Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |      
Autore: Owlseatheartsforbreakfast    08/03/2016    7 recensioni
Pessima idea.
Pessima idea davvero, John Watson.
Sherlock e il campeggio? Ma seriamente?
Forse non ha sentito.
Decisamente non ha sentito.
No. Non ha sentito.
"Quale campeggio, John?"
..merda.
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cucù *fa ciao con la manina*,
sono tornata, di nuovo.
Idea stupida, I know, ma stavo ascoltando della musica e *boom* tutta la storia si è materializzata nella mia mente.
Scusatemi in anticipo se è un po' fluffosa, ma non ho saputo resistere, davvero.
Non è betata e non l'ho riletta, quindi probabilmente sarà farcita di errori e strafalcioni vari, ma dovevo pubblicarla. 
(nel caso trovaste qualche erroraccio fatemelo notare, e provvederò alla sistemazione)
Ditemi cosa ne pensate, sono curiosa x3
Eh niente, ecco qua, buona lettura!
.
..
...
....
Ok, ok, no, un secondo solo, poi vi lascio andare.
-Riko, sei la mia ispirazione vivente.
Ovviamente è per te.
Spero ti piaccia, mia cara. 
Anche noi andremo in campeggio prima o poi u.u-

Okay, finito, vi lascio!
Buona lettura! *3*

 

Sky full of stars
*oOo*

 

È una calda e afosa sera di agosto quando John ha l'idea peggiore della sua vita.
Stanno guardando della tv spazzatura seduti scomodamente sul divano -che si è ormai appiccicato per l'eternità alla stoffa dei suoi pantaloni-, Sherlock borbotta insulti variegati a proposito di un qualche detective completamente incompetente, mentre John soffre.
Lui soffre e basta.
Le caldi notti in Afghanistan l'hanno temprato, certo, ma una volta riadattatosi con difficoltà alla vita civile, soffrire in questo dannatissimo modo non rientra più nella sua soglia di sopportazione.
"Sherlock, io non resisto" ammette quasi boccheggiando.
Per tutta risposta ottiene solamente un'occhiata frettolosa, e per un attimo si ritrova a pensare una cosa assurda.
"Gli occhi di Sherlock sono grigi, grigi come il ghiaccio. Gli occhi di Sherlock sono di ghiaccio. Io ho caldo. Datemi il ghiaccio." e nella frazione di un secondo si immagina di diventare minuscolo, come Alice con la pozione rimpicciolente, lanciare i vestiti sul divano (tanto ormai ci sono rimasti appiccicati) e tuffarsi in quell'acqua ghiacciata.
È una fantasia stupida, certamente, ma al momento sembra essere una situazione più che plausibile nella mente surriscaldata di John.
"Oh dio, adesso ho anche le allucinazioni, questo caldo mi uccide."
Sherlock stavolta si volta completamente e lo fissa con insistenza, prima di far serpeggiare fuori dalla bocca una frase di circostanza.
"Mi spiace John, cosa posso fare per te?"
Ed è così insolito sentir dire queste cose da Sherlock che per un attimo John pensa di essere morto davvero e di essere nel suo personalissimo paradiso, che è uguale a Baker Street, con un'unica differenza.
Sherlock è una persona trattabile. A volte persino gentile.

"Andiamocene. Ora. Ti prego."
"E dove vorresti andare John?"
"In campeggio."
Pessima idea John Watson, pessima, pessima idea.
Forse sei ancora in tempo per ritrattare.
Si, non ti ha sentito, forse.
No, non ti ha sentito.
Sicuramente.
"In campeggio dove?"
Ha sentito.
"Non so, in un posto.. no dai, Sherlock, lascia stare, dicevo per dire. È il caldo che mi fa parlare così."
Sherlock. Campeggio.
Sherlock senza nulla da fare se non rilassarsi.
Peggior idea del secolo.
John meriterebbe una medaglia anche solo per averla pensata, una cosa del genere.
"Okay."
È la semplice risposta di Sherlock, che si alza dal divano (i suoi pantaloni non si sono appiccicati.. come è possibile?) e si dirige in camera sua.
"Buonanotte John."

