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Autore: Jane Miregar    06/03/2016    0 recensioni
Lis ha una vita perfettamente normale: va a scuola, esce coi suoi migliori amici, sopporta sua zia perchè sa che le vuole bene; nulla può disturbare la sua felicità...almeno, questo è quello che crede prima di finire, quasi per caso, in un mondo completamente sconosciuto, diverso e magico. Ma per colpa sua qualcuno è in difficoltà, e prende la decisione di aiutarlo nonostante lei conosca poco di quella nuova realtà, nascosta come da un velo da quella normale; non sa di aver cominciato un cammino pericoloso che potrebbe portarli in mezzo a uno scontro tra le creature di quel mondo, forse a una guerra...di cui lei potrebbe essere la chiave, perchè Lis potrebbe appartenere, senza saperlo, a quel mondo oltre lo specchio più di quanto immagini.
Riuscirà a scoprire la verità sulle creature invisibili agli umani e, soprattutto, sulla sua natura?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-“Stella, stellina, la notte s’avvicina…"-

L’oscurità regnava tra i vicoli del centro storico di Old Lace, e questo giocava molto a favore del cacciatore. Comodo, avere una preda che s’illumina al buio, ovunque si fosse nascosta avrebbe potuto vederla.

Svoltò verso destra, sicuro di aver scorto una flebile luce sparire in quella curva. Difatti, per sua grande sfortuna e per disgrazia della preda, lì trovo un vicolo cieco. La stella pulsava debolmente da un angolo.

-Cosa…vuoi…da me?- domandò flebile. Lui notò che era una giovane donna. Esattamente come sua moglie prima di essere uccisa.

-L’unica cosa che voglio è riavere la donna che amo. Ma questo è impossibile, no?-

Un ghigno gli comparve sul volto:

-E ora tu e la tua famiglia dovete pagare.-

-Spiacente, ma temo che dovrò fermare la tua vendetta.-

L’uomo si voltò di scatto, sorpreso. Non aveva sentito nessun rumore che preannunciasse l’arrivo di una persona, eppure c’era un giovane, lì, come si fosse materializzato dal nulla. Lui, calmo, guardò oltre il cacciatore per assicurarsi che la stella stesse bene, poi spostò lo sguardo sull’uomo.

-Vattene.- ordinò degnandolo solo di un’occhiata sprezzante.

Per un istante il capo dei cacciatori lo fissò senza fare nulla, più sorpreso che spaventato. Quale idota lasciava andare un nemico in trappola?

Capì quando vide la pistola che pendeva dal fianco del ragazzo.

-Catchlyt.- ringhiò soltanto l’uomo. Poi, semplicemente, scomparve nello stesso modo in cui era arrivato il ragazzo: senza fare un minimo rumore, senza muoversi.

Il ragazzo studiò dove fino a un momento prima era stato il cacciatore, poi si avvicinò alla stella.

-Tutto bene?- chiese, chinandosi alla sua altezza.

-S-sì.- riuscì a farfugliare lei -Mi ha colpito di striscio al braccio, ma sto bene.-

Il ragazzo annuì, capendo che non c’era pericolo. Se la giovane diceva che stava bene, era vero: solitamente le stelle pensavano che un taglietto fosse una ferita grave, quindi in quel caso poteva non allarmarsi.

Sentì qualcuno avvicinarsi, ma non si preoccupò, riconoscendo i passi della sorella.

Troppo rumorosa.” pensò sospirando. Quando lei arrivò nel vicolo cieco, si voltò appena:

-Cosa c’è?-

-Dov’è il cacciatore?- chiese di rimando lei, setacciando ogni angolo con i suoi occhi di falco.

-È scappato.- rispose il ragazzo. La sorella, più grande di lui di tre anni, chiese sospettosa e ironica:

-Ma davvero?-

Il ragazzo si voltò verso di lei con uno sguardo duro:

-Non mi credi?-

Invece di replicare qualcosa lei fissò la stella e disse:

-Andiamo, ha bisogno di riposo.-

La stella li fissò con grandi azzurri pieni di paura.

-Non potrò più tornare in cielo?-

Il ragazzo si lasciò sfuggire un sorrisetto, subito sostituito da un sorriso rassicurante:

-Tornerai a casa, tranquilla.-

L’aiutarono ad alzarsi, e intanto che la sorella sosteneva la stella mentre quella, ancora scossa, camminava, il ragazzo notò che le mancava una ciocca di lunghi capelli d’oro e brillanti.

Li ha presi lui.” Immaginò il ragazzo. Mentre pensava alzò lo sguardo e osservò le stelle in cielo.

Luminose e potenti, lì, ma sulla terra inermi e deboli, sperdute in un luogo così diverso dalla loro casa.

-Ehi? Andiamo?- lo richiamò sua sorella. Lui la guardò, e riiniziarono a camminare verso la loro base.

Bel modo di iniziare la settimana.” Pensò il ragazzo, sentendo un campanile annunciare la mezzanotte, i primi rintocchi in quel lunedì lontano…


*


-Allora, stasera ci sei?-

Lis alzò di scatto la testa e guardò confusa la ragazza che le aveva parlato.

-Che?- chiese, non capendo a cosa si riferisse la sua compagna di banco e migliore amica Emily. Lei alzò gli occhi al cielo, esasperata, e le ricordò:

-Stasera. Festa a casa di Matt. Sai, quel nostro amico che conosciamo dalle medie…-

-Ok, mi ricordo.- la interruppe Lis con un sorriso –Ovvio che ci sarò. Se non venissi, tu o Seph verreste a prendermi con la forza.-

-Ovviamente.- rise Emily. Una voce alle loro spalle intervenne:

-Io non verrei, ho troppa paura di tua zia.-

Le due ragazze si voltarono contemporaneamente e sorrisero all’amico che le aveva raggiunte sul marciapiede davanti al cancello della scuola superiore che frequentavano.

-Seraph Leycraft, mi meraviglio della tua codardia.- gli disse Emily, mentre il vento primaverile faceva ondeggiare i suoi capelli biondi. Seph fece spallucce:

-Non sono un codardo, la mia è una paura lecita. La zia di Lis mi odia, è crudele.-

-Ehi, guarda che io sono qui- lo chiamò la ragazza –E zia Josephine non fa paura. È solo…ecco…molto protettiva.-

-Davvero? A me non è mai sembrato.- disse Emily sorpresa. Seph non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere, e Lis spiegò a Emily, che li fissava non capendo:

-Una volta, in prima, Matt e Seph sono venuti a casa mia per ripassare un po’. La zia non aveva mai visto Seph, è quando è entrato l’ha guardato malissimo.-

-Pensavo volesse uccidermi con lo sguardo.- confessò Seph rabbrividendo.

-Poi si è offerta di farci un po’ di the.- continuò Lis gettando un’occhiataccia a Seph – e qualcuno ha dimenticato di dire di essere allergico alla salvia…-

Emily scoppiò a ridere e Seph rabbrividì ancora:

-Ho passato tutto il pomeriggio in bagno. È stato il giorno peggiore di tutta la mia vita. Scommetto che in qualche modo aveva scoperto l’allergia e l’ha fatto apposta. Insomma, quanti hanno il the alla salvia?-

-Ecco perché ogni volta che andiamo da Lis per fare la strada insieme ti guarda male!- concluse Emily ridendo e scuotendo la testa insieme.

Sentirono la campanella d’inizio lezione suonare, e come ogni mattina entrarono nella scuola.

Mentre percorrevano i corridoi per arrivare alla loro aula, lo sguardo di Lis si fermò spesso sui capelli biondi di Emily. Non sapeva perchò, ma ogni volta che l’amica li faceva ondeggiare sentiva un sentore di pericolo. Sempre s’incupiva, e sempre si risollevava quando vedeva gli occhi verdi di Emily.

Forse penso alla mamma” riflettè amara Lis, ricordando l’unica foto che aveva dei genitori, in cui spiccavano gli occhi azzurri brillanti della madre. Così brillanti da sembrare stelle.

-Che hai?- le chiese Seph, riportandola alla realtà. Aveva uno sguardo preoccupato, e Lis gli sorrise:

-Niente, depressione pre scuola.-

Erano arrivati alla loro aula, piena di studenti amici di Matt. Nonostante fosse alto riuscirono a vederlo a fatica in mezzo agli amici che gli facevano gli auguri. Lo raggiunsero con qualche gomitata.

-Matt!- salutò Emily sorridendo. Il sorriso del ragazzo si ampliò appena li vide:

-Dov’eravate finiti?-

Lis si guardò intorno:

-Perché c’è tutta questa gente? Bisogna festeggiare qualcosa?-

-Non so.- ribattè Matt con lo stesso tono confuso, facendole il verso – Forse il mio compleanno?-

Lis spalancò gli occhi scuri:

-Compi gli anni oggi? Davvero? Ma anche l’anno scorso li hai compiuti nella stessa data! Che strano, eh?-

-Auguri, bello mio!- intervenne Seph avvicinandosi a Matt, che disse con espressione commossa:

-Mancavi solo tu, il più importante! Il mio amoruccio.-

-Come farei a vivere senza di te?-

Seph e Matt guardarono le due amiche, e il festeggiato chiese con un’espressione falsamente infastidita:

-Potremmo avere un po’ di privacy, signore?-

Emily rise:

-Siete degli attori nati, sul serio.-

-Guarda che io lo amo davvero!- esclamò Matt convinto. Ma Seph divenne serio:

-Mi dispiace. Per tutto questo tempo ti ho tradito. Con…-

-La Bergyl!- eclamò un loro compagno vicino alla porta –Arriva la prof!-

I quattro amici si guardarono e scoppiarono a ridere.

