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Autore: NonnaPapera    03/03/2016    0 recensioni
Nel totale silenzio del loro rifugio quel semplice singulto squarciava i timpani tenendoli tutti in tensione. Il bambino continuava a piangere e la povera donna lo stringeva forte a sé ninnandolo disperatamente perché smettesse.
Tutti rimanevano con il fiato sospeso perché se quel piccolino, di appena sei mesi, non la smetteva di singhiozzare allora la loro guida avrebbe dovuto prendere dei provvedimenti drastici.
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Nel totale silenzio del loro rifugio quel semplice singulto squarciava i timpani tenendoli tutti in tensione. Il bambino continuava a piangere e la povera donna lo stringeva forte a sé ninnandolo disperatamente perché smettesse.
Tutti rimanevano con il fiato sospeso perché se quel piccolino, di appena sei mesi, non la smetteva di singhiozzare allora la loro guida avrebbe dovuto prendere dei provvedimenti drastici.
Maria scosse il capo sconsolata, lasciando la fronte appoggiata alle ginocchia, sapeva qual era il suo compito: doveva riportare quel manipolo di uomini stanchi, feriti e spaventati in un luogo sicuro. Purtroppo se fossero stati scoperti la loro sorte sarebbe stata una sola e di certo era peggiore della morte.
“Fallo smettere o sarò costretta a prendere provvedimenti” mormorò senza sollevare il capo, ma sentì distintamente la donna sussultare e cercare di dondolarsi di più per calmare il piccolo.
Purtroppo un neonato non può capire l’importanza del silenzio, sa solo che ha fame, freddo e che la sua mamma è spaventata.
“Ha fame” sussurrò disperata la donna, nella voce si sentivano il dolore  e l’angoscia che stava provando.
Per salvare tutti Maria doveva uccidere quel bambino, perché diversamente li avrebbe fatti scoprire e i Cacciatori sarebbero arrivati per divertirsi con loro.
Il solo pensiero la fece rabbrividire di orrore.
Aveva visto con i suoi occhi quello che quegli esseri facevano ai terrestri, la morte era sempre e comunque preferibile alla cattura.
Eppure, a distanza di tutti quegli anni, ancora nessuno sapeva il motivo per cui la Terra era stata invasa da quegli alieni, simili a trogloditi ma alti due metri e con denti affilati come rasoi.
Il pensiero comune però era che avessero semplicemente preso la Terra come una riserva di caccia, erano arrivati sul pianeta e, come se nulla fosse, avevano cominciato quell’inesorabile caccia che continuava ormai da più di dieci anni.
Il loro udito non era il massimo ma il fiuto di quelle creature era finissimo e una volta individuata una preda erano inesorabili, la braccavano finché non riuscivano a catturarla o a ucciderla.
La morte era sempre preferibile alla cattura, i Cacciatori si divertivano a infliggere torture orribili alle loro prede, prima di ucciderle per poi mangiarsele.
Sì, gli esseri umani erano diventati in brevissimo tempo la loro riserva di cibo preferita.
L’unica cosa che potevano fare era nascondersi e scappare nelle zone sicure, quei posti in cui gli odori della terra permettevano ai superstiti di stare al sicuro.
Maria aveva solo diciotto anni ma ricordava vividamente com’era la vita prima dell’invasione, ogni tanto ci pensava con rimpianto e subito dopo la rabbia prendeva il sopravvento. Quegli alieni erano dei mostri e l’unica cosa che desiderava era la loro estinzione.
Era per questo che si era unita alla Legione di Salvezza, lo scopo dell’organizzazione era quello di mandare uomini e donne addestrate nelle zone infestate dai Cacciatori e salvare più esseri umani fosse possibile.
Erano spedizioni pericolose e spesso finivano con la cattura dell’impavido che era partito, ma a lei fino ad allora era andata bene. Nel corso degli ultimi cinque anni aveva portato a termine ben sei missioni, un numero altissimo se si considerava la media comune.
