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Autore: Emy Potter    03/03/2016    0 recensioni
"Alice Liddell è una donna intelligente con una natura curiosa, lingua tagliente e un modo diretto di affrontare le cose. Quando divenne uno spirito, all'età di diciannove anni, si ritirò nel suo paese delle meraviglie con le intenzioni di non ritornare. Più di un secolo dopo, lei è stata scelta per diventare il prossimo guardiano, ma nemmeno il suo amico d'infanzia Calmoniglio può cancellare ciò che il mondo le ha fatto."
Questa è la traduzione di una famosa fanfiction inglese che io ho adorato tantissimo. Spero vi piaccia.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bunnymund, I Cinque Guardiani, Jack Frost, Nuovo personaggio
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8: Un giorno al Laboratorio (parte 2)

Si torna nella mischia; pensò Jack.
Mentre lo spirito camminava tra i tavoli della zona dedicata alla pittura, Baby Tooth volava tra le case delle bambole, a volte entrando dentro una di esse e fingendo di cucinare o a sistemarsi le penne davanti davanti a un piccolo specchio nella camera da letto. Jack ridacchiò a quei giochetti mentre continuava a camminare, lasciandola esplorare. Sarebbe comunque riuscita a raggiungerlo più tardi, eventualmente. Era sempre stato così quando lui visitava il Polo Nord. Anche dopo che Tooth tornava al suo palazzo, la sua sottoposta rimaneva con Jack ancora per un paio di giorni. Alla regina delle fate non sembrava importare finché sapeva che lui si sarebbe preso cura di lei.
Sicuramente non le dispiaceva la sua compagnia, anche se Baby Tooth riusciva a comunicare solo con degli squittii e acuti versetti. Riusciva ad ascoltare, capire e in qualche modo rispondere. Questo era più che sufficiente per Jack, specialmente in confronto a quello che aveva prima; solitudine per circa trecento anni.
Mentre aggirava con grazia un paio di elfi che intralciavano la strada, il ragazzo arrivò a un tavolo di pittura dove c'era uno yeti grigio accovacciato per terra di fronte ad esso. La creatura aveva un braccio mezzo incastrato sotto il tavolo, gli occhi socchiusi che mostravano la sua concentrazione. Doveva essergli caduto qualcosa, ma a causa delle sue dimensioni faceva fatica a riprenderlo.
Cogliendo al volo l'occasione di poter aiutare, Jack raggiunse lo yeti e gli diede una pacca sulla spalla.
"Hey, ragazzone" gli sorrise, come per dirgli che non era lì per causare problemi dato lo sguardo diffidente dell'altro. "Non ti preoccupare, te lo prendo io. Fai solo un passo indietro"
Lo yeti sembrava ancora un po' scettico, ma decise comunque di ritrarsi, dandogli la possibiltà di inginocchiarsi. Il suo sorriso crebbe quando si rese conto che per una volta uno degli yeti era disposto a fidarsi di lui. Non volendo che questo rimpiangesse la sua decisione, si abbassò a terra e guardò sotto il tavolo. Ci volle meno di un secondo per individuare l'oggetto che lo yeti stava cercando; un giocattolo mezzo dipinto era a terra in fondo al tavolo. Lo spazio tra il ripiano e il pavimento era poco, per questo la creatura si era trovata in difficoltà, ma non era certo un problema per uno come Jack, dato il suo essere pelle e ossa e avere lunghe braccia.
Lasciò il suo bastone affianco a lui e si appiattì per raggiungere il giocattolo. Appena riuscì ad afferrarlo, arretrò e in un lampo era di nuovo seduto sulle ginocchia.
"Ecco qui" disse dando l'oggetto allo yeti.
Questo fece un cenno verso di lui e brontolò qualcosa che doveva essere un "grazie". In risposta annuì e lo guardò tornare al suo posto. Istintivamente, allungò la mano per riprendere il suo bastone, ma si congelò sul posto quando la sua mano non incontrò nulla che non fosse il pavimento di pietra. Il panico gli attanagliò lo stomaco quando vide che era sparito. I suoi occhi azzurri percorsero tutto il pavimento attorno a lui, alla ricerca della cosa più preziosa che aveva, durante il disperato tentativo di non dare di matto proprio lì in officina. Forse uno degli yeti lo aveva accidentalmente preso a calci, o forse lo hanno preso alcuni elfi mentre non stava guardando. Sentì un brivido di terrore percorrergli la schiena alla sola idea.
