Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: arangirl    06/03/2016    1 recensioni
*ATTENZIONE SPOILER per chi non ha letto "La Danza dei Draghi"*
Un AU/What if? in cui Arya Stark ha passato la sua adolescenza allenandosi nelle arti dell'assassinio nella Casa del Bianco e del Nero, diventando una delle migliori assassine in tutta Essos. Ormai la ragazza è diventata una spietata macchina da guerra, senza sentimenti e con pochi ricordi del doloroso passato e della sua famiglia. Ma all'improvviso un nuovo e inaspettato incarico sconvolge il suo mondo, catapultandola di nuovo in un universo che aveva a lungo dimenticato, facendo nascere nel suo cuore di nuovo dei sentimenti, facendole desiderare di tornare indietro.
Premetto che questo è il mio primo tentativo di ff, perciò non so cosa ne uscirà. La storia mi ronza in testa da un po', e prevedo che ci saranno parecchi capitoli! Consigli e commenti sono assolutamente bene accetti!
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Arya Stark, Brienne di Tarth, Daenerys Targaryen, Jaime Lannister
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Non funziona? Come può non funzionare?” Brienne spostò per l’ennesima volta lo sguardo dalla Regina dei Draghi a Melisandre, inginocchiata accanto al pallido cadavere della regina del Nord. La voce di Daenerys era incredibilmente calma, stonava in modo terribile con il suo aspetto, le braccia e le vesti intonse di sangue, il viso cereo su cui i segni della cenere lasciati dalla battaglia di poco prima risaltavano tetri; le parole di Daenerys potevano essere tranquille, ma era chiaro a chiunque in quella sala che i suoi occhi stavano gridando.
 
 
 
Melisandre abbassò il capo verso il corpo di Arya, gli occhi grigi e privi di vita ancora aperti a fissare il soffitto della grande sala del Trono “E’ la quarta volta che tento mia signora, non funziona. Il Dio Rosso…” “Ciò che pensa il tuo dio non è un mio problema Melisandre. Hai detto che si può fare, che i morti possono essere riportati in vita con il suo fuoco. Riporta indietro Arya o sarai tu a bruciare tra le fiamme.”
Per un attimo Brienne vide qualcosa che non aveva mai osservato nello sguardo della donna: puro terrore.
Poi si girò nuovamente verso Arya e si chinò su di lei come aveva già fatto prima, sussurrando sulle labbra della ragazza morta parole che nessuno sembrava comprendere. Dopo qualche minuto si fece indietro, appoggiando la mano sulla fronte di Arya, guardando nuovamente Daenerys, lo sguardo nuovamente sicuro “Non c’è modo di riportarla qui, il suo spirito non può essere raggiunto. Non c’è minaccia che smuoverà R’hllor questa volta mia signora. Accetterò le fiamme.”
 
 
 
Abbassò la mano, intenzionata a chiudere le palpebre della giovane, ma prima che potesse farlo Daenerys la colpì con il dorso della mano, spingendola lontano dal corpo. Melisandre portò la mano alla guancia arrossata, ma rimase in silenzio. “Non toccarla.” La regina toccò il viso di Arya con una carezza “Vattene via. Non voglio più vederti.” Melisandre si alzò e mosse qualche passo verso l’uscita, prima di fermarsi e girarsi un’ultima volta, per incrociare gli occhi nuovamente pieni di lacrime di Daenerys “Lei sapeva.”
“Vattene!” gridò questa volta, il volto arrossato di rabbia e dolore. Quando la sacerdotessa se ne fu andata, Brienne azzardò un passo verso la regina, toccandole leggermente la spalla. Daenerys non si ritrasse al contatto, e Brienne ne fu sollevata. Pur non dandolo a vedere, ogni fibra del suo essere si era spezzata nel vedere la morte della sua signora. Guardandola adesso, pallida e così minuta rispetto all’enorme sala intorno a loro, una ragazzina vestita da soldato, sola e indifesa contro una vita che non le aveva riservato altro che sofferenze e dolore, Brienne sentiva il cuore gemere di disperazione.
 
 
 
Avrebbe voluto poterla abbracciare, stringere a se, offrendole quella protezione che non era riuscita, nemmeno questa volta, a dare; avrebbe voluto piangere tutte le sue lacrime. Ma non poteva permettersi di farlo, non in quel momento; ed era la stessa cosa che doveva ricordare a Daenerys.
“Mia signora, la battaglia si è conclusa, gli uomini aspettano nuovi ordini. Non possiamo fermarci adesso.” Daenerys chiuse gli occhi per un attimo, ritirando la mano dal corpo senza vita della sua amata. “Hai ragione. Convoca tutti i generali qui, li incontrerò a breve.” Brienne annuì, e si allontanò da lei “Jorah. Porta… porta Arya in un posto sicuro per favore.” Jorah, che fino a quel momento era rimasto in silenzio in un angolo della sala, si avvicinò lentamente. Brienne si sorprese di vedergli gli occhi lucidi “Mi dispiace Daenerys” disse con voce roca “Mi sbagliavo su di lei. Mi prenderò cura del suo corpo, la preparerò per la sepoltura.” “No.” Daenerys alzò lo sguardo verso di lui “Quello lascialo a me.” Jorah annuì, abbassandosi vicino alla sua regina, prendendo in braccio il corpo di Arya, sorprendendosi di quanto potesse essere leggero. Nymeria, che nemmeno per un attimo aveva abbandonato la padrona, lo seguì fuori dalla porta.
 
