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Autore: CaroltheRider    09/03/2016    2 recensioni
"La vita è strana, direi folle; non è mai certa e non è mai ciò che sembra; essa è sempre pronta a stravolgerti, a cambiare ogni cosa. Ci sono momenti felici, momenti normali, e ci sono anche quei momenti in cui cui devi scegliere, momenti in cui non hai tempo e devi agire secondo ciò che in quell'istante consideri giusto, non sapendo se lo è davvero; ma in quell'attimo, quando agisci, non lo fai seguendo la ragione, ma gli impulsi, e sono proprio quelli che spesso ci definiscono. Quando agiamo d'impulso, è il nostro cuore a fare il primo passo, è lui che prende il sopravvento su di noi. Spesso ci si giustifica da un'azione commessa, dicendo che è stata fatta con impulso, senza sapere che spesso, è proprio quell'impulso che definisce veramente chi siamo, che ci da le risposte che cerchiamo."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jane Rizzoli, Maura Isles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non sopravvivo, vivo!

 
 

"La vita è strana, direi folle; non è mai certa e non è mai ciò che sembra; essa è sempre pronta a stravolgerti, a cambiare ogni cosa. Ci sono momenti felici, momenti normali, e ci sono anche quei momenti in cui cui devi scegliere, momenti in cui non hai tempo e devi agire secondo ciò che in quell'istante consideri giusto, non sapendo se lo è davvero; ma in quell'attimo, quando agisci, non lo fai seguendo la ragione, ma gli impulsi, e sono proprio quelli che spesso ci definiscono. Quando agiamo d'impulso, é il nostro cuore a fare il primo passo, é lui che prende il sopravvento su di noi. Spesso ci si giustifica da un'azione commessa, dicendo che è stata fatta con impulso, senza sapere che spesso, è proprio quell'impulso che definisce veramente chi siamo, che ci da le risposte che cerchiamo".
 
Le giornate della mia vita, non sono mai monotone, nella mia estistena è rara la parola "monotonia". Sono Jane Rizzoli, detective della polizia di Boston. Ogni giorno ho a che fare con un omicidio diverso, e quando non ci sono omicidi, devo ammettere che mi annoio; ma tra l'avere una vita movimentata e l'avere una vita piena di preoccupazioni c'è parecchia differenza. Non sono mai stata una tipa tranquilla, mi preoccupo spesso e ho sempre a cuore ogni caso che mi viene assegnato, ma nonostante tutto, non mi ero mai sentita come quando ricevetti quella chiamata telefonica nel bel mezzo della notte, mentre dormivo.
Il cellulare prese a squillare insistentemente; inizialmente lo ignorai presa dal sonno, ma quando suonò una seconda volta, mi svegliai improvvisamente rendendomi conto da dove provenisse il suono; senza aprire gli occhi presi l'aggeggio e risposi con voce assonnata:
-Detective Jane Riz..-; non ebbi il tempo di completare la frase, perché le parole che vennero pronunciate dall'altro lato mi lasciarono sbigottita; il mio cuore prese a battere all'impazzata e la paura s'impossessò improvvisamente di me. Dovevo ritrovare il controllo, dovevo rispondere. Presi un forte respiro e tremando parlai:
-c-o-s-a?-; fu l'unica parola che riuscì ad articolare. I miei occhi non erano più chiusi, al contrario, erano totalmente spalancati.
Era stata mia mamma a chiamarmi, e la notizia che mi aveva dato era fin troppo sconvolgente da digerire, ma non potevo lasciare che l'ansia si prendesse gioco di me; dovevo ricordare qual'era il mio lavoro, dovevo controllarmi.
Ripetei più volte a me stessa quelle parole e finalmente riuscì a parlare zittendo mia mamma, che intanto aveva continuato dicendo tante cose che non avevo ascoltato:
- Mà! Resta li, non muoverti! Sto arrivando! - poi riattaccai riuscendo a percepire solo uno "sta attenta". Le gambe mi tremavano ancora, ma dovevo alzarmi; dovevo raggiungere il mio armadio, dovevo vestirmi, dovevo correre a casa di Maura, dov'era ospite mia mamma da alcuni mesi.