-Tutto tranne questo!- esclamò Seph ridendo.

In meno di un minuto gli alunni si sedettero ai loro posti, sistemando sui banchi gli astucci e i quaderni di matematica. Non restò loro che attendere l'arrivo della temuta insegnante in un silenzio insolito.

Tisha Bergyl arrivò con calma, con i suoi passi curati, la sua famosa cartelletta piena di verifiche (lasciate dentro per qualche settimana per far fermentare l'ansia degli studenti) e i suoi capelli rossi palesemente tinti.

-Buongiorno, ragazzi.- salutò posando le sue cose sulla cattedra, e come ogni volta non ricevette risposta.

-Oggi...- cominciò l'insegnante, e una scossa quasi tangibile d'inquietudune passò per la classe preannunciando le sue parole.

-Oggi vi ho riportato le verifiche di tre settimane fa. Nel complesso sono andate bene, ma a pochi manca ancora un passo alla sufficienza...-

In quel momento qualcuno bussò alla porta senza attendere inviti. Entrò Andy, unico alunno ritenuto assente quel giorno.

-Scusi prof.- iniziò esibendo il suo sorrisetto -non sono proprio riuscito...-

-Sì, va bene.- lo interruppe lei -Per oggi puoi passare. Ma che sia l'ultima volta.-

-Ovviamente.- replicò Andy dirigendosi verso il suo posto. Nel tragitto si fermò per un secondo accanto a Matt, nella fila centrale, e gli mormorò un veloce “auguri” sottovoce.

-Ora vi consegnerò le verifiche.- continuò l'insegnante come se non fosse stata interrotta -Se troverete degli errori nella correzione (ma sono certa che non li troverete) ditemelo subito.-

Iniziò a passare tra i banchi della classe distribuendo i fogli delle verifiche alla classe in trepida attesa.

-A te com'è andata?- chiese Lis a Emily, sua compagna di banco.

-Non male...- rispose lei, e Lis notò che era distratta. Capendo di chi era la sua attenzione si trattenne a stento dallo scoppiare a ridere e disse:

-Se continui così resterai bloccato verso destra. Verso Andy, giusto?-

Emily si voltò verso Lis, che quasi si sorprese di non vedere due cuori al posto degli occhi dell'amica.

-Ma dico, l'hai visto?-

-Ok, è carino.- concesse Lis. Vedendo l'espressione di Emily aggiunse:

-Molto carino, va bene. Ma gli hai mai parlato? Seriamente, intendo.-

-Prima o poi lo farò.- rispose Emily -Ma hai visto i suoi capelli? E gli occhi? Quasi ci cadi dentro, tanto sono neri! E il suo sorriso? E hai notato il suo bel...-

-Arriva la prof.- avvertì Lis, ringraziando il cielo per il chiaccherio dovuto alla consegna delle verifiche che nascondeva le osservazioni di Emily.

-Sanders, bene, anche se potevi evitare qualche errore.- disse l'insegnante consegnando la verifica a Emily.

-Sarephim, tutto giusto, come al solito.-

Quando la professoressa se ne fu andata Emily sbuffò:

-Io ho preso più di quanto mi aspettassi. Tu?-

-Vuoi proprio saperlo?- chiese Lis con un sorrisetto di scuse. Emily la guardò male:

-Sì, sono abbastanza masochista.-

-...diciamo che un "meno" mi nega l'entrata in paradiso.-

-Ma come un "meno"?! Ha detto che hai fatto tutto giusto!- esclamò l'amica sfilandole la verifica dalle dita.

Li si guardò intorno e vide Matt che la chiamava e le chiedeva quanto aveva preso a gesti. Lei fece spallucce: come al solito. Anche Matt fece spallucce, poi fece cenno verso Seph, chino sul suo foglio, e scosse la testa.

-Cavolo, Seph è andato ancora male.- sbuffò Lis.

-Cos'è, hai paura che ti denunci per ripetizioni scadenti?- chiese ironica Emily mentre comparava la sua verifica con quella dell'amica, in cerca di qualunque errore di correzione avesse potuto fare la prof.

-No, è che lui s'impegna tanto, ma ogni volta va male. É inspiegabile.-

-Non tutti i comuni mortali sono come te.-

-Guarda che vado bene solo in matematica e storia. Nel resto faccio schifo.- replicò Lis sorridendo.

-Per le altre materie ci sono io, no?- notò Emily.

In quel momento, mentre osservava sovrappensiero i compagni, si accorse che qualcuno le stava osservando.

Andy.

La ragazza lo fissò, sorpresa, poi capì che non studiava lei, ma qualcos'altro. Seguì il suo sguardo e vide... i capelli di Emily.

Ma cosa...?” si chiese stupita e impaurita assieme. Impaurita da cosa? Non riusciva a capirlo nemmeno lei.

Sollevò gli occhi dai capelli dell'amica, e per un secondo incrociò lo sguardo di Andy. Le sembrò di vedere qualcosa, negli occhi del ragazzo, quasi...allarme?

In un attimo, tutto tornò normale.

Emily iniziò a insultare la professoressa per il nove e mezzo che in realtà era un dieci, e Lis cercò invano di capire perchè diavolo Andy Catchlyt guardava i capelli dell'amica esattamente come lei.


*


Alle nove meno un quarto di quella sera Lis sentì suonare il campanello della villetta in cui viveva con inaudita potenza, cosa che le fece subitò intuire chi aveva suonato.

-Arrivo!- gridò dalla sua stanza al piano terra, uscì dalla sua stanza e scese le scale per arrivare alla porta, prendendo il cellulare da un mensola e ficcandoselo nella tasca dei jeans che indossava. Stava per raggiungere l'ingresso, quando esattamente davanti alla porta si fermò una donna di mezz'età robusta e con gli occhi più attenti di quelli di un'agente dell' FBI, come pensava Lis: sua zia Josephine.

-Chi è? Non mi avevi detto che qualcuno sarebbe passato a prenderti.-

-É Emily, zia.- sbuffò Lis. Anticipando le domande di Josephine, elencò con voce atona:

-Arriveremo subito lì senza scorciatoie losche. Non mangerò nulla che non mangino gli altri. Starò attenta al cellulare...-

-...e anche a quelli che ti fissano troppo.- concluse la zia, dandole una carezza sui lunghi capelli castani, uguali ai suoi. Nella mente di Lis naque la certezza che lei non avrebbe avuto problemi, non aveva capelli biondi e occhi azzurri, ma non disse nulla. Superò la zia e aprì la porta dicendo allegramente:

-Torno presto.-

La zia la fissò allarmata e fece per bloccarla, ma ormai Lis aveva già richiuso la porta.

Josephine studiò il pomello dell'entrata, pensosa.

Non poteva essere vero, doveva aver sentito male.

Torno presto” erano state le ultime parole di Eleanor quando sia lei che Victor non erano tornati mai più.


*


-Allora, che ha organizzato Matt?- chiese Lis cercando di restare al passo di Emily, veloce come un razzo nel suo vestito quasi estivo, più che appropriato col caldo che regnava da qualche giorno.

-Diceva di fare una festa in giardino.-

-E quanta gente viene?- chiese ancora Lis. Emily le gettò un'occhiata di disapprovazione sui vestiti (come sempre, Lis trovava divertente la sua repulsione alle feste per jeans e maglietta normali), poi la guardò ironicamente:

-Non ho la lista completa, sua signoria, ma ci dovrebbero essere almeno trenta persone, o di più.-

-Ci saranno i dolci?-

-Ovviamente.- rise Emily -Perchè tu vieni solo per quelli, vero?-

-Secondo te?- replicò l'amica con un sorrisetto.

Erano quasi arrivate alla casa di Matt, e sentivano una bassa musica, smorzata dalle voci degli invitati.

-Secondo te...verrà anche Andy?-

-Boh, Matt ha invitato tutta la classe, ma sai com'è Andy, ha sempre degli imprevisti.- rispose Lis, e non riuscendo a trattenersi aggiunse -Magari riesci a parlargli.-

-Magari.- sospirò Emily sognante.

Erano arrivate al muretto che circondava e nascondeva il giardino della casa dell'amico. Lis si guardò intorno, e notando qualcosa le spuntò un'enorme sorriso sul volto.

-Il momento è arrivato.- sussurrò accennando a Andy che si avvicinava a loro con passo veloce.

Si trovarono davanti al cancello d'entrata, lei, Andy ed Emily.

-Ciao, ragazze.- le salutò lui. Lis non potè fare a meno di notare che sembrava molto stanco.

