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Autore: Friliver    08/03/2016    6 recensioni
Nichy andò a letto presto, senza mangiare, e per la prima volta nella sua vita passò dalle lacrime al sonno senza accorgersene . Era triste molto triste.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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~~Caro, ti voglio tanto bene



Domenica ventiquattro Maggio mi accorsi che la frase “avere il cuore infranto” non era una metafora. Sicuro, fino a quel giorno, di amare, riamato da Pierluca, sentii davvero, fisicamente, come mai avrei immaginato, uno strappo al cuore quando lui mi confessò che mi lasciava per mettersi con Valentino.

“ Mi sono innamorato di Valentino. E lui di me. Trovo onesto dirtelo”.

“Non ci credo: l’hai sempre detto che è soltanto un pezzo di merda, hai detto che è un ragazzo facile e lo da  a tutti”.

Pierluca mi interruppe:
“L’ho dicevo perché non avevo ancora imparato a conoscerlo. Valentino è degno di ogni rispetto, si assume tranquillamente la responsabilità di ciò che fa, non è ipocrita, si è guadagnato la mia stima, e non è stato difficile vincere il mio amore…”.

“Manca soltanto che tu dica che un ragazzo non può vivere di solo spirito!”.

“Vedo che mi capisci: ci sono altre cose altrettanto importanti!”, disse Pierluca, ed io pensai che invece non capivo: non era stato lui a dire e ripetere in continuazione che solo i ragazzi seri sono meritevoli di vero amore”?

“Allora ci lasciamo”, constatai , mentre un senso di nausea mi chiudeva lo stomaco: possibile che l’amore ferito avesse degli effetti fisici così devastanti?”.
“Credimi: io ti voglio ancora molto bene, ma…”.

“Ma non è amore”, finii per lui, con la voce che mi tremava e gli occhi pieni di lacrime.
“Ti voglio bene come a un fratello”, concluse Pierluca, e prima di andar via, si chinò a baciarmi leggermente su una guancia, a mo’ di consolazione.

Pensai che a niente mi avrebbe più consolato e tornai a casa con passi pesanti, rifiutai di mangiare, andai presto a letto dove per la prima volta nella mia vita passai dalle lacrime al sonno senza neanche accorgermene.

Lunedì venticinque Maggio ottenni da mia madre il permesso di non andare a scuola, e l’assicurazione che “Passerà, vedrai!”, assicurazione che quasi mi offese: “Come si poteva dire, “passerà”? Non lo dicono tutti che il primo amore non si scorda mai?”

Per la prima volta assaporai il gusto di crogiolarmi nel dolore. Rivissi parola per parola, sguardo per sguardo, intonazione per intonazione, il mio ultimo incontro con Pierluca. Mi accusai, forse potevo prevenirlo, forse avrei dovuto aspettarmelo, forse quando Pierluca rinunciava a vedermi perché doveva studiare per gli esami di maturità era tutta una scusa: tutto era già successo, tutto era già stato stabilito, la mia condanna già pronunciata e irrevocabile: fra noi era tutto già finito. Pierluca amava Valentino.

Per la prima volta assaporai il gusto dell’autocompatimento, per la prima volta rifiutai la consolazione del mio dolce preferito e della promessa di un viaggio, e per la prima volta mi parve di sentirmi vecchio.

Martedì ventisei Maggio mi accorsi che la cosa più sconvolgente di tutte è che la vita continua, comunque, incurante delle nostre disperazioni.

Venni interrogato in inglese: non avevo studiato. Pensavo che un amore finito così dolorosamente mi desse il diritto di essere lasciato in pace: invece no. Chiamato alla lavagna feci scena muta, poi scoppiai a piangere, che vergogna davanti a tutta la classe, e per tutta consolazione la professoressa mi disse: “Se studiavi la lezione non ti trovi adesso a dover piangere”, considerazione che non mi consolò affatto.

Ma al pomeriggio provai per la prima volta il gusto acre di sentirmi incompreso quando mia madre mi disse: “Non vorrai mica farti bocciare solo perché Pierluca ti ha lasciato. Ti avevamo avvertito io e papà, che il tuo era un amore sbagliato, anormale, contro natura e che ti avrebbe fatto soffrire per tutta la vita. Sono amori impossibili senza sentimenti”.