Da quella telefonata, avevo ricevuto una delle notizie più sconvolgenti che potessero mai darmi. Mia madre mi aveva chiamata terrorizzata; aveva detto tante cose, ma io avevo capito solo poche parole, che mi erano bastate per perdere il controllo: -Qualcuno ha rapito Maura...-; erano state le uniche cose che avevo percepito e poi non ero più riuscita a capire altro. Mia madre poteva essere in pericolo, dovevo raggiungerla e soprattutto dovevo capire meglio cosa fosse accaduto.
Guidai come non avevo mai fatto prima; superai i limiti di velocità rischiando più volte di causare un incidente, ma non importava; dovevo raggiungere mia madre.
Appena arrivata, suonai con insistenza finchè mia mamma non aprì buttandosi tra le mie braccia. Non amavo molto i suoi abbracci, ma quella volta non riuscì a farne a meno, ne avevo bisogno anche io.
-Tesoro, mi dispiace! Non volevo chiamare te; avevo provato a chiamare Frankie, ma non mi ha risposto e anche Korsak, ma..-
-Non importa. Cos'è successo con precisione?-; chiesi cercando di mantenere il più possibile il controllo.
Dopo la mia domanda, mia mamma m'invitò a sedere e subito lo fece anche lei. Era spaventata; il suo viso parlava da se e sicuramente anche il mio. Prese un forte respiro e stringendomi una mano iniziò a raccontare:
- Ero nella casa degli ospiti, dove vivo per ora e ad un tratto ho sentito un tonfo. Ho pensato che Maura non avendo sonno avesse cominciato a fare yoga o non so e che magari le fosse caduto qualcosa; succedono queste cose; così ho lasciato perdere. Alcuni minuti dopo, ho sentito altri rumori più forti. Ero a letto e le luci erano spente, quindi nessuno si è accorto di me. Mi sono vestita e sono venuta a bussare, per capire cosa stesse succedendo. Quando sono arrivata davanti la porta, ho notato che era aperta; sono entrata e ho provato a chiamare Maura, ma nessuno ha risposto. Sono arrivata in camera da letto e ovviamente era vuota; ho iniziato a preoccuparmi, ma non avevo ancora pensato ad un rapimento, finchè non ho trovato questo foglio sul pavimento della cucina.-; con mani tremanti, mia mamma mi porse un fogliettino tutto piegato; lo aprì con cautela e cominciai ad osservarlo:
- è la calligrafia di Maura!-. Guardai il foglio ancora un pò prima di leggerlo, non ne avevo il coraggio; ad uncerto punto, mia mamma mi abbracciò nuovamente e in quell'istante non riuscì più a trattenermi e scoppiai in lacrime. Non sono una tipa che si lascia travolgere molto dalle emozioni, ma in quell'istante, l'idea di aver perso la mia migliore amica e che chissà chi avrebbe potuto farle del male, mi distruggeva. Quando mi ripresi un pò, tornai nuovamente a fissare il fogliettino e lessi:
-Rapitori. Non ascoltarli J-; La "J" finale era scritta male.
Mia mamma mi guardò con preoccupazione:
-L'avranno trascinata via, prima che potesse scrivere il tuo nome.-
-Bastardi! Ma li troverò; li troverò e li farò a pezzi!-
-Jane, Calmati. Probabilmente vogliono solo un riscatto.-
-No! Dimentichi che lei è la figlia di Paddy Doyle. Per quanto ne sappiamo potrebbe essere stato lui stesso ad ordinare il rapimento, o qualche suo nemico.-
-Se è stato Paddy non le farà del male.-
-Se invece è stato qualcuno che c'è l'ha con lui? Che vuole vendicarsi per qualche torto?-
-Jane..-
-Maura rischia troppo. Devo trovarla al più presto-.