-Tutto bene?- chiese Emily. Andy fece spallucce:

-Ho rischiato di non venire per i miei, ma alla fine li ho convinti.-

-Perchè non volevano che tu venissi?- domandò Lis, e subito aggiunse -Senza essere invadente.-

Andy sorrise:

-Nessun problema. É che non sono andato tanto bene nella verifica di biologia che ci ha ridato l'altro giorno.-

-Davvero?- fece Lis, sorpresa -É stata disastrosa per tutti, ma mi era sembrato di sentire che tu avessi preso sei e mezzo.-

-Esatto.-

Lis ed Emily lo guardarono, non capendo, e Andy spiegò:

-Vogliono sempre il meglio, i miei genitori.-

Era una sua impressione, o sotto il tono calmo del ragazzo era celato un pizzico di frustrazione?

Rimasero per qualche istante in silenzio, poi Andy sorrise e accennò al cancelletto:

-Prima le signore?-

Emily e Lis entrarono per raggiungere subito Matt. Prima di perderlo di vista tra gli amici, Lis notò che Andy non sembrava stanco, lo era, come se non riposasse da tanto tempo.

-Lis!- la chiamò Emily -Vieni da Matt?-

La ragazza annuì e seguì l'amica tra tutti gli invitati alla ricerca di Matt. Nonostante l'allegria che pervadeva il giardino, lei sentiva un peso, in fondo allo stomaco, e non riusciva proprio a spiegarselo. Perchè aveva l'impressione che stesse per accadere qualcosa di importante?


*


Dopo due ore dal loro arrivo, Lis non si era ancora mossa dal tavolo dove erano stati sistemati dolci, pizzette, patatine e bibite. Odiava ballare e adorava le schifezze, quindi prevedeva di restare lì ancora per un po'.

Notò che Emily non aveva ancora smesso di ballare nel gruppo in mezzo al giardino, vicino alle casse musicali ad altissimo volume.

Chissà come fa a sopportarle...” pensò Lis storcendo il naso per tutto quel rumore (ormai si era arresa alla realtà di non essere nata per andare alle feste) e salutanto un ragazzo che conosceva poco lontano. Sgranocchiò un'altra patatina, studiando gli invitati con sguardo assorto. Il giorno dopo sarebbe stato un martedì, e vedendo come andava la festa prevedeva che ci sarebbero stati parecchi assenti, nella sua classe...

Sentì il cellulare vibrare e lo prese in fretta, sapendo già che se non avesse risposto entro, all'incirca, quattro secondi, sua zia avrebbe chiamato l'esercito, tanto era apprensiva. Appena guardò lo schermo del cellulare quello s'illuminò un'ultima volta e, semplicemente, si spense perdendo ogni barlume di vita.

-Merda.- imprecò con un gemito, provando il forte impulso di improvvisarsi giocatrice di basket e tentare di fare canestro nel cestino più vicino col cellulare – Stupido di un telefono.-

-Posso aiutare?-

Sentendo quella voce conosciuta Lis alzò lo sguardo e sorrise a Andy, accanto a lei:

-Sai curare cellulari malati?-

-Mi hai beccato, è il lavoro che voglio fare dopo la scuola. Il dottore dei cellulari.- replicò subito il ragazzo prendendo il telefono che Lis gli porgeva.

Se lo rigirò tra le mani come se cercasse di diagnosticare la malattia dell'oggetto, poi tolse la batteria.

-Fa così, ogni tanto.- spiegò la ragazza, non sapendo cos'altro fare -Di solito lo abbandono da qualche parte in casa e il giorno dopo si riaccende.-

-Un bel metodo.- sorrise Andy mentre iniziava a rovistarsi nelle tasche dei jeans alla ricerca di solo lui sapeva cosa.

-Almeno funziosa.- notò lei. Vide che Andy aveva cominciato a svitare le microscopiche viti del cellulare con uno spillo (“perchè diavolo una persona aveva uno spillo in tasca?!”) e stava letteralmente smontando l'apparecchio.

-Così lo distruggerai!-

Lui per risposta le mostrò una parte smontata del telefono, e Lis notò che sopra c'erano dei piccolissimi granelli di...

-Sabbia. Il cellulare si bloccava per colpa loro.- spiegò il ragazzo con un ghigno divertito mentre studiava l'espressione incredula di Lis. Tolse i granelli e in pochissimo tempo rimontò il cellulare, poi lo riconsegnò alla ragazza. Lei, non fidandosi, pensò subito che gliel'avesse irrimediabilmente rotto e rimase sorpresa quando lo schermo si accese senza dare problemi.

-Funziona.- annunciò, e Andy la guardò con un sogghigno:

-Ovviamente.-

-Beh...grazie.- fece Lis non sapendo che altro dire. Il sorriso del ragazzo si ampliò:

-Di nulla, è stato un piacere.-

Rimasero in silenzio, e quasi istintivamente i loro sguardi si spostarono sul gruppo di ragazzi che festeggiava.

-Matt si diverte.- notò Lis, vedendo l'amico tra gli invitati. Erano state fissate delle luci intermittenti che, se fissate a lungo, le facevano venire mal di testa (no, le feste non erano proprio il suo forte). Dopo qualche secondo Lis distolse gli occhi dalla festa e guardò il cielo ormai scuro. Era sereno, quella sera. Le stelle brillavano in molte e illuminavano la notte.

-Perchè lo fai?-

La ragazza abbassò gli occhi e guardò Andy, confusa, con il riflesso delle stelle ancora nei suoi occhi:

-Le stelle.- continuò lui con tono quasi confuso -Perchp le guardi?-

-Perchè non dovrei?- domandò Lis di rimando, vedendo il volto di Andy incupirsi ad una velocità allarmante.

-Nessuno le guarda più.- affermò lui -Nemmeno io.-

-È strano.- disse la ragazza guardando ancora le stelle e non riuscendo a spiegarsi come mai l'amico sembrasse così risentito -Sono belle. E familiari.-

-...familiari?- ripetè Andy con voce confusa -Non ho mai sentito nessuno definirle così, e dire che sento parecchia gente parlarne. Perchè familiari?-

Lis gli gettò un'occhiata sospettosa, domandandosi cosa diavolo volesse dire con quelle ultime parole. Poi riportò gli occhi sulle stelle, come se quelle avessero un potere magnetico che la portava ogni volta a guardarle:

-Sono sempre state lì, e lì resteranno. Certo, magari una o due si spengono, ma ce ne sono sempre altre che illuminano la nostra esistenza. Poetico, no?-

-Non posso darti torto.- disse solamente Andy con una luce strana, negli occhi, ma Lis non se ne accorse e continuò, mentre le nasceva un sorriso tranquillo sul volto:

-Prendi quella: potrebbe aver visto i dinosauri e vedrà la fine del mondo.-

-La fine del mondo sì, ma di certo non ha visto i dinosauri.-

Sorpresa da quelle parole, Lis fissò Andy stupita, e notò che lui stava fissando la stella indicata, sicuro.

-Perchè ne sei così certo?-

Lui fece spallucce:

-Si vede da come brilla. Sembra giovane, quasi un bambino.-

Lis studiò Andy, cercando di capire se fosse sincero o se la stesse prendendo in giro, poi osservò anche lei la stella. In effetti, studiandola meglio, le pareva di vedere un bambino, con i capelli biondi all'inverosimile e gli occhi azzurri luminosi. Anzi, non luminosi. Splendenti.

La ragazza sentì un rumore strano, diverso dalla musica di sottofondo prodotta dalle casse della festa a cui si era abituata, e si accorse che era la suoneria di un cellulare.

-Scusa un attimo.- le disse Andy velocemente prima di prendere il suo telefono e rispondere alla chiamata.

-Cosa c'è?- chiese a chi l'aveva chiamato. Rimase in silenzio ad ascoltare la risposta alla domanda, poi sbuffò con aria esasperata:

-Ora? Non potrebbe andarci Susan, per una volta? Sa cavarsela da sola, no?-

Lis non potè fare a meno di ascoltare ogni parola, e si chiese di cosa stesse parlando Andy.

-Ovvio che farò i doppi turni, domani, come al solito.- continuò il ragazzo -Se volete faccio anche quelli di Sue.-

Dopo qualche secondo spense la chiamata e si rimise il cellulare nella tasca dei jeans. Notò l'espressione incuriosita di Lis, e vedendo il sorriso ricomparso sul volto del ragazzo lei disse, non riuscendo a trattenersi:

-Doppi turni? Non sapevo lavorassi.-

-No, erano solo i miei.- spiegò Andy -Vogliono farmi faticare, ovviamente. Anche i tuoi genitori ti stressano?-

-Sono morti.- rispose lei con voce vuota.

Andy la fissò, sorpreso. E, come tutti, disse le due paroline magiche che non avevano nulla di magico:

-Mi dispiace.-

La ragazza sorrise:

-È successo quando avevo tre anni, me li ricordo appena. Diciamo che non li ho mai conosciuti.-

Bugia. Era una bugia grande quanto il mondo, e lo sapeva bene.

Ricordava perfettamente le ninna nanne che le cantava sua madre e i libri che le leggeva suo padre prima di andare a dormire. Ricordava perfettamente quando avevano riso tutti insieme, quando si era fatta male e sua madre l'aveva medicata, quando avevano impiegato due settimane intere a costruire un veliero in miniatura. Quando erano andati alla fiera di fine estate, lei e suo padre...

Lis e Andy restarono di nuovo in silenzio.