 
 
Brienne fece per andarsene, quando la voce di Daenerys richiamò la sua attenzione “Non doveva finire così.” La regina era ancora in ginocchio davanti al sangue di Arya, lo sguardo spento. “Abbiamo vinto, Daenerys. Il Trono è tuo.” Perfino Brienne riusciva a sentire quanto le sue parole fossero vuote. Daenerys si girò a guardare il grosso scranno di metallo dietro di lei, su cui il fuoco delle fiaccole si rifletteva cangiante “Fallo distruggere. C’è troppo sangue sulle sue lame.”
 
 
 
 
Entrarono tutti insieme, i lord del Nord e il capitano degli Immacolati, Asha Greyjoy e Nymeria Sand, lord Manderly e lady Mormont, i volti stanchi ma felici, accompagnati da una radiosa Missandei, che sorrise finalmente nel vedere la sua regina. Daenerys li guardò uno a uno, cercando le parole adatte, cercando una forza che non era sicura di avere per riuscire a dir loro quello che doveva essere detto. Ma dal momento in cui aveva visto la vita abbandonare gli occhi di Arya, tutto aveva perso significato. Nulla poteva avere un senso nel suo cuore se non il dolore terribile che le ruggiva in petto; l’unico motivo per cui si trovava ancora lì era perché non fosse stato tutto invano.
 
 
 
“Miei lord…” “Evviva la regina!” ruggì lady Mormont prima che Daenerys potesse aggiungere altro, e tutti gli altri si unirono al suo coro. Asha fece roteare la sua ascia in aria, sorridendo a Daenerys “Dov’è la piccola Stark? Si sta perdendo il divertimento!” Daenerys si lasciò sfuggire un gemito, e abbassò lo sguardo; nessuno doveva vedere le sue lacrime, continuava a ripetersi. Ma a nessuno era sfuggita l’espressione del suo volto, e la sala si fece silenziosa “E’ con dolore che vi informo che… che la regina del Nord ci ha lasciato.” Daenerys alzò lo sguardo, quando la colpì con violenza la realizzazione di ciò che aveva appena detto. Non la regina del Nord, ma Arya, la sua Arya, era morta.
 
 
 
“Non può essere…” lord Manderly si guardò intorno, il fantasma di un pallido sorriso sulle sue labbra, mentre cercava la sua regina. Asha fece un passo avanti, lo sguardo incredulo “Com’è potuto succedere?” La sala si riempì di voci e caos, e ancora una volta Daenerys si sentì incapace di affrontare quella situazione; ora che era arrivata, ora che aveva ottenuto la vittoria tanto desiderata, si sentiva stanca, distrutta. Avrebbe solo voluto svanire in quel istante, raggiungere Arya ovunque lei si trovasse. Ma non poteva; ora più che mai, lei era la regina. Non poteva essere debole, anche se in quel momento ogni battito del suo cuore le procurava una fitta di dolore che la lasciava senza fiato. “Silenzio.” Disse con una voce sicura che non sentiva sua “Arya è morta in questa sala, ai piedi di questo trono, cercando di stabilire una pace che potesse salvare più vite possibili. Non è morta perché i suoi uomini si comportassero come un gregge di pecore.”
 
 
 
Tutti si ammutolirono a quelle parole, gli sguardi per la prima volta rivolti verso la chiazza di sangue ancora chiaramente visibile al centro della sala; Daenerys fece un lungo respiro prima di ricominciare a parlare “Ho già provveduto ad inviare dei corvi affinché Jon e Sansa vengano informati dell’accaduto. Ci occuperemo della successione dopo la mia incoronazione, anche se le volontà di Arya sono state chiare...”
La regina fu interrotta da Asha, che lanciò un grido pieno di frustrazione “Come puoi parlare di questo adesso? Chi è stato? Abbiamo il diritto di avere la sua testa.” Grida di consenso si alzarono dalla folla di uomini davanti a lei, e Daenerys scosse il capo “Re Tommen è il responsabile.” “Diamolo in pasto ai cani!” sbraitò lady Mormont, e Daenerys notò con una fitta al cuore che le guance dell’anziana donna erano solcate da lacrime.
 
