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Autore: GabrielleWinchester    03/03/2016    1 recensioni
[Sequel di "Di te mi basta solo il sorriso] Storiella comica, romantica, con un pizzico di no sense e totalmente sconclusionata, un ritorno alla mia vena strampalata XD
Dal testo: "“Dimmi perché sei venuto qua”
“Passavo da queste parti…”
“E casualmente hai deciso di salire a casa mia, portarmi tutto questo ben di Dio…”.
“Veramente ho sempre pensato che tu ti alimentassi attraverso la fotosintesi. In quattro anni che ci conosciamo, che sei entrata come cliente al bar, ti ho vista mangiare se no cinque volte”
“Guarda che io mi nutro! E che lo faccio quando tu non ci sei”
“Sei una disgraziata!”
“Ma con stile” lo corressi divertita e addentai un cornetto davanti ai suoi occhi, facendolo contento, macchiandomi le labbra “Hai visto? Sono umana anche io”
Buona lettura :-)
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Buon pomeriggio a tutti,
ecco a voi lo sconclusionato sequel di "Di te mi basta solo il sorriso" in cui il barista chiede alla ragazza di accompagnarlo in un posto, una storia molto sconclusionata, senza senso e creata in un momento di profonda noia XD Chiedo scusa per eventuali errori presenti nella storia e mi auguro che non vi annoi ^_^ Dedicata a una persona molto importante per me :-) Solo a me poteva venire un'idea del genere, strampalata come me ^_^ Ogni riferimento alla vita reale è puramente casuale! Abbiate pietà di me quando la leggerete ^_^
Ringrazio tutti coloro che la leggono e la leggeranno, tutti coloro che la recensiscono e la recensiranno, tutti coloro che mettono le mie storie tra le seguite, ricordate, preferite e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-)
Mi raccomando, non abbandonatemi :-P
Buona lettura :-)
Gabrielle :-)
Ps:Ci sono riferimenti a Legends of Tomorrow, Castle e Arrow xd
Disgraziati…ma con stile
“Sono il re del mondo”
Mi svegliai di soprassalto, pensando che stessi sognando e mi rigirai nel letto, abbracciando la mia Nimue, il mio adorabile peluche di pantera nera. Avevo fatto le ore piccole a causa dei compiti per il master in Psicologia che stavo frequentando e avevo bisogno di tranquillità e avevo dato disposizione a che nessuno mi dovesse disturbare, per evitare di incorrere alla mia ira divina. Addirittura il mio cellulare era impostato nella modalità aerea per evitare fastidiosi bip di messaggini e la mia suoneria del cellulare ma ovviamente, cascasse il Paradiso e tutti gli angeli che vi abitavano, i miei desideri non dovevano essere esauditi. Altrimenti si poteva rischiare di scatenare la Terza Guerra Mondiale ed io sarei stata accusata di tutti i mali del mondo. Oddio il poco sonno mi portava a pensare a cose sconclusionate! Con molta probabilità mio padre aveva lasciato la televisione accesa e sicuramente era sintonizzata su qualche film con una battuta del genere, anche se la voce era così familiare…
La voce che mi faceva sentire costantemente in un Inferno Paradisiale.
La voce cui volevo dare un calcio nelle balle e nello stesso tempo dare un bacio così appassionato da fargli perdere la cognizione del tempo e dello spazio.
In caso di eventuali distorsioni nella linea dello spazio temporale, avrei fatto una telefonata a Rip Hunter e magari avrei preso un caffè con Sara Lance.
Ovviamente prima avrei fatto una missione segreta con Nyssa Al Ghul!
Feci un mezzo sorriso, mi girai e ritornai di nuovo a dormire, il silenzio che regnava sovrano. Stavo sognando di parlare con Stephen Amell, di tendere l’arco e scoccare una freccia, di combattere il crimine con il Team Arrow, quando la voce ritornò, più squillante che mai, togliendomi definitivamente la voglia di stare in pace.
“Sono il re del mondo”
Scostai le lenzuola e mi alzai. Non era possibile! Vagai come uno zombie in giro per casa, con le cuffie alle orecchie, le quali stavano trasmettendo a tutto volume I Like it Heavy degli Halestorm, cercando televisori da spegnere, indossando una maglietta bianca e pantaloncini come pigiama e fu grande la sorpresa di vedere un grande vassoio pieno di cornetti caldi sul tavolo, il profumo della crema pasticcera a riempire la cucina.