Fu lui a romperlo. Disse:

-Mi dispiace sul serio. So bene che tutti dicono così quando una persona perde qualcuno, ma spesso la gente usa quelle due parole con così tanta superficialità che perdono significato. Sono degli idioti.-

-Sembra che tu abbia a che fare con quel tipo di gente tutti i giorni.- affermò Lis, incuriosita da quelle sue parole. Andy fece spallucce:

-Non posso negare.-

Lis lo fissò sorpresa. Cosa voleva dire?

Aspettò che si spiegasse, ma Andy ghignò, come se si divertisse un mondo a tenerla sulle spine, e aggiunse:

-Ma non posso nemmeno spiegarti perchè l'ho detto. Mi dispiace, segreto del mestiere.-

Quale mestiere?” si domandò lei e fece per chiederglielo, irritata dal quel suo ghigno divertito, quando una voce che conosceva fin troppo bene la chiamò:

-Ehi! Lis!-

Le loro teste scattarono contemporaneamente verso Seph, che si dirigeva con un sorriso allegro verso di loro.

-Ehilà.- lo salutò la ragazza in risposta, sorridendo all'amico -Dov'eri finito?-

-Dov'eri finita tu, Sarephim.- ribattè Seph -Ti ho cercata per ore! Avrei dovuto sospettarlo, che ti eri appostata qui...-

Lo vide spostare lo sguardo oltre il suo viso, alle sue spalle, e Lis si ricordò di Andy.

-Ero qua a fare discorsoni filosofici con lui.-disse la ragazza con ironia e aggiunse, quasi come spiegazione -Il cellulare si era bloccato di nuovo e me l'ha sistemato. Ci crederesti che era colpa...-

-Catchlyt.- la interruppe Seph all'improvviso. Lis lo fissò e restò senza parole.

Perchè stava guardando Andy con un'espressione di profondo disprezzo negli occhi?

-Seph, cosa...- fece per chiedere, più confusa che mai, pensando che non aveva mai visto un sentimento così sul volto del suo migliore amico, ma lui la interruppe di nuovo:

-Cosa vuoi?-

Andy non sembrò per nulla stupito da quella situazione. Guardò il compagno di classe con sufficienza e chiese con voce più che tranquilla:

-Cosa vuoi tu, semmai. Non ti ho mai fatto niente, quasi non ci siamo mai parlati in tre anni che siamo nella stessa classe, cosa ti ho fatto di male?-

-Non giocare con me. So chi sei veramente.-ribattè Seph, e Lis lo fissò incredula. No, non era disprezzo quello che trasudava da ogni sua parola.

Era odio allo stato puro.

Andy ghignò e per un attimo, un solo, lungo attimo, Lis ebbe davvero paura.

-Se sai chi sono, dovresti sapere che non è un bene cominciare a litigare con un...-

-Se no, cosa mi fai?- lo interruppe Seph con uno sguardo di sfida -Mi togli di mezzo? Tanto, ci sei abituato, no?-

-Non mi tentare.-

Lis li fissò, non riuscendo a dire niente. Stava accadendo davvero? Perchè diavolo avevano cominciato a litigare? E perchè avevano quelle luci strane, quasi...pericolose, negli occhi?

Quando Seph avanzò di qualche passo, però, si riscosse e senza aspettare un secondo di più si spostò in modo da frapporsi tra i due.

-Adesso basta.- disse con voce che sperò fosse sicura -Finitela. Non so di cosa diavolo stiate parlando, ma non voglio che iniziate a pestarvi. Se proprio non riuscite a trattenervi, almeno andate via. Non rovinate la festa a Matt.-

Sia Andy che Seph la fissarono come se fosse comparsa dal nulla. Quando la ragazza terminò di parlare, incredibilmente, sul volto di Andy comparve il suo sorrisetto. Su quello di Seph, invece, comparve la sua espressione preoccupata che l'amica conosceva bene.

-Tu non sai nulla, Lis.- disse lui, ma la ragazza scosse la testa:

-So che sono tua amica, Seph. Questo mi basta a impedirti di rovinarti la reputazione, anche se non so perchè diavolo lo vuoi fare. E questo vale anche per te.- aggiunse, voltandosi verso Andy, che non aveva perso il sorriso.

Seph restò in silenzio a fissarla. Poi sospirò:

-Va bene. Vado, contenta?-

Fece per girarsi, ma un secondo prima si voltò ancora verso di lei e le chiese:

-Vieni da Matt?-

Lis scosse la testa:

-Resto ancora un po' qua. Lo sai che non mi piacciono le feste.-

-Ok. Sta' attenta.- le disse Seph prima di voltarsi e andarsene. Lis si chiese per cosa la stesse mettendo in allerta, poi si girò verso Andy:

-Che diavolo stavate dicendo prima?!-

-Un diverbio dell'anno scorso.- spiegò calmo il ragazzo. Lis studiò la sua espressione, esasperata da quel sorrisetto comparso appena Seph aveva parlato. Se lo era tatuato sulla faccia?

-Cosa c'è di così divertente?- sbottò perdendo in un istante la pazienza. In automatico il ghigno di Andy si allargò:

-Non ho mai visto nessuno mettersi tra due nem...litiganti. Sei stata tosta.-

La ragazza lo guardò dubbiosa, non capendo se fosse un complimento o altro. La sua mente completò automaticamente la parola che Andy aveva corretto velocemente.

Nemici.” pensò Lis “Perchè si sono messi a litigare? Forse c'è qualcos'altro che non vuole dirmi...”

-Lo conosci da tanto?-

-Seph?- chiese lei, tornando dalle sue riflessioni -Da quando si è trasferito qui, in prima superiore.-

-E Matt ed Emily? Anche loro li conosci dalle superiori?- domandò ancora Andy. Lis gli gettò un'occhiata confusa, non capendo perchè gli interessassero tanto quelle cose, poi gli rispose:

-Loro li conosco dalle elementari. Alle medie ci eravamo divisi, ma alle superiori siamo tornati in classe insieme.-

-Una lunga amicizia. Vorrei conoscere anch'io qualcuno da così tanto tempo.- fece lui, e Lis si chiese perchè non avesse amici che contassero come contavano per lei Matt ed Emily. Solo in quel momento ricordò che Seph non era stato l'unico nuovo arrivo, in prima superiore.

-Anche tu ti sei trasferito quell'anno.-

Il ragazzo la fissò, sorpreso:

-Come fai a saperlo?-

-Due nuovi studenti che vengono da lontano.- spiegò Lis con una scrollata di spalle -Qua tutti si conoscono. Le voci girano.-

Andy rimase in silenzio per qualche istante, poi il suo ghigno regredì in un sorrisetto ironico:

-E che altro sai di me?-

-Beh.- iniziò lei -Tu e la tua famiglia vivete in una villa ai margini della città, si dice che siate molto ricchi e che non facciate entrare nessuno sconosciuto...mia zia non mi faceva nemmeno avvicinare, diceva che è una casa stregata abitata da persone strane...-

Lis si bloccò rendendosi conto di quello che aveva appena detto.

Guardò Andy, temendo di essere stata troppo offensiva, ma l'espressione di lui la sorprese: sembrava...preoccupato?

-Tua zia?- chiese, improvvisamente interessato.

Lis annuì, confusa:

-Sì, è la sorella di mio padre, praticamente mi ha cresciuta lei...-

-Ed è bionda?-

-...come?- domandò lei, spiazzata da quello che le aveva chiesto Andy -Bionda?-

-Sai, capelli sul giallo, con diverse tonalità...- fece lui ironicamente -Allora, è bionda?-

-Cos'è, lo chiedi a tutte le ragazze che incontri?- sbottò Lis, esasperata da tutti quei comportamenti strani -Comunque no, non è bionda, content...-

Un botto poco lontano la fece sobbalzare.

Lis spalancò gli occhi e si guardò attorno, allarmata. All'inizio pensò si fossero finalmente rotte le casse della musica, ma c'era qualcosa di sbagliato.

C'è ancora la musica” realizzò la ragazza.

-Hai sentito anche te?- chiese Lis, e Andy annuì.

Lei sospirò, rasserenata:

-Mi era sembrato uno sparo, ma si sarà semplicemente rotto qualcosa...-

-No. Era uno sparo.-

Lis lo guardò, allibita. Andy aveva un'espressione indecifrabile.

-Resta qui.- ordinò e, di punto in bianco, iniziò a correre verso il cancelletto del giardino.

Lis fissò prima fino a dove un secondo prima c'era stato il ragazzo, poi verso dove era in quel momento, mentre correva a una velocità degno di un atleta, chiedendosi cosa diavolo stesse succedendo.

Decise in un istante.

-Scordatelo che ci resto!- gli gridò dietro iniziando ad inseguirlo -Aspetta!-

Uscì alla massima velocità dal giardino della festa cercando con tutte le sue forze di raggiungere Andy, qualche metro più avanti, ma lui correva davvero come un atleta. La stava seminando.

Sperando di non perderlo di vista Lis lo inseguì per la via dove abitava Matt, poi lui svoltò tra due palazzi , infilandosi nella rete di vicoli che caratterizzava quel quartiere di infinite palazzine grige. Lis sperò che sapesse dove andava, o si sarebbero di certo persi.

Lo vide girare in un'altra viuzza laterare e lo imitò.

Quasi sbattè contro la sua schiena, non avendo minimamente immaginato che Andy si fosse finalmente fermato all'inizio di un vicolo cieco.

