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Autore: LaNonnina    04/03/2016    3 recensioni
Sophie soffriva, soffriva di un dolore tremendo, un dolore orrendo causato dall’amore.
Non a causa di un amore non corrisposto o violento o impossibile, ma per un amore perduto.
Eppure, Luke le aveva promesso che non l'avrebbe lasciata, mai.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Would you ever leave me?
 
Sophie aveva appena cominciato a pulire la cucina, liberando prima di tutto il tavolo da scatole e unti cartoni, quando sentì suonare il campanello. Appoggiò a terra un sacco dell’immondizia e corse ad aprire la porta.

Katie era impeccabile come sempre: l’inseparabile tacco 12 la rendeva slanciata, mentre i leggins neri spuntavano da un morbido maglione di lana verde brillante, il suo colore preferito. Era avvolta in un caldo scialle, mentre i ricci neri sfuggivano dalla cuffietta, impreziosita da un pon pon. Da un braccio pendeva la sua preziosa Chanel, dall’altro il sacchetto del take-away del ristorante italiano.

Sophie non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.
“Hai intenzione di continuare a fissarmi ancora per molto? Guarda che qui si fredda tutto!” Osservò, sollevando la mano con il pranzo.
“Scusa Kiki, è che sei davvero splendida oggi!”
“Tesoro, io lo sono sempre…” Specificò ammiccando.

-Eccolo! Il famoso ego della nostra Katie sotto le luci della ribalta…-
“LUKE!!!!!!” Urlò Sophie improvvisamente e a voce tanto alta che per poco Katie non fece schiantare il sacchetto del pranzo al suolo.
“Oh – mio - Dio.” Disse l’amica indietreggiando ad ogni parola. “Siamo arrivate a questi livelli?!”
-Da che pulpito…-
Sophie non capiva più nulla. “Ma l’hai sentito, allora?”
“Certo che ho sentito! Mi hai urlato a squarciagola nelle orecchie!”
“Nooo! Non intendevo l’urlo… Volevo dire… Lui…”
Katie sollevò un sopracciglio. “Chi?” Poi, notando l’espressione esasperata dell’amica, aggiunse “Oh beh, se con lui intendi tuo marito morto, allora no…”

Sophie sospirò agguantandole un braccio e trascinandola in casa. Chiuse in fretta la porta e vi si abbandonò contro, guardandosi intorno con fare circospetto.
“Okay… Ora inizi davvero a preoccuparmi!” Katie cercava di capire cosa stesse pensando Sophie. Sapeva che doveva essere un momento orribile per lei, ma non si aspettava certamente un comportamento del genere.

Sophie teneva le orecchie bene aperte mentre guardava Katie disporre le vaschette piene di cibo sul tavolo.
Aveva una paura folle.
Era la sua migliore amica, ma aveva davvero paura che lei non potesse capire ciò che stava accadendo.
Temeva che se le avesse raccontato ciò che percepiva l’avrebbe considerata una pazza e poi l’avrebbe abbandonata.

“Puoi venire a tavola anche tu, sai? Non ti mangio mica, anzi, questi spaghetti hanno un aspetto molto più appetitoso di te!” Katie le rivolse un sorriso che avrebbe fatto invidia ad un angelo.

Sophie lo contraccambiò e tutte le paure sparirono in un secondo. No, Katie non l’avrebbe mai lasciata, mai.

La guardò sedersi, prendere una forchetta e con essa tentare di arrotolare gli spaghetti, inutilmente.
“Sei un disastro Kiki!” Esclamò raggiungendola e scuotendo la testa.
“Scusa se non ho radici italiane e non so mangiare la pasta, Sofia!”
“Ma cosa c’entra? Ammira…” Sophie si sedette e prese a sua volta una forchetta. Con estrema facilità, arrotolò gli spaghetti che finirono dritti nel suo stomaco, passando in un lampo attraverso la bocca.
“Hai visto? È facile!”
Hai visto? È facile!” La scimmiottò Katie con una smorfia.
L’altra ribatté “La tua è pura invidia…”
“Ma sentila! Parla quella che, se potesse, ruberebbe tutte le mie borse, Benetton compresa!” Borbottò puntandole la forchetta.
“Come ti permetti?! Tu devi ancora restituirmi la mia adorata Miu Miu!”