Chi li aveva portati?
Nessun biglietto sul tavolo, dei miei genitori non c’era traccia e sicuramente non avevo bisogno dell’aiuto di Castle e del detective Beckett per trovarli, in quanto immaginavo che fossero andati in campagna a raccogliere le arance e a dare da mangiare a Selene ed Ecate, il mio gatto nero dagli occhi azzurri e il mio vivace cucciolo pastore tedesco, il quale non perdeva l’occasione di scorrazzare e distruggere il nostro orticello con grande disappunto di mia madre. Poi la mia attenzione ritornò verso gli invitanti e succulenti cornetti caldi, i quali erano un invito alla lussuria per il palato. Di sicuro qualcuno li aveva portati e fortunatamente per lui o per lei aveva azzeccato il momento giusto, visto che avevo finito il mio periodo di astinenza di dolci e quindi mi sarei potuta tranquillamente abbuffare!
Mi avvicinai a uno di loro, attirata dal buon profumo di crema pasticcera e conscia che forse stavo facendo una pazzia, poiché potevano essere avvelenati, e una voce conosciuta borbottò divertita “Allora sei un essere umano, non lo avrei creduto!”
Sobbalzai spaventata e mi girai, guardando un ragazzo dagli occhi castani e la leggera barbetta che mi sorrideva spensierato. Era appoggiato vicino al fornello e stava preparando il caffè. Rimasi per un attimo sbalordita, chiedendomi perché uno dei miei baristi preferiti si trovasse nella mia cucina e mi avesse portato la colazione, e dopo dissi “Sto sognando, me ne ritorno a letto!”
“Così mi saluti?”
“Tu non esisti, io sono ancora a letto…” si avvicinò e mi diede un pizzicotto nel braccio “Io esisto”.
Sbattei gli occhi, ormai consapevole che quella era la realtà ed esclamai “Che cavolo ci fai in casa mia? E soprattutto chi ti ha fatto entrare? E perché…?”
Lui si mise un dito sopra le labbra e m’indicò la moka, l’odore corroborante della bevanda che stava riempiendo la stanza, un odore forte e sublime, eccitante ed adrenalinico. Come se avesse vissuto da sempre a casa mia, seppe dove prendere le tazzine e con molta nonchalance mi servì.
“Mi ha aperto tua madre, è una donna molto gentile e mi meraviglio di come ti sopporti”.
A quelle parole borbottai imbarazzata, immaginando un’eventuale scena in cui mia madre si confidava con un perfetto sconosciuto, cui avevo parlato se no una volta soltanto e basta perché mi vergognavo tremendamente. Di sicuro gli aveva detto che ero una pigra patologica e che la facevo impazzire, mia madre era un libro aperto per me!
Soltanto a me poteva capire una situazione del genere!
“Ahahahahahah” esclamai con un sorrisetto sardonico “Colpita e affondata! Adesso che hai svolto il tuo lavoro da barista pendolare, puoi ritornare al locale. Grazie per essere passato! Mi dispiace niente mancia per te”
Bevve con lentezza il suo caffè e corrugò la fronte “Sei un’insensibile Sofia, come io vengo a tentarti con i migliori cornetti della zona e tu vorresti rimandarmi di nuovo a lavare tazzine e piattine?”
“Te lo meriteresti, Antonio!”
“Dimmi perché sei venuto qua”
“Passavo da queste parti…”
“E casualmente hai deciso di salire a casa mia, portarmi tutto questo ben di Dio…”.
“Veramente ho sempre pensato che tu ti alimentassi attraverso la fotosintesi. In quattro anni che ci conosciamo, che sei entrata come cliente al bar, ti ho vista mangiare se no cinque volte”
“Guarda che io mi nutro! E che lo faccio quando tu non ci sei”
“Sei una disgraziata!”