Incredibile, pensa John, che sia bastato solo una stupida idea a scombussolare la sua serata, nonchè quotidianità; ma ormai Sherlock è andato a dormire e di parlarne non vale la pena, così si alza anche lui e decide di dormici su.

Rumore.
Stoviglie.
Occhi che si aprono piano e ciglia che non collaborano, restando incollate tra di loro.
Mano che afferra il cuscino per portarselo sopra l'orecchio nel futile tentativo di coprire il frastuono proveniente dal soggiorno.
"Sherlock! DANNAZIONE, SONO SOLO LE QUATTRO DI MATTINA, TORNA A LETTO!" urla John nella più completa e assorbente disperazione da risveglio traumatico.
"No." è la risposta che segue il brontolio sommesso del dottore.
"Torna in camera tua e non osare svegliarmi più fino a domani."
"No."
"Sherlock.. non.. ti prego, vattene, voglio dormire."
"Non puoi."
"Per quale assurda ragione?!" strilla John, poi lancia il cuscino contro la porta e si siede contro la spalliera del letto.
Sherlock è davanti a lui, vestito di tutto punto, due valige ai suoi piedi e un cappellino da pescatore in testa.
"Cosa, DIAMINE, stai facendo?"
"Partiamo, John."
"COSA?!"
"Il campeggio." risponde tranquillo il detective.
"Come?"
"Mycroft, talvolta può tornare utile. Jet privati possono essere prenotati, impegni rimandati, case possono esser.:"
"Taci. Ho capito."
C'è un lungo momento di silenzio in cui John soppesa la situazione, ed è un momento sbagliatissimo per farlo, perchè ha sonno, è stato svegliato bruscamente e Sherlock è in camera sua.
"Ok. Dammi dieci minuti. Aspettami in cucina."
"Ma John, ho già pres.."
"Fai. Come. Ho. Detto. E tieni quel cappello."
Così il detective raccoglie le valigie e le porta in cucina, si appoggia al tavolo e aspetta.
Il dottore si fa una doccia, mugugnando qualcosa tra una goccia e l'altra.
Si veste, prende qualcosa a caso dall'armadio e lo ficca nello zaino militare che porta con sè per ogni evenienza.
Quando scende dalle scale si trova faccia a faccia con uno Sherlock (che oserebbe definire "isterico" se non fosse che è Sherlock, quindi non vale) in cerca di qualcosa che effettivamente non riesce a trovare.
"Cosa cerchi?"
"Tenda." si limita a rispondere, scocciato come sempre.
"Vuoi andare in campeggio e non abbiamo una tenda?"
"Mh."
E John sa che questa è l'ultima risposta che riceverà fino al momento in cui il detective non avrà trovato qualcosa che soddisfi le sue richieste.

Qualche minuto dopo il campanello suona e il dottore non può fare altro che chiedersi chi, alle 4.25 di mattina, sia in grado di -in sequenza- svegliarsi, alzarsi dal letto, vestirsi, uscire in strada e andare a suonare alla loro porta.
Un uomo, vestito con un completo nero (ma non ha caldo?) consegna a Sherlock un pacco di dimensioni abbastanza preoccupanti, poi si volta e semplicemente sale in macchina per andarsene.
Se la vita vera seguisse le stesse meccaniche dei fumetti, ora John avrebbe un punto di domanda di dimensioni bibliche sopra la testa.
"Mycroft. Come ti ho già detto, può essere utile." sbotta il detective.
"Mh, si certo."

Un furgoncino militare li aspetta fuori dalla porta del 221b e Sherlock poggia le valigie -comprendenti di zaino e pacco sospetto- sui sedili posteriori, mentre John si accomoda sul sedile anteriore con un principio di abbiocco.
Dopo circa cinque minuti stanno sfrecciando per le strade di Londra, e l'aria fresca che entra in macchina cancella completamente l'idea di poter dormire per qualche ora -e anche il suo malumore-.

La strada è lunga, ma il viaggio è piacevole e si ritrova a canticchiare tutte le canzoni che danno in radio, mentre per la prima volta materializza il fatto che Sherlock stia facendo qualcosa per lui, qualcosa per farlo stare bene, e l'idea non può che riempirlo di gioia.

