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Autore: Anmami    07/03/2016    3 recensioni
Momento tra Beth e Daryl dopo il loro arrivo ad Alexandria. In questa storia la ragazza è viva, Dawn non l'ha colpita ma ci è andata molto vicina.
(Forse dovrei smetterla di guardare le 4x11, 4x12 e 4x13!)
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno gente! Tra un fiorellino di carta per i centrotavola, un confetto ed un segnaposto mi sono messa a guardare il DVD con le 4x11-4x12-4x13 ed il mio cervellino ha iniziato a macchinare come al solito. Dopo aver ascoltato Moonlight serenade cantata da Ella Fitzgerald poi, ho avuto l'illuminazione anche per il titolo.
E' una one shot "cotta e mangiata" nel senso che l'ho scritta in mezz'ora e l'ho finita circa dieci minuti fa, giusto il tempo di ricontrollarla velocemente, quindi se trovate qualche orrore grammaticale fate un fischio! 
In attesa di sapere cosa ne pensate del mio ennesimo vaneggiamento vi saluto!
Annalisa, la vostra amichevole scrittricedioneshot di quartiere.
 

MOONLIGHT SERENADE


-Ciao Daryl, come va?... no troppo banale.- 

-Ehi Daryl, come butta?... ma che diavolo mi prende!? Come butta? Ma cosa...-

-Buonasera Signor Dixon... sì, certo proprio fantastico.-

-Beth per l'amor del Cielo bussa a quella maledetta porta! Coraggio, bussa. Sali le scale del portico e bussa! Muoviti brutta codarda! Datti una mossa, bussa!-

-Oh per l'amor di Dio adesso parlo pure da sola! Devo essere impaz....-


-Parli con qualcuno?- domandò Daryl arrivando alle spalle della ragazza.

Beth sussultò per la sorpresa e sperò davvero che lui fosse appena arrivato e non avesse assistito al suo patetico spettacolino. Era andata avanti per circa mezz'ora parlando da sola e camminando in tondo cercando il coraggio di bussare alla porta di casa di Daryl e immaginando qualcosa da dire che fosse meglio di un semplice ciao. Certo lei pensava di trovarlo in casa ed invece l'uomo le era apparso alle spalle all'improvviso facendola spaventare a morte.

-Oddio! Non dovresti arrivare così alle spalle della gente!- brontolò lei tenendosi una mano al petto.

-E tu non dovresti andare in giro a quest'ora parlando da sola come una pazza.- disse lui sghignazzando, strafottente.

-Per tua informazione stavo canticchiando, non parlando da sola.- mentì Beth tentando di salvare la faccia.

-Cosa ci fai qui comunque?- chiese l'uomo facendo finta di crederle.

Aveva passato la mezz'ora precedente nascosto nell'ombra, silenzioso e attento a non farsi scoprire, ad osservarla. Era uscito a fare due passi per godersi il silenzio della sera ed al suo ritorno a casa l'aveva trovata lì davanti al suo portico intenta a passeggiare e farneticare frasi senza senso. Si era avvicinato quel tanto che bastava per capire cosa stesse dicendo ed aveva dovuto dar fondo a tutto il suo autocontrollo per impedirsi di ridere. Non sapeva cosa avesse di così urgente da comunicargli tanto da spingerla ad andare da lui a quell'ora, ma doveva ammettere che era da un po' che attendeva quel momento.
Da quando erano riusciti a portarla via dal Grady non avevano avuto un attimo di pace, gli eventi si erano susseguiti e, nonostante dopo la fuga dalla prigione avessero legato parecchio, le cose parevano essere completamente cambiate tra di loro.
Non si erano ancora parlati se non per dirsi banalità. Daryl non capiva se ciò fosse un bene o un male, ma si erano salvati a vicenda e limitare tutto ad un rapporto di conoscenza superficiale sarebbe stato un vero peccato. 
Ed eccola, con i suoi capelli biondi illuminati dalla luna e l'espressione di una bambina colta a rubare le caramelle, lì a fissarlo con gli occhi sgranati aspettando una sua reazione, aspettando forse una domanda o una frase che le permettesse di iniziare una conversazione.

