Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: PusheenCat    07/03/2016    3 recensioni
{AU} || {Little Red Riding Hood! Alois}
"Perché non ti accorgi mai di nulla Cappuccetto?
Perché non potevi prestare più attenzione a ciò che ti circondava, anziché dedicarla interamente al raccogliere fiori per la nonna, o all’approfittare della presenza di un ruscello per sistemare i tuoi bei capelli biondi?
Perché devi essere sempre così ingenuo? "
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alois Trancy, Claude Faustas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Con un passo leggero, appena udibile, di piedi fasciati in deliziosi stivali, Cappuccetto andava per il sentiero.
Ma dove vai Cappuccetto, dove vai Cappuccetto?
Era appena venuto a conoscenza del grave malanno che aveva colto la nonna – oh, povera nonnina! Cappuccetto era molto legato a lei, e per questo motivo si era offerto di andare a farle visita, nella sua casetta in mezzo al bosco.
Il cestino in mano faceva dondolare, pur stando attento a non far cadere le vivande, la mantellina cremisi, legata sotto il mento in un fiocco, che ondeggiava ad ogni movimento che compiva. Gli piaceva, quella mantellina, e gli piaceva anche il colore: forse era per quel motivo che la indossava ovunque andasse.
Canticchiava sottovoce Cappuccetto, perché canti Cappuccetto, perché canti Cappuccetto?, avanzando lungo il sentiero circondato da alberi, abbastanza forte perché non udisse i fruscii delle fronde provocati da un di certo non piccolo animale.
 
Perché non ti accorgi mai di nulla Cappuccetto?
Perché non potevi prestare più attenzione a ciò che ti circondava, anziché dedicarla interamente al raccogliere fiori per la nonna, o all’approfittare della presenza di un ruscello per sistemare i tuoi bei capelli biondi?
Perché devi essere sempre così ingenuo?
Fu circa a metà strada che Cappuccetto si fermò per l’ennesima volta, a causa di una rosa che spiccava tra le altre del cespuglio per il colore – rosso, a differenza delle altre, tinte di un delicato rosato. I raggi del sole del tardo pomeriggio giocavano con le sue ciocche di capelli e con l’azzurro delle sue iridi, creando dei luccichii dorati in esse. Strappò con cautela il fiore, un sorriso che gli attraversò il volto non appena lo ebbe tra le mani – seguito immediatamente da una smorfia di dolore quando percepì qualcosa pungergli con forza contro un polpastrello. Lasciò cadere la rosa, osservando con il naso arricciato la goccia di liquido scarlatto che gli scivolava lungo il dito: oh, povero Cappuccetto, si era punto con una spina!
Strofinò la ferita contro la stoffa della mantellina, tanto comunque non si sarebbe notata la macchia. Dopo aver raccolto di nuovo il fiore con la punta di due dita, stando ben attento ad evitare di ferirsi, e averlo riposto nel cestino, Cappuccetto riprese il sentiero.
 
Cappuccetto, Cappuccetto, come puoi essere così sbadato?
Possibile che non ti accorgi proprio di niente niente, tu?
A malapena ti sei reso conto della luce cha va mano a mano affievolendosi…
…nemmeno ti sei accorto della goccia di sangue che hai lasciato cadere a terra.
Se avevi pensato di scappare da quegli occhi dorati che ti seguivano fin dal principio del tuo viaggio, ora non hai più speranza di essere lasciato in pace.
 
Era passata una mezz’ora, quando Cappuccetto si trovò davanti un bivio. Guardò una strada, per poi spostare gli occhi sull’altra e reprimere un gemito frustrato: le due vie erano identiche persino nei mattoncini che le componevano! Come avrebbe fatto a decidere, Cappuccetto?
“Ti vedo in difficoltà”
Cappuccetto si voltò di scatto in direzione di quella voce profonda, che chissà per quale motivo gli aveva provocato un brivido di freddo lungo la spina dorsale. Davanti gli stava un uomo alto una ventina di centimetri più di lui, la testa lievemente inclinata da un lato lasciando i capelli, di un colore più sul nero che sul castano, ricadergli su uno zigomo scolpito, ad osservarlo con un paio di occhi densi come oro fuso. Cappuccetto lo avrebbe persino definito l’uomo più bello che avesse visto, se non fosse stato per quelle orecchie nere a punta e la coda del medesimo colore.
“Sono solo…indeciso, signor Lupo”
Non sapeva bene come comportarsi con uno di loro, e sperò con tutto il suo cuoricino che la sua voce non suonasse troppo insicura.
“Capisco” il Lupo guardò i due sentieri, sospirando “Effettivamente non è particolarmente facile come scelta…”
Perché la ferita che Cappuccetto si era fatto in precedenza bruciava tanto? Si morse il labbro inferiore, tentando di ignorare il dolore pulsante che cominciava a propagarsi lungo tutto il braccio.
“Se vuoi posso aiutarti”
L’ultima cosa che la madre gli aveva raccomandato, prima che cominciasse il suo cammino verso casa della nonna, era di non prestare alcuna attenzione alla creatura spietata che era il Lupo. Numerose erano le fiabe che narravano di quell’ombra che si aggirava per il bosco, in attesa di una preda succulenta da divorare.
“Guarda che non ti mangio mica” aggiunse, con un ghigno che gli increspò per qualche attimo il viso.
 
Corri Cappuccetto, corri più veloce che puoi, razza di uno sconsiderato!
Del Lupo non ti fidar, lui ti vuol soltanto mangiar!
 
Le ombre cominciavano ad allungarsi, segno che il sole stava sparendo oltre l’orizzonte, a breve sarebbe stato buio. E tutto era meglio di aggirarsi da soli di notte per il bosco, lo sapevano anche i più piccini.
Cappuccetto allora prese una decisione, tendendo la mano a prendere quella del Lupo – che trovò con sorpresa estremamente curata e calda.
“Mostrami la strada, dunque”


 
 
‘Oh Cappuccetto, presto di aver fatto questa scelta si pentirà’ penso tra sé e sé il Lupo sorridendo, non appena il ragazzino si voltò dall’altra parte.
 
 
Ma questo, Cappuccetto, ancora non lo sa.
 
 
 
 
  
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