Presa nuovamente dal panico, mi alzai e feci per andarmene, ma mia mamma mi afferrò per un braccio fermandomi:
-Dove stai andando Jane?-
-A cercarla!-
-pensi che la troverai? Da sola?-
-Devo!-
-Devi avvertire Korsak e gli altri; bisogna indagare.-
-Io so come finirà e non voglio!-
-che vuoi dire?-
-mi toglieranno il caso, perchè sono troppo coinvolta emotivamente. Non ho intenzione di starmene con le mani in mano, mentre Maura viene maltrattata chissà dove.-
-Ma è ancora peggio se non li chiami; sai che hai bisogno di loro. E' il tuo lavoro-.
Le parole di mia madre erano sensate; aveva ragione. Richiusi la porta che avevo aperto e tornando indietro chiamai Korsak; dal tono della sua voce capì che fu sconvolto quasi quanto me, ma sicuramente riuscì a controllarsi meglio.
In poco tempo furono tutti a casa di Maura, anche Frankie, che subito venne da me per abbracciarmi:
-La troveremo Jane!-
-Frankie.. Non voglio perderla.-
-Non la perderai; nessuno lo vuole-.
Mentre gli altri controllavano in giro e facevano domande a mia madre, Korasak mi si avvicinò:
-come stai?-
-come vuoi che stia Vince? Sai quanto Maura è importante per me.-
-lo è per tutti. Riusciremo a trovarla; anche se sarà difficile, soprattutto se c'è la mafia di mezzo-.
-Mafia o no la troverò e darò a quegli animali la lezione che meritano-.
-Jane forse..-
-Non dirlo Vince, ti prego!-
-E' per il tuo bene. Quando ho chiamato Cavanaugh per informarlo, si è subito preoccupato di dirmi questo; è meglio se lasci fare a noi-.
-Sono troppo coinvolta emotivamente secondo voi! Ma mi dispiace tanto Vince se credi davvero di potermi tenere lontana da questa storia!-
-So che per te è importante, ma in queste condizioni, non potresti fare molto-.
-Quali condizioni? Sono perfettamente in grado di lavorare!-
-Devi convincere Cavanaugh, non me-;
dette quelle parole si allontanò raggiungendo gli altri. I rapitori erano stati astuti e non avevano lasciato tracce; il lavoro si faceva sempre più complicato, ma io non avevo intenzione di mollare.
La mattina seguente, andai presto in centrale; dovevo assolutamente parlare con Cavanaugh. Appena arrivata, corsi subito nel suo ufficio, entrando senza bussare. Lui vedendomi si alzò e mi si avvicinò:
-Detective Rizzoli..-
-Tenente! Io capisco ciò che intende e forse ha ragione, ma non può escludermi dalle ricerche!-
-Invece si! Sono le regole; sei troppo coinvolta: L'amicizia che ti lega alla dottoressa Isles è molto più forte di quella con gli altri colleghi.-
-Ma non ha senso! Io devo lavorare! Non posso starmene con le mani in mano!-
-E' meglio se ti prendi alcuni giorni di riposo; finchè non la ritroviamo.-
-Cosa?!-
-La troveremo, ma sicuramente senza di te lavoreremo meglio.-
-Lo sapevo! Sapevo che sarebbe finita così! E' assurdo!-
-Non lo è!-
-Ma per favore!-; sbattendo la porta uscì dalla stanza e raggiunsi subito Korasak:
-Vince! Avete notizie?-
-Nessuna.-
-Come sarebbe a dire?! Non avete scoperto niente?.
-Jane non posso parlartene-.
-Fantastico! Vi siete schierati tutti contro di me! Tu Frankie? Che mi dici?-
-Mi dispiace..- rispose mio fratello.
Sentite quelle parole, non ci vidi più dalla rabbia:
-Benissimo! Farò da sola allora; grazie mille!-; dette quelle parole, non ascoltai più niente e me ne andai. Avrei trovato da sola Maura.