“Ma con stile” lo corressi divertita e addentai un cornetto davanti ai suoi occhi, facendolo contento, macchiandomi le labbra “Hai visto? Sono umana anche io”
“Peccato che ho dimenticato il cellulare al locale altrimenti ti avrei fatto una fotografia. Questo momento si dovrebbe immortalare per l’eternità”
Gli feci la linguaccia, mi leccai le dita coperte di succulenta e invitante crema pasticceria e mi avviai verso il bagno “Io vado a farmi una doccia, quando esco, ti voglio vedere fuori da casa mia”.
“E perdermi lo spettacolo di te che balli con l’accappatoio?”
Presi un cuscino dal divano e glielo scagliai con tutta la mia forza, poi indispettita me ne andai urlando “ Usare lo shaker ti ha mandato in pappa il cervello!”
“In realtà mi ha riordinato le idee. Comunque non sono venuto solo a portarti la colazione. Sono venuto per un’altra cosa” strascinò i piedi sul pavimento e borbottò in tono veloce “Dovresti aiutarmi a scegliere la fede nuziale”
Aveva detto tutto così in fretta che non avevo afferrato il concetto. Aggrottai la fronte perplessa e gli chiesi “Che cosa dovrei fare?”
“Aiutarmi a scegliere la fede nuziale!”
A quelle parole il mio cuore ebbe un tuffo e il mio viso si rabbuiò. Era deciso a fare il passo decisivo con Fabiana e aveva deciso di chiedere a me di scegliere la fede che avrebbe messo il giorno del matrimonio. Il Karma mi voleva davvero bene, costatai arrabbiata, ero la sua prediletta.
“Dimmi che scherzi! È un pesce d’aprile, vero?”
“Sono dannatamente serio!”
Feci appello a tutta la mia calma e mi negai “No, non lo farò. Chiedilo a una delle sue amiche e non a me. D’altronde sono solo una cliente e sinceramente non sono la persona più adatta ad accompagnarti a scegliere una fede nuziale”
“Le sue amiche glielo direbbero subito, non sono molto propense a essere riservate. Perché è un problema?”
Un problema? Un problema? La mia voglia di prenderlo a capocciate era pari a quella di sbattermi la testa ripetutamente. Ero perdutamente innamorata di lui, non mi ero fatta avanti perché era fidanzato e non volevo essere la causa della rottura del fidanzamento tra di loro e adesso si trovava a casa mia a chiedermi di andare in una gioielleria, a scegliere un anello per una cerimonia importantissima. Il Destino aveva uno strano senso dell’humour con me.
“Nessun problema ma preferisco di no!”
“D’accordo!”
Con lo sguardo calato per terra, annuì triste e lo vidi andarsene verso la porta. Scuotendo la testa, mi diressi verso il balconcino, lo vidi scendere le scale e dirigersi verso l’auto, una Renault Calliope X grigia ultimo modello, aspettando che lui mettesse in moto e se ne andasse. Rientrai in casa, mi spogliai e aprii la manopola della doccia, lasciando che l’acqua calda avvolgesse il mio corpo e i miei capelli e mi rilassasse. Mentre mi frizionavo i capelli con lo shampoo di karité, la mia mente non potè fare a meno di pensare che lui mi avesse chiesto di andare in gioielleria per la sua ragazza.
Era impazzito, non c’era spiegazione!
Volevo essere io a mettere l’anello al dito, non essere la messaggera dell’amore di un’altra persona. Con rabbia uscii dalla doccia e mi diressi verso l’armadio, scegliendo un vestito bianco lungo fino al ginocchio, presi la borsa e il cellulare, chiusi con la chiave la porta di casa e scesi le scale. Non appena mi accinsi a chiudere il portone del condominio dove abitavo, una voce conosciuta disse ammirata “Sei uno schianto!”
Sobbalzai spaventata e me lo ritrovai davanti con un sorrisone e le mani appoggiate ai fianchi “Tu hai qualche problema d’udito! Ti ho detto di no!”
Lui mi fece un sorriso sornione e mi prese la mano “Sarà divertente andare in gioielleria insieme”.
“Tu lo sai che è maleducazione chiedere a una ragazza di andare in una gioielleria per conto di un’altra?”
“Non ci trovo nulla di male!”
Da piccolo, doveva essere caduto dal seggiolone, era poco ma sicuro. Perché una persona normale non mi avrebbe chiesto una cosa del genere!
