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Autore: HOPE87    28/03/2009    4 recensioni
Da "Somebody", un piccolo scorcio del passato di un'amicizia ormai a molti nota ^__- Un augurio di compleanno in ritardo e un piccolo tributo ai lettori che sostengono questa coppia.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aries Mu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un giorno qualunque

Un giorno qualunque

 

 

 

 

 

Fece vagare lo sguardo per il paesaggio circostante, facendo scorrere gli occhi lentamente sulle distese rocciose che lo circondavano, quasi a volerle carezzare, immaginandosi il continuo di quell’ambiente così immenso ogni volta che incappava in qualche delimitazione visiva.

Un rumore secco, seguito da un urlo acuto appena trattenuto – che aveva imparato a riconoscere molto bene – lo distrasse dal suo immaginario peregrinare, facendolo voltare e scorgere, così, l’elemento di disturbo che aveva attirato la sua attenzione e che, da un po’ di tempo, gli riempiva le giornate.

-         Dannazione! - .

Sorrise a quell’esclamazione astiosa, restando immobile a guardare la ragazza che l’aveva pronunciata, osservandola mutare l’espressione del viso giovane in svariati e pittoreschi bronci, la cui bocca sembrava lì per lì pronunciare una sequela di imprecazioni, alcune tra le quali le aveva udite per la prima volta solo da lei. Uno schiaffo morale alla grazia femminile che dimostrava, invece, in ben altre circostanze, come quando, per esempio, si rivolgeva al fratello adottivo.

-         Maledetto ramo dei miei stivali! – esclamò ancora la fanciulla, stringendo i pugni e avventandosi sul ramo che le aveva procurato la caduta, spezzandosi quando stava eseguendo una serie di addominali in cui stava servendosi delle gambe come appiglio, mentre con le braccia teneva un peso di gran lunga superiore a quella del suo stesso corpo. Probabilmente quella la causa che aveva fatto cedere il suo strumento di esercitazione.

-         Al diavolo! Porca di que… - .

Assottigliò lo sguardo, pronto a sentirle uscire dalla bocca un’altra delle sue solite frasi per niente ripetibili, quando la vide rivolgere lo sguardo, sottecchi, all’altro osservatore dell’allenamento, che la stava scrutando attentamente con i suoi occhioni verdi, un dito in bocca come di consueto – abitudine che proprio non riusciva a fargli togliere, nonostante i continui rimproveri -  curioso probabilmente di sentirla continuare.

-         Porchetta – capitolò, inaspettatamente, assumendo un’aria indifferente. – Ho voglia di porchetta, questi allenamenti mi hanno sfiancata. Ce n’è in dispensa, vero? – chiese al ragazzo di fronte a se, suo allenatore – nonché artefice di quell’infame allenamento  - lanciandogli uno sguardo eloquente, chiedendogli così esplicitamente di reggerle l’improvvisazione.

Sapeva, il Grande Mu, di non doverle rispondere necessariamente, così si limitò a fare un breve cenno con la testa, vagamente interpretabile sia come una risposta negativa che positiva, abbastanza, insomma, da confondere l’attento fratellino, che non era facile da imbrogliare.

La vide darsi uno slancio e rimettersi subito in piedi, prendendo poi a incamminarsi verso il palazzo, per poi abbassarsi, arrivata a colui che simpaticamente aveva imparato a chiamare scricciolo, e sottrarre alla bocca il dito di turno che era stato scelto da dare in sacrificio ai denti.

-         Facciamo merenda? – le sentì chiedere al fratello mentre gli occhi si fermarono a osservarle la mano, sollevata per scompigliargli la folta chioma rossa. Fu in quel momento che scorse nuovamente quella grazia femminile a cui pensava prima, vedendo comparirle sul volto un dolce e caldo sorriso, mentre, inaspettatamente, uno strano calore avvolgeva contemporaneamente lui.

Ma non vi diede peso, abituato com’era a non saper individuare sensazioni diverse da quelle che già conosceva, e si limitò a seguirli all’interno della sua dimora dello Jamir.

 

-         Uhm… - pronunciò la sua allieva improvvisamente, subito dopo che ebbe sorseggiato un altro po’ della cioccolata che si era versata precedentemente in una tazza, dopo averne versata al fratello e dopo aver preparato a lui del thè – nonostante, come sempre, non gliel’avesse chiesto – in un gesto puramente automatico, dettato dall’abitudine dell’esperienza che li vedeva a convivere sotto lo stesso tetto durante i periodi di addestramento.

