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Autore: Laycifer    09/03/2016    4 recensioni
Un Tratto del monologo di Sansa Stark di GoT.
Perchè Kenma ha i capelli tinti?
Cosa l'ha spinto a tingersi?
Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kozune Kenma, Tetsurou Kuroo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I Can Brave

 
Noi ragazze, soprattutto da piccole, ci lasciamo trasportare facilmente; ci basta incrociare lo sguardo di un ragazzo carino e le fantasie prendono il sopravvento: un giorno ci sposeremo, lui sarà Re e io la sua Regina e i nostri figli saranno principi e principesse. Avranno i suoi capelli dorati e i miei occhi color acqua, vivremo ad Approdo del Re e sarà tutto perfetto

Kenma rimase immobile a fissare la tintura gialla che, disegnando un vortice, scendeva lungo il lavandino fino ad arrivare al buco di scolo e scomparve lasciando solo alcune piccole goccioline che creavano contrasto contro il bianco candido della porcellana del lavandino, interrotto solo di tanto in tanto da alcuni ciuffi di capelli biondi e alcuni neri… un misto di caos e ordine allo stesso tempo.
Che ironia.
Perché lo stava facendo?
Per chi lo stava facendo?
Quando si guardò allo specchio intravide appena il suo viso, celato da un misto di capelli bagnati e gocciolanti e calde lacrime che, lentamente, scivolavano lungo la guancia, arrivando al collo e morendo li… tra l’incavo della spalla e il petto.
Ha tagliato i capelli, li ha colorati… Ha indossato la mia maschera.
Non di un colore unico, non di un colore strano o particolare… Li ha tinti a metà, così da ricordarsi quello che ero e quello che sarà.
Ma chi era adesso? Chi voleva diventare in realtà?
Era stanco di perdere tempo con chi non pensa che valga la pena dedicargli il suo tempo.
Si passò lentamente una mano lungo il collo togliendo un po’ della tinta gialla che gli era rimasta attaccata alla pelle.
Perché l’aveva fatto?
Questo almeno lo sapeva, sapeva solo il “ perché” di tutto questo.
Guardò l’orologio nel display del suo cellulare. Le 11:43.
Ma tutto quello, era cominciato quella stessa mattina.
Gli occhi fissi sul display del suo cellulare, doveva assolutamente finire la missione del nuovo gioco così da poter far vedere a Kuroo il boss finale che, a quanto aveva letto, era davvero spettacolare e forte e non si sarebbe staccato da quel display fin quando non lo avesse completato.
O così credeva.
 
“Da ragazzine sogniamo il Paradiso e forse per ingenuità ci crediamo davvero. Se le persone che mi conoscevano un tempo dovessero descrivervi probabilmente avrebbero detto: Ah Sansa, Sansa… profumata, dalla voce dolce, che ama le tortine al limone, le sete preziose, le canzoni romantiche e le cortesie cavalleresche.
L’incanto però non dura mai per sempre.”
 
Varcata la porta della classe sentì la voce di Kuroo. Ormai conosceva alla perfezione il suo tono di voce e ogni sfumatura che poteva determinare lo stato d’animo attuale del Capitano.
Ogni minimo cambio lui lo sentiva, lo percepiva e sapeva come trattarlo di conseguenza.
Kenma non era bravo con le persone, per questo era un ottimo e attento osservatore, fin troppo forse. Rabbia, frustrazione, gioia, timidezza…  Aveva memorizzato tutte le tonalità di voce del suo amico… ma questa era nuova.
Cos’era?
Chi gliela stava facendo provare?
Alzò lievemente lo sguardo dal proprio cellulare e lo spostò verso l’amico che era dall’altro lato della stanza vicino alle finestre.
Imbarazzo.
-Anche tu mi piaci, in realtà… mi sei sempre piaciuta. – le guance di Kuroo erano leggermente arrossate, lo sguardo basso per l’imbarazzo della frase che aveva appena detto alla ragazza che aveva davanti, la mano destra posata sopra la propria testa mentre la sinistra in tasca. La ragazza si portò le mani davanti alle labbra per cercare di nascondere in parte la felicità che provava e poi si lanciò tra le braccia del moro baciandolo dolcemente a fior di labbra.
Kenma lasciò cadere a terra il cellulare.

“I cuori vengono spezzati, le vite vengono spezzate e le belle storie dove i cavalieri sono nobili e pieni di gentilezza e dove gli eroi vincono sempre vengono spazzate via, lasciando il posto alla realtà dove sono i mostri a vincere.”