Il suo cuore batteva forte nel petto, finché non vide qualcosa di sfuggito che catturò la sua attenzione. Alzò lo sguardo per vedere uno stivale nero a solo qualche centimetro dal suo viso. Lentamente, i suoi occhi arrivarono fino a superare le fibbie argentate della calzatura, passare le calze bianche a strisce nere, e quasi saltò all'indietro quando raggiunse il familiare bordo di un abito blu.
Era come se Alice si fosse materializzata dal nulla. Era seduta così vicina a lui e non si era nemmeno accorto del suo arrivo. Non c'era stato nessun cambiamento nell'aria, né la sensazione che qualcuno lo stesse osservando causandogli la pelle d'oca.
Ricomponendosi, Jack si alzò e guardò la ragazza seduta sul tavolo con le gambe incrociate, il piede che andava a ritmo con una silenziosa melodia. Non era strano il fatto che lei non sapesse che lui aveva scoperto della sua apparizione. Stava curiosamente osservando il bastone di Jack, rigirandoselo tra le mani.
Il ragazzo era sia sollevato che terrorizzato alla vista. La prima perché questo voleva dire che gli elfi non stavano cercando di mangiarlo, e la seconda perché era nelle mani di Alice. Non sapeva cosa avrebbe fatto, ma diverse possibilità gli attraversarono la mente e nessuna di queste sembrava piacevole. In una di esse c'era Alice che rompeva a metà il legno invecchiato battendolo sul ginocchio, oppure lo avrebbe affilato con qualche arma per poi usarlo per pugnalarlo.
Ma Alice non fece nessuna di queste cose. Lo sollevò di poco più vicino al viso per analizzarlo meglio, passando le lunghe dita su tutta la sua superficie. Cercava di scorgere gli intricati disegni di gelo che aveva notato la notte precedente quando era in mano a Jack, ma questi non c'erano.
"Perché te lo porti dietro tutto il tempo? Qual'è il suo scopo?"
Jack cercò di riprenderselo, ma Alice lo allontanò impedendoglielò. Non gli piaceva quando le persone toccavano il suo bastone senza il suo permesso, ma non era così disperato da tentare di lottare contro di lei visto che il tavolo era abbastanza alto da permetterle di sferrargli un calcio all'altezza dei reni.
Non sapendo cosa fare a mani vuote, Jack incrociò le braccia in attesa che gli fosse stato restituito ciò che gli apparteneva. Alice quasi rise per l'ironia della situazione. Proprio ieri sera i ruoli erano invertiti, dato che lui aveva il suo bastone e fingeva di ignorarla, mentre lei stava a braccia incrociate.
"Mi aiuta a controllare i miei poteri. Inoltre mi fa sembrare figo, quindi ridammelo".
"Non puoi usare i tuoi poteri senza questo?" domandò.
"Solo un po', ma non sarei così forte".
"Sarebbe davvero spiacevole se tu lo perdessi".
Jack cacciò dalla sua mente alcuni ricordi alle parole di Alice, i quali riguardavano specialmente lui che veniva isolato nell'artico dal re degli incubi. "Sì, dimmi qualcosa che non so".
"Tipo che ti sei inginocchiato sulla vernice?" chiese Alice indicandogli i pantaloni. "E' tutta sul tuo ginocchio".
"Cos-?" Jack abbassò lo sguardo per trovare una macchia di pittura viola sui suoi calzoni. "Oh, andiamo! Li avevo appena lavati!"
In equilibrio su un piede solo, il ragazzo afferrò il ginocchio coperto di vernice e cercò di togliere il liquido, solo per riuscire a macchiarsi anche le mani.
"Grandioso" borbottò sfregandosi le mani. "Per una volta che cerco di aiutare cosa ottengo in cambio? Vernice su tutti i pantaloni!"
Il suono della risata di Alice lo fece quasi cadere all'indietro. Le braccia ondeggiarono nel tentativo di riacquistare l'equilibrio, mentre la gamba che prima era sollevata tornò a terra. Doveva sembrare un'idiota dato che saltellava su una gamba e sbatteva le braccia come se fosse un gabbiano pazzo. Si voltò a guardarla con occhi spalancati. Lo stava fissando con un sorriso divertito mentre il suo bastone era posato in grembo, un sopracciglio arcuato nel vedere la sua espressione sbalordita.
Quasi arrossì quando si rese conto quanto la situazione fosse imbarazzante per lui. Se Alice non pensava che fosse completamente pazzo, lo avrebbe pensato ora.