 
 
Cominciò a guardare i volti di tutti, gli occhi lucidi dei guerrieri davanti a lei, le espressioni di dolore degli uomini del Nord, e non solo, persino Asha sembrava sconvolta, il pugno stretto come in una morsa attorno al manico ancora sporco di sangue della sua arma. Lord Manderly davanti a lei piangeva apertamente, senza vergogna “Povera ragazza… L’ho convinta io a fare tutto questo. Se non fosse stato per me…” Daenerys andò verso di lui, e gli strinse la spalla con mano tremante “Arya sapeva cosa stava facendo. Perché lo stava facendo. E’ morta cercando di porre fine a questa guerra, di evitare altre morti. Ha promesso a Cersei Lannister la vita di suo figlio, anche dopo essere stata colpita.” “Cazzate! Non puoi pensare davvero di lasciarlo impunito!” Asha si avvicinò a lei, guardandola negli occhi “La tua donna è morta regna dei draghi! Non vuoi vedere il sangue del suo assassino?”
 
 
 
Daenerys sentì la rabbia montarle dentro mentre fronteggiava lo sguardo dell’altra donna “Pensi che non lo sappia Asha? Pensi che non mi senta morire in questo momento? Che non voglia andare dal suo assassino e strappargli il cuore dal petto con le mie mani? Potrei scatenare i miei draghi e ridurre in cenere questa città e bruciare ogni singola dannata anima che ha la sfortuna di trovarcisi dentro.” Asha sostenne il suo sguardo, e Dany riuscì a vedere il dolore nei suoi occhi “Perché non lo fai Daenerys? Non devi nulla a questa gente. Lascia che brucino.” Dany chiuse gli occhi; una parte di lei avrebbe voluto farlo “Devo ad Arya la pace. Lei ha fatto una promessa, ed io ho intenzione di mantenerla.” Si girò a guardare gli uomini attorno a lei “Con o senza il vostro aiuto.”
 
 
 
Tutti i presenti abbassarono lo sguardo, e Daenerys capì di averli convinti; la cosa non le diede nessun sollievo. “Dobbiamo riorganizzare questa città, l’esercito, i prigionieri. C’è molto da fare, e non possiamo permettere al nostro dolore di fermarci. Piangeremo la regina del Nord quando avremo finito.”
Tutti si ritirarono dalla sala, mormorando parole di conforto che Daenerys non riuscì nemmeno a sentire; Nymeria le strinse il braccio e lei ricambiò la stretta in modo distratto. Solo quando tutti furono usciti, Daenerys si permise di ricominciare a piangere.
 
 
 
 
“Non ti ricorda il colore del sangue?” “Cosa?” “Le foglie, così rosse, non ti ricordano il colore del sangue?” Arya spostò lo sguardo dall’oscurità dello sguardo dell’albero diga per guardare suo fratello negli occhi “Non dovresti parlare di queste cose, la mamma potrebbe arrabbiarsi.” Bran le sorrise “Se tu non fai la spia…” Arya spostò lo sguardo sulle foglie “Non è il colore del sangue… ricorda più quello di un tramonto.” Guardò l’acqua vicino a loro, in cui i colori degli alberi si riflettevano sgargianti “Un tramonto sul mare…” prese un respiro profondo “Perché siamo qui?” Bran si arrampicò con agilità sul ramo più basso dell’albero, cogliendo una delle foglie “Scommettiamo che riesco ad arrampicarmi fino in cima?” Arya lo guardò con disapprovazione “Potresti farti male.” Bran le lanciò una linguaccia “Adesso sembri proprio nostra madre.” Arya si lasciò sfuggire un sorriso; da quando aveva cominciato a sentirsi così vecchia? “Bran io… perché sono qui? Devo andare.”
 
 
 
Il bambino scese dall’albero, andandole vicino “Stiamo aspettando nostro padre.” Arya provò un colpo al cuore “Nostro padre? E’ venuto a prendermi?” Bran annuì e Arya si preoccupò di come potesse apparire in quel momento a suo padre, con l’armatura sporca di sangue, la morte degli occhi. Ma non c’era nessun dolore, non c’era il peso dell’armatura, tutto le sembrava terribilmente leggero. “Non preoccuparti, sarà presto qui.” “Bran… puoi tenermi la mano?” Arya si sentiva di nuovo bambina, mentre intorno a lei tutto si faceva più sfocato, cangiante. Mentre il fratello le prendeva la mano, notò con stupore che le foglie rosse erano diventate viola, di una tonalità dolorosamente familiare.

