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Autore: MrsJeon    05/03/2016    1 recensioni
Era una calda mattina d'estate, quando andai per fargli visita.
Ero intento a portargli la colazione, come facevo tutte le mattine.
Entrai nella sua stanza, e come sempre, lui era seduto sul lettino medico.
Come al solito, parte delle sue gambe erano coperte da un lenzuolo niveo.
Sul suo volto era dipinto un dolcissimo sorriso, che seppur lieve, era capace di trasmettere nient'altro che felicità.
Quando andò a posare le iridi scure sulle mie, nel suo sguardo passò un barlume di pura felicità.
Ciò succedeva ad entrambi, ogni volta che i nostri sguardi s'incrociavano.

[Taekook.]
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Can you, please, stay with me?
Mi chiamo Taehyung Kim.
Da un paio di anni avevo iniziato ad aiutare i ragazzi terminali, in un piccolo ospedale di Seoul.
Lì conobbi un ragazzo della mia età.
Terzo piano.
Stanza 128.
Si chiamava Jeongguk.
Andavo ogni giorno a fargli visita.
Quel ragazzo riusciva a migliorarmi la giornata, nonostante fosse affetto da leucemia.
Era in ospedale da ben cinque anni, ormai.
Il suo viso era tremendamente stupendo.
Pareva superare l'apice della perfezione.
I suoi occhi a mandorla, del colore simile a quello del cioccolato fondente, riuscivano a farmi distaccare quasi totalmente dal mondo esterno, seppur fossero di una tonalità piuttosto scura e monotona.
Dio, aveva il mare, in quegli occhi.
Ma che dico, un oceano.
Un oceano in tempesta.
Il suo sorriso dimostrava tutta la sua forza.
Quel giovane era un vero e proprio guerriero.
Riusciva a sorridere, nonostante tutto.
Un giorno gli chiesi come faceva, ad essere sempre così felice.
Lo feci nel mezzo della solita chiacchierata giornaliera, in cui parlavamo di com'era andata la nostra giornata, dei nostri gusti, delle nostre passioni.
Oppure, parlavamo semplicemente di cazzate.
Ma ci divertivamo.
"Kook, ma come fai a sorridere così spesso?"
A quella domanda, il giovane si lasciò sfuggire una risata cristallina.
Si limitò a ridurre la voce ad un mormorio, perfettamente percettibile all'udito.
"Grazie a te."
Sul mio volto comparve un sorriso.
Quel ragazzo riusciva a farmi sorridere, anche soltanto guardandomi.
Ed io ero felice, di trascorrere i pomeriggi con lui.
Era come se Jeongguk, fosse capace di rendere quel posto così triste, il Paradiso.
Ogni giorno mi raccontava di come riuscivo a farlo divertire.
Mi diceva che riuscivo a renderlo il ragazzo più felice del mondo.
Non mentiva.
I suoi occhi erano più veritieri di quelli di un bambino.
Così come il suo sorriso.
Lui, era la persona più vera di questo mondo.
Era una calda mattina d'estate, quando andai per fargli visita.
Ero intento a portargli la colazione, come facevo tutte le mattine.
Entrai nella sua stanza, e come sempre, lui era seduto sul lettino medico.
Come al solito, parte delle sue gambe erano coperte da un lenzuolo niveo.
Sul suo volto era dipinto un dolcissimo sorriso, che seppur lieve, era capace di trasmettere nient'altro che felicità.
Quando andò a posare le iridi scure sulle mie, nel suo sguardo passò un barlume di pura felicità.
Ciò succedeva ad entrambi, ogni volta che i nostri sguardi s'incrociavano.
Ero intento a posare il vassoio in plastica scuro, contenente la colazione del giovane, servita in alcuni piatti in plastica, sulle sue gambe, quando dalla sua bocca fuoriuscì una frase.
"Mi sto innamorando di te."
Delineai le sottili e rosee labbra in un leggerissimo sorriso, nel mentre che andai a posare le iridi sul volto angelico del mio coetaneo.
Fui al settimo cielo.
Ci abbracciammo.
Ma in quel momento, non riuscii a dir nulla.
Dopo aver finito il mio turno, tornai a casa, come sempre.
Ovviamente, prima salutai Jeongguk.
Per tutta la serata, ebbi quelle parole in mente.
Rimbombavano nella mia testa.
Erano un pensiero fisso, impossibili da schiodare.
Quando fui tornato a casa, sfilai il camice latteo, lasciandolo disordinatamente sul bracciolo del divano.
Mi diressi verso il bagno, chiudendomi la porta alle spalle.
Appoggiai i dorsi delle mani sul gelido bordo del lavandino, nel mentre che alzai lo sguardo verso il mio riflesso nello specchio di fronte a me, con estrema lentezza.
Ripetei le parole di quel ragazzo, a voce bassa.
Dal mio occhio destro scese una lacrima.
Essa mi percorse la guancia, rigandone la candida pelle, fino a giungere al mio labbro inferiore.
Fu seguita da un'altra.
Un'altra.
Un'altra, e così via.
Sentii il mio cuore come essere trafitto da una serie di pugnali.
Un nodo che si era creato nella mia gola, finì per impedirmi di respirare.
Il mio sguardo divenne assente.
Era come se fossi perso nel vuoto.
Era come se mi fossi spento.
Avevo realizzato, in quel momento.
Lui non poteva arrivare al prossimo mese, ed io non potevo portarlo via con me.
-
-
-

[Allora.
È tipo la prima volta, che faccio uno "spazio admin",
quindi potrei scrivere in maniera sgrammaticata.
But, okay.
Qualcuno si sarà reso conto, a chi, o meglio, a cosa mi sia ispirata, per questa storia.
Se siete insegreto-obsessed, forse sì.
Altrimenti, banane.
Non ve lo dirò.
Perché sono una brutta persona.
Okay, bene.
Ora l'idea di aver messo troppe virgole mi tormenta.
E mi tormenta l'idea di aver messo troppe ripetizioni.
Avrò gli incubi, seh.
Vbb.
Se ho fatto eventuali errori, o ripetizioni, o se ho aggiunto
troppe virgole, non esitate a dirmelo, pffavòò.
Okay, la smetto.
Kiao.
Voglio bene a tutti.
Soprattutto a Gaia (toshinae).
Kiao. :)
]

 
   
 
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