e dando pace alla fame, ma con la coordinazione che possedeva unita alla fortuna sapeva benissimo che avrebbe fatto solo un gran ruzzolone.

E poi, non poteva mangiare nulla prima del prelievo.

Sbuffò scocciata, battendo i piedi per terra. Quanto avrebbe dovuto aspettare ancora?
Il display attaccato alla parete antistante a loro si illuminò: avevano chiamato un nuovo numero. Bella esultò: quello successivo sarebbe stato il suo.

Si alzò in piedi, avvicinandosi verso le casse e prendendo il plico delle ricette che avrebbe dovuto far analizzare, e poi ripose il giornale all’interno della borsa.

Era sempre nervosa quando doveva andare in ospedale: la vista del sangue non la metteva a disagio, ma la parte che più la preoccupava era quella della siringa e degli aghi. Quelli non li poteva vedere.

Di nuovo sentì il bip del display: Bella avanzò verso la cassa.

Seduta dietro ad essa stava la segretaria, una donna sulla quarantina con vaporosi capelli biondi e una bizzarra cravatta dai motivi a pois.

“Buongiorno” disse la ragazza, porgendole i fogli.

“Buongiorno, Swan.”

Bella la vide digitare qualcosa al computer, poi controllò i suoi documenti.

“Signorina, in questo periodo stiamo ospitando dei tirocinanti: le dispiacerebbe che a farle il prelievo sia uno di loro?”

La ragazza scosse la testa. “Non mi dispiace” replicò. Si sentiva grata nel poter essere d’aiuto a degli specializzandi.

Venne fatta accomodare in una stanzetta vicina; c’erano due lettini, una scrivania, due tavoli e una grande libreria.

Lei si accomodò sul lettino più vicino la porta. Si tolse il maglione, restando a maniche corte e poggiò la borsa sulla sedia accanto.

Si distese, guardando la porta e attendendo l’arrivo di una tirocinante. Lei aveva sempre visto solo infermiere femmine, quindi si aspettava una ragazza; sapeva che in quell’ospedale sceglievano più studenti di infermieristica femminili negli stage.

Il suo cuore sobbalzò alla vista di quella che doveva essere la tirocinante: ma era un lui.

E che lui.

Il giovane si stava mettendo gli occhiali: ciò gli conferì un aspetto ancor più delizioso. Alto, capelli ramati e occhi verdi, era davvero un ragazzo bellissimo.

Le sorrise, mostrandole una dentatura assolutamente immacolata; a quella vista lei non poté contenere il battito.

Oh cavolo, non posso frignare davanti ad un tizio così bello.

“Ciao, tu devi essere Isabella, giusto?”

“S-si” balbettò lei, incapace di correggerlo e dirgli che preferiva il diminutivo. Non riusciva a spiaccicare parola davanti a cotanta bellezza.

“Io sono Edward, sono tirocinante di infermieristica al secondo anno. Ti ringrazio per avermi permesso di fare pratica con te.”

Bella sentì le sue gote arrossarsi; all’ultima frase le era parso di cogliere un doppio senso. O era solo la sua malata immaginazione?

Sicuro che fosse il suo ormone impazzito: lui era professionale, lei alle sette del mattino già si faceva film mentali poco ortodossi.

“È un piacere.”

Edward si voltò, armeggiando con alcune provette vuote sopra il tavolo.

Bella si sollevò col busto, ammirando con un’occhiata guardinga il suo fondoschiena.

Tonico, fu il suo primo pensiero; si teneva in forma, a giudicare dall’ampiezza delle sue spalle. Anche da dietro era sempre impeccabile.

Contieniti pervertita.

Poi si sporse ancora, osservandolo all’opera.

Rigirava tra le mani le fialette con i tappi di diversi colori, e ogni tanto prendeva in mano le etichette delle analisi: Bella sapeva che doveva attaccarle sulle fiale a seconda del colore a cui corrispondevano gli elementi da analizzare. Lo aveva visto fare un sacco di volte dalle infermiere.

Ma lui ci stava mettendo troppo tempo; le altre ci mettevano dieci secondi al massimo, lui indugiava da tre minuti abbondanti e non ne cavava un ragno dal buco.

Ma ce la fa? Pensò Bella, inclinando la testa di lato per soppesare quella scena.

In altri contesti avrebbe trovato divertente il fatto che quel tirocinante così bello fosse anche abbastanza idiota, ma in quel momento il suo stomaco le stava facendo notare che aveva bisogno delle sue attenzioni.

“C’è qualche problema?” chiese la mora con un fil di voce.

“No no, tutto apposto” rispose lui frettolosamente “Torno subito.” E uscì dalla stanza.

Bella sospirò impaziente. Quanto ci avrebbe messo per farle un mero prelievo?

Era un bellissimo ragazzo, indubbiamente. Ma il fascino stava svanendo di fronte alla sua goffaggine.

Anche se… Magari l’essere imbranato lo rendeva ancor più affascinante. Dopotutto la perfezione non esisteva, no?
Lo vide tornare con un’infermiera, che salutò la ragazza con un cenno del capo; poi spiegò velocemente ad Edward i colori e dove applicare le etichette.