-         Scotta? – le chiese ingenuamente Kiki, incurante della bocca sporca dovuta alla bevanda che, a differenza dei due adulti, aveva già finito.

Lei sorrise, intenerita – aveva imparato anche a saper distinguere i suoi sorrisi - , privandosi del proprio tovagliolo per pulirgli la bocca, scuotendo successivamente la testa.

-         No, pensavo… - la sentì rispondere, mentre riprendeva a sorseggiare il suo thè, gustandoselo lentamente a occhi chiusi, come di consueto.

-         A cosa? – le chiese di rimando il piccolo, prendendo nuovamente a osservarla curioso.

-         Che manca poco. Ancora un paio di giorni e tornerò a casa. – rispose semplicemente lei, facendosi sfuggire l’espressione triste che si era dipinta sul volto del bambino, tornando a guardare davanti, per riprendere a sorseggiare la sua cioccolata.

Così come le sfuggì il sussulto interiore che ebbe il suo maestro. Non che sarebbe riuscita a scorgerlo - abile com’era a risultare tanto imperscrutabile - se avesse voluto, ma una piccola speranza lui l’aveva covata, per poi darsi dello sciocco e chiedersene il motivo non appena la razionalità aveva fatto nuovamente capolino negli anfratti della sua mente complessa.

Il tempo passava incredibilmente presto in compagnia. Era questo il motivo che riuscì a individuare – e ad accusare - analizzando la propria reazione a quella constatazione così inaspettata.

-         Devi proprio andare via? - .

La voce di suo fratello lo distolse dai pensieri, facendogli risollevare il viso e aprire gli occhi.

-         Non puoi proprio restare? - .

-         No, scricciolo, non posso proprio. Il maestro ha bisogno di me per disciplinare i nuovi allievi. – rispose lei, portandosi una ciocca di capelli ricci dietro ad un orecchio, per poi voltarsi nuovamente verso di lui, poggiandogli una mano sulla testa.  – Ma torno presto, sai? – continuò, vedendo lo sguardo del bambino rimanere diffidente. – Hai visto cos’ho combinato oggi? Sono cascata come un frutto acerbo, e se lo fossi stata davvero mi sarei anche spiaccicata al suolo… considerando il peso che sostenevo… - pronunciò le ultime parole osservando con un’espressione cerea il suo maestro, che le rivolse uno dei suoi soliti sguardi pacati, attraverso il quale lei, comunque, riuscì a scorgerne un sorriso divertito. – Devo dunque rimediare se voglio diventare più brava e forte! – esclamò con entusiasmo, trascinando nell’euforia anche Kiki, che annuì convinto, quasi come a volerle dare il suo appoggio quando si sarebbe trattato di dover affrontare nuovamente l’allenamento.

-         Magari nel frattempo tuo fratello tenta di dare pace alla sua vena sadica… - le sentì dire ancora, più velatamente ma con accenni provocatori ben distinguibili, facendogli aumentare l’impulso di concedersi una delle sue leggere risate.

-         Avresti dovuto stare più attenta – le rispose pacatamente, nonché gentilmente, lui, chiudendo gli occhi, per riprendere a sorseggiare, un attimo dopo averle visto spalancare gli occhi scuri – dal taglio fine e delicato – in un gesto di pura incredulità.

-         Naturalmente! – fu la risposta sarcastica che ne seguì, mentre Kiki guardava entrambi confuso, cercando di seguire un discorso a lui – ancor troppo giovane – incomprensibile, e la risata di Mu si diffondeva nella camera.

 

Era ormai partita da tre giorni.

Il silenzio che regnava, incombendo con la sua pesante coltre sul territorio circostante, ne era la conferma.

Nonostante i continui rimproveri auto inflittisi, ancora gli capitava di pensare al motivo di quello che sembrava essere – senza ormai alcun ombra di dubbio – la causa del suo malumore. Il giorno che il maestro Shion – suo mentore, maestro e padre - teneva a celebrare ogni anno come un giorno importante, lei, così attenta ad avvenimenti del genere, se n’era dimenticata.

Scosse la testa, dandosi nuovamente pena per gli sciocchi pensieri che gli stavano occupando la mente da ormai un bel po’, venendo distratto – fortunatamente – da Kiki, che acclamava da un bel po’ di tempo – ora a gran voce – la sua razione di cioccolata giornaliera. Capì dunque che, con quei presupposti, gli sciocchi pensieri, incentivati, non avrebbero smesso di tormentarlo.