-Beh ecco... passavo da queste parti.- rispose la ragazza grattandosi la nuca con fare imbarazzato.

-Mmmh... mmmh- annuì Daryl con un'alzata di spalle.

-Sai era da un po' che avevo voglia di parlare con te.- disse Beth dopo un grosso respiro.

-Vuoi entrare?- domando lui indicando la porta d'ingresso.

-Se ci sedessimo sotto al portico invece?- propose la biondina con un sorriso.

Daryl, dopo un cenno del capo, si andò a sedere sul pavimento appoggiando la schiena alla balaustra il legno e Beth lo imitò, accomodandosi accanto a lui.

-Penso di non averti ancora ringraziato.- sussurrò la ragazza portandosi le ginocchia al petto e poggiandovi sopra il mento.

-Non ce n'è bisogno.- rispose lui giocherellando con una delle sue sigarette.

-Daryl... le persone ti apprezzano, io ti... noi tutti ti vogliamo bene e quando fai qualcosa di buono per qualcuno devi aspettarti di essere ringraziato.- disse lei seria.

-È stato Rick a salvarti, suo il piano, suo l'accordo con quella maledetta puttana, non darmi meriti che non ho.- fece lui sminuendosi.

-Non è stato Rick a correre dietro ad una macchina per miglia.- lo incalzò Beth.

-Non era niente.- mormorò lui cercando di sganciarsi dagli occhi della ragazza e di allontanarsi dal discorso.

-Era tutto invece.- sussurrò lei appoggiando la testa sulla spalla dell'uomo e aggrappandosi al suo braccio.

Non era la prima volta che si trovavano così vicini, dopo la sbronza di quel giorno lei lo aveva abbracciato come non ricordava di essere mai stato abbracciato in vita sua, ma quella volta, complice l'annebbiamento dell'alcool e la loro litigata furibonda, era stato decisamente più facile da gestire. 
Invece trovarsi lì, soli sotto la luna, vicinissimi e soprattutto sobri per Daryl era davvero troppo destabilizzante, tanto da fargli domandare quale fosse il modo migliore di comportarsi. 
Saperla sana e salva al suo fianco gli riempiva il cuore di gioia, ma essendo completamente incapace di dimostrarlo, si limitava ad osservarla da lontano, ad assicurarsi che stesse bene ed a proteggerla. 
Lei non lo sapeva e mai avrebbe dovuto saperlo, ma le prime notti ad Alexandria, quando il ricordo di quel maledetto colpo di pistola che l'aveva mancata per un soffio era ancora vivido, le aveva passate ad osservarla dormire. In quei primi giorni di adattamento si accampavano tutti nella stessa stanza e, mentre gli altri dormivano, lui non si perdeva il suo più piccolo movimento. 
L'aveva protetta dal primo giorno della loro fuga dalla prigione ed era sua intenzione continuare a farlo, lo doveva ad Hershel, lo doveva a lei, lo doveva a se stesso. 

Era tutto invece.

Non sarebbe mai stato in grado di risponderle a parole, mai, in tutta la vita, sarebbe riuscito a dire qualcosa di altrettanto importante e quindi preferì, ancora una volta, far parlare i gesti.
Senza dire altro, appoggiò la testa su quella della ragazza e voltandosi appena le lasciò un bacio in mezzo ai capelli, restando qualche secondo con le labbra a contatto con i suoi riccioli biondi.
Non era bravo in queste cose e non era avvezzo a quel genere di dimostrazioni di affetto, ma aveva deciso che per lei valesse la pena di fare uno sforzo.

Si sentiva un coglione e mai avrebbe fatto una cosa del genere alla luce del giorno, ma lì quella sera, sotto a quel portico, era certo di poterlo fare perché sapeva che la luna avrebbe mantenuto il segreto

 
  
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