 
 
 
 
“Non possiamo più aspettare. L’incoronazione deve avvenire il prima possibile.” Jorah guardò Brienne, mentre camminava nervosamente nella piccola stanza illuminata dalle candele “Dobbiamo persuaderla in qualche modo Brienne. Gli uomini sono inquieti.” Brienne rimase in silenzio, mentre con lo sguardo cercava gli occhi di Missandei, in piedi accanto a lei “La mia signora non si dà pace. Quando non si trova nella sala grande a parlare con i suoi generali, passa il suo tempo a vegliare sul corpo di Arya.” Jorah si fermò “Sono passati due giorni, siamo tutti in lutto. Abbiamo perso migliaia di uomini in questa battaglia, non possiamo permetterci di affrontarne un’altra. E’ questo il momento di agire, prima che altri pretendano il controllo dei Sette Regni. Daenerys deve essere incoronata al cospetto di tutti i lord. Se penso che ha fatto distruggere quel dannato trono… un tale simbolo di potere…” “Un simbolo di morte.”
 
 
 
Brienne lo fissò negli occhi per un lungo momento, indecisa sul da farsi. “Non voglio farle pressione, deve essere terribile per lei.” Strinse i pugni mentre lo sguardo le cadeva a terra; era terribile anche per lei, svegliarsi ogni giorno e ricordarsi che la sua regina non c’era più, che l’aveva persa. Jorah sospirò “Lo so. Ma non è una ragazzina Brienne. E’ la regina dei Sette Regni; è giunto il momento di dimostrarlo. Andrò a parlarle.” L’uomo fece per incamminarsi verso l’uscita ma Brienne lo trattenne “Lasciate che vada io. Cercherò di farla ragionare.” L’uomo la guardò per un attimo, e poi annuì. Lei riuscì a vedere le profonde occhiaie sul volto dell’uomo, e si chiese come dovesse apparire lei in quel momento, se l’espressione del suo volto facesse trasparire il suo dolore.
 
 
 
Lasciò Missandei e Jorah e s’incamminò per i lunghi corridoi della Fortezza Rossa, verso la stanza funebre della Regina del Nord. Era vero quello che Missandei aveva detto; quando Daenerys non si trovava nella sala del trono a discutere del futuro del regno, si ritirava in quella stanza, dormiva persino nelle scomode sedie accanto al cadavere di Arya, senza mai perderlo di vista. Brienne l’aveva vista togliere l’armatura insanguinata, lavare il corpo senza vita della sua amata con la cura con cui si laverebbe un bambino appena nato, spazzolarle i capelli con devozione, rivestirla con una tunica argentata, con l’unica compagnia della metalupa, che mai abbandonava la sua padrona, nemmeno per mangiare o bere.
 
 
 
Era strano e terribile allo stesso tempo come l’assenza di una persona potesse pesare in un modo così assoluto, come senza rendersene conto Brienne aveva fatto diventare Arya e la loro missione il centro del suo mondo. Ora che tutto era andato, perduto, non riusciva a capacitarsi di aver perso tanto, eppure di essere ancora viva, di dover andare avanti comunque nonostante tutto. Renly, suo padre, lady Catelyn, Jaime, Arya… se tutti loro erano perduti, come poteva lei essere ancora lì, respirare ancora? Brienne pregò gli dei di darle una risposta, un motivo oltre alla crudeltà del fato del perché ancora lei camminava sulla terra, quando tutti coloro che aveva amato erano morti, l’avevano lasciata sola.
 
 
 
Brienne respirò profondamente prima di entrare nella stanza, cercando di prepararsi a una visione che sapeva l’avrebbe comunque distrutta. Arya sembrava così giovane, così in pace nel suo letto funebre, che Brienne sentì di avere gli occhi lucidi prima ancora di poterli fermare; quanto ingiusta era stata la sorte con quella ragazza, a darle una vita di sofferenza, per poi strapparle anche quella nel momento in cui dopo mille sforzi era riuscita a costruire qualcosa di splendido e coraggioso. Daenerys, il volto appoggiato alle mani che Arya portava unite in grembo, alzò il capo al suo ingresso, e Brienne capì che doveva aver pianto da poco. La regina non si mostrava mai debole davanti a nessuno, ma i segni della tragedia che l’aveva colpita si potevano vedere chiaramente nel suo volto, nei capelli spettinati, lo sguardo spento, che la facevano apparire molto più vecchia dei suoi anni.
 