La donna uscì lasciando nuovamente i due da soli.

“Scusami” disse lui imbarazzato. Le fece un sorriso sghembo, e Bella si sentì ancora avvampare.

Questo prelievo sta diventando dannatamente eccitante.

Edward prese un laccio emostatico di colore giallo sporco; indicò alla ragazza di chiudere la mano sinistra a pugno; poi col dito le cercò la vena.

Aveva un tocco deciso e allo stesso tempo delicato; la mora lo guardò, mordendosi il labbro.

L’espressione di lui si accigliò quando non riuscì nel suo intento.

“Proviamo con l’altro braccio” le disse, togliendole il laccio. Di nuovo le toccò l’arto, cercando di tracciare il percorso di una vena per trovare il punto esatto all’altezza del gomito.

Bella dimenticò la sua paura verso le siringhe; era talmente concentrata sui lineamenti del viso e sulle sue labbra – rosse e sottili come piacevano a lei- che non udì la sua voce, che le richiese di chiudere la mano sinistra a pugno.

“Sicura di avere le vene?” le chiese lui per smorzare la tensione. Bella poté cogliere del sarcasmo nella sua frase, palesemente frustrato per la difficoltà che trovava nell’eseguire quel compito.

La ragazza provò a rompere il ghiaccio. Magari metterlo a suo agio avrebbe aiutato.

“Molti miei compagni mi chiedono se vengo davvero da Phoenix. Il colore della mia pelle li fa dubitare.”

“A guardarti rende titubante pure me” rise lui, continuando a cercarle la vena.

“Rilascia la mano, e poi stringi il pugno” le disse poi con voce dolce.

Bella lo fece; subito dopo lui le trovò la vena.

“Perfetto!”

Le attorcigliò il laccio attorno all’avambraccio, prendendo poi l’ago a farfalla per infilarglielo.

“Questa è la parte che odio” disse lei girando la testa.

“Hai paura?”

“No, odio gli aghi e le siringhe”

“Sentirai solo un leggero pizzico. Guarda me”

Bella si voltò, fissandolo dritto nei suoi occhi verdi. Sembrava quasi che brillassero.

Incapace di guardare altrove, quasi non si accorse che lui aveva infilato l’ago, riempito le tre provette e che glielo stava togliendo.

Poi le passò un pezzo di garza.

“Adesso stringi forte, così non rimane l’ematoma” le prese la mano, accompagnandole il pollice sopra la garza. Sentì qualcosa all’altezza dello stomaco quando le sfiorò il dito.

Una sensazione strana, come se qualcuno stesse ballando il merengue e la salsa.

“Grazie Edward”

“Grazie a te. In dieci minuti abbiamo fatto il prelievo. Mica male per essere il secondo, vero?”

La ragazza sgranò gli occhi sbigottita.

“Era il secondo?”

“Ieri ho fatto il primo. Ho infilzato una signora tre o quattro volte, mi ha insultato in mille modi diversi e ha detto che come infermiere sono un disastro.”

“Non è stata gentile.”

“E tu che ne pensi?”

Bella esitò qualche secondo. Di certo non era così bravo, ne aveva di strada da fare se voleva migliorare!

Non poteva resistere però a quel sorriso corrucciato, un’espressione allegra e sexy allo stesso tempo. Una combinazione letale per i pensieri di Bella, che galoppavano ormai in vasti orizzonti.

“Non sei male, sono sicura che diventerai un ottimo infermiere.”

Edward le sorrise sincero.

“Grazie Isabella.”

La ragazza si mise il giubbotto.

“Al prossimo prelievo?” Glielo domandò con molta insicurezza, temendo un suo rifiuto. Riponeva molte speranze in un altro incontro; le era simpatico, nonostante fosse un tirocinante imbranato.

“Perché non ci vediamo per bere qualcosa? Sei stata la prima paziente nel vero senso della parola!”

Compiaciuta da quella proposta inaspettata, la ragazza accettò, scrivendo il suo numero su un pezzo di carta.

“Magari riuscirò a trovarti la vena al primo colpo il prossimo giro!” scherzò il ramato facendole l’occhiolino. Bella scosse la testa divertita, poi prese la borsa.

“A presto Edward!”

“A presto!”

La ragazza uscì dalla sala.

Camminò quasi saltellando fino all’uscita dall’ospedale, consapevole di due cose: aveva conquistato un ragazzo carino ( ed universitario, cosa non indifferente all’ultimo anno di liceo!)

E adesso poteva gustarsi in tutta serenità un meritato cappuccino con brioche piena di cioccolato.

 

 

Hola! Questa OS è nata ispirandomi a mia cugina che sta facendo il tirocinio come infermiera!
Non so esattamente come funzioni questa cosa in America: mi sono liberamente ispirata a livello "scolastico" a come è organizzata la facoltà nelle mie zone. Se trovate incongruenze e inesattezze rispetto al sistema americano, vi prego umilmente di scusarmi.
Spero che questo non vi crei problemi: ditemi se l'avete apprezzata!
A presto!
Anna

 

 

   
 
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