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Autore: NonnaPapera    03/03/2016    0 recensioni
Una giovane donna ripercorre i momenti felici passati con il proprio fratello maggiore prima che lui se ne andasse.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: NonnaPapera!
Titolo: Scimmietta e fratelone
Genere: Triste Angst
Avvertimeti: One shot
Trama: Una giovane donna ripercorre i momenti felici passati con il proprio fratello maggiore prima che lui se ne andasse
Note://
Credit: prompt 5 That_Christmas_by_thehiddensapphire


Scimmietta e fratellone

Fissò il corpo steso immobile sul lettino del medico legale. Era coperto totalmente da un lenzuolo bianco, ad eccezione del viso che il medico aveva appena scoperto per il riconoscimento.
-E’ lui- mormorò semplicemente in un soffio, sentendo quasi il cuore che si spaccava sotto il peso di quelle due parole.
Lo osservò con gli occhi ricolmi di lacrime, erano dieci anni che non lo vedeva, dieci lunghi anni in cui non aveva più ricevuto sue notizie.
Chissà cosa aveva fatto per tutto quel tempo, chissà come aveva vissuto.
-Come è morto?- domandò a voce bassa, quasi avesse terrore di scoprire la causa.
-Ancora non lo sappiamo ma era giovane, forse ha abusato di qualche sostanza-
Lei non poté impedirsi di sussultare a quelle ultime parole del medico.
Prima di andarsene lo osservò ancora per un’ultima volta, i capelli biondi –come i suoi- adagiati sul viso. Se gli occhi fossero stati aperti di certo ne avrebbe scorto l' azzurro cristallino, esattamente lo stesso colore di quelli che aveva lei.
Scosse il capo affranta dal dolore e si avviò verso l’uscita, voleva solo tornare a casa, in quella casa dove era cresciuta e dove con lui aveva trascorso la sua infanzia felicemente –per lo meno finché non se ne era andato-
-Fratellone- quella parola le uscì dalle labbra come se fosse una preghiera.
Non poteva accettare che fosse morto… Ma in fondo non aveva mai accettato neppure che dieci anni prima se ne fosse andato via, eppure lo aveva fatto.
Ormai lei era un donna, forte dei suoi ventidue anni credeva di poterlo ritrovare un giorno, invece la telefonata della polizia era arrivata senza preavviso e aveva distrutto tutte le speranze che nutriva, di potersi ricongiungersi a lui.
Parcheggiò la casa nel vialetto e in quel preciso istante il fiume di ricordi la travolse e lei non poté fare a meno di crollare in un mare di singhiozzi.
Tra le lacrime quasi le parve di rivedere nitidamente il giorno in cui lui aveva deciso di andarsene di casa, il giorno del suo compleanno.
Quel pomeriggio di primo autunno il vento soffiava forte. Lei era fuori a giocare con i suoi amici la festa era stata fantastica, aveva ricevuto molti regali e tutti si stavano divertendo. Tutti ad eccezione di suo padre e di suo fratello che sentiva distintamente litigare da dentro casa.
Forse quella litigata fu più forte delle altre, o magari semplicemente quello era il destino, ma dopo quella discussione lo vide uscire di casa.
Ricorda ancora il soprabito lungo che indossava quel giorno quando si incamminò per il vialetto. Lo faceva apparire come un supereroe.
Sì, perché ai suoi occhi di dodicenne il suo amato fratellone era molto più simile ad un eroe che ad un comune mortale.
Lei gli corse incontro e lui si inginocchiò, l’abbraccio con affetto e poi con gesto abituale le scompigliò i capelli.
-Fratellone, dove vai?-
-Vado via scimmietta, non posso più vivere qui con voi, però sappi che ti voglio bene- mormorò solo e poi le mise in mano un pacchetto regalo.
-Tanti auguri scimmietta- disse alzandosi.
Quelle furono le sue ultime parole, quella fu l’ultima volta che lo vide.
E’ strano come i ricordi di una bambina possano essere sfalsati, se anche adesso ripensava a quel momento ricordava suo fratello come un adulto, non come un diciassettenne adirato con un padre che non riusciva a capirlo.
Ricordava di essere rimasta lì ferma a fissarlo, mentre si allontanava passo dopo passo accompagnato dal sole che tramontava.
Per un secondo rimase annichilita dalla rivelazione di essere sola al mondo. Ormai era l’ultima sopravvissuta della sua famiglia. Sua madre era morta quando lei aveva due anni e suo padre se ne era andato appena tre anni prima… e ora era toccato a suo fratello.
Avrebbe tanto voluto urlare fino a farsi scoppiare i polmoni ma non ne aveva la forza, così uscì dalla macchina e entrò in casa si trascinò su per le scale e andò a coricarsi sul suo letto.
Di fianco al letto, sul comodino, faceva bella mostra di sé un pupazzo di peluche.
Una scimmietta di peluche che abbracciava un cuore rosso.
Quel pupazzo era l’ultimo regalo di suo fratello.
Lo strinse forte a sé quasi sperasse di colmare il vuoto che sentiva nel cuore ma sapeva bene che era inutile.
L’assurdità di tutta quella storia era che ancora adesso non sapeva il perché…
Ancora adesso non sapeva il motivo che aveva spinto suo fratello ad andarsene e ancora oggi non aveva idea del perché lui e suo padre discutessero sempre così animatamente.
Molto probabilmente non l’avrebbe mai scoperto.
Un senso di frustrazione e di rabbia la colse tutto d’un tratto e alla fine con la rabbia data dalla disperazione lanciò lontano il pupazzo urlando con ferocia al vuoto:
-Bugiardo! Bugiardo non era vero che mi volevi bene, altrimenti non te ne saresti andato!-
Infine si accasciò esausta sul cuscino, ma prima che un sonno pieno di dolore la cogliesse mormorò sconsolata tra le labbra:
-Fratellone, anche io ti volevo bene-



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