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Autore: Root    02/03/2016    2 recensioni
[SPOILER dal volume 19]
Non aveva mai scritto una lettera prima di allora, ma non si era aspettato che potesse essere davvero così difficile. Fino a quel momento era stato certo che la parte difficile fosse il lavoro dei Bee: consegnare una lettera, consegnare il cuore che racchiudeva in sé e combattere i pericoli che ciò comportava; non si era aspettato che dietro ciascuna di esse ci fosse un lavoro, se anche meno pericoloso, altrettanto arduo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Zazie
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note: SPOILER! Per chi non ha letto il volume 19.
Ho letto ieri il volume e ho immediatamente sentito il bisogno di scrivere qualcosa; mi ha dato talmente tanti feels, è meraviglioso, ** e Zazie e Lag sono canon, è ufficiale u.u
Non mi aspettavo che questa fic sarebbe stata così lunga in realtà, ma ecco a voi circa mille parole di Zazie che cerca di scrivere la lettera a Lag.
Era un secolo che non scrivevo, sono contenta di essere tornata *^*



Zazie guardava il foglio bianco davanti a sé, la penna stretta tra le dita e la mente -fino a poco prima piena di mille pensieri, mille parole che si affollavano e premevano per uscire- miseramente vuota. Aveva l'impressione di essere da ore in quella stessa posizione, seduto a gambe incrociate sul letto nell'infermeria dell'alveare -e probabilmente era davvero così. L'unica cosa che cambiava era il numero, sempre crescente, di fogli appallottolati e gettati per terra.
"Perché non gli scrivi una lettera?", gli aveva suggerito Connor. Zazie aveva pensato fosse un'idea geniale -e ne era ancora convinto: le lettere erano qualcosa di incredibile, nulla aveva il potere di trasmettere il cuore come faceva una lettera e, in quel momento, Zazie aveva bisogno che il proprio cuore giungesse a destinazione. Sapeva che c'erano cose che non sarebbe mai stato in grado di dire a voce alta, quindi avrebbe parlato attraverso quel foglio ancora bianco e il suo cuore, racchiuso in esso, avrebbe raggiunto Lag.
Si passò una mano tra i capelli scombinati, lasciandosi andare ad un sospiro frustrato. Non aveva mai scritto una lettera prima di allora, ma non si era aspettato che potesse essere davvero così difficile. Fino a quel momento era stato certo che la parte difficile fosse il lavoro dei Bee: consegnare una lettera, consegnare il cuore che racchiudeva in sé e combattere i pericoli che ciò comportava; non si era aspettato che dietro ciascuna di esse ci fosse un lavoro, se anche meno pericoloso, altrettanto arduo.
C'erano tantissime cose che Zazie avrebbe voluto scrivere, talmente tante che nessun foglio avrebbe potuto contenerle, talmente tante che non era certo esistessero le parole adatte a metterle per iscritto.
Avrebbe voluto dire a Lag che gli dispiaceva, gli dispiaceva tantissimo di non essere stato in grado di proteggere Sylvette, avrebbe voluto chiedergli scusa per avergli detto quelle cose orribili, per averlo allontanato invece di stargli vicino dopo quello che aveva passato; avrebbe voluto dirgli che gli dispiaceva di essere un pessimo amico.
Zazie guardò per un attimo le parole che aveva scritto: non molto, solo quattro righe e nulla di più, ma non andavano bene; con un sospiro, mandò anche quel foglio a far compagnia agli altri sul pavimento.
Avrebbe voluto dire a Lag che aveva sentito la sua mancanza; che durante quei lunghissimi trecentocinquantotto giorni non aveva fatto altro che pensare a lui e desiderare che fosse lì. Arrossì mentre ripensava a tutte le mattine in cui il suo primo pensiero era stato Lag e tutte le sere in cui quello stesso pensiero lo aveva accompagnato nel mondo dei sogni. C'erano alcune cose che erano troppo imbarazzanti anche da scrivere in una lettera, pensò.
Dire che aveva sentito la mancanza di Lag era incredibilmente riduttivo e, ancora una volta, Zazie si chiese se esistessero le parole adatte a descrivere come si era sentito durante quell'anno in cui erano stati lontani.
Ripensò a tutte le volte in cui Connor, nel vederlo immerso completamente nei suoi pensieri, lo aveva riportato a galla dicendogli "Sta tranquillo Zazie, tornerà presto" con un sorriso sul viso tondo. E, puntualmente, arrivava la risposta: "Ovvio che tornerà, stiamo parlando di Lag!". Perché, per quanto fosse stato preoccupato per lui, non aveva neanche per un attimo dubitato che Lag ce l'avrebbe fatta.
Quando poi lo aveva visto, così cresciuto, così freddo, con un sorriso appena accennato e gli occhi -quegli occhi perennemente bagnati dalle lacrime- completamente asciutti, Zazie non aveva potuto evitare di chiedersi se quello che aveva davanti fosse davvero Lag, lo stesso Lag che non era in grado di trattenere le proprie emozioni, che piangeva per ogni gioia e per ogni dolore per quanto piccoli fossero. In quel momento, qualcosa dentro di lui si era spezzato, come se il peso di quei trecentocinquantotto giorni di attesa gli fosse crollato all'improvviso sul cuore e, per la prima volta da quando lo aveva conosciuto, Zazie aveva dubitato di Lag. A quel dubbio si era accompagnata la paura, la terribile paura che Lag avesse davvero perso la propria umanità, che il Lag Seeing che Zazie conosceva ed amava era perduto.
Adesso Zazie si sentiva incredibilmente stupido. Stupido per aver trattato Lag in quel modo, per non essersi fidato di lui fino alla fine, per essersi lasciato andare alla paura di averlo perso; e, ora, stupido per non essere capace di scrivere una lettera a una delle persone per lui più importanti anche dopo averne toccato il cuore.
Gli sembrava ancora di sentire sul proprio viso quelle gocce di pioggia che altro non erano che le lacrime che, dentro di sé, Lag continuava a versare. Come poteva riuscire a sopportare tutto quel peso da solo?
Non dovrebbe essere da solo, pensò Zazie stringendo i pugni, non dovrebbe assolutamente essere da solo.
Guardò il foglio non più bianco e rilesse quel che aveva scritto. Non era tutto quel che avrebbe voluto dire, ma si rese conto che era sufficiente. Scrisse il proprio nome alla fine e, dopo un attimo, aggiunse anche il cognome. Senza rileggerla un'altra volta, la infilò in una busta, pronta per essere consegnata.

 

Il giorno dopo, alla stazione, Zazie era sul punto di non dargliela, la lettera.
Quando però, dopo avergli rivolto un ultimo sottile e triste sorriso, Lag si girò e fece per salire sul treno, Zazie non poté trattenersi dal richiamarlo. Non poteva lasciare che le cose tra di loro restassero così; nonostante le apparenze quello davanti a lui era proprio Lag e tutto quel che Zazie avrebbe voluto fare era stringerlo a sé e rimettere le cose a posto. Così lo fece: gli mise un braccio attorno alle spalle attirandolo vicino a sé e fece scivolare la lettera nella sua borsa.
Zazie non aveva dubbi che il suo cuore lo avrebbe raggiunto.


 

  
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