Il ragazzo si voltò appena:

-Ti avevo detto di restare alla festa.-

Non sembrava arrabbiato.

Solo dopo qualche secondo Lis spostò gli occhi oltre l'amico, e vide qualcosa che non avrebbe mai dimenticato.

Primo tra tutti, stranamente, notò l'uomo nell'angolo del vicolo cieco. Era rannicchiato per terra accanto a dei cassonetti, non badando al sudiciume a cui era appoggiato. Tremava vistosamente e impugnava in modo maldestro una pistola che riluceva sinistra alla luce di un lampione poco lontano.

-Non sono stato io.- continuava a ripetere -Non sono stato io, non sono stato io, non sono stato io...-

E Lis, senza alcun motivo, gli credette subito.

Solo dopo qualche secondo spostò gli occhi, vedendo i due cadaveri riversi a terra su una pozza di sangue.

Un uomo giovane con gli occhi chiari e completamente vuoti che fissavano il cielo, e una donna.

Una donna con lunghi capelli biondi, rossi sulle punte per il sangue della ferita creata dal proiettile che l'aveva colpita al cuore, e gli occhi chiusi. Pareva dormisse.

-Andy.- farfugliò Lis quando riuscì a ritrovare un poco di voce -Sono...sono...-

-Sono morti.- disse con voce calma Andy. Anzi, no, non con voce calma. Con voce semplicemente vuota, come se non provasse niente. Le fece più paura quello che la scena che aveva davanti.

-Ma cosa...cosa è successo?- chiese la ragazza sopra la quasi cantilena dell'uomo con la pistola.

Sono morti”.

-Domandalo a lui.- replicò Andy accennando all'uomo nell'angolo.

Sono morti...davvero?”

Le sembrò di riemergere da uno stato di torpore. Il suo corpo venne percorso da una scossa, e solo in quel momento si rese conto di cosa aveva davanti.

Dei cadaveri. Dei cadaveri.

Ma ne era sicura?

In un istante costrinse la sua mente a risvegliarsi, a fare qualcosa, e quella reagì davvero, riprendendo il controllo di sé, e Lis non attese un secondo di più: si precipitò verso le due persone a terra.

Schivò il sangue, fin troppo, e raggiunse per primo il giovane. Si ordinò di non pensare al peggio solo perchè aveva gli occhi aperti (“Solo?”) mentre si chinava accanto a lui e gli premeva le dita nel punto del collo in cui, lo sapeva, c'era la giugulare.

Niente. Non c'era niente.

Indugiò per un istante, poi si spostò accanto alla donna e ripetè ogni mossa.

E, come per il giovane, ci fu solo silenzio.

Sentì qualcuno chinarsi al suo fianco: Andy.

-Tutto bene?- le chiese con voce cauta. Lis fissò la donna, e vide solo in quel momento quanto era bella, con la pelle diafana e i capelli biondi...che...

-Andy.- chiamò lei, sconvolta -I suoi capelli brillano.-

Lui annuì, per nulla colpito:

-Succede a tutte le Stelle.-

-Le...che cosa?- domandò lei con voce flebile.

Andy la guardò più attentamente, preoccupato, poi ripetè con voce dolce:

-Tutto bene, Lis?-

-Sì.- rispose lei, sentendo un blocco nella sua gola che rendeva la sua voce stridula -Ci sono due morti, lì, ma va bene...tutto bene...-

-Calmati.- le disse il ragazzo facendola voltare verso di lui -Fai dei respiri profondi. Non pensarci.-

-Non pensarci? Cioè, dici sul serio? Ci sono due, lì, due cadaveri, Andy, e te sei calmo e io non so quanto resterò calma e mi parli pure delle stelle con capelli che brillano?! Ma ti sembra normale?!-

-Lis...-

Lei si rese conto che stava perdendo il controllo. Chiuse gli occhi, fece dei respiri profondi. Sentì il nodo che aveva in gola allentarsi leggermente, quel tanto che bastava da non farla soffocare per un attacco di panico.

-Sì. Sto bene...circa.-

Si alzò, ebbe un capogiro e ignorò bellamente Andy che l'aveva affiancata subito per aiutarla.

-Che è successo?-

Andy la guardò ancora per qualche istante, per essere sicuro che lei stesse abbastanza bene, poi si voltò e squadrò l'uomo.

Si avvicinò a lui lentamente, cercando di far rumore ad ogni passo per evitare che l'uomo, colto alla sprovvista dal suo arrivo, si spaventasse e premesse il grilletto.

-Stai lontana.- ordinò a Lis, che fece due passi indietro, poi si rivolse direttamente all'uomo:

-Ehi, amico. Stai bene?-

Era una domanda stupida, lo sapeva, ma molto spesso quelle inutili parole avevano fatto risvegliare lo stupore, o il sarcasmo di dire “Che diavolo di domanda è”, delle persone sotto shock come quell'uomo. In quel caso, però, non funzionò.

L'uomo sollevò lo sguardo e fissò i suoi occhi colmi di terrore in quelli di Andy.

-Non sono stato io...- riniziò a dire, e il ragazzo lo interruppe:

-Lo so.-

-C'era...qualcosa...che mi ordinava...-

-Lo so.- ripetè Andy chinandosi davanti all'uomo senza smettere di guardarlo negli occhi.

-Come ti chiami?-

-John Chemsli.- rispose automaticamente lui. Andy annuì sorridendo:

-Scommetto che hai dei figli.-

-Due, sì.- disse lui come fosse ipnotizzato -Sarah e Michael.-

-E tua moglie? Lei come si chiama?-

-Lara. Ma lei è morta in un incendio, tanti anni fa...-

Restò in silenzio, quasi non volesse ricordare la morte della moglie.

Andy sospirò:

-John, secondo te come reagirebbero i tuoi figli se scoprissero che hai ucciso, anche se non volendolo, due persone sconosciute?-

Improvvisamente l'uomo scoppiò in un pianto disperato. Lis lo fissò, senza parole.

-Non mi parlerebbero più!- esclamò John tra i singhiozzi -Vorrebbero che fossi morto io, in quell'incendio!-

-Vorresti che i tuoi figli non sapessero? Che questo non fosse mai accaduto?-

Chemsli spalancò gli occhi, meravigliato.

-Potresti farlo?- chiese con un filo di voce, ricordando quasi un bambino.

-Certo.- rispose sicuro Andy, sorprendendo Lis -Ma ho bisogno del tuo consenso.-

-Io...- farfugliò l'uomo, guardandolo con gli occhi che brillavano -...sì. Sì.-

Andy sorrise. Chiuse gli occhi, mentre l'uomo davanti a lui faceva lo stesso, e si concentrò.

Lis lo guardò, preoccupata. La sua mente razionale si chiese se Andy fosse impazzito, ma sentiva, in cuor suo, che stava accadendo qualcosa di giusto.

Ci sono due persone morte, qua accanto. Se mi sto inventando tutto per lo shock potrò evitare di chiedermi cosa diavolo succede.” pensò la ragazza.

Dopo qualche secondo, Andy riaprì gli occhi.

-John Chemsli?-

L'uomo sollevò le palpebre e chiese con voce assente:

-Sì?-

-Stai bene?-

-Certo che sto bene, perchè non dovrei?- replicò l'uomo sgarbatamente -Chi diavolo sei?-

-Vai a casa, John.- disse Andy, calmo -Sarah e Michael ti staranno aspettando.-

-Sì, certo.- borbottò John Chemsli, alzandosi -Sono anche in ritardo...-

-Ah...John? Mi daresti la pistola?-

L'uomo, già diretto verso l'uscita del vicolo cieco, si voltò verso il ragazzo che si avvicinava.

-La pistola...? Ah, già.- ricordò, consegnando l'arma a Andy -Sai, con tutta la gente pericolosa che c'è in giro, è sempre meglio avere qualcosa per difendersi.-

-Giusto.- convenne Andy, poi aggiunse:

-Ora va' dai tuoi figli.-

-Sì...certo...- farfugliò l'uomo, e uscì dal vicolo non degnando Lis di uno sguardo.

La ragazza rimase per qualche istante a fissare i due cadaveri, poi chiese, spostando lo sguardo su Andy:

-Come diavolo hai fatto?-

-Un vecchio trucchetto.- spiegò con voce noncurante lui, riavvicinandosi ai due corpi senza vita.

-Non è una risposta decente, questa.- notò Lis studiando ogni azione del ragazzo. Dopo essersi chinato accanto alla donna, scostò i suoi lunghi capelli biondi dal collo candido e posò le dita sulla giugulare, come aveva già fatto Lis.

Un sorriso di sollievo gli comparve sul volto:

-Si è salvata.-

Lis lo fissò, scettica:

-Non c'era battito, prima.-

-Non parlare se prima non sai con cosa hai a che fare.- la interruppe Andy e tese la mano verso di lei -Su, vieni.-

Lis guardò la sua mano e scosse la testa:

-No...non voglio.-

-Ma se l'hai già fatto prima!-

-Prima pensavo che forse era ancora viva. Ora, invece...-

Dovrei toccare di nuovo un cadavere” aggiunse la ragazza. Era stupido, lo sapeva, ma non poteva fare a meno di pensarlo.

Andy le gettò un'occhiata seccata:

-Mica ti mangia. Non è uno zombie.-

-Simpatico.- borbottò Lis, riavvicinandosi e chinandosi accanto a Andy. Lui le prese di scatto il polso e la costrinse a mettere le dita sulla giugulare della donna.