Ha appena riso o sbaglio?; pensò Jack tra sé e sé mentre studiava lo spirito di fronte a lui. Era abbastanza sicuro di averla sentita ridere. In realtà era meglio definibile come una risatina, il che era impossibile. Alice non sembrava il tipo di ragazza da ridacchiare. Forse da ridere maniacalmente vedendo soffrire gli altri, ma non ridacchiare.
"Stai bene?" gli chiese inclinando la testa di lato.
Jack si raddrizzò, sforzandosi di non trovare l'espressione di Alice "abbastanza carina". Aveva visto molte adolescenti di Burgess fare la stessa cosa, ma di solito lo facevano per ottenere qualcosa gratis da un commesso di sesso maschile. Anche se metteva seriamente in dubbio il fatto che Alice stesse flirtando con lui.
"Sì, sto bene" insistette togliendo la polvere immaginaria dal suo cappuccio. "Posso riavere il mio bastone?"
Sentiva il bisogno di agitarsi sotto i penetranti occhi di Alice. Strinse le labbra pensierosa mentre diede allo spirito dell'inverno un lento sguardo scrutatore. Lo stava mettendo a disagio e lo sapeva. Si rese conto che questa doveva essere la sua vendetta per essere stato così fastidioso la notte scorsa. Lei era il gatto e lui il topo che era stato catturato dalle sue zampe.
"Eccolo" disse Alice gettandogli il bastone. "E' comunque insignificante, proprio come il suo proprietario."
Okay, questo era fuori luogo.
Prima che Jack potesse anche solo pensare a una risposta spiritosa, Baby Tooth spuntò da dietro di lui e si fermò a qualche centimetro dal viso di Alice. Puntò un dito verso di lei in tono accusatorio, mentre squittiva furiosamente intanto che la ragazza la guardava, la quale non sembrava influenzata da quei cigolii arrabbiati. Si limitò a inclinare nuovamente la testa di lato e diede alla creaturina un sorriso curioso.
"Ma ciao" mormorò sottovoce. Nonostante l'espressione frustrata di Baby Tooth, Alice allungò un dito per toccare con leggerezza il suo stomaco. La fatina spinse via il dito e incrociò le braccine con uno sbuffo. "Sei proprio una bella creaturina."
Baby Tooth si congelò sul posto e allontanò il broncio dal suo viso. Arrossì e cominciò a girarsi timidamente i pollici, mentre la sua rabbia verso Alice era stata completamente dimenticata. Jack alzò gli occhi al cielo quando la fatina tornò lusingata sulla sua spalla.
"Traditrice" mormorò il ragazzo sottovoce. Spostò gli occhi su Alice, sorprendendola a guardarlo. Portò una mano a grattarsi la nuca, cercando di non farle notare il fatto che il suo aspetto lo disturbasse. "Dov'è la tua tenera tata?"
"E' andato al palazzo di Tooth questa mattina" rispose lei guardandosi il bianco grembiule. "Ha detto che tornerà questa sera."
Jack annuì mentre faceva roteare pigramente il suo bastone. "Sono sorpreso che l'abbia accompagnata. Solitamente, quando Bunny è teso o preoccupato per qualcosa, nessuno riesce a catturare la sua attenzione. Non lo avevo visto comportarsi così con nessuno prima, nemmeno con Sophie."
Alice sbatté le palpebre confusa. "Chi?"
"Solo una bambina a cui Bunny si è affezionato" Jack rise ricordando tutte le visite che il coniglio aveva fatto a Sophie Bennett anche fuori dalla Pasqua.
La mano che faceva girare il bastone si fermò quando vide l'espressione cupa di Alice. Prima che potesse chiedere cosa non andava, la vide ruotare il viso lontano da lui, mentre le mani afferrarono il bordo del tavolo e spostò il peso sulle braccia. Intuendo che lei volesse scendere, gli venne naturale allungarle una mano per aiutarla. Alice si fermò quando vide la mano tesa e la guardò per diversi secondi con un'espressione vuota sul viso.
Proprio quando si convinse che avrebbe ricevuto uno schiaffo o un insulto, sentì le sue dita sottili sopra le proprie. Lasciò perdere la sua sorpresa e strinse la mano della ragazza, sostenendone il peso mentre lei saltava giù dal tavolo.
Per lui che era abituato al freddo e al ruvido, trovò la pelle della sua mano sorprendentemente calda e morbida. Fu allora che Jack si ricordò che lei fosse una persona viva, esattamente come chiunque altro. Tra tutti i guardiani, solo lei e Nord erano gli unici che potevano sembrare ancora umani.