555 curve dopo -si, ha tenuto il conto- giungono in una pineta, e già sente il caldo afoso di Londra svanire come per merito di una magia.
"Siamo arrivati?" chiede curioso come un bambino che va per la prima volta in vacanza con i genitori.
"Quasi. Quando saremo arrivati te ne accorgerai tu stesso."
Ed è davvero così, perchè quando l'auto inizia a rallentare, il dottore si sente al settimo cielo.
Un lago.
Un bellissimo lago in mezzo a una pineta.
"Sherlock.. è.. fantastico."
"Già, lo so."
L'aria fresca gli solletica i capelli, l'acqua dorata del lago sembra così invitante che John potrebbe spogliarsi e tuffarsi seduta stante.
Il detective apre le portiere e scarica le valigie dai sedili, poggiandole a terra con uno sbuffo.
"Sono pesanti, John."
"Prima non ti lamentavi però" ride il dottore, perchè la scena è davvero spettacolare -e quel cappellino è assurdo, ma Sherlock l'ha tenuto, e la risata scema piano in un sorriso sincero-.
Sistemano tutto, montano la tenda nell'arco di qualche minuto e il resto della giornata passa in fretta, tra un buon libro e un tuffo in quell'acqua così tiepida e piacevole.
Alla sera John si rimbocca le maniche e inizia a preparare qualcosa da mangiare, perchè Sherlock ha già dato abbastanza per i suoi standard e si merita almeno una cena "offerta" dalla casa.
Una zuppa pronta da sciogliere in acqua è un'ottima alternativa alla cucina molecolare, pensa il dottore ridacchiando per la sua stessa battuta, e Sherlock lo osserva in silenzio, senza riuscire a ricordare una giornata più bella di quella che si sta spegnendo.
"Andiamo a dormire?" propone il detective, senza troppa convinzione, in parte per la tenda -montata si in pochi minuti, ma montata decisamente in modo errato e instabile- e per la fantastica nottata che sarebbe se solo uno dei due convincesse l'altro a restare sveglio.
"No, e le stelle?" chiede il dottore, e il suo viso trasmette uno strano miscuglio di sensazioni che balzano dalla speranza alla speranza folle.
"Vero, le stelle." risponde Sherlock, andando a recuperare una coperta di lana da adagiare sull'erba fresca.
Si sdraiano silenziosamente, gli occhi puntati al cielo e lo sciabordio del lago nelle loro orecchie.
"Mi piace, è bello qui.. grazie."
E il detective sorride, perchè John sta bene, John non ha più caldo, non si appiccica al divano.
John è felice.
John è sdraiato con lui.
"Dovere." risponde Sherlock.
"No, no, non lo è davvero." sorride il dottore e il silenzio scivola su di loro come fresche ondate di petrolio scuro.
Per la prima volta ci sono solo John e Sherlock, il dottore e il detective, non c'è nessuna signora Hudson, non c'è nessun Gavin Lestrade.
Solo loro.
"Guarda Sherlock, quella è l'orsa maggiore."
"Cosa? Dove? JOHN VAI NELLA TENDA." urla in preda al panico, ma mentre cerca di rialzarsi il dottore lo placca buttandolo sulla coperta.
"Idiota, le stelle, la costellazione! Pensavi davvero ci fosse un orso?"
"Beh, c'è una pineta.."
Ridono, ridono come due bambini, Sherlock non ci capisce nulla di stelle e John invece non capisce nulla e basta, perchè le sue mani sono poggiate sulle costole del detective, può percepirne il respiro, può sentire le sue ossa e la sua carne sotto i polpastrelli.
Può sentire il sangue pulsare nelle vene mentre il suo cervello decide momentaneamente di assentarsi.
Il cuore che sbatte contro lo sterno, violento, e non c'è bisogno di sapere quale dei due cuori sia, perchè quando il detective guarda negli occhi John, non esistono più dei confini.
Sono una cosa sola, un unico corpo con un unico cuore.
E il silenzio non è più silenzio, l'acqua non rimbalza tra le pietre del lago e quelle stelle incastrate nella volta celeste diventano spettatori muti di fronte al bacio che sta permettendo a quelle due anime di riconciliarsi, una volta per tutte.
"Forse non è stata un'idea così tremenda." pensa John, ed è l'ultima frase che la sua mente riesce a formulare.
   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Owlseatheartsforbreakfast