 
 
“E’ sempre così difficile per chi resta indietro.” Sussurrò Brienne e Daenerys annuì “Pensavo di essere abituata al dolore, di essere immune a esso. Sapevo che avrei potuto perderla… eppure nulla poteva prepararmi a questo vuoto. In un primo momento c’era solo il dolore. Ma adesso…” con una mano accarezzò il volto di Arya, sistemandole una ciocca di capelli in un gesto struggente“Adesso è la sua assenza che mi sta distruggendo. Sapere che non ci sarà accanto a me ogni mattina al mio risveglio, che non potrò più sentire le sue braccia stringermi, o le sue labbra sulle mie. Sapere che dovrò vivere una vita senza di lei, trascinarmi ogni giorno senz’altro da stringere al cuore se non il ricordo di lei, sentirlo svanire dalla mia mente mentre il tempo passa... Ho già perso tanto, ma lei, lei era mia. Ci siamo scelte, e l’ho amata… la amo, contro tutto e tutti, anche quando avrei dovuto odiarla. Tutta la mia vita è stata programmata da altri, persone che hanno cercato di sfruttare il mio nome, i miei draghi per i loro comodi, ed io mi sono lasciata trascinare dalle loro scelte. Ma lei no, io ho scelto lei, lei è stata la mia libertà, che ha dato un valore a tutto quanto. Ho speso notti insonni mentre la guardavo dormire, pregando gli dei di non portarmela via. E invece mi hanno tolto anche lei. Ho pagato il prezzo più alto per una vittoria che non ha più senso per me.”
 
 
 
Un singhiozzo scosse l’esile figura della regina, e Brienne si avvicinò a lei, le strinse la spalla con dolcezza “Arya non ha avuto una vita facile mia signora. Ma voi la rendevate felice. Tutto quello che voleva era tenervi al sicuro, creare un futuro per voi e per la sua gente. E’ morta sapendo di esserci riuscita.”
Daenerys emise una risata stanca e priva di ogni gioia “Davvero ti basta questo Brienne?” Brienne rimase in silenzio a lungo, sentendo calde lacrime scorrerle sulle guance e scosse la testa “No, non riesco a darmi pace. Avrei dovuto proteggerla.” Daenerys le strinse la mano “Avremmo dovuto farlo tutti. E invece è stata lei a proteggere noi fino alla fine. E’ così strano, come una persona possa cambiarti la vita, entrarci e sconvolgerla come un uragano.”
 
 
 
Rimasero in silenzio a lungo mentre lasciavano asciugare le lacrime, fissando il volto senza vita di colei che tanto aveva significato per entrambe, che aveva portato la speranza di un nuovo futuro nelle loro vite, prima che Brienne parlasse di nuovo “Non c’è un modo gentile per dirvelo mia signora… Gli uomini sono inquieti, chiedono a gran voce che l’incoronazione abbia luogo. Hanno bisogno di vedervi, di sapere che una nuova era è iniziata. Molti già vi ammirano per la distruzione del Trono, è questo il momento giusto di apparire. Avete vinto una guerra lunga e sanguinosa, avete l’occasione di portare finalmente la pace in una terra che già ha sanguinato tanto, già si cantano canzoni su di voi. E’ il vostro momento.”
 
 
 
Le labbra di Daenerys assunsero una piega triste “E dimmi, cantano di lei?” Brienne abbassò il capo, annuendo tristemente “Cantano del drago e la lupa che riuscì a domarlo. Che ha portato la pace affrontano un oceano di fuoco. La lupa selvaggia del Nord, la chiamano. Come riderebbe se potesse sentirlo.” Questa volta la risata di Daenerys fu più sincera, anche se si spezzò a metà, mentre un altro singulto scuoteva il suo corpo. “Non sono ancora pronta… a dirle addio. Non posso essere incoronata prima della sua cerimonia funebre, ma non riesco a capacitarmi, a pensarci. Voglio tenerla con me ancora per un po’.”
 
 
 
“Non c’è più tempo mia signora. Dobbiamo andare avanti, per quanto sia terribile. Organizzerò personalmente il trasporto a Grande Inverno.” Daenerys la guardò confusa e Brienne si affrettò a spiegare “Tutti gli Stark vengono sepolti nelle cripte di Grande Inverno.”
“No Brienne.” Daenerys scosse il capo “Non lascerò il suo corpo a marcire nell’oscurità. Lei brucerà nel fuoco del suo drago.” Brienne fece per protestare, ma si fermò guardando l’espressione di dolore nel viso di Daenerys, nel sentirle sussurrare con voce spezzata “E un giorno saremo cenere insieme.”
 
 
 
 
“Potrei anche addormentarmi qui Bran, mi sento così stanca.” Arya sbatté le palpebre ancora una volta, assaporando la luce calda che raggiungeva la sua pelle attraverso le sottili foglie degli alberi; era tutto così splendente, immerso di luce. La stretta sulla sua mano si fece più salda, più sicura “Non è ancora arrivato il momento di dormire, bambina mia.” Arya si girò di scatto, gli occhi che si riempivano di lacrime nel sentire quella voce che per tanto tempo aveva desiderato poter riascoltare.
 
