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Autore: dilpa93    09/03/2016    4 recensioni
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"Gli aveva mentito, ancora.
Aveva cercato di risolvere tutto da sola, ancora.
Si erano ritrovati e abbracciati, lieti entrambi che l’altro stesse bene, ancora."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Richard Castle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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"La vita è fatta di scelte. Di alcune ci pentiamo, di altre siamo fieri.
Siamo quelli che decidiamo di essere". 
Graham Brown





 

 
La stanza era vuota e lui non riusciva a darsi pace.
 
Chiudeva gli occhi e la vedeva andare via con quell’enorme borsone che aveva lasciato vicino alla porta.
 
Gli aveva mentito, ancora.
Aveva cercato di risolvere tutto da sola, ancora.
Si erano ritrovati e abbracciati, lieti entrambi che l’altro stesse bene, ancora.
Ci era passato sopra e si era messo a cucinare, ancora.
Lei lo aveva lasciato ed era scappata, ancora.
 
La camera da letto, ora, era vuota e troppo silenziosa.
Non c’era il suo respiro cadenzato ad attirare la sua attenzione, o il suo cellulare a squillare nel bel mezzo della notte per via di un caso. Non c’era la luce del bagno che filtrava da sotto la porta quando di notte si alzava a rinfrescarsi dopo aver fatto un incubo, e allora lui faceva finta di nulla fino a che non tornava con lui nel letto e, fingendo di aggiustare la posizione, l’abbracciava facendola sentire protetta.
Il lato del letto accanto al suo vuoto e freddo. Il solito cliché insomma, quello che si legge nei romanzetti rosa, che si vede nei film romantici quando lui si sveglia, allunga il braccio, e accanto a sé non trova nessuno e all’improvviso si mette a rimuginare sugli errori commessi, dandosi dello stupido per aver sbagliato e averla fatta allontanare. Tutto perfetto e giusto, se non fosse che lui non sapeva su cosa sbattere la testa, non capiva dove avesse sbagliato, su cosa dover ragionare e di cosa incolparsi. Perché per una volta avrebbe davvero voluto che la colpa fosse sua e non di Kate, perché non ce la faceva più a perdonare ricevendo solo mezze verità in cambio. Perché adesso quella fede pesava, e tanto, e non sapeva se sarebbe riuscito a portare quel peso ancora a lungo.
 
Si voltò dall’altra parte, fissando il muro che ora aveva davanti.
Conchiglie.
Il quadro che si era premurato di fare lo fissava con aria di sfida, sembrava sfotterlo, rimarcando l’ennesima cosa che lui aveva fatto per lei. L’ennesima cosa che, a quanto pare, non era servita a nulla. Un quadro che aveva dato loro felicità per qualche giorno, a cui avevano regalato un sorriso, per le prime volte, quando vi passavano davanti. Finché non avevano smesso di guardarlo se non di sfuggita, e allora quelle conchiglie erano diventate spettatrici passive e mute della loro routine, del loro amarsi come del loro litigare, ed ora lo guardavano con scherno, come a volergli dire “noi sapevamo che sarebbe finita così”, e mai come in quel momento avrebbe voluto vedere al loro posto la stampa di quel gigantesco leone che per anni gli aveva tenuto compagnia.
 
Si girò ancora, adesso era il soffitto bianco a specchiarsi nei suoi occhi azzurri.
Si tormentò l’anulare all’altezza della fede.
Non voleva credere che fosse davvero finita, che Bracken avesse ragione e a lei non sarebbe mai bastato essere solo Kate Beckett, Capitano del 12th distretto e moglie di Richard Castle e, chissà, magari un giorno madre dei loro figli.

I love you. I always will. Forgive me.
 
Era finita così, con un bacio e la porta che si chiudeva lasciandola fuori dal loft, sul pianerottolo illuminato debolmente dalla calda luce dell’applique.
Lo amava e lo stava lasciando.
Quelle parole dovevano pur avere un significato, doveva esserci qualcosa o questa volta non sarebbe riuscito a perdonarla.
 
Ispirò a fondò, cercando di calmare i nervi.
Non era quella la sera adatta per prendere una decisione, l’odore della sua smorelette bruciata era ancora nell’aria.
Era troppo presto.
 
Sarebbe riuscito a gestire il peso di quell’anello, che sembrava stringersi sempre di più attorno al suo dito, ancora per qualche giorno. Sperava solo che ne valesse la pena.

Sperava solo di non venir schiacciato nel tentativo di salvare la loro storia, ancora.








Diletta's coroner:

Buona sera!
Oddio, non scrivo su Castle da cinque mesi ormai. Se qualcuno mi avesse detto che non avrei scritto fanfiction su questo show per così tanto tempo non ci avrei creduto.
Forse non è così tanto, ma a me sembra un'eternità.
Tutto questo per dire cosa? Nulla, fondamentalmente. Sono solo contenta di essere riuscita a buttar giù qualche riga.
Nessuna pretesa, solo la voglia di scrivere ancora su un telefilm che adoro, nonostante non mi piaccia granchè la piega che ha preso, ma quello va a gusti.
La smetto con questo inutile sproloquio che rischia di essere più lungo della shot stessa ;)
Un'ultima cosa: #BeckettBitch *chiedo scusa ma era troppo che non lo scrivevo*
Baci
  
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