 

-         Sorpresa! - .

Mai sensazione diversa dalla perenne pacatezza che lo caratterizzava aveva contratto la sua espressione. Eppure, in quel momento, la parola “stupore” poteva leggerglisi in faccia quasi a caratteri cubitali.

-         Credevi che me ne fossi dimenticata, eh?? Dai… è vero che sai essere terribilmente irritante e insopportabile quando indossi le vesti di maestro inflessibile onnisciente… - .

Le parole gli arrivavano confuse. Stentava quasi a comprendere il motivo di quella visita tanto improvvisa quanto inaspettata.

-         Ma sei anche… - s’interruppe, abbassando la testa in un segno di chiara indecisione. – Mi sopporti. – pronunciò successivamente, continuando a tenere lo sguardo lontano dal suo. – Mi accetti nonostante tutto… non posso non volerti bene! – capitolò infine, ironizzando come suo solito, facendogli scappare un sorriso.

-         Buon Compleanno, Mu! – si sentì dire, trovandosi inevitabilmente ad accettare poi – non senza un minimo d’imbarazzo – il libro che lei aveva scelto – dopo un’indecisione che sembrava volesse durare secoli - di regalargli.

Quando si scostò dall’uscio per invitarla ad entrare per ripararsi dal freddo pungente tipico dell’alba, si diede nuovamente dello sciocco – scadendo, con suo sommo disappunto, nel ripetitivo –, voltandosi poi per chiudere la porta, considerando il sole del nuovo giorno non qualunque, com’era abituato metodicamente a considerare. Le sfumature calde tipiche dell’alba, quel giorno, acquisirono per lui tutt’altro valore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice…

 

Bwaaaaaa! *scoppia a piangere disperatamente* Sono arrivata in ritardo al compleanno del mio ariete preferito!!!

[Suvvia… non importa ndMu]

[Ma come non importa?!? Scrivo una fan fiction in cui te ne succedono di tutte i colori, addestro le nuove adepte di Saint Seiya alla tua adulazione, rubo (leggasi anche, prendo in prestito…) l’action figure che ti ritrae da mio nipote… e poi… mi dimentico del tuo compleanno!!! ndHope]

[… ndMu]

[…? ndHope]

[Mi era sembrato di capire che fossi arrivata semplicemente in ritardo… ndMu]

[Oh… ehm… *cof cof*… uhmndHope]

[RicevutondMu]

[Ma continuo ad amarti lo stesso, tranquillo ^__^’’ ndHope].

 

Dunque… about this

Come anticipato nella presentazione, questo non è che un piccolo scorcio della vita passata di Reiko (si è capito che è lei, no, anche se non viene menzionata?) e Mu, nei primi anni della loro conoscenza (non proprio i primi, primi, poiché lei si sbilancia con quel “ti voglio bene” finale… ma, considerando che loro si conoscono da sette anni (volendo riferirci a “Somebody”) e che Kiki qui si succhia il pollice (puccio puccioso *__*), vi dico che orientativamente, pur non avendo stabilito un ordine temporale, questa piccola parentesi ho immaginato potesse appartenere a 3-4 anni prima…

 

Pur facendo riferimento a “Somebody - the begin” questa storia può considerarsi auto conclusiva. È un semplice tributo a Mu, auguratogli da Reiko ^__^ Facendo riferimento a ciò che ho immaginato potesse essere successo in passato…

Ve la meritavate pure una scenetta un po’ “fuori” dai canoni di Somebody, per farvi capire anche “che tipo” di amicizia v’è sempre stata tra i due, decidendo di raccontarvela (a differenza di Somebody) da un narratore esterno, che narri dell’uno e dell’altra senza subire le manipolazioni che subirebbe un normale racconto narrato da uno dei due, influenzato dai propri sentimenti.

Più “obiettivo” dunque, senza tralasciare nulla di approfondito. Tutto a carte scoperte, insomma, con qualcosa a libera interpretazione ^__- .

Spero vi sia piaciuto, anche se non è stato nulla di particolare, una cosuccia molto semplice e poco elaborata, da leggere senza tener conto della storia originaria (come “Happy Birthday, Capricorn!” per intenderci).

 

Ringrazio anticipatamente chiunque avrà voglia di commentarla o anche leggerla soltanto.

 

Ribadendo: In onore del Grande Mu, che ha compiuto gli anni il 27 marzo.

 

BUON COMPLEANNO, ARIETE!

 

 

 

HOPE87

 

   
 
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