 
 
Accanto a lei non c’era più suo fratello ma Eddard Stark, suo padre, che le sorrideva dolcemente “Padre.” Arya si sentì felice come poche volte si era sentita in vita sua, e lui la strinse tra le braccia mentre lei singhiozzava sulla sua spalla “La mia piccola Arya… Sei stata bravissima. Sei a casa adesso, non c’è più nulla da temere.” Arya si sciolse nel suo abbraccio e strinse il padre a sé, sentendosi per la prima volta al sicuro come quando era ancora bambina, e lui un gigante che avrebbe potuto sconfiggere qualsiasi nemico. Ned fece un passo indietro e le prese il volto fra le mani, asciugandole le lacrime con dolcezza “Che splendida donna sei diventata Arya. Siamo così fieri di te.”
 
 
 
Arya non riusciva a smettere di piangere, mentre il fiume di sentimenti che aveva sempre cercato di trattenere dentro di sé “Padre… padre ho fatto cose orribili. Mi dispiace, mi dispiace tanto.” Eddard la strinse a se finché i sui singhiozzi non si furono calmati, e solo allora la guardò di nuovo negli occhi, grigi e così simili ai suoi “Tutti commettiamo degli errori. Eri una bambina sola e spaventata che è sopravvissuta come meglio poteva. Io non sono riuscito a proteggerti, e ci hai pensato da sola. Hai già pagato abbastanza Arya. Ti sei presa carico di ciò che io e tuo fratello non siamo riusciti a fare, hai protetto la nostra gente, l’hai resa di nuovo libera. Siamo così fieri di te.” “La mamma? E Robb?” Eddard annuì “Ti stanno aspettando.”
 
 
 
Arya si guardò intorno ancora una volta, e riuscì a vedere le mura di Grande Inverno dietro di lei, com’erano state prima che il castello bruciasse, quando ancora era bambina “Quindi questa è la fine? Sono morta?” Eddard annuì, e quando parlò, fu come se avesse letto nei suoi pensieri “Staranno bene. Daenerys, Brienne, Sansa, Jon, staranno tutti bene. Tu hai portato loro la pace.” Arya guardò il padre negli occhi “Non avrei mai voluto lasciarla. Ho sempre desiderato rivedervi, gli dei sanno se ho persino pregato di morire, ma ora… avrei voluto avere più tempo.” Ned la guardò con un sorriso triste “Purtroppo non possiamo scegliere quando andare. Pensi che ti avrei lasciata, te e tua sorella, se avessi potuto evitarlo? Abbandonarvi è stato il mio rimpianto più grande.” Arya gli strinse la mano “Hai fatto del tuo meglio padre, lo so.” “Così hai fatto tu. Ora puoi riposare Arya; la tua battaglia è finita.”

 
 
 
 
La pira funebre si ergeva maestosa dove solo pochi giorni prima c’era l’accampamento dell’esercito del Nord. Il corpo di Arya era stato deposto con cura sulla sommità di essa, i luminosi colori argentei della sua tunica che si riflettevano alla luce del sole, facendo risplendere anche la sua pelle cerea.
Daenerys era vestita di nero, con l’unica eccezione del simbolo della sua casata, il rosso drago a tre teste che la contraddistingueva da tutti gli altri, luminoso sul suo petto. Accanto a lei, la grossa metalupa stava seduta, come in attesa, lo sguardo immobile sul corpo della sua padrona. Rhaegal agitava le ali vicino a loro, impaziente e nervoso, ancora debole per le ferite ricevute in battaglia. Ma Daenerys aveva voluto che ci fosse anche lui, che fossero sue le fiamme a ridurre in cenere il corpo di Arya. Anche se per poco tempo, lei e il drago avevano stretto una connessione, e lei più di tutti sapeva che non era una cosa da sottovalutare.
 
 
 
Vide Brienne camminare verso di lei, e l’accolse con un sorriso tirato. Era così stanca, così terribilmente sfinita. “Mia signora, siamo pronti.” “Ancora un momento.”
Daenerys s’incamminò verso la scala che portava alla sommità della pira, lentamente, tremando senza volerlo, mentre si avvicinava ad Arya per l’ultima volta. Era ancora bellissima, persino nella morte, e Daenerys si sentì stringere il cuore. Le accarezzò la mano fredda, ricordando quanto il suo tocco l’avesse consolata, fatta tremare di desiderio, morire di felicità. Si avvicinò alle sue labbra, e le diede un ultimo, leggero bacio “Il mio cuore è tuo, Arya. Per sempre.”
 
 
 
Prima di incontrarla, Daenerys aveva rinunciato ad amare per paura, per il dolore. Poi aveva riaperto il suo cuore a quella ragazza spezzata, e insieme avevano trovato un modo di aggiustarsi, di rimettere insieme i pezzi dei loro cuori; in qualche modo, questi dovevano essersi mischiati nel farlo. Ora il dolore era ancora più grande di prima, eppure Daenerys non riusciva a pentirsi di qualcosa che l’aveva fatta sentire così viva. La guardò ancora, a lungo, un’ultima volta. Posi allungò la mano verso la collana che ancora portava al collo, sfiorando allo stesso tempo quella che lei ancora portava, consapevole che quella sarebbe stata l’ultima volta che sarebbero state vicine. “Addio.” Sussurrò con le lacrime agli occhi, girandosi e scendendo le scale più velocemente di prima, per paura di crollare, di non farcela ad arrivare fino in fondo.
 