-Senti?- le chiese dopo qualche istante.

-Io non...- iniziò Lis, poi si zittì, percependo qualcosa. Un battito.

Attese tanto tempo, quasi due minuti, e sentì un altro forte colpo. Non c'erano dubbi, erano i battiti di un cuore vivo.

-Cosa diavolo è?- chiese Lis con un filo di voce.

-Il suo cuore che batte.-

-Ma...è morta?- domandò la ragazza. Andy fece spallucce:

-La sua essenza, il suo corpo di questo mondo, sì. Ma è riuscita a salvarli un secondo prima che anche il suo vero io morisse con esso. Ora è molto lontana da qui.-

-E dov'è?-

-Nell'ultima sfera celeste, probabilmente. Nel Regno.- rispose Andy. Lis lo guardò, non capendo, ma lui non perse tempo a spiegare, concentrato nell'ascolto di qualcosa.

-Senti ancora.- la esortò e quella volta Lis toccò subito il collo della Stella.

Percepì ancora il battito. Aspettò, ma quando non sentì nient'altro fece per staccare la mano. E in quel momento sentì qualcosa che non si sarebbe mai aspettata.

Guardò Andy, sconvolta:

-Mi è sembrato...che piangesse.-

Lui fece un cenno verso il volto della donna. Lis guardò, e vide che delle lacrime scendevano sulle guance della Stella.

-Ora che il suo..."corpo umano" è morto, non potrà più tornare sulla terra.- disse Andy -E non potrà più vedere lui.-

Lis spostò lo sguardo sull'uomo accanto alla Stella, e notò che le stringeva una mano.

"Come mamma e papà..." pensò la ragazza con tristezza.

Rimasero in silenzio per qualche istante. Infine Lis chiese:

-Che aveva quell'uomo?-

-Era incantato.- rispose Andy, e vedendo che la ragazza lo guardava senza capire, spiegò:

-Qualcuno gli ha ordinato di uccidere la Stella e chiunque si fosse messo in mezzo.-

-Chi può essere così crudele e vigliacco da far uccidere qualcuno da una persona che non c'entra niente?- chiese Lis con voce quasi stanca, sfinita. Le sembrava fossero passati anni da quando era alla festa. Con tutto quello che aveva visto, pensava che avrebbe dovuto essere quantomeno isterica. Ma dopo lo shock inizialesi sentiva nel pieno delle sue facoltà iniziali...per il momento.

"Oppure mi sto immaginando tutto" ipotizzò la ragazza, non sapendo se essere speranzosa o impaurita. E non sapeva neanche per cosa doveva esserlo.

-Probabilmente l'ha incantata un cacciatore.- rispose Andy.

-Che c'entrano i cacciatori, ora?- chiese Lis, allibita.

Andy la guardò, e sembrò ricordarsi che Lis non sapeva praticamente nulla...ed era una normale ragazza. Non c'entrava niente, col suo mondo.

-Chi ti aspetta, a casa tua? Tua zia?-

Lis spalancò gli occhi. Si rialzò di scatto e fece un passo indietro dicendo con voce indignata:

-Non provare a psicanalizzarmi come hai fatto con quel Chemsli!-

Il ragazzo però non cambiò espressione e continuò inperterrito:

-Non pensi a lei? E ai tuoi amici? Cosa proveranno, se tu morirai perchè ti sei immischiata in cose troppo pericolose?-

Lis non seppe cosa ribattere. Andy decise di darle il colpo di grazia:

-Come ti sei sentita, quando i tuoi genitori sono morti?-

Rimasero in silenzio, Andy attendendo che la ragazza cedesse, e Lis combattuta dal senso di colpa e dalla voglia di capire cosa diavolo fosse successo.

"Non posso far soffrire mia zia di nuovo." pensava la ragazza "Ma di certo non voglio dimenticare tutto quello che è successo. Voglio scoprire la verità."

Un rumore la fece destare dalle sue riflessioni.

Sollevò lo sguardo, e prima che capisse cosa avesse causato quel suono si ritrovò la schiena di Andy davanti: lui era rivolto verso l'inizio del vicolo e teneva la pistola all'altezza degli occhi. La ragazza notò che era un'arma diversa da quella di John Chemsli: sembrava più levigata, raffinata...e letale.

Andy rimase in silenzio ad aspettare qualcosa, con il braccio fermo e ancora sollevato, senza un minimo tremore; passò qualche secondo e Lis pensò di essersi immaginata quel rumore, anche se il ragazzo non accennava a muoversi.

Una figura, infine, emerse dalle ombre, e Andy sospirò sonoramente.

-Ti ho spaventato, fratellino?-

-Smettila, Susan.- sbottò lui -Ti stavo per sparare.-

-Non saresti riuscito a premere il grilletto.- ribattè la giovane, avvicinandosi di qualche passo. Aveva i capelli scuri e gli occhi neri come Andy, e sembrava avere qualche anno più di loro; come il fratello, impugnava saldamente una pistola.

"Starà diventando una nuova moda" pensò ironica.

La giovane, Susan, guardò i due cadaveri a terra e non sembrò per niente toccata dalla vista di due persone immerse in una pozza di sangue.

-Cos'è successo?-

-Un incantato.- spiegò Andy -Gli ho già fatto il lavaggio del cervello.-

Susan puntò gli occhi su Lis.

-E allora lei chi è?-

La ragazza raggelò: all'inizio la sorella di Andy le era sembrata come lui, ma in quel momento non ne era più sicura...qualcosa le diceva che aveva meno pietà del fratello, e meno pazienza.

-Lis Sarephim. Lis, questa è mia sorella, Susan Catchlyt.-

Lis aprì la bocca per dire che l'aveva già vista qualche volta, ma Susan esclamò:

-Vuoi anche dirle la verità, ora che ci sei?-

Andy la guardò impassibile:

-Se non vorrà farsi ripulire il cervello sì, le dirò tutto.-

Susan lo fissò con uno sguardo sorpreso, e usò un tono tagliente per dire:

-Di solito, secondo le regole della famiglia, se qualcuno non vuole dimenticare deve essere ucciso.-

-Quelle regole sono superate, Sue...e non voglio che lei dimentichi, potrebbe avere qualcosa di interessante.-

-Cosa? Sembra una normale umana!- notò Susan, con un tono che quasi fece sentire Lis in colpa per la sua "normalità"; poi però Andy disse, attirando completamente la sua attenzione:

-Potrebbe essere molto di più...forse di una nuova razza di creature.-

Seguì un silenzio che parve più lungo di quello che fu; poi Susan disse, lentamente:

-Se ti sbagliassi...-

-Prima portiamola a casa, e vedremo.- la interruppe Andy. A quel punto Lis non riuscì più a restare in silenzio, seccata perchè non capiva cosa stesse accadendo:

-Cosa succede? Se mi spiegaste...-

-Zitta, ragazzina. Non sai in cosa sei finita.- disse aspra Susan, lasciando la ragazza senza parole.

Successe tutto in pochi, preziosi attimi.

Un debole fruscio, udito anche da Lis, fece capire a Andy che non erano soli: per lui fu quasi naturale vedere il dardo sparato verso sua sorella e, come sempre, agì d'impulso; dopo un secondo uno sparo echeggiò nell'aria.

Lis, Susan e Andy videro l'uomo che aveva sparato il dardo cadere a terra dietro a delle scatole ammassate lì vicino. Il ragazzo abbassò la pistola con cui l'aveva ucciso, sospirando.

-Cosa...- cominciò Susan, ma si zittì quando vide il fratello togliere, con una smorfia di dolore, il dardo conficcato nell'avambraccio sinistro.

-Avvelenato.- borbottò studiandolo, poi lo gettò a terra e cominciò a studiarsi il braccio.

-Come, avvelenato?!- ripetè Lis sconvolta, avvicinandosi subito. Vide una minuscola ferita dove si era conficcato il dardo, e la pelle intorno era già arrossata.

-Tranquilla.- disse subito Andy vedendo l'espressione terrorizzata di Lis e nascondendo a stento un sogghigno -Siamo immuni ai veleni.-

-...immuni?- ripetè Lis, sorpresa; il ragazzo spiegò:

-Sistema immunitario molto forte e qualche iniezione di veleno quando eravamo piccoli: ora non ci uccide nemmeno il cianuro.-

Dopo un secondo aggiunse amaramente:

-Esperienza personale.-

Susan puntò gli occhi sul fratello, con uno sguardo strano:

-Non avresti dovuto.-

-Prego, non ringraziarmi.- replicò Andy sarcastico. Lis si avvicinò cautamente al corpo dell'uomo che aveva tentato di ucciderli:

-È...morto?-

-Prova tu a sopravvivere con un proiettile nel cuore.- disse Andy affiancandola. Studiò il cadavere, e notò la pistola che quello stringeva ancora nelle mani.

-Guarda, Sue. Questo era potente.-

Raccolse con calma la pistola,e persino Lis notò che quell'arma era curata ma meno preziosa di quelle di Andy e Susan.

