"Hai mai avuto paura, Teddy?"

Henry ti pose quella domanda nel cuore della notte di una giornata stancante. Te lo ricordi ancora, sdraiato nel letto con il camice da paziente. Te le ricordi ancora, le ombre di paura che gli vagavano negli occhi mentre cercava il tuo sguardo.

Avevi mai avuto paura? Certo che sì.

Avevi vissuto l'inferno, l'avevi attraversato scalza e senza protezioni, ed eri tornata. Avevi visto sguardi, avevi sentito urla, avevi provato un terrore tale da ricordarlo ogni sera. Eppure, quando al buio della notte sostituivi i suoi occhi, anche se pieni di paura o stanchezza, ti sembrava di non essere mai stata più felice.

Così annuisti, ma sorridendo. "Tutti abbiamo avuto paura" rispondesti solo, perché riportare alla mente un ricordo specifico ti avrebbe fatto troppo male. "Tu ne hai, adesso?"

Aveva annuito. Ti aveva guardato ancora, con quel misto di serietà e pacata gioia che lo contraddistingueva dopo un intervento andato bene, e aveva fatto di sì con la testa. Per tutto il tempo non aveva mai distolto lo sguardo dal tuo, come se il solo fatto che tu fossi lì gli desse coraggio. 

"Andrà tutto bene, te lo prometto. Ci sono io, qui" gli sussurrasti, prima che crollasse.