Quando Kuroo sentì il rumore che aveva provocato il cellulare di Kenma, si girò di scatto verso la porta sgranando gli occhi quando incrociò quelli del suo amico, in quel momento entrambi i loro cuori smisero di battere.
-Kenma… io… - adesso era dolore quello che la voce di Kuroo gli stava trasmettendo.
-Scu..Scusate! – Kenma afferrò il cellulare da terra e corse via ignorando la voce del Capitano che lo chiamava.
Corse fin quando non sentì i polmoni bruciargli nel petto e le gambe fargli così male da doversi fermare subito vicino ad un albero a riprendere fiato.
Kuroo gli aveva mentito per tutto quel tempo?
tutti quei baci, gli abbracci, le notti passate insieme a fare l’amore.. Era tutto finito? Lo aveva solo preso in giro? Quei “ Ti amo”, “ Non ti lascerò mai” erano solo frasi di circostanza per farlo spogliare?
Era diventato il suo giocattolo? Quando era successo?
Calde lacrime iniziarono a rigargli il volto…
Stava piangendo?
Stava davvero piangendo per amore?
 
“Un tempo pregavo molto, pregavo affinché la mia voce venisse ascoltata e che qualcosa potesse miracolosamente cambiare nella mia vita. Ma poi ho smesso…”

Rise.
Rise mentre stava piangendo.
Dopo la morte dei suoi genitori Kuroo era l’unico al mondo che gli era rimasto vicino… non aveva nessun’altro, solo lui.
AVEVA solo lui.
Rimase per un bel po’ di tempo li immobile vicino all’albero cercando di regolarizzare il respiro, il cellulare che continuava a squillare senza sosta, il rumore dei bambini che giocavano spensierati e l’abbaiare di un cane contro un corvo su un albero lontano. Che cosa avrebbe fatto adesso? Come poteva andare avanti da solo? Aveva sempre fatto tutto insieme a Kuroo… adesso avrebbe dovuto imparare a cavarsela da solo.
Un’altra chiamata. Non rispose.
Forse avrebbe dovuto correre a lezione prima di fare un ritardo, ma questo significava vedere Kuroo prima del previsto e lui non era ancora pronto ad affrontare la realtà dei fatti.
Ma doveva prima o poi, no?
Mentre si voltò per tornare verso la scuola, incrociò il cammino di due ragazze e ascoltò per puro caso parte della loro conversazione.
-… Quello stronzo! Ti rendi conto? Mi ha lasciata per quella volgarissima tettona con i capelli biondi! Aveva detto che amava solo me anche se non ho tette e invece guardalo, adesso sbava su quei dirigibili volgarissimi! – la ragazza piangeva. Le sue parole erano rabbiose ma la sua voce era solo piena di sofferenza.
- E’ proprio un uomo.- la sua amica cercava di consolarla ma inutilmente.
-Adesso vado a casa e mi tingo di rosso! Così vedrà cosa di è perso quello stron…-
Non aveva bisogno di sentire altro. Kenma aveva iniziato a correre verso il centro della città.
Era semplice ma gli sarebbe servito…
Kuroo[*in giapponese Kuroo è Nero ], come il colore dei suoi capelli.
Li avrebbe tinti per chiudere quel capitolo della sua vita.
Ma di quale colore?
Quando arrivò al ripiano delle tinte le osservò tutte una per una ma nessuna gli parlava… non sapeva che colore era lui o di quale voleva che si tingesse la sua vita da quel momento in poi.
Rosso, verde, castano, bianco. Biondo.
Quando arrivò al biondo, una donna prese in mano la tinta e la fissò per un attimo mentre Kenma fissava lei.
Era bellissima.
Così bella che gli ricordò sua madre…
Afferrò la tinta e andò a pagare.

“ … Se davvero fosse esistito un Dio, non avrebbe permesso alla mostre di strapparmi la mia famiglia in questo modo, non avrebbe concesso alle persone vicino a me di soffrire in questo modo. “

Aveva 5 anni quando i suoi genitori morirono. Quando tutta la sua famiglia venne massacrata quella notte d’inverno e neve.
Si svegliò nel cuore della notte sentendo un rumore provenire dalla stanza dei suoi genitori.
-Mamma…?- provò a chiamarla piano, ma nessuno rispose.
Aveva paura ad alzarsi dal letto e camminare nel buio fino alla camera dei genitori, ma era anche un bambino quindi era molto curioso. Scese dal letto e camminò piano senza far rumore lungo tutto il corridoio fino alla porta semi socchiusa dei genitori, voleva fargli una sorpresa quindi si nascose in modo da non esser visto e si affacciò piano piano giusto quel poco per poter vedere all’interno.
Il corpo della madre era disteso ai piedi del letto, il ventre aperto con le interiora sparse vicino a lei nel pavimento. Gli occhi aperti e fissi verso di lui.
Muoveva lentamente le labbra senza far uscire un sola nota dalla sua bocca.
“NASCONDITI”
Poi uno sparo nella tempia.
kenma era rimasto immobile per tutto quel tempo a fissare la madre ormai priva di vita, non vide nemmeno cosa stava succedendo intorno a lui, scappò appena sentì altri spari e un tonfo sordo cadere a terra. Anche suo padre era morto. Entrò dentro la stanza dove tenevano la lavatrice e si infilò li dentro, si nascondeva sempre li quando combinava qualche guaio in casa ma sua madre poi lo trovava sempre e insieme ridevano… questa volta sua madre però, non venne.
Non dimenticò mai i capelli biondi e lunghi della madre macchiati di sangue e i suoi occhi neri che lo fissavano pieni di terrore…
In una notte perse la sua famiglia, la sua felicità e la sua infanzia…
Ma 3 giorni dopo, un bambino dai capelli neri bussò alla porta dei suoi nonni.. il suo nuovo vicino.
Kuroo.
 