Non appena sentì i piedi saldi a terra, Alice allontanò la propria mano da quella di Jack e la portò dietro la schiena con l'altra. Era sorpresa di trovare la sua pelle così fredda. Il suo aspetto e i poteri dell'inverno poteva farlo intuire, ma la sensazione le aveva fatto venire la pelle d'oca. E non solo a causa della temperatura al di sotto della media normale, anche il contatto aveva a che fare con questo. Era un po' che non lo faceva, ma si era sentita come se avesse immerso la mano nell'acqua ghiacciata.
Entrambi rimasero immobili, persi nei loro pensieri, non capendo perché l'atmosfera intorno a loro si era fatta più pesante. Non si stavano guardando l'uno negli occhi dell'altro, erano solo vicini. Alla fine, Alice si ricompose e tornò a guardarlo
Si schiarì gentilmente la voce per ottenere la sua attenzione. "La ringrazio per la vostra assistenza, signor Frost".
Jack quasì alzò gli occhi al cielo a quelle formalità. "Di niente, Alice."
Se lei avesse capito il suo invito di chiamarlo per nome, non lo diede a vedere. Si limitò a raddrizzare appena la schiena e a sollevare la testa con confidenza.
"Bene, sono sicura che abbiate ancora molto da fare" disse con un altro sorrisetto divertito. "C'è ancora un grande mucchio di fili e plastica da sistemare al piano principale."
Il ragazzo si grattò pigramente la guancia, non vedendo l'ora di cominciare il suo prossimo lavoro. "Oh sì...me ne occuperò io. Forse."
Gli lanciò un'occhiataccia prima di scuotere la testa e cominciare ad allontanarsi. In un primo momento, Jack non fece nulla per fermarla, ma dopo alcuni secondi di cammino, si voltò.
"Ehy Alice!"
Lei si girò per vedere lo spirito dell'inverno raggiungerla, fermandosi proprio davanti a lei.
"Sai quella bambina di cui ti ho appena parlato? Sophie?"
"Sì?" rispose a braccia incrociate.
"Beh, lei ama veramente, e dico veramente tanto, i libri che parlano del Paese delle Meraviglie e il suo compleanno sarà tra poco..." Jack smise mentre guardava la ragazza di fronte a lui, cercando di captare una sua possibile reazione.
"Quindi?"
"Sarebbe il suo miglior regalo di compleanno quello di poterti incontrare" disse indicandola con una delle sue pallide mani. "Anche a suo fratello non dispiacerebbe vederti."
Per qualche istante, Alice non disse nulla. La sua espressione impazziente rimase sul suo volto, ma poi, con non-curanza, scosse la testa e si allontanò.
"A loro piace la Alice della storia" rispose con il viso leggermente voltato mentre continuava a camminare. "Non me."
Qualsiasi persona intelligiente avrebbe capito che la discussione era finita e che la sua risposta definitiva era no, ma purtroppo aveva a che fare con Jack Frost, e Jack Frost non rinuncia facilmente.
Manipolò con facilità l'aria attorno a lui e saltò, atterrando proprio davanti ad Alice. Quello fu un gravissimo errore.
Non aveva solo bloccato il suo percorso, ma era anche riuscito a spaventarla. Jack sapeva che spuntare davanti a qualcuno poteva davvero spaventarlo da morire, soprattutto se non si sapeva che lui poteva volare, ma non credeva che questo avrebbe scatenato una reazione così violenta da parte di Alice. Si sarebbe aspettato che lei sarebbe saltata l'indietro, che il respiro si faceva pesante, o che gli avrebbe urlato contro, ma non poteva immaginare di potersi ritrovare una lama letale vicinissima al suo viso. Si era mossa così velocemente che non aveva nemmeno visto il coltello fino a che non era di fronte a lui, la superficie decorata illuminata dalla luce del laboratorio.
Il giovane guardiano barcollò all'indietro e quasi andò a sbattere contro uno degli yeti che portava una pila di regali incartati. La creatura inciampò, ma riuscì a mantenere l'equilbrio per poi arrabbiarsi contro il goffo spirito che quasi lo aveva fatto cadere. Jack allungò una mano per aiutarlo, ma sussultò quando questo lo strattonò infastidito con il suo braccio peloso e lo lasciò da un'altra parte. Il ragazzo gridò delle scuse prima di tornare da Alice.