-Ragazze, manteniamo la calma, per favore! Avete trent’anni o tre?! Siete davvero insopportabili quando vi ci mettete…-
“Luke, non mi pare questo il momento!” Sibilò Sophie.

Katie non riuscì a trattenersi. “Questo è troppo!” Sbottò alzandosi con impeto dalla sedia.
Guardò a lungo Sophie, poi si decise a parlare. “Io non so nulla, è vero. So solo che stai soffrendo e posso soltanto provare ad immaginare come tu ti senta ora, ma direi una bugia se ti dicessi che capisco”.

Pausa.

Sophie pendeva dalle sue labbra.

“Quello che voglio, in questo momento, è una spiegazione circa quello che sta succedendo. Non ce la faccio a vederti ridotta così. Parli da sola, vivi nel caos…”
Sophie la interruppe. “Ma ti sei messa d’accordo con mia madre?”
Katie la fulminò con lo sguardo. “No. Lasciami finire.”
“Scusa.”
“Tranquilla… Dicevo: ma l’hai visto il salotto?!”
Sophie non sollevò nemmeno gli occhi dalla vaschetta degli spaghetti. “Sì, ho notato…”
Katie proseguì imperterrita: “L’hai notato? Secondo me non è proprio come dici tu… Ma la cosa che mi preoccupa di più è il fatto che tu invochi il nome del tuo defunto marito come se dovesse discendere dal cielo da un momento all’altro!” Prese fiato.

Sophie era immobile, la forchetta sospesa a mezz’aria, attonita.
“Scusami” Mormorò Katie, portandosi una mano alla fronte mentre tornava a sedersi. “Non volevo mancare di rispetto, né a te, né a Luke.  Sai quanto io vi ami…”
Sophie sospirò. “Lo so…”

Altra pausa.

Certe cose vanno prese così, a piccole dosi, per poterle digerire del tutto.

“Vuoi parlarne?”
“Mi prenderai per una pazza..”
“Tesoro, tu sei pazza!”
Risero. E la tensione parve allentare di poco la sua morsa opprimente.

Sophie aveva un gran voglia di sfogarsi, ma impiegò un po’ di tempo per trovare il coraggio necessario.
Era quasi riuscita ad autoconvincersi, ma qualcosa la bloccò. Un senso di vertigine le causò un giramento di testa e le mise sottosopra lo stomaco.

Katie fece appena in tempo a prendere mentalmente nota di ciò che stava accadendo:
Sophie c’è.
Sophie non c’è.
Sbam.
Tonf.
Rumori non del tutto orecchiabili.
Sciacquone.

Ancora seduta al tavolo, le urlò: “Se ti facevano schifo gli spaghetti potevi dirmelo subito invece di fare una scenata!”
Nessuna risposta.
“Oddio.” E corse subito verso il bagno, preoccupata.
Si fermò sulla soglia e guardò Sophie, piegata in due sulla tazza, scoppiando a ridere.
L’amica non era dello stesso umore: “Lo trovi così divertente?”
“…Non sai quanto!” Vedendo la smorfia di Sophie però, si decise ad aiutarla. Le passò un asciugamano ed un bicchiere d’acqua e collutorio, poi le raccolse i capelli con un fermacapelli.
Sophie riuscì a chiederle, tra un conato e l’altro: “Ma dove caspita li hai presi gli spaghetti? In un Suq?”
“Tesoro, li ho presi nel tuo ristorante preferito e sai che ci si può fidare… E poi io sto benissimo!”
“Tu potresti mangiare pietre e stare bene comunque!” Ribatté lei, mentre Katie le faceva una linguaccia.