 
A casa mi sentivo inqueta, non riuscivo a starmene ferma e a non pensare a Maura. Mi era stato pure proibito di entrare in casa sua; ci mancava poco che mi dessero gli arresti domiciliari. Sapere di non poter fare niente mi faceva infuriare, volevo assolutamente trovarla; avevo davvero paura che chi l'aveva rapita, le avrebbe fatto del male.
Passarono minuti e anche ore, ero sempre più disperata. Si era ormai fatta sera e non avevo ricevuto notizie da parte di nessuno; odiavo essere esclusa, soprattutto quando si trattava del mio lavoro. Avrei dovuto dormire un pò, ma non ci riuscivo; l'unica cosa che sapevo fare era pensare a Maura e ad un modo per poterla ritrovare.
Ad un tratto mentre pensavo, sentì il mio cellulare vibrare; lo afferrai subito sperando in qualche buona notizia: era un sms da un numero sconosciuto, ma senza pensarci troppo lo lessi subito; c'era scritto un indirizzo seguito da un "sono qui, salvami". Pensai subito che fosse stata Maura a scrivermi, ma non avevo intenzione di contattare tutti gli altri per essere esclusa nuovamente; così mi preparai prendendo la mia pistola, e salendo in macchina partì subito verso il luogo scritto nel mesaggio.
Era un posto isolato, in periferia; metteva un pò i brividi, ma non m'importava; se Maura era li, dovevo trovarla. Scesi dalla macchina e silenziosamente mi inoltrai dentro entrando da una finestra.
Non ero certa che quel messaggio mi fosse stato inviato davvero da Maura, poteva anche trattarsi di una trappola, ma nella situazione in cui mi trovavo, non importava molto; dovevo solo salvare la mia migliore amica.
Li dentro era buio pesto, dovetti usare una torcia per farmi strada. Mi trovavo in una specie di magazzino che sembrava vuoto, ma rimasi comunque in allerta, poteva sbucare qualcuno da un momento all'altro. Avanzai ancora un po', ma ad un certo punto dovetti nascondermi, perchè sentì che qualcuno stava venendo nella mia direzione. Riuscì a dare un'occhiata: erano due tipi alti e robusti che parlavano tra di loro:
-Per quanto tempo dobbiamo tenere quella biondina di sopra?-
-Finchè Bob non vorrà liberarsene-.
-La uccideremo?-
-Ha mai risparmiato qualcuno lui?-; nel frattempo si allontanarono e non riuscì più a sentire altro, ma già quelle poche frasi mi erano bastate. Se non fosse stato per Maura che rischiava la vita, mi sarei lanciata contro quei due e li avrei fatti a pezzi, ma non potevo, dovevo salire al piano di sopra.
Cercai le scale e finalmente dopo un pò me le trovai davanti; c'era anche un ascensore, ma non sapendo dove si sarebbe aperto e se qualcuno era li nei dintorni, optai per le scale. Cominciai a salire lentamente; tutte le porte dei vari piani erano chiuse, tranne una all'ultimo piano.  Entrai con cautela e già cominciai a sentire delle voci provenire da una stanza chiusa; mi avvicinai per origliare:
-Lei che dice dottoressa, la nostra detective abboccherà?-
-Non so se lo farà; potrebbe essere, ma comunque non le permetterò di farle del male!-
-E come vorresti fermarmi? Sentiamo..-
-Io la capisco; quello che ha subito da ragazzo è assurdo. Lei non può trasformarsi come quel mostro.-
-Troppo tardi, mia cara; troppo tardi-.
Ad un certo punto si aggiunse un'altra voce:
-Bob! Che ne dici, lo prendiamo un caffè?-
-Ottima idea George.Andiamo! E lei, mia cara dottoressa, aspetti, non la lascio sola per troppo tempo-.