La lama era ora abbassata, ma ancora stretta nelle sue mani. Si librava in difesa della sua padrona, come se lei si aspettava ancora di essere aggredita. Sembrava pronta a scuoiarlo vivo e lui non poteva fare a meno di fissare l'arma. Attorno ad essa era raccolta una sorta di aura blu, quasi fosse infiammata e sembro ancora più pericolosa dati gli occhi letali di Alice.
"Che cosa pensavi di fare, deficiente!" gridò furiosamente. "Spaventarmi in questo modo! Avrei potuto farti facilmente a fette!"
"Beh, non sapevo che mi avresti puntato addosso un coltello!" urlò lui in risposta, ma si fermò quando notò che tutta l'attenzione era su di loro. In fretta cercò di farle abbassare la voce. Ogni sorta di disturbo nel laboratorio avrebbe sicuramente attirato l'attenzione di un certo spirito natalizio, e Jack non aveva idea di come potesse spiegare il fatto che Alice brandiva un coltello contro di lui.
"Scusami!" disse con voce rauca, una delle sue mani alzate davanti a lui. "Voglio solo parlarti. Quindi, ti prego, puoi abbassare la voce? Sono già abbastanza nei guai."
"Di cosa vuoi parlare, Frost?"
"Il discorso di prima. Quei bambini vorrebbero davvero conoscerti" insistette sapendo di dire la verità. Appena Jaime avrebbe scoperto che Alice era reale, avrebbe sicuramente fatto i salti di gioia. Una volta gli aveva detto che c'erano effettivamente altri spiriti oltre ai Guardiani, ma è riuscito a descriverli, mai a farglieli incontrare. Era sicuro che anche Sophie ne sarebbe stata felice.
"Ancora questo?" scosse la testa incredula. "Ho detto di n-"
"A loro non interessa se non sei la Alice delle storie!" sapeva che la stava probabilmente snervando, ma era determinato a dimostrarle che Jack Frost non si tira indietro. Alice non era l'unica ad essere sempre determinata da quelle parti.
"Jaime sa che tutti gli spirito non sono come vengono visti, specialmente di questi tempi. Lui sarà felice però di incontrare la vera Alice. E Sophie è abbastanza intelligiente per i suoi cinque anni, capirà come stanno le cose."
Alice incrociò le braccia e serrò le labbra mentre considerava quell'offerta. Mentre Jack aspettava una risposta, si accorse che la lama era sparita appartentemente nel nulla. Non c'era nessuno posto in cui lei poteva tenerlo e non fosse visto. A meno che non era nel suo vestito, in questo caso, non aveva voglia di soffermarsi troppo su questo dettaglio.
Alla fine, la ragazza si lasciò sfuggire un sospiro mentre le braccia tornarono lungo i fianchi.
"Quando è il suo compleanno?"
"Dopodomani" rispose cercando di contenere il suo entusiasmo. "Il giorno prima di Halloween."
Ci fu un'altra lunga pausa, prima che lei scosse di nuovo la testa. Il sorriso di Jack scomparì, temendo che rifiutasse di nuovo.
"E va bene, ci sarò" disse non credendo alle sue stesse parole.
Il ragazzo smise di contenere l'entusiasmo. Emise un grido trionfante e lanciò un pugno in aria, il fiasco del coltello venne completamente dimenticato. Alice alzò appena gli occhi al cielo alla sua reazione esagerata e fece per andarsene. Quando lui lo notò, la chiamò di nuovo.
"Ehi, dove vai?"
"Solo nella mia stanza per la notte" rispose lei continuando a camminare. "Dimmi quando torna Bunny, per favore."
Grato che lei avesse accettato, si limitò ad annuire. "Consideralo fatto. Ma perché così presto?"
"Per nessun motivo, sono solo molto stanca."
 
-O-

NOTA AUTRICE: Okay, anche stavolta sono in ritardo, perdonatemi. Ammetto però di essermi divertita a tradurre il dialogo tra Alice e Jack, il loro rapporto di amore-odio è davvero esilarante.
Sì, se non si è capito, amo il personaggio di Alice, credo di averlo detto per la miliardesima volta. Voi che ne pensate? Vi è piaciuto questo capitolo?
Voglio ringraziare tutte le persone che stanno seguendo la storia, davvero grazie.
Link per la storia originale: https://www.fanfiction.net/s/8753693/8/Winter-Wonderland .
Recensite, please, ogni vostro pensiero è di grandissimo incoraggiamento per me!
Kisses, Emy.
 
   
 
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