Mercoledì ventisette Maggio venni invitato per l’indomani a una festa dalla mia amica Elisa e declinai l’invito. Questo mi valse l’ironia beffarda di mia madre: “Per quanto tempo ancora hai intenzione di portare il lutto per la fine del tuo grande amore?”.

“Tutta la vita” strillai in risposta, poi, nel silenzio della mia cameretta mi trovai a riflettere che “tutta la vita” è davvero molto tempo.

Per la prima volta pensai che forse il primo amore non necessariamente deve essere anche l’ultimo.

Giovedì ventotto maggio, alla festa di Elisa vidi Pierluca e Valentino che ballavano stretti. Per la prima volta, avevo sempre sdegnato i piccoli trucchi e l’arte delle ripicche, incoraggiai il corteggiamento di un ragazzo di cui non m’importava niente. Per la prima volta sentii lo stimolo dell’orgoglio, e mi finsi perfettamente felice e spensierato.

Venerdì ventinove maggio, quando ormai avevo imparato a sentirmi sicuro di me, venni ricacciato nel turbamento da una telefonata di Pierluca che con tono fraterno mi consigliava di lasciar perdere Lele, che non era un ragazzo per me. Per la prima volta capii che a volte poche cose possono ferire più di un affezionato tono fraterno. Ma perché si stava ancora interessando di me?

Passai tutto il pomeriggio a piangere e fare progetti per il futuro: Pierluca avrebbe capito che quello che provava per Valentino era solo passione, e un giorno sarebbe tornato da me che ero il suo amore vero. Avrei saputo aspettarlo, quella prova avrebbe rafforzato il nostro amore. Pierluca non mi avrebbe lasciato mai più!

Per la prima volta assaporai il gusto di credere alle proprie bugie, ed esserne consolato. Per la prima volta, specchiandomi mi vidi attorno agli occhi due profonde occhiaie.

Sabato venti Maggio, studiando inglese assieme a una compagna di scuola, mi convinsi di essere rimasto molto indietro col programma. Quella sera annunciai con tono serio a mio padre che avevo bisogno di parlargli, e quando, dopo cena, egli mi dichiarò pronto ad ascoltarmi gli chiesi se per favore invece di portarmi come al solito al mare, non mi avrebbe offerto una vacanza-studio in Inghilterra con la quale avrei potuto mettermi in pari con i programmi. Mi mostrai informatissimo su costi, e mio padre fu ben contento di potermi concedere quello che desideravo.

“Non pensavo che con questa storia del suo grande amore finito male avrebbe avuto voglia di partire”, disse più tardi a mi madre, “forse questa gita lo guarirà e spero che trovi una bella bionda: Pensavo sinceramente che avrebbe preferito gravitare sul luoghi della sua infelicità”.

“Nichy è molto maturato, in questi ultimi giorni”, osservò mia madre. “Ha imparato molte cose, tra cui che la fine di un amore a sedici anni, per quanto faccia soffrire, non è poi la fine del mondo. Anche se lui ancora non se ne rende conto, questa esperienza con Pierluca gli ha fatto bene”.

Nella mia stanza ascoltai la laro conversazione, intanto per la prima volta pensai che chissà, forse è vero  che lontano dagli occhi, lontano dal cuore, forse quel mio viaggio in Inghilterra sarebbe riuscito a farmi dimenticare Pierluca.



Londra era bella anche senza sole, ma un giorno arrivò il sole per me attraverso un messaggio: Caro, ti voglio tanto bene. Solo ora che non ti vedo più mi sono accorto che sei l’unica persona al mondo che io amo. Nichy mi manchi, mi sono reso conto che non posso stare senza di te. Con Valentino non ci ho fatto niente, ho capito che si trattava di infatuazione. Ho volutamente rimandato la mia prima volta, perchè lo voglio fare con te unico mio vero grande amore. Perdonami se ti ho fatto soffrire. Ti aspetto con ansia.

In quel momento il sole fece capolino tra le nuvole e un raggio illuminò il mio viso. Lo trovò sorridente.














 

   
 
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