Per un momento temetti di ritrovarmeli davanti, ma fortunatamente erano usciti da un'altra porta. Quando non sentì più parlare, presi una forcina e cercai di forzare la serratura per entrare. Non fu semplice, ma ci riuscì. Non appena entrai e vidi Maura, corsi subito da lei per abbracciarla:
-Maura!-
-Jane.. non dovresti essere qui-
-Lo so! ma dovevo venire!-
-Jane..-
-Guarda come ti hanno legata. Brutti bastardi!-
-Jane? Dove sono gli altri?-
-Non lo sanno-; le risposi senza guardarla negli occhi, mentre cercavo di liberarla da quelle corde che la tenevano legata;
-Come non lo sanno?-
-Mi hanno esclusa dal caso e così ho fatto di testa mia-.
-Jane non hai idea del guiaio in cui ti stai cacciando?-
-Rischio la vita? Quante volte l'ho rischiata?-
-Questa volta è diverso. Quel messaggio che hai ricevuto era una trappola-.
-Lo so, l'ho sentito prima; ora comunque andiamo-.
Sciolsi gli ultimi nodi e l'aiutai ad alzarsi, ma in quell'istante sentì travolgermi dalle braccia di Maura che mi strinse forte a se:
-Jane, grazie! Sei come una sorella per me, anche più di quello-.
-La penso anche io così... Ti voglio bene Maura-.
-Anche io Jane, anche io...-
-Ora andiamo. Ti porto al sicuro e poi chiamo gli altri, mentre vado ad arrestare quei bastardi-.
Non appena sentì quella frase, Maura si bloccò:
-Maura, che c'è?-
-Non puoi!-
-Cosa?-
-Entrare qui da sola-.
-Perchè?-
-Sono in troppi e tu sei sola-.
-Arriveranno i rinforzi-.
-Se proprio dovrai entrare, lo farai quando saranno arrivati-.
-Ti preoccupi troppo. È il mio lavoro-.
-Tu non sei da meno-.
-Per ora andiamo!-; l'afferrai e cominciai a trascinarla fuori dalla stanza, quando ad un tratto un uomo ci sbarrò la strada:
-Il pesciolino è abboccato; Bob ne sarà entusiasta-.
-Brutto figlio di puttana!- Esclamani scagliandomi contro di lui, poi estrassi la pistola puntandogliela alla tempia:
-Sei in arresto! Tu e tutti i tuoi amici!-.
Maura guardava preoccupata la scena, mentre mettevo le manette a quel bastardo; ma proprio in quel momento sentì una voce rivolgersi a me:
-Sei davvero convinta di vincere sempre? Eh? Jane Rizzoli!-; alzai lo sguardo e vidi uno strano tipo davanti a me; intuì che si trattasse del capo:
-Tu dovresti essere Bob, se non sbaglio-.
-In persona-.
-Bene! Così arresterò anche te! Pagherete per aver rapito Maura!-
-Suvvia dolce Jane, non te la sarai presa davvero, per così poco? Sai.. per me è un sogno averti qui; solitamente è solo in quelli che ti vedo-; il suo modo di parlare mi ricordava qualcuno, ma non volevo pensarci, finchè lui non continuò il discorso:
-Maura ha avuto il tempo di parlarti del mio passato?-
-Non m'interessa!-
-Io credo di si, invece! Bhè! Se non l'ha fatto lei, ci penserò io. Sai chi è stato colui che mi ha fatto diventare un uomo? Che mi ha cresciuto? Per così dire-;
Maura era troppo tesa; anche io lo ero, ma cercavo di non mostrarlo:
-I tuoi racconti non mi faranno avere compassione di te!-
-Non compassione, ma paura! La persona che mi ha cresciuto la conosci davvero bene; sai di chi parlo? Il suo ultimo desiderio, prima di morire, è stato quello di vederti morta; ma prima dovrai soffire tanto; è una sua richiesta e io ci tengo a rispettarla, perchè ho sempre rispettato il mio amato Charles Hoyt.-; in quell'istante sfoderò un bisturi dalla tasca e cominciò ad avvicinarsi verso di me che ero totalmente paralizzata. Nonostante fosse morto, Hoyt continuava a perseguitarmi nei miei peggiori incubi e in quel momento, per me, era come averlo nuovamente davanti. Iniziai a tremare; non riuscì nemmeno a tenere stretta la pistola che mi cadde di mano. Bob mi si avvicinò pericolosamente puntandomi il bisturi al collo, poi cominciò a sussurrare:
-Puoi chiamarmi anche Hoyt, se vuoi! Avrei tanto voluto avere quel cognome-.
