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Autore: gloria85    27/03/2009    1 recensioni
"Dicono che la vita è imprevedibile. Mai diceria è stata più reale. So già che non ti rivedrò. Non presto almeno. Ho speranze nel cuore. Speranze vane collegate a emozioni fin troppo forti per poterle sopportare. Quando penso a te qualcosa mi attanaglia dentro." Una storia, un ricordo, una realtà. Si può vedere come si vuole, per me rappresenta ciò che sento ora...
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È con questo dolore sordo nel petto che voglio vivere.

Non ho intenzione di dimenticare.

Se soffrire e provare dolore è l’unico modo per tenerti accanto a me allora starò male per una vita intera pur di non perderti.

Dicono che la vita è imprevedibile.

Mai diceria è stata più reale.

So già che non ti rivedrò. Non presto almeno.

Ho speranze nel cuore.

Speranze vane collegate a emozioni fin troppo forti per poterle sopportare.

Quando penso a te qualcosa mi attanaglia dentro.

Troppe parole sono già state sprecate per descrivere l’inimmaginabile.

Solo chi lo prova sa che non è un dolore insopportabile, ma una dolce, calda e rassicurante sofferenza che ti aiuta ad andare avanti quando il tuo tormento non è al tuo fianco.

Ho mai provato qualcosa di così caldo e intenso?

Si! Forse una volta, tanto tempo fa.

Troppo tempo fa.

È come un desiderio che cresce dentro te.

All’inizio è quasi invisibile, insignificante, finché non punti il tuo sguardo su di lui e man mano che lo osservi, che lo ascolti, cresce dentro di te diventando incontenibile.

Sai bene che l’unica cosa che lo può placare è la realizzazione del desiderio stesso, ma conosci la vita e i suoi limiti e, purtroppo per te, questo è tra quelli.

Non si può annullare lo spazio, il tempo , le distanze.

Non è possibile andare contro la volontà delle persone per risanare la propria, ormai distrutta dall’attesa.

È umanamente possibile che un cuore arrivi a esplodere?

Forse i ricordi amplificano le nostre sensazioni, ma i suoi occhi erano reali.

Chissà quanto tempo passerà ancora prima che io riesca a incrociarli di nuovo.

Le sue mani.

Quelle non le posso aver immaginate o amplificate nel tempo.

Non posso non ricordarmi esattamente il loro calore, la loro dolcezza e la loro fermezza.

Così fresche nelle giornate estive, ma così calde e grandi la sera, quando mi stringeva.

Ho ancora davanti agli occhi il suo modo così naturale di rapportarsi con me.

Come mi ha preso la mano quel giorno in macchina.

Nessuno l’aveva mai fatto con un fare così sicuro, ma al tempo stesso dolce e deciso.

Ha intrecciato le nostre dita con gesti esperti, come se conoscesse le mie a memoria e, massaggiandomi il dorso della mano, me le stringeva fermamente.

È in quel preciso istante che ho ceduto.

Prima non mi ero accorta di lui.

Non avevo fatto caso alla sua presenza in mezzo a noi, o almeno non nel modo in cui poi ho continuato a osservarlo.

Scherzi, battute e mezzi contatti si sono susseguiti da quel giorno.

Le coccole sono arrivate naturali e il cercare vicendevolmente lo sguardo dell’altro, sembrava una necessità più che un gioco.

Ora le cose sono due: o quello, è stato il gioco estivo più intenso della mia vita o quel ragazzo ha qualcosa in più per me.

Non so la vita, nella sua ironia, che programmi ha per me.

Forse sperare ad alta voce non è una gran mossa da fare, ma io spero.

Spero per un noi.

Spero in un sogno.

Spero nell’impossibile.

  
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