-Fatemi capire.- disse Lis -L'importanza viene segnata dalle pistole che uno ha?-

-Perspicace.- notò il ragazzo guardando la sorella. Lei sbuffò:

-Che tu pensi diversamente o no, a me sembra normale. Per sicurezza dovremo farle dimenticare.-

Lis non riuscì a trattenersi e affermò:

-Non vi darò mai il mio consenso.-

Comprese di aver superato un limite dall'espressione che fece Susan, prima di dire lentamente:

-Non sai niente del nostro mondo. Scommetto che fino a mezz'ora fa non sospettavi nemmeno che esistesse, un altro mondo nascosto nel tuo normale! Quindi non pensare di avere diritto di decisione perchè non sai nemmeno cosa stai decidendo.-

-Allora perchè non spiegarmi?- replicò subito Lis, non scoraggiandosi -Perchè la scelta è solo tra il dimenticare e il morire? È un delitto, voler sapere la verità? Allora va bene, scelgo di venire ammazzata...sempre meglio di vivere nell'ignoranza.-

Sapeva anche lei di aver finito con una battuta parecchio pesante e da eroina di un romanzo, ma le sembrò di sortire l'effetto desiderato: Susan sembrava sorpresa, forse non era abituata a sentirsi rispondere a tono da una "normale".

Dal canto suo, Andy sembrava trattenersi a stento dal ridacchiare.

-Te l'ho detto, ha qualcosa d'interessante. Portiamola a casa e vediamo se ho ragione.-

Susan continuò a guardare Lis, come se stesse soppesando le possibilità (una delle quali era ucciderla ed eliminare così il problema); poi puntò gli occhi su Andy e, senza dire niente, si voltò e uscì dal vicolo.

-Andiamo?- chiese Andy a Lis, ancora pietrificata lì dov'era.

S'incamminarono per uscire dal dedalo di vicoli, e Lis non potè fare a meno di chiedersi a cosa stava andando incontro.


*


Una figura si aggirava per quel vicolo scuro. Camminava leggera, i suoi passi non facevano rumore; eppure la sua presenza sembrava rischiarare il buio. Vide i cadaveri dell'uomo e della Stella e, senza dire niente, si accovacciò accanto al giovane e posò una mano sul suo cuore: dopo qualche secondo di rialzò e mormorò:

-Riposa in pace. Di certo ora sarai con la tua Stella.-

Si spostò vicino agli scatoloni ammucchiati a lato del vicolo e restò qualche secondo a fissare il terzo cadavere, pensando che avrebbero potuto almeno chiudergli gli occhi; poi notò un oggetto per terra, si chinò e lo raccolse. Studiò il dardo e, senza che se ne rendesse conto, un sorriso si formò sul suo volto pallido mentre comprendeva la vera natura del veleno di cui era sporco.

Forse poteva ricominciare a sperare.


*


Lis, Andy e Susan risalivano velocemente il pendio della collinetta su cui era stata costruita la villa in cui vivevano i Catchlyt.

-Quand'è che mi spiegherete bene quello che sta succedendo?- chiese per la centesima volta Lis. Per la centesima volta Susan sbuffò, mentre Andy la sorprese dicendo:

-Ci siamo noi che salviamo le Stelle e altre strane creature dai cacciatori e da altre creature cattive. Chiaro, no?-

Lis alzò gli occhi al cielo scuro, esasperata, e il suo sguardo si bloccò sulle stelle. Si ricordò di aver fatto la stessa cosa alla festa.

"Chissà quanto tempo è passato." si chiese, e improvvisamente si ricordò della componente più normale della sua vita: sua zia.

-Che ore sono?- chiese rabbrividendo e non osando immaginare quanto tempo fosse passato dall'orario stabilito per il rientro dalla festa...e come sua zia l'avrebbe punita.

-Manca poco a mezzanotte.- rispose Andy; Lis lo fissò sorpresa:

-Così presto?-

-A quanto pare.- notò lui, mentre un sorrisetto gli compariva sul volto -Strano come accada tutto velocemente, eh?-

-Siamo arrivati.- annunciò Susan guardando davanti a sè: Lis scorse nel buio la sagoma della grande villa.

Avanzarono ancora per raggiungere il portone; mentre si guardava attorno lo sguardo della ragazza colse per caso Andy che si grattava sovrappensiero l'avambraccio sinistro.

-Ti fa male?- chiese, e quando Andy la guardò non capendo aggiunse -La ferita.-

-No.- rispose lui tranquillamente, lasciando a Lis la certezza che fosse una bugia.

Finalmente raggiunsero il portone d'entrata della grande casa; Susan battè le nocche su esso per tre volte, e subito l'ingresso si aprì con un cigolio inquietante.

Andy e Susan entrarono velocemente. Lis guardò per qualche istante il portone, poi si decise a seguirli nella penombra della casa.

L'atrio era molto grande, spazioso, con il pavimento in marmo e un'ampia scalinata che portava al piano superiore; la sala era rischiarata da un lampadario pendente dal soffitto, su cui Lis non vide nè candele nè lampadine elettriche, e si chiese da cosa fosse generata quella luce soffusa.

-Dove stiamo andando?- non riuscì a trattenersi dal chiedere, sentendosi già ansiosa, vedendo che i due fratelli si dirigevano verso una porta incastrata nella parete di sinistra del salone.

-Non nelle segrete, tranquilla.- rispose Andy con un ghigno; Susan aggiunse:

-Ti portiamo dai nostri genitori. Loro sapranno cosa fare.-

Detto ciò, bussò lievemente sul legno della porta e chiamò:
-Padre? Madre?-

-Entrate.- ordinò una voce femminile che sembrò strana, quasi troppo fredda, alle orecchie di Lis. Susan aprì la porta e varcò sicura la soglia; Andy fece segno a Lis di entrare e la seguì...o almeno, cercò di seguirla.

Appena posò il piede destro nella stanza sentì una scarica elettrica percorrergli tutta la gamba e subito la ritrasse con un gemito di dolore.

Lis e Susan spostarono subito gli occhi su di lui, stranamente con degli sguardi simili. Le altre due persone nella stanza, Carol e Richard Catchlyt, furono molto più veloci: in un attimo le loro mani saettarono alle pistole posate sul tavolo accanto alle sedie che occupavano, e senza nemmeno alzarsi le puntarono verso il loro stesso figlio.

Andy li guardò sbalordito.

-Ma cosa...- iniziò Lis. All'improvviso, però, il ragazzo capì e la interruppe:

-L'allarme?-

I genitori annuirono e Carol affermò, sempre con quella voce fredda:

-Si attiva appena entriamo in una stanza ed entra in azione quando percepisce l'avvicinarsi di un nemico.-

-O una persona controllata da un nemico.- notò Richard. Susan squadrò il fratello e affermò:

-Non sembra posseduto. E sarebbe dovuto anche scattare il primo allarme.-

Lis era semplicemente sconvolta. Guardava a turno Andy, Susan e i loro genitori, e si domandava come diavolo facessero a rimanere così tranquilli...e a puntare delle armi contro il figlio senza tentennamenti.

Andy guardò i genitori:

-Potete interrogarmi, se volete. Risponderò a tutte le vostre domande. Non mi sento posseduto.-

Senza accorgersene il ragazzo si grattò ancora l'avambraccio sinistro: così Lis capì.

-Quando ti ha colpito il dardo.- intervenne, attirando l'attenzione -Non è che dentro non c'era veleno, ma qualcos'altro?-

Seguì un silenzio grave che fece pentire la ragazza per aver parlato, ma poi Susan concesse:

-Può essere.-

-Un dardo?- ripetè Carol Catchlyt, e la figlia spiegò subito:

-Un cacciatore ha incantato un uomo e gli ha fatto uccidere una Stella e un innocente, poi si è nascosto e ci ha teso una trappola...suicida, in realtà: l'ha colpito con un dardo, ma l'abbiamo subito eliminato.-

Nonostante la situazione più che tesa, Lis notò che Susan non aveva detto come mai fosse stato colpito Andy, nè che era stato lui a sventare la minaccia. Dopo qualche secondo, però, Richard ordinò:

-Vai a studiare la ferita di tuo fratello e dimmi cosa vedi.-

Subito Susan obbedì: prese il braccio di Andy, che le lasciò fare anche se avrebbe potuto farlo lui stesso, lo fissò attentamente e infine affermò:

-Attorno al punto in cui è stato colpito la pelle è bluastra, come per una grossa botta...ma le vene sono in rilievo e sembrano di un colore strano.-

-Un colore strano non è un colore.- notò Carol con un tono tagliente, e Susan subito si corresse aggiungendo:

-Verdi, tra il verde e il giallo. Anormali.-

Andy spostò gli occhi dalla sorella per guardare per un istante Lis, immobile poco lontana da lui, poi fissò i genitori e chiese:

-Non ricordo veleni che diano questa reazione. Cosa significa?-

-Una maledizione.- mormorò Richard alla moglie, ignorandolo, e lei annuì; Lis spostò gli occhi da loro a Susan, che sembrava incredula, e poi a Andy.

