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Autore: namedemme    07/03/2016    1 recensioni
Harry Styles ha sedici anni ed è un ragazzo londinese che sta per imbarcarsi sull’R.M.S Titanic come passeggero di prima classe.
La sua famiglia è una della più altolocate di Londra e suo nonno, Edward Smith, padre di sua madre Anne, sarà il capitano del transatlantico più grande di quei tempi, considerato innaffondabile.
Per l’anziano comandante questa sarà l’ultima nave in cui presterà servizio prima della pensione, così tutta la famiglia Styles-Smith ha deciso di stabilirsi in America e di imbarcarsi con il loro caro.
A bordo Harry conoscerà Louis Tomlinson, diciannovenne di umili origini assunto come cameriere del ristorante di prima classe, con il quale nascerà subito una fortissima intesa.
Da quel momento i due cominceranno a frequentarsi segretamente e il loro legame si rafforzerà sempre di più minuto dopo minuto, ora dopo ora, ma l’idillio verrà spezzato quando la “nave dei sogni” si trasformerà nella “nave degli incubi”…
[Il rating potrebbe cambiare con l'evolversi della storia]
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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The meeting - Part two
Louis

Senza sapere come, Louis si ritrovò il giovane a cui era andato addosso in piedi davanti a lui, con un braccio teso nella sua direzione. Il suo cervello era andato completamente in tilt quando l’aveva visto: quel ragazzino era senz’altro qualche anno più giovane di lui, ma si stava comportando come se il più giovane fosse lui e si sentì uno stupido.
Lo aveva stregato dal primo sguardo, si era perso dentro quegli occhioni verde smeraldo e aveva avuto una strana voglia di affondare le mani dentro quei ricci ribelli che, con i pezzi di cibo incastrati tra di essi, gli davano un aspetto buffo e tenero. Proprio per questo motivo aveva iniziato a toglierglieli di dosso, non riusciva a resistere a quella vocina dentro di sé che gli urlava di toccarlo. Inavvertitamente gli aveva sfiorato una mano, e il contatto con quella pelle morbida gli aveva provocato un brivido lungo tutta la spina dorsale.

Il ragazzo lo guardò per alcuni secondi con un’espressione che non seppe interpretare, «devo andare, scusami», gli disse, prima di dirigersi verso la scalinata con passo spedito, passandosi una mano tra i ricci allo stesso tempo.

Louis continuò a guardarlo finché non scomparve dalla sua vista; ancora imbambolato, una grossa voce maschile lo destò dai suoi pensieri, «cameriere, stiamo ancora aspettando i primi!».