Non riuscì a regire:
-Potrei ucciderti subito, ma non sarebbe divertente; devi soffrire prima-. Dette quelle parole premettere col bisturi sul mio collo provocandomi un taglio e aumentando terribilmente la mia paura. Ad un certo punto, vidi Maura lanciarsi per terra, afferrare la pistola e puntarla contro Hoyt junior:
-Lascia subito la mia amica! O io..-
-Spari? Ci riesci?-.
Maura non aveva idea di come si maneggiasse una pistola, anche se avevo provato ad impararle come fare, l'aveva dimenticato e infatti era proprio un disastro con quell'arma in mano. Lei, però, non voleva mostrare la sua debolezza e continuò:
-Certo! Non avrò paura di premere il grilletto!-.
Fu proprio in quell'istante che da un'altra porta entrarono altri tre uomini, che afferrarono Maura facendole cadere la pistola per terra.
-Peccato- esclamò Hoyt junior; poi ordinando a l'uomo in manette, che fu liberato, e ad uno dei tre che teneva Maura, di tenermi ferma; si avvicinò alla mia amica col bisturi pronto all'attacco. Io ero a pochissimi metri di distanza e avrei solo voluto trovare la forza per prendere la mia pistola e uccidere quel verme. Lui puntò il bisturdi sul collo di Maura e le procurò un piccolo taglio:
-Mia cara Jane, per esaudire il primo desiderio di Charles, dovrò farti soffrire e a quanto ho capito, lei è il mezzo adatto per farlo; poi ti ucciderò-. Non riuscivo a vedere Maura soffrire in quel modo, era in lacrime e lo ero anche io.
-Uccidimi, fai di me quel che vuoi, ma lascia andare Maura!- Dissi quella frase singhiozzando e tremando, ma fu tutto inutile; Hoyt, infatti, alzò il suo bisturi, mi fissò e disse:
-Goditi lo spettacolo detective!- Poi si voltò verso Maura e continuò: -Mi dispiace che tu hai l'unica colpa di esserle amica, ma devo farlo. Addio!-. Bob stava per colpire al petto Maura col bisturi, e fu proprio in quell'istante che mi tornò il coraggio, un coraggio folle, ma riuscì a divincolarmi dalla presa; spinsi via Maura appena in tempo, e la lama appuntita di quel bisturi trapassò la mia schiena facendomi crollare per terra a causa del troppo dolore. Maura mi abbracciò subito disperata:
-Jane! Mio Dio! che hai fatto??-.
Il dolore era fortissimo, cominciai a perdere sangue; non comprendevo molto, ma riuscì a percepire solo una risatina da parte di Hoyt junior e una frase:
-Si deve essere davvero stupidi, per commettere gesti di tale eroismo!-
Maura nervosa si alzò e cominciò a imprecare contro Bob che la fermò subito afferrandola per un braccio; ero stordita dal dolore, ma riuscì a vedere davanti a me la mia pistola, con fatica l'afferrai e nonostante non ci vedessi più molto bene, la puntai contro Bob e premetti il grilletto, pochi istanti prima che potesse far del male a Maura. Fatto ciò persi totalmente tutte le forze lasciando cadere giù il mio braccio e la pistola, accompagnati dal tonfo del corpo inerme di Hoyt junior; poi non compresi più cosa accadde, finchè non sentì delle voci che conoscevo.
-Fermi tutti, polizia!- Korsak e gli altri avevano circondato l'edificio; fortunatamente ci avevano trovate, Maura era salva. La voce di Korsak fu l'ultima cosa che sentì, poi persi i sensi e fu tutto nero davamto a me.
 
Quando riaprì gli occhi, mi ritrovai in ospedale; mia madre mi stava seduta accanto tenedomi la mano, ma non potei parlare perchè ero ancora troppo stordita ed intorpidiara.