-Maledizione?- ripetè lui; sembrava quasi spaesato. Richard finalmente si voltò verso il figlio e spiegò:

-Non si può togliere, è un marchio che solo il suo creatore può rimuovere. Evidentemente un cacciatore ha assoldato un mago per crearla apposta per i difensosi, così da rendere impossibile al marchiato l'avvicinarsi a noi. Doveva anche sapere chi colpire, visto che è entrato in azione contro i nostri figli.-

-Potrebbe essere una maledizione più complessa.- notò Carol, con quella voce neutra che lasciava Lis senza parole -Forse potrebbe anche costringerlo ad attaccarci. Così lui morirebbe per le difese che ci circondano, ma potrebbe riuscire a ferirci...-

-Deve andarsene subito.- concluse Richard, e lei annuì, poi entrambi si voltarono verso Andy con una sincronia inquietante -Dobbiamo allontanarti, e per sicurezza bandirti da questa casa.-

Dopo aver detto ciò, Richard puntò gli occhi su Lis e aggiunse:

-Intanto terremo qua la ragazza: sembra una normale, ma sento che c'è qualcosa che dobbiamo scoprire su di lei...quando avremo finito dovrà dimenticare, o verrà uccisa.-

Lis guardò i due coniugi, ben oltre l'incredulità: come potevano essere così insensibili? Sembravano degli automi!

Richard puntò gli occhi su Andy, immobile sulla soglia della porta:

-Per i poteri conferitimi dalle Stelle io, Richard Cole Catchlyt...-

Andy finalmente capì cosa stava succedendo: sembrò scrollarsi all'improvviso, e subito gli occhi andarono su Lis.

-Vieni, presto!- le gridò. E lei scattò immediatamente.

-...ti bandisco.- finì il padre.

Lis sentì quelle parole un attimo dopo aver afferrato la mano che Andy le tendeva. Poi ci furono solo tenebre.


*


Si ritrovarono nel parco della città. Era ancora notte, e non c'era nessuno a passeggiare a quell'ora: meglio, o come avrebbero fatto Lis e Andy a spiegare la loro apparizione dal nulla?

La ragazza riuscì quasi per miracolo a non cadere, recuperando l'equilibrio dopo lo scatto improvviso avvenuto un secondo prima; si guardò attorno, completamente smarrita:

-Dove siamo?-

-Nel parco, sembra.- rispose subito Andy.

-E come diavolo siamo finiti nel parco?!-

Andy sospirò. Sembrava molto stanco.

-Quando uno viene bandito- spiegò -viene automaticamente spedito lontano da chi l'ha cacciato. Per fortuna so come funziona, così sono riuscito a farci finire in città e non dall'altra parte del mondo.-

Lis lo guardò, e sembrò rendersi conto solo in quel momento di quello che era accaduto.

-Oh. Giusto. Mi...mi dispiace...-

Andy soffocò un sogghigno sarcastico e molto, molto amareggiato:

-Non capita tutti i giorni di venire banditi dai proprio genitori, vero?-

Lei lo studiò per qualche secondo, preoccupata:

-Stai bene?-

-Certo.- replicò subito Andy, poi però sospirò e aggiunse -Ho solo bisogno di dormire. Tanto.-

-Sai dove andare?-

Lui fece spallucce, come fosse una questione di poco conto:

-C'è un motel poco lontano da qua. Ho abbastanza soldi per stare una notte...domani, anzi, oggi vedrò cosa fare per le prossime notti.-

-Vedremo.- corresse Lis. Andy la guardò, ironico:

-Dopo tutto quello che hai visto non vuoi ancora scappare?-

-Perchè dovrei?- ribattè lei, che era decisa a restare ferma nelle sue decisioni -Domani, oggi, mi spiegherai ogni cosa, poi ti aiuterò a sistemare tutto. È anche colpa mia se sei in questi casini.-

Andy fece per dire qualcosa, ma vide l'espressione di Lis e si concesse di lasciarla libera di fare quello che voleva, per quella notte: l'avrebbe convinta a lasciar perdere il giorno dopo.

-E sia. Ci incontriamo questo pomeriggio alle...quindici, va bene?-

-D'accordo.- rispose la ragazza, guardandolo sospettosa: si era aspettata che almeno tentasse di farle cambiare idea.

-Torna a casa, Lis Sarephim. Tua zia si starà preoccupando.-

"In effetti." pensò lei, ricordandosi di Josephin. Guardò ancora Andy:

-A dopo, allora.-

-Tranquilla, non scapperò.- ghignò lui vedendola tanto dubbiosa.

Appena Lis fu scomparsa oltre alcuni alberi, Andy sospirò. Com'era difficile cercare di restare calmo in una situazione del genere.

"Devo dormire" pensò il ragazzo "Oppure crollo per terra."

Si voltò verso il sentiero che doveva percorrere, ma sentì un rumore improvviso e troppo vicino. Debole, indistinto...ma pur sempre un rumore.

La sua mano sinistra scattò verso la pistola nella fondina invisibile appesa alla cintura del jeans che indossava, ma non estrasse l'arma: rimase in ascolto per qualche secondo, e non sentendo più niente sbuffò.

"Per oggi ne ho avuto abbastanza" pensò camminando verso quella che sarebbe stata la sua casa per quella notte.


*


Il giovane, seduto su un ramo di un albero poco lontano da dove erano comparsi Lis e Andy, sorrise quando vide il ragazzo andarsene.

"Non sono proprio cambiati, i Catchlyt" pensò sorridendo leggermente "Ma forse lui è un'eccezione alla regola. Forse mi potrà aiutare. E la ragazza..."

Osservò sovrappensiero l'uomo appostato sotto il suo albero: probabilmente sarebbe rimasto lì fino alle quindici di quel pomeriggio, in attesa.

"La semistella forse è la chiave. L'anello mancante, la connessione che mi permetterà di arrivare a lei."

Rimase a fissare il vuoto, poi scosse la testa e un sorriso triste gli comparve sul volto mentre si diceva che la speranza era davvero l'ultima a morire.

Uno sparo lo fece tornare alla realtà. Spostò gli occhi grigi verso l'uomo sotto di lui, indeciso se essere più sorpreso, arrabbiato o divertito.

-Scendi lentamente e non provare a fare il furbo, o farai una brutta fine.- affermò lentamente il cacciatore. Teneva la pistola con entrambe le mani e la puntava verso il giovane.

-Ai suoi ordini.- rispose lui, scendendo con un balzo dal ramo ad almeno tre metri d'altezza; il cacciatore spalancò gli occhi:

-Sei una creatura?-

Il giovane sapeva che nella mente del cacciatore il mondo era diviso tra difensori, creature e umani...ma non si sarebbe mai aspettato che gli avrebbe domandato a quali delle tre appartenesse.

-Visto che mi hai scoperto, ti darò qualche consiglio.- replicò veloce, mentre il cacciatore faceva un'espressione tra il sorpreso e l'irato -Dovete imparare ad ascoltare. Tutte le creature l'hanno sentito, le Stelle per prime stanno cercando di avvertirvi...ma voi siete troppo occupati ad ammazzarle e ad ammazzarvi a vicenda. Stanno arrivando, e...-

-Sta' zitto.- lo interruppe improvvisamente il cacciatore, puntando la pistola contro la testa del giovane, e aveva ancora quell'espressione arrabbiata -Mi hanno insegnato a non ascoltare le bugie che raccontano le creature. Non riuscirai a prendermi in giro.-

-Ed è esattamente per questo che siete condannati! Se...-

-Sta' zitto o giuro su dio che ti pianto un proiettile in testa!-

Il giovane si rese conto che l'uomo non l'avrebbe ascoltato: così cercò una via di fuga a quello che, lo sapeva, avrebbe dovuto fare...perchè il cacciatore l'aveva visto, e nessuno doveva ancora sapere di lui.

-Non dovresti giurare su dio. Lui ascolta. E dovresti stare attento a dove punti quella pistola.-

-Ora basta!- sbottò l'uomo e in automatico premette il grilletto. Si accorse troppo tardi di un fattore inaspettato.

La pistola puntava contro di lui.

Lo sparo risuonò nel parco vuoto, ma solo persone molto attente avrebbero potuto sentire il rumore che seguì, simile a quello che fa una borsa pesante quando cade.

Lo stesso che fa un corpo morto quando cade.


*


Sotto un lampione della strada vuota accanto al parco, una ragazza guardava con dei luminosi occhi celesti ciò che stava accadendo al cacciatore.

Era lui. Lo sentiva, lo avrebbe sentito a miglia di distanza per tutta quella disperazione che portava con sè.

Sentì un secondo sparo e sospirò, chinando la testa e facendo ondeggiare i capelli biondi.

In passato non l'avrebbe mai fatto: era sempre stata lei a sporcarsi le mani; tranne in quel momento lontano, quando tutto aveva cominciato a precipitare nel caos...

Sentì qualcuno avvicinarsi. Un ragazzino.

Aveva lo sguardo offuscato per gli alcolici buttati giù alla festa da cui si stava allontanando, diretto verso casa: nonostante ciò i suoi occhi si soffermarono subito sulla Stella, ferma sotto il lampione accanto al parco.

La guardò e si chiese se stesse sognando, tanto era bella e luminosa.

Lei fece un passo indietro, all'improvviso con un'espressione stanca e triste sul volto.

-Mi dispiace.- mormorò con voce musicale.

"I suoi capelli...sono così belli" pensò il ragazzino. Poi sentì un tremendo dolore alla testa.

Cadde a terra come se l'anima l'avesse abbandonato all'improvviso: era morto.

La Stella lo guardò a lungo, poi disse ancora:

-Mi dispiace davvero.-

  
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