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Autore: Laurie    08/03/2016    0 recensioni
La raccolta di ficlet definitiva su Nana. Personaggi, coppie e problemi esistenziali potrebbero variare notevolmente di capitolo in capitolo.
A letter from the depth
Un amore mai consumato può fare ancora male {Nobu/Nana K.}
Storie pubblicate:
Your heart-shaped box {Reira/Ren}
Words are meaningless (and forgettable) {Naoki e Reira}
Effimero {Ren/Shin}
All you ever wanted, all you ever needed {Shin/Reira}
Let me steal this moment {Reira/Takumi}
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Slash, FemSlash | Personaggi: Naoki Fujieda, Nobuo Terashima, Reira Serizawa, Ren Honjo, Shinichi Okazaki
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ci riproviamo? Questa è la mia corsa folle nelle relazioni intricate di questo manga denso. Nell'attesa che la Yazawa riprenda a scrivere, ci si diverte.
Titolo da una canzone dei Nirvana.
 

Your heart-shaped box
 

C’era le neve. Lei camminava accanto a lui, gli sussurrava parole in una lingua che Ren conosceva ma non riusciva ad afferrare. Ridacchiava.

Oh ti prego vieni qui, baby.
Lui l’abbracciava, accarezzava i suoi riccioli.

Baby, sei bella. Sei bellissima. Canta per me, ti prego, canta solo per me.
Lei gli si strinse, le sue parole erano piccole note d’argento solo per lui. Lui l’accarezzava con una possessione che aveva provato solo per due o tre cose nella sua vita. Sembravano appartenere ad un’altra persona, ora. Erano sulla frangiflutti, il mondo girava girava come una trottola, freneticamente. Erano a casa sua, c’era una festa e lei gli stringeva la mano.
Tutti erano contenti, tutti erano felici. Reira lo stava baciando, timidamente.
Non c’era nessuno, ed era buio.

***

Si svegliò circondato dal tepore delle coperte. La prima cosa che vide fu una bottiglia di bourbon – quando l’aveva presa? – e un bicchiere con un dito di liquore dentro e dei cubetti di ghiaccio che dolcemente si scioglievano. Una mano afferrò il bicchiere, una mano bianca e delicata, una mano di donna gentile. Ren si sentì bene. Non ricordava esattamente cosa stava sognando, ma sapeva che era stato un sogno bello.
“Scusami, ti ho svegliato,” gli disse Reira quando si accorse che non stava più dormendo. “Cosa hai da sorridere?”
“Nulla,” le rispose, vagamente stupito per il benessere che sentiva. C’erano tanti punti oscuri che gli ronzavano per la testa, ma adesso gli apparivano poco importanti.

“Ehi, non ti scolare tutta la bottiglia!”
Reira rise, e preparò un bicchiere anche per lui.
“On the rocks?”
“Certo.”
Bevvero in silenzio. Il sapore del bourbon ricordava ad entrambi qualcosa accaduto tanto, tanto tempo fa. La casa era silenziosa e vastissima, i pavimenti e le pareti bianche abbagliavano così tanto che Ren si accorse con rammarico di non essere più abituato a viverci. Stagnava nell’aria odore di polvere e di umido.
“Sai che ricordavo questa casa più piccola, Ren?”
“Forse perché una volta era piena di gente. Ci tenevo le feste dopo i concerti.”
“Ricordo,” disse Reira con un sorriso al pensiero segreto di una festa in particolare – dopo lei era fuori insieme a Yasu, e nel ricordo le sembrava di essere stata meno deliziosamente sotto i fumi dell’alcool di quando si fosse sentita allora.
“Senti, Ren, ne facciamo una? Di festa! Invitiamo tutta la band e i nostri vecchi fan.”
“E devo invitare anche Yasu?” le chiese lui con una punta di malizia.

Reira arrossì violentemente, e lui sbottò in una risata mentre si chiedeva dove fosse andato a finire il suo pacchetto di sigarette per la sua dose di nicotina mattutina.
“Yasu no.”
“Oddio, Reira, ce l’hai ancora con lui?” Ren emerse trionfante da sotto le coperte con un pacchetto sgualcito di Seven Stars. “Non mi passi il bourbon perché ti ho fatto arrabbiare?"

"Venire a prendertelo?"
 Ren si alzò con un sospiro di malavoglia, che rendeva l'idea di quanto trovasse assurdi i rancori delle ragazza.
"E' inutile litigare," gli disse, passandogli il bicchiere. "Tanto non potremo mai fare una festa come una volta. Anche i raduni dopo i concerti sono occasioni di lavoro, oppure dobbiamo chiuderci in camera per riprendere le forze."
"E poi a Takumi verrebbe una sincope al solo parlarne," concluse per lei Ren.
Reira annuì, con uno sguardo fisso nella tragica fine dei cubetti di ghiaccio nel suo bicchiere.
"Scusa, non volevo..."
"Che cosa, Ren?" si voltò verso di lui con uno sguardo tranquillo.
Il chitarrista optò per un diplomatico sorso di liquore. Se Reira non voleva parlarne, andava bene: rinvangare il passato, o per meglio dire il passato e l’attuale catastrofico presente su Takumi non era il modo migliore per iniziare la giornata.

“Scusa. Colpa mia.”
Nel silenzio che seguì, sentendo chiari i rumori del porto vicino, il richiamo lamentoso delle navi, il mormorare del mare, entrambi provarono uno struggente senso di malinconia.

“Devo ringraziarti, Ren. Volevo tornare a casa, solo che non sapevo come.”

“Figurati,” Ren si accese con piacere la sua sigaretta. “In realtà avrei voluto da tempo portarti a casa mia…”
”Davvero?” chiese Reira tutta contenta.
"Da quando avevi sedici anni... ehi, ehi, non fare quella faccia! Sono passati degli anni, siamo amici, e poi adesso c'è Nana..."
Ren si chiese come mai non potesse tenere la sua boccaccia zitta. Non riusciva più a reggere un sorso di alcool senza straparlare? Lo sguardo distante di Reira, una sorta di pena profonda e sorda dietro agli occhi immensi della ragazza, lo faceva sentire colpevole come se le avesse aperto una vecchia ferita e avesse preso a cospargerci sale.
 "Non me n'ero mai accorta..."
 Di certo, pensava Ren, perché a quel tempo avevi in testa solo Takumi, e dopo Yasu...
 "Avevi una cotta per me?"
 "Già." Ren non finse neppure di sembrare imbarazzato, e Reira si ritrovò sua malgrado a ridacchiare.
 Un pensiero improvvisò venne in mente ad entrambi: chissà come sarebbero state le cose se ce ne fossimo accorti in tempo...
 Ma nessuno dei due volle dargli voce. Persi nei loro vecchi sentimenti, si riscaldarono a poco a poco con il tepore del bourbon, mentre guardavano la neve che aveva ricominciato a cadere fuori dalla finestra.
 Ancora un poco, ancora un poco in quella vecchia casa troppo grande per loro due.
 Ancora un poco.
 Ren ricordò all’improvviso un sogno.

  
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