“Vaffanculo!”
Poi mi allontanai di tutta fretta da lui e da lì iniziò l’inseguimento, tra me che correvo con il vestito bianco attillato e lui che m’inseguiva con l’auto, sotto lo sguardo attonito e leggermente sconcertato dei passanti, i quali stavano guardando due idioti fare quella cosa lì. A un certo punto, lui sterzò bruscamente a sinistra e mi tagliò la strada, rischiando seriamente che mi facessi male con il paraurti anteriore. Mi misi una mano sul cuore, cercando di calmare i tumulti del cuore e urlai “Ma che cazzo fai?”
“Le signorine non dicono le parolacce!”
“Vaffanculo stronzo! Ti ho detto di no…”
La mia pazienza si stava disintegrando. Perché non lo capiva che mi faceva male che lui mi chiedesse di fare quella cosa? Perché non lo capiva che volevo essere io la sua sposa e non la mera partecipatrice di un evento di cui non sarei mai stata la protagonista?
“Ti prego!”
S’inginocchiò e mi guardò con gli occhietti imploranti e ringhiai. Lo odiavo quando faceva così, perché era il suo modo di farmi cedere.
“Se dico di sì, poi tu sparisci dalla mia vita?”
Fece il saluto militare e scattò sull’attenti. Sospirando, aprii lo sportello del passeggero e mi allacciai la cintura. Stavo facendo una cazzata, lo sapevo ma era l’unico modo per togliermelo dai piedi. All’interno della gioielleria di sicuro avrei dovuto recitare la parte della sorella o della cugina che stava aiutando il neo sposo a scegliere l’anello giusto per il matrimonio, nascondendo il tutto alla futura fidanzata, quindi rendendomi complice di una sorpresa particolare. Perché mi ero ficcata in una situazione del genere? Perché riusciva sempre a farmi dire di sì? Sorridendo spensierato, lui mise in moto la macchina, alzò il volume della radio e mi disse “Spero che l’alta velocità non ti spaventi”.
“Sono cresciuta con un padre che si divertiva a fare le corse di Formula 1 nell’autostrada”.
“Davvero?”
Annuì arrabbiata e dopo piombai in un silenzio imbarazzato, maledicendo mia madre che gli aveva aperto e mi aveva introdotto in una situazione complessa e imbarazzante come quella. Il viaggio fu molto rilassante, nonostante lui mi parlasse in continuazione e in particolar modo del suo rapporto con i colleghi di lavoro.
Avvistai una gioielleria e feci per aprire la portiera “Andiamo!”
“No, questa no. Ne possiamo scegliere un’altra?”
Sbuffai innervosita e appoggiai di nuovo il capo sul poggiatesta del sedile “D’accordo!”
Oltrepassammo cinque gioiellerie e alla sesta mi accorsi che era tutta una scusa quella che aveva utilizzato. Feci per aprire la portiera ma la macchina era bloccata.
Lo sapevo che c’era il tranello sotto ma non ero stata abbastanza furba da accorgermene prima.
“Fammi uscire”
M’ignorò totalmente e premette ancora di più sull’acceleratore. Deglutii spaventata e urlai “Fammi uscire!”
“Non avere paura!”
Non avere paura? Mi aveva convinta a salire in macchina, ad accettare la sua folle proposta di andare in gioielleria a scegliere la fede nunziale e adesso non sapevo dove cavolo mi stesse portando!
E se avesse deciso di farmi del male e occultare il mio cadavere?
 I serial killer potevano essere i vicini di casa che ti offrivano i dolci. L’aver guardato innumerevoli serie poliziesche doveva insegnarmi a essere più prudente! E se nei cornetti ci fosse stato messo il sonnifero? Mi misi le mani sulla testa, pensando che non avevo controllato il ripostiglio e che magari i miei erano imprigionati lì, imbavagliati e legati.
Oddio, ero una pessima figlia!
“Io chiamo i Carabinieri. Questo è sequestro di persona!”
Feci per comporre il numero ma lui mi prese gentilmente il cellulare e m’implorò “Per favore, fidati di me. Dammi un’opportunità”
“No!”