 
 
Guardandosi intorno, notò come non fosse stata la sola ad avvicinarsi alla pira; lentamente gli uomini del Nord, e non solo, si accalcarono ai piedi della pira e lasciavano qualcosa di loro, un omaggio alla regina del Nord. Daenerys sentì un’ondata di gratitudine immensa verso ciascuno di loro, verso il modo che avevano di onorare Arya, che come a lei aveva cambiato loro la vita. Asha lasciò una delle sue asce da guerra a piedi del corpo, lady Mormont la sua pelliccia d’orso, Missandei il nastro che legava i suoi capelli, Jorah salì la scalinata e si fermò a lungo a parlare con lei, come se ancora fosse tra loro.
 
 
 
Ognuno di loro in qualche modo era stato toccato dalla giovane Stark, dalla sua umiltà e forza d’animo, e Daenerys capì che non tutto era stato vano. Arya non era del tutto perduta finché lei, finché tutti loro, continuavano a portarla nel cuore, nella loro mente. Per ultima andò Brienne, che lasciò la sua spada ai piedi della sua signora, asciugandosi le lacrime mentre s’inchinava davanti a lei un’ultima volta.
 
 
 
Quando tutti ebbero finito, Daenerys si avvicinò al drago e sussurrò “Dracarys”
Il drago ruggì e una cascata di fuoco si sprigionò dalle sue fauci e la pira cominciò a bruciare, il calore a disperdersi intorno a loro con furia. Daenerys pensava di riuscire a guardare fino all’ultimo momento, ma il pensiero del corpo di Arya dilaniato dalle fiamme fu troppo per lei, e girò lo sguardo, il volto coperto di lacrime. Non riusciva a essere forte, non in quel momento. Per questo non capì subito cosa stava succedendo quando sentì le voci intorno a lei più forti, caotiche. Guardò Brienne, accanto a lei, gli occhi pieni di sorpresa e terrore “Il corpo… il corpo non sta bruciando.”
 
 
 
 
Arya quasi non si accorse delle fiamme che si sprigionarono intorno a loro, tanto era concentrata nel osservare l’espressione del padre. “C’è qualcosa che non mi stai dicendo?” Eddard la guardò con dolcezza “Sei sempre stata brava a capirmi. Ci assomigliamo tu ed io, lo sai? Arya…” Chiuse gli occhi e scosse il capo, per poi guardare le fiamme che davanti a lui divoravano ogni cosa “Non sono mai stato un uomo egoista. Ma per gli dei, è così difficile lasciarti andare.” Arya non riusciva a capire “Dove mai potrei andare?” Lui le strinse la mano “C’è qualcosa di più forte di me che ti sta chiamando. Il potere dei nostri dei non è abbastanza forte da trattenerti qui ancora.”
 
 
 
“Dove sto andando?” “A casa Arya. Non questa, non ancora. Evidentemente mi sbagliavo, il tuo destino non si è ancora compiuto.” Arya lo guardò spaventata; tutto si faceva così confuso intorno a lei “E se io non volessi andare?” La voce di Eddard era più distorta, lontana “Questo dipende da te.” Tutto in lei le diceva di lasciarsi andare, di smettere di combattere, poi lo vide, aldilà delle fiamme, il viola delle foglie, così puro, così bello. Arya prese la sua decisione. Eddard le strinse la mano ancora una volta “Darò un bacio a tua madre da parte tua.”
 

 
 
 
Daenerys stava ancora fissando il corpo di Arya avvolto dalle fiamme, ancora integro e perfetto, quando la metalupa accanto a lei ululò con tutta la voce che aveva, per poi lanciarsi verso il fuoco. “Nymeria!” gridò lei spaventata, ma non servì a nulla. L’animale si lanciò senza esitazione tra le fiamme, scalando la pira mentre il fuoco le bruciava la pelliccia, senza emettere alcun suono di dolore. Era uno spettacolo terribile, vedere l’animale che divorato dalle fiamme continuava a camminare, e farsi largo verso il corpo circondato dal fuoco. Quando finalmente raggiunse Arya, era completamente avvolta dal fuoco, un animale mitologico uscito da un incubo, e ancora una volta ululò, le enormi zampe appoggiate al petto di Arya.
Per un secondo il tempo sembrò fermarsi, e Daenerys osservò senza parole Nymeria dissolversi tra le fiamme, sparire completamente davanti ai loro occhi.
 