Restarono in silenzio per un po’.

Sophie era ancora seduta accanto al water, con i gomiti puntati sulla tavoletta e la testa penzoloni. Katie invece si era comodamente posizionata sul tappetino del bagno, con la schiena appoggiata alla vasca.
“Dov’è la tua agenda Fifì?” Chiese ad un tratto, pur mantenendo la concentrazione sull’unghia che si stava limando.
Sophie sollevò la testa, pensierosa. “Sul  tavolino nell’ingresso, direi… perché?”
Katie si alzò “No, così…” Poi aggiunse: “Torno subito…”

Sophie la seguì con lo sguardo, poi decise di controllare cosa stava combinando la sua amica. Si alzò a sua volta, tirò di nuovo lo sciacquone e si rinfrescò il viso. Una volta in salotto, la trovò in piedi appoggiata al muro, con la sua agenda in mano. La stava fissando con un sopracciglio alzato.
La cosa la inquietava, parecchio.

“Ma…”
“Sssh…” La zittì Katie. “Sophie…”

Ahia. Questo non era un buon segno.

“Dimmi, sai a quando risalgono i giorni evidenziati sul calendario?”
“I giorni eviden… Ma che co…?”

Tu-tum.
Tu-tum.
Tum.

Il suo cuore perse un battito, ma la sua mente aveva iniziato a ragionare senza sosta. Stava incastrando ogni tassello a velocità record ed arrivò in fretta a trarre le dovute conclusioni.

Cazzo!” Esclamò Sophie, a occhi sbarrati.
“Eh sì, è proprio lui l’artefice…”
“Kiki, niente sarcasmo per favore!” Non poteva crederci, insomma, Luke non c’era più ma lei era…
“L’ultima volta in cui ti sono venute è stato tredici giorni prima che Luke…”
“Sì, sì, ora ricordo.” La interruppe Sophie.

E come dimenticarlo? Era da un paio di mesi che parlavano proprio di quell’argomento. Avevano finalmente deciso di metter su famiglia e non avevano sprecato tempo per provarci.

Si sedette sul divano, facendo profondi respiri.  Fissò il pavimento pieno di fotografie.
Non sapeva cosa pensare. La scomparsa di Luke l’aveva sconvolta e sicuramente l’idea di una famiglia non l’aveva più nemmeno sfiorata.

“Ma come ho fatto a…”
“A rimanere incinta?” Completò Katie “Vuoi proprio che te lo spieghi…?”
Sophie la incenerì seduta stante. “No. Grazie. Lo so. Intendevo come ho fatto a non accorgermene… Insomma… è una cosa così naturale!”
Katie provò a tranquillizzarla “Vedrai che te la caverai benissimo…” Si sedette accanto a lei, avvolgendola in un abbraccio. “Sarai una mamma splendida... E io una zia fantastica!”
Sophie rispose pacata. “Non dovrei prima fare un test o andare dal ginecologo? Magari è solo una disfunzione dovuta allo shock… o una gravidanza isterica!”
“O, magari, Luke ha semplicemente mantenuto la sua promessa…”
Sophie la guardò con aria interrogativa.
“Aveva promesso che non ti avrebbe lasciato…”

-Mai.-










*** DLIN DLON ***
E così si conclude questa mia rivisitazione di una cara vecchia storia. Se avrà un seguito, non lo so, ma può sempre essere che un giorno io decida di riprenderla in mano... Ringrazio infinitamente le pie donne che mi hanno pazientemente seguita e recensita e tutti i lettori silenti.
Sentitevi liberi di lasciare una recensione, mandarmi un messaggino privato, qui o su facebook, per farmi sapere cosa ne pensate. 
Non mangio mica, a meno che voi non siate fatti di Nutella... ;)
Un abbraccio coccoloso,
LaNonnina
  
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