«Arrivo subito», borbottò, per poi finire di raccogliere ciò che gli era caduto.
Avrebbe voluto seguire Harry, parlarci e conoscerlo, ma in quel momento proprio non poteva andarsene.
Nonostante quel piccolo “incidente” riuscì a servire i suoi tavoli con un minimo di ritardo e nessuno si lamentò particolarmente, anche se gli vennero rivolte diverse occhiatacce.
Finalmente il suo turno finì, era stanchissimo e avrebbe voluto tanto dormire, ma all’improvviso degli occhi verdi risplendettero nella sua mente e il suo cuore iniziò a battere all’impazzata.
Così, anziché tornare direttamente alla propria cabina, decise di raggiungere il ponte di prima classe in incognito. Tutti i passeggeri si erano ritirati a fumare, bere o dormire, perciò nell’aria si diffondeva solo il rumore dei passi leggeri e veloci di Louis.
Tutti i passeggeri si erano ritirati a fumare, bere o dormire, perciò nell’aria si diffondeva solo il rumore dei passi leggeri e veloci di Louis.
Quando arrivò alla sua meta, ebbe un tuffo al cuore quando vide che la persona che cercava era dove sperava che fosse.
Harry aveva le braccia appoggiate al parapetto, incrociate, e fissava qualcosa d’indefinito nel vuoto; non sembrava essersi accorto della sua presenza.
Il più grande notò che tremava lievemente a causa del freddo, quindi si sfilò il cappotto che aveva indossato sopra la divisa da cameriere (trovato per puro caso dimenticato tra le sedie del salone di prima classe e preso “in prestito” con l’intenzione di rimetterlo al suo posto) e la pose sulle sue spalle, al che il più piccolo sussultò, voltandosi di colpo e assumendo un’espressione di pura sorpresa.
Louis gli sorrise lievemente, «ciao», sussurrò, avvicinandosi.
«Ciao… Louis, giusto?», gli rispose ancora sbalordito.
«Louis Tomlinson», specificò, vergognandosi a morte per l’enorme imbarazzo provato quella sera.
«Che ci fai qui?», una domanda semplice e diretta che bastò a spiazzare l’altro.
«Non sono bravo a mentire, perciò ti dico subito che ti stavo cercando», esclamò, assumendo un atteggiamento spavaldo di cui si pentì subito.
Nessuno gli aveva mai fatto quell’effetto prima: in genere era sempre sicuro di sé, con la battuta pronta, capace di intrattenere e affascinare le persone.
Il riccio si strinse nel cappotto e gli sorrise calorosamente, con le guance leggermente arrossate e mettendo in mostra delle fossette che Louis trovò stupende.
«Grazie», disse Harry, scrutandolo, «ma non voglio che tu ti raffredda a causa mia…».
«Non preoccuparti», rispose, «sto bene così».
Rimasero in silenzio per un po’.
«Parlami di te, Louis», l’aristocratico interruppe il silenzio, guardandolo.
«Sono un cameriere, ma questo lo sai già», ridacchiò, «ho diciannove anni, vengo da Doncaster, il mio sogno è diventare uno chef e questo sono io, in poche parole».
«E se volessi sapere qualcosa in più?», chiese l’altro, con un sorriso di sfida.
«In tal caso, dovresti raccontarmi qualcosa di te», rispose prontamente il più grande, facendo un’imitazione dei passeggeri di prima classe che fece ridere molto Harry.
Quando smise, iniziò, «ho sedici anni, la mia famiglia mi fa pressione perché vuole che mi sposa al più presto, suono, compongo canzoni e, alcune volte…», tentennò, «canto», concluse.
«Tu canti?», chiese l’altro, ammirato, «mi piacerebbe sentire qualche tua canzone».
«Beh…», Harry si assicurò che non ci fosse nessun altro nei dintorni, pur sapendo che a quell’ora in pochi giravano sui ponti, «potresti venire nel mio alloggio, se vuoi».
Louis rimase spiazzato per la seconda volta, «va bene», rispose d’impulso, «quando?».
«Domani la mia famiglia passerà tutto il pomeriggio in giro per la nave, potrei trovare una scusa per rimanere nella suite», gli fece l’occhiolino e Louis lo guardò stupefatto.
«Ci sto, verrò subito dopo pranzo».
Il riccio lo guardò divertito, «comunque il cappotto è di mio padre, provvederò io a restituirglielo».
Entrambi ridacchiarono, si sorrisero e si guardarono alcuni secondi in assoluto silenzio.
Il cameriere fece per andarsene ma, prima di incamminarsi, avvicinò le labbra all’orecchio del giovane per poi sussurrare, «buonanotte, Harry».
Mentre si allontanava, riuscì a sentire di nuovo la sua voce.
«Buonanotte, Louis».


Author's corner

Mi dispiace per essere letteralmente sparita, non sto attraversando un bel
periodo e di conseguenza scrivo pochissimo, cercherò di essere più
regolare (dal momento che ho anche altre fan fiction in programma).
Comunque, come promesso, ho scritto due capitoli (in realtà sarebbe
più un unico capitolo diviso in due) e niente, fatemi sapere cosa
ne pensate, se vi va.
A presto :)

-M
   
 
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