E mi propensi a riprendere il cellulare ma lui me lo impedì. Continuammo il viaggio, lui imperterrito ed io nervosa come non mai, prendendola più con me stessa per essere stata così cogliona ad accettare la sua proposta e a non avere capito che c’era qualcosa sotto. Poi la mia attenzione verté su un particolare inaspettato e mi accorsi che eravamo arrivati a mare, un mare calmo, una distesa d’acqua che invitava a farsi una bella nuotata.
Parcheggiò l’auto, scese e poi aprì la portiera “Siamo arrivati!”
Scesi dall’auto e urlai “Che diamine succede?”
“Non avresti accettato…”
Sbuffai sconcertata “Perché hai fatto tutto questo?”
Lui si avvicinò a me e mi mise una mano sulla guancia destra “Perché volevo stupirti con qualcosa di cui non ti saresti mai aspettata! Se ti avessi detto tutto subito, magari mi avresti detto di no!”
“Almeno ci sarebbe stata l’onestà da parte tua! E a Fabiana non ci pensi?”
Borbottando mi fece vedere il cellulare, in particolare una foto in cui Fabiana era vestita da sposa raggiante accanto a un bel ragazzo dai capelli biondi e mi accorsi che Antonio era il testimone dello sposo “Ci siamo lasciati qualche mese fa e ho fatto da testimone al suo nuovo compagno, in memoria della nostra storia. Lo so, può sembrare folle ma ti assicuro che è la verità e non ti sto mentendo”
Rimasi sbalordita da tutto questo, soltanto a me poteva capire una situazione del genere. Cioè un barista che veniva a casa mia a portarmi la colazione, che mi chiedeva di accompagnarlo in gioielleria, la quale era tutta una scusa, mi accompagnava a mare e poi mi diceva che la sua fidanzata si era sposata con un altro, conosciuto in quattro e quattr’otto, con cui aveva deciso di sposarsi a morte subitanea.
Questa era troppo perfino per me che ero abituata a trame ben più sconclusionate!
“Sono una scrittrice ma non sono stupida! E sinceramente non voglio fare parte di una tresca. La foto che mi hai mostrato potrebbe essere un fotomontaggio e questo sarebbe un colpo basso per la tua ragazza. E io odio i tradimenti ed essere sleale nei confronti altrui!”
“Nessuna tresca, chiamala se non mi credi!”
E mi invitò a chiamare. Aspettai che la linea fosse libera e dopo “Pronto, Fabiana?”
“Oh ciao Sofia”
“Senti” mi interruppi, sentendomi un verme nei suoi confronti ma ormai la frittata era fatta “Sono con Ant…”
“Finalmente! Vi siete messi insieme?”
Allontanai il cellulare attonita e chiesi “Ma hai bevuto?”
“Sono sobria e sono contenta che finalmente voi due vi siete messi insieme! Ho capito che voi due eravate perfetti insieme…”
“Sono in una candid camera per caso?”
“No”
Ad un certo punto sentii una voce maschile profonda dire “Amore, faremo tardi per l’ecografia. Sono così eccitato di sapere se sarà maschio o femmina”
“Devo andare, Sofia! Mi raccomando, invitatemi al vostro matrimonio”
Poi la telefonata si interruppe bruscamente e mi girai verso di lui “Vi siete messi insieme a farmi questo scherzo? Perché non è divertente!”
“Nessuno scherzo. Ti posso assicurare che è la verità”
“Mi dispiace…”
Scossi la testa e poi mi colse di sorpresa con un bacio appassionato e dopo mi disse “A me no, ho capito che non eravamo fatti l’uno per l’altra e lei ha trovato la persona giusta per lei”.
Mi mordicchiai il labbro, sorpresa e anche contenta di quel bacio “Perché io sono quella giusta?”
“Tu sei una disgraziata ma con stile come me”.
“Vaffanculo!”
“Vaffanculo anche a te Sofia”
Scoppiai a ridere, lo spinsi facendolo cadere sulla sabbia e scappai verso il mare. Lui m’inseguì e passammo una giornata divertendoci, una giornata che non avrei dimenticato mai e che avrei raccontato ai miei nipoti come favola per la buonanotte.
Il Destino aveva davvero un grande senso dell’humour con me.
  
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