Questa era la sua settima incursione di salvataggio; tra tutte, quella era la volta in cui stava conducendo alla salvezza un numero altissimo di persone: erano quattro, compreso il bambino.
Sollevò lo sguardo e scrutò attentamente i suoi protetti. Sui loro volti e sui loro corpi si scorgevano evidenti i segni delle torture.
C’era addirittura un ragazzo privo del braccio destro, la maglia strappata lasciava intravedere un moncone fasciato in una benda improvvisata, sudicia e sporca di sangue rappreso. Era un miracolo che non fosse ancora morto per un’infezione.
Non sapeva i nomi delle persone che stava scortando, non li voleva mai sapere; era la sua regola, perché i nomi erano troppo personali e lei non si voleva affezionare a nessuno.
Il bambino iniziò a singhiozzare più forte e tutti si volsero verso di lei, in attesa.
Maria sospirò lievemente e poi si avvicinò alla madre.
Si inginocchiò di fianco alla donna, allungò una mano per carezzare la testa del piccolo e a quel gesto la madre iniziò a piangere in silenzio.
La morte del bambino era inevitabile, ne erano tuti convinti… tutti a eccezione di Maria.
“Come si chiama?” la ragazza sentì la sua stessa voce porre quella domanda tanto delicata e sorrise esausta, ormai conscia della scelta che aveva preso senza neppure accorgersene.
“Daniele”
“Sai Daniele” prese a parlare Maria in un sussurro rivolgendosi al piccolo, “siamo a un passo dalla salvezza. A meno di un chilometro da qui inizia la zona delle solfatare, e lì i Cacciatori non ci scoverebbero neppure se gli stessimo a un metro”
Tutti sollevarono gli occhi sorpresi, non pareva possibile a nessuno ma forse avevano una possibilità concreta di salvarsi.
“Con te che piangi però non abbiamo alcuna possibilità”
“La prego…” sussurrò la donna stringendo il piccolo a sé con mani tremanti.
Maria sorrise; era serena perché tutti i dubbi e le paure erano svaniti.
Si sollevò  e iniziò a togliersi di dosso tutte le armi che l’appesantivano e il giubbotto anti proiettile che le proteggeva il petto.
Tenne solo un coltello con la lama lucida e mentre se lo girava tra le mani il suo sguardo si intristì, quel coltello rappresentava una promessa per il futuro che lei non avrebbe più potuto mantenere.
“Dovete proseguire sempre verso nord, correte senza mai fermarvi e prima o poi andrete a scontrarvi dritto con i miei amici della LS” disse con il tono più risoluto che riuscì a trovare, mentre distribuiva le sue armi agli altri e spiegava in rapide mosse come usarle.
“E tu cosa farai?” chiese un uomo con una profonda cicatrice che partiva dalla fronte e spariva, non si sa dove, all’interno della camicia sgualcita.
“I Cacciatori hanno un buon fiuto, ma se si concentrano su una preda non si accorgono di nessun altro” spiegò sicura “io sarò la loro preda e lì condurrò lontano da voi”
“E’ un suicidio” sussurrò, incapace di trattenersi, il giovane senza un arto.
“Preferite che io uccida Daniele?” chiese dura Maria “perché questa è l’unica alternativa”
Il silenzio calò gelido su tutti i presenti.
Immolare un bambino di pochi mesi alla causa comune, oppure lasciare che una ragazzina appena diciottenne si sacrificasse per il loro bene?
Nulla ormai era più giusto, perciò tutti abbassarono lo sguardo senza più chiedere nulla.
Maria sollevò un braccio in segno di saluto e stava già per correre nella boscaglia quando la madre di Daniele la fermò:
“Stai salvando mio figlio, come posso sdebitarmi?”
Maria la fisò per alcuni istanti sorpresa e poi, sollevando il pugnale che stringeva in mano rispose:
“Dica a Gustavo che mi dispiace”  senza più indugiare, corse nella direzione opposta a quella che aveva indicato per la loro salvezza e, pochi istanti, dopo svanì tra i rami del bosco.
   
 
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