Dopo la visita medica, quando mi madre rientrò nella stanza, feci uno sforzo e cominciai a farle delle domande:
-Cos'è successo?-
-Jane! E' da un mese che siamo tutti in pena per te-.
-Un mese?-
-Sei stata in coma per un mese-.
-Ho rischiato di morire?-
-Ti hanno salvata per miracolo.- Dalla voce di mia mamma si capiva quando fosse preoccupata e turbata.
-E Hoyt? Cioè, Bob?-
-L'hai ucciso salvando Maura, non ricordi? Gli altri sono stati arrestati dai tuoi colleghi. Per fortuna che quel giorno, quando sei corsa da Maura, hai dimenticato il cellulare sul divano, con l'sms aperto; altrimenti chissà come sarebbe finita.-
-Quindi hai avvertito tu Korsak e gli altri?-
-Si. Sei stata una matta ad andare li da sola!-
-Sai cosa sarebbe accaduto se avessi provato a parlare con Korsak-.
Finita la discussione, mia mamma uscì e fece entrare Maura, che mi raggiunse in lacrime e sedendosi accanto a me mi strinse forte le mani:
-Ho rischiato di perdere la mia migliore amica; sei una stupida!-
-Questo è il tuo grazie?-
-Ti sono grata, mi hai salvato la vita, ma sai che senza di te in questo mondo, non avrei più vissuto.-
-Vale lo stesso per me, non mi pento del mio gesto-.
-Sei stata troppo impulsiva-.
-L'impulso è la parola del nostro cuore Maura-.
-Oh Jane.. sono venuta qui tutti i giorni sperando di vederti riaprire gli occhi; ho pregato tanto-.
-Ora sto bene-, le sorrisi.
-Per fortuna-.
-Sono solo stata in coma per un pò, niente di grave-.
-Jane!-; mi riprese lei, e poi continuò: -Non è da sottovalutare. Il coma è lo stato patologico caratterizzato dalla perdita, con diversi gradi di gravità, della coscienza, della sensibilità e della motilità volontaria; non è una cosa molto bella!-
-Devo dire che mi sono mancate le tue prediche scientifiche e incomprensibili-.
-Sai che il coma è una patologia conosciuta fin dai tempi più antichi? Il sostantivo coma deriva dal greco κῶμα che vuol dire sonno. Con questo termine, Ippocrate indicava "Il cadavere in sonno letargico", riferendosi a quei soggetti in coma, che apparivano in uno stato di sonno profondo dal quale non si poteva risvegliarli...e...-
-Ora esageri!-
-La conoscenza non è mai troppa; non c'è esagerazione in essa-.
-Ti voglio bene, abbracciami-; non se lo lasciò ripetere due volte e mi strinse tra le sue braccia.
-Anche io Jane-.
Quando Maura se n'è andò dovetti fare i conti con Korsak, Frankie e soprattutto con Cavanaugh che era furioso con me; ma alla fine quando mi sarei ripresa sarei tornata a fare ciò che più amavo. Nonostante le ferite, le perdite e le mille volte in cui ho rischiato la vita, non mi sono mai pentita della scelta che ho fatto, ho sempre amato il mio lavoro. Vendicare qualcuno o direttamente salvare la vita di qualcuno è qualcosa di unico, soprattutto quando lo fai per una persona importante.
 
Probabilmente ci vuole davvero molta impulsività per fare il mio lavoro e io so di essere davvero impulsiva e di agire sempre col cuore, in qualunque circostanza. Il coraggio è importante, ma ciò che conta davvero, alle volte, è quel briciolo di follia che mi spinge sempre a lanciarmi nelle situazioni più pericolose, non curante di ciò che potrebbe accadermi, perchè la mia vita è importante,lo so, ma il mio lavoro e le persone per me care sono coloro per cui vivo e che mi danno la possibilità di alzarmi ogni mattino e di porter considerare la mia esistenza in questo mondo VITA e non pura e semplice SOPRAVVIVENZA. 

   
 
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