“E così fingi. Fingi per proteggere le persone a te care, fingi per proteggere l’unica parvenza di futuro che ti rimane. Non hai mai amato le bugie, ma tutti intorno a te non fanno che mentire, quindi impari a farlo anche te.”

Non usò nemmeno i guanti, lasciò che gli acidi contenuti nella decolorazione gli provocassero dolore. Se soffriva voleva dire che era vivo, giusto?
Quando si guardò allo specchio non riconobbe se stesso nell’immagine riflessa.
Chi era adesso?
Chi era prima?
Era mai stato davvero “ qualcuno” dopo quel giorno o era stato solo l’ombra di Kuroo? Aveva sempre fatto quello che diceva lui…
Mangiare la pizza che non gli piaceva.
Indossare quei vestiti attillati.
Giocare a pallavolo…
Andare a letto con un altro ragazzo.
Illudersi di essere amato.
Tutta la sua vita era stata decisa da qualcun altro… ma adesso tutto sarebbe cambiato.

“Sopravvivenza tu dici. “

La decolorazione iniziò a schiarire lentamente i suoi capelli neri facendoli diventare grigi e poi quasi bianchi… la decolorazione mista al corvino dei suoi capelli iniziò a scivolargli lungo il collo fino alla schiena.
Kenma sorrise.
 
“ Un tempo nemmeno eri al corrente del gioco, ma il gioco esiste e non si tratta solo del trono ma della vita stessa… L’onore è un gioco, la morte è un gioco, l’amore è un gioco… e io sono stata pedina per troppo tempo.”

L’acqua fredda lavò via tutto.
Tutti i problemi, tutte le paure, tutto il dolore…
Era come se il suo dolore fosse scivolato via lungo il lavandino insieme al nero e ai capelli tagliati.
Insieme a Kuroo.
Era libero adesso.
Mise in una ciotola il nuovo colore e con un pennello, iniziò a coprire quel bianco.
Era ora di cambiare.
 
“Ma tutto il sangue che è stato versato è servito a farmi capire le regole e, soprattutto, a farmele accettare… “

Bruciava.
Era come se mille aghi stessero cercando di entrargli dentro il cervello. Strinse il bordo del lavandino e lasciò che la tinta facesse il suo corso.
Tutto ciò era necessario…
Doveva soffrire per dimenticare, per imprimere nella memoria accuratamente quel dolore cosi da non permettere mai a nessuno di farglielo provare di nuovo, per lasciar andare quel suo “ amore” per Kuroo.
Pianse.
Urlò.
Si inginocchiò a terra.
Pianse ancora…
e ancora…
ancora…

“ Si, era una ragazzina stupida, con sogni stupidi che non imparava mai, ma le cose erano molto cambiate…”

Tutte le illusioni, le parole dette nelle lunghe notti, i sogni… tutto si era infranto quella mattina. Che stupido che era stato. Come aveva potuto permettere a qualcuno di giocare così con il suo cuore?
Come aveva potuto credere che esistesse l’amore puro e incondizionato fra due uomini?
Stupido.
Stupido.
Stupido.
Innamorato.
 
“… e la mia pelle è passata da avorio e porcellana ad acciaio… “

Si passò una mano fra le ciocche di capelli bagnati che gocciolavano acqua colorata per tutto il pavimento del bagno.
Era morto.
Era morto ed era risorto dalle sue stesse ceneri per iniziare una nuova vita.
Non si asciugò nemmeno i capelli, uscì di casa prendendo solo la sacca da pallavolo con dentro le sue cose.
Aveva gli allenamenti e non poteva mancare… dopotutto era il “ cuore “ della squadra a detta di Kuroo no?
E se manca il cuore, il corpo non riesce a muoversi…
Che ironia, proprio lui doveva essere il cuore… lui che adesso aveva il cuore a pezzi.
Aprì le porte della palestra e rimase li a fissare i suoi compagni di squadra che si erano girati per sgridarlo in modo ironico del ritardo… ma nessuno parlava.
Tutti lo fissavano.
Kuroo lo fissava a bocca aperta.
Kenma sorrise.
 
“ Si, sono rimasta sola al mondo, ma posso essere coraggiosa… devo essere coraggiosa! Perché in fondo io… “

Kenma passò di fianco a Kuroo ignorandolo completamente.
Aveva gli occhi rossi per il lungo pianto, metà capelli biondi come il sole ancora umidi, il collo arrossato per la decolorazione…
Era morto.
Era morto ed era nato un nuovo Kenma.
-Iniziamo?- Kenma prese la palla da allenamento e si voltò a guardare i suoi compagni che ancora non avevano detto una parola.
Lui sorrise.
 
“… Sono ancora una Stark “
 
Il gattino era diventato una tigre.
   
 
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