 
 
In quel momento Daenerys capì “L’anima di Arya.” Brienne la guardò, ancora sconvolta e confusa “L’anima di Arya era intrappolata in Nymeria, per quello Melisandre non riusciva a farla tornare. Lei non brucia… non può bruciare, lei è la mia Portatrice di Luce.” Brienne capì finalmente “Qualcuno deve andare lì, deve finire la cerimonia, non basta il sacrificio di Nymeria.”
Daenerys fece un passo avanti prima che Brienne potesse fermarla, e la guardò con un sorriso quasi feroce “Il fuoco non può uccidere un drago.”
 
 
 
Daenerys si lanciò tra le fiamme, come tanti anni prima aveva fatto sul rogo di Drogo, senza uova di drago questa volta, ma con la speranza che le batteva forte in petto, terribile e bellissima.
Sentì le fiamme lambirle i vestiti, i capelli, cercare di soffocarla, ma non si fermò nemmeno un secondo.
Raggiunse il corpo di Arya, illuminato dalle fiamme, risplendente come una stella. Non aveva idea di come farlo, ma sapeva bene cosa doveva fare. Si avvicinò al volto della ragazza, le sue labbra a un centimetro da quelle di lei “Arya. Torna da me.” La baciò mentre le fiamme le circondavano, mentre tutto diventava fuoco fuori e dentro di lei, mentre sentiva la vita scorrerle dentro come mai prima di quel momento.
Quando finalmente riaprì gli occhi, capì di non essere mai stata felice come in quel momento, quando vide gli occhi grigi di Arya ricambiare il suo sguardo.
 
 
 
 
 
***
 



 Arya sembrava una bambina mentre spronava il suo cavallo al galoppo sul campo innevato, ridendo di cuore ogni volta che un getto di neve gelata le finiva in volto, girandosi verso di lei per vedere se era ancora lì. Quando aveva proposto una gara, Daenerys non aveva saputo resistere. Spronò il suo cavallo ad andare più veloce, e la raggiunse ridendo “Sei lenta, Arya Stark! Ti farò mangiare la neve.” Arya rise, e insieme cavalcarono fino alla cima della collina, senza fiato entrambe.
 
 
 
“Ho vinto!” Daenerys la guardò con sfida “Io ho vinto, regina dei draghi, e tu sei solo un’imbrogliona!” Arya scese da cavallo e Daenerys la guardò mentre si avvicinava a lei “Io avrei imbrogliato?” Arya le porse le mani e Daenerys le prese tra le sue scendendo dal cavallo con grazia, finendo tra le braccia di Arya “Non vale distrarmi con il tuo fascino.” Daenerys rise ancora e si sporse verso di lei per baciarla mentre Arya la teneva stretta a se, un bacio dolce e leggero, come si sentivano loro in quel momento. Quando le loro labbra si staccarono Arya la guardò negli occhi, fissandola a lungo con intensità “Ti amo.” Daenerys non riuscì a non sorridere, felice come una bambina “Ti amo anch’io.”
 
 
 
“Se avete finito di dare spettacolo, potrete notare Grande Inverno alla vostra destra.” Asha passò cavalcando accanto a loro, alzando gli occhi al cielo. Daenerys arrossì, e Arya la lasciò andare, stringendola la mano mentre si avvicinavano al bordo della collina, ammirando Grande Inverno davanti a loro. Arya guardò il volto di Daenerys, preoccupata che potesse trovarla terribile dopo lo sfarzo di Approdo del Re e delle grandi città di Essos. Invece nel suo sguardo, Arya riuscì a leggere solo gioia “Arya… è splendida.” Arya le sorrise “E’ da tanto che sogno questo momento.” Daenerys annuì, ma quando parlò c’era una nota di tristezza nella sua voce “Deve essere bello tornare a casa.” Arya sorrise, guardandola negli occhi, consapevole che qualsiasi cosa ci fosse nel loro futuro, nulla avrebbe potuto sconfiggerle se rimanevano insieme, consapevole della forza del loro amore. “Sei tu la mia casa Daenerys, ovunque tu sia.”






Note: E finalmente siamo arrivati alla fine. E’ stato un lungo viaggio (quasi due anni!) e spero che si sia visto nel corso dei vari capitoli quanto il mio stile sia cambiato e, spero, migliorato. Devo ammettere che è stato triste concludere questa storia, che ormai fa un po’ parte di me, Arya e Daenerys sono cresciute con me, e spero che vi sia piaciuto viaggiare insieme a noi. Grazie a chi mi ha sostenuto, lasciato recensioni ed è rimasto nonostante i miei lunghissimi periodi di pausa, un abbraccio sincero a tutti voi, grazie; se vi va', fatemi sapere cosa pensate di questo finale e se l’intera storia vi è piaciuta!
 
Un grazie speciale a Giulia, migliore amica e infinita fonte di sostegno: lo sai, questa storia è per te. Grazie, davvero, spero che questo lieto fine ti piaccia.
Alla prossima,
Arangirl
 
  
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