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Autore: Serenity Moon    10/03/2016    1 recensioni
I sensi di colpa sono un'arma micidiale. Distruggono tutto intorno a loro. Chi li provoca, chi li vive, ciò che lega chi li provoca e chi li vive.
"Negli occhi tuoi, piove".
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'attesa è finita! Eccovi i vostri dieci minuti di angoscia.

Ve se ama!

 

 

Non fare a meno di me

 

Un gruppo poggia su un assunto ben preciso: l’affiatamento dei suoi componenti. Ognuno di loro è necessario e indispensabile perché la struttura si mantenga nel tempo. Se succede qualcosa anche a uno solo dei suoi elementi, ecco che tutto crolla.

Al Caffè Mew Mew stavano constatando questa amara realtà.

Ichigo mancava da un po’ ormai e il suo tocco sembrava essersi totalmente perso. Le luci non bastavano a illuminare le grandi sale sempre colme di clienti. I sorrisi delle altre ragazze si erano spenti, tramutati in smorfie poggiate sui loro volti dall’abitudine. Faceva freddo e né il dicembre incalzante né l’impianto di riscaldamento guasto erano scuse abbastanza valide per giustificare l’atmosfera glaciale che era calata all’interno del locale.

Il telefono squillava spesso e in una sorta di pavloviano meccanismo, a ogni trillo, le ragazze si fermavano e si guardavano l’una l’altra alla ricerca di conforto e forza che non sapevano dove trovare. Keiichiro allora rispondeva e mentre aveva ancora la cornetta all’orecchio, scuoteva la testa in loro direzione. Niente di invariato. L’agonia sarebbe durata una telefonata in più.

Da un po’ di tempo, le telefonate avevano cambiato mittente. Era Ichigo stessa a dare notizie di sé e delle sue condizioni e a sua volta ne chiedeva di quel lui che era sparito, inghiottito da chissà quale silenzio. Le sue domande però ricevevano solo risposte vaghe, per lo più dispiaciuti “non lo so” da parte di un Keiichiro enormemente addolorato.

«Si è fatto vedere oggi?».

«No, cucciola. Ma sono sicuro che sta bene. Più tardi gli porto qualcosa per pranzo. Stai tranquilla».

Ichigo rispondeva con un sospiro e riagganciava, prima che il pasticcere si rendesse conto che dall’altra parte stava piangendo. Le ferite facevano male, ma più di queste, era l’assenza di Ryo a consumarla.

Le era stato accanto senza sosta per i primi tempi. Quando si era svegliata, l’aveva trovato al suo capezzale, le teneva la mano, accarezzandole il dorso con delicatezza. L’aveva rincuorata e aiutata a farsi forza in un momento tanto difficile e poi era sparito. Era al Caffè, questo lo sapeva per certo, ma da lei non era più tornato e a lei era severamente vietato uscire, almeno fino a quando non si fosse del tutto ripresa.

Si gettò sul letto, per pentirsene subito dopo. La fitta che l’aveva colta le fece stringere i denti e altre lacrime le bagnarono gli occhi.

Non era arrabbiata. Non riusciva a esserlo. Stava solo male, ferita dentro e fuori per un abbandono che non sapeva spiegarsi e a cui si sommava la preoccupazione che fosse successo qualcosa di realmente grave per allontanarlo così tanto.

Keiichiro però diceva di no…

Keiichiro però sapeva anche mentire e pur di non farle del male era disposto a raccontarle qualche bugia.

Ichigo sbuffò. Si trovava con le mani legate ma aveva bisogno di sapere.

Lanciò un'occhiata alla sveglia poggiata sul suo comodino. Non era ancora mezzogiorno e la temperatura si aggirava sui quindici gradi...

Non ci pensò un istante di più. Prese un giubbotto pesante, si arrotolò una sciarpa attorno al viso e si calò il cappuccio sugli occhi. Le si vedevano a malapena le iridi marroni, dilatate a causa della paura per quello che stava per fare. I medici le avevano raccomandato di restare a riposo almeno per un altro mese. Non doveva fare sforzi, essere soggetta a sbalzi di temperatura, stancarsi, ma Ichigo dimenticò tutte le prediche che si era sorbita in ospedale e, approfittando di un momento di assenza di sua madre, prese la via della porta.

Corse. Non doveva farlo, ma corse. Respirava con la bocca, mentre la cicatrice sull'addome pulsava a causa dello sforzo. Voleva essere veloce, ma il suo corpo ormai non rispondeva più agli stimoli e dopo una trentina di metri, Ichigo dovette fermarsi a riprendere fiato. Con una mano si stringeva il tessuto in corrispondenza della ferita, come se potesse calmare il dolore, ma questo, salito fino agli occhi, glieli inumidì, appannandole la vista. La ragazza asciugò le lacrime e, decisa, si rimise in cammino verso la sua meta. Le faceva tutto male, ma non poteva arrendersi. Doveva parlare con Ryo, doveva capire cosa stesse succedendo e se raggiungerlo le sarebbe costato caro, ne avrebbe pagato le conseguenze.

La strada fino al Caffè non le era mai sembrata così lunga. Arrivò trafelata. Il respiro pesante le faceva alzare e abbassare le spalle. Tossì ripetutamente, nel petto un dolore forte causato dallo sforzo. Aveva caldo, ma spogliarsi non le era consentito. Le sue difese immunitarie erano troppo basse e anche una folata di vento poteva esserle fatale.

Decise di entrare dal retro. Non voleva che le sue amiche la vedessero. L'avrebbero rimandata a casa dopo averla sgridata, dandole dell'irresponsabile. Loro non avrebbero capito l'importanza di ciò che stava per fare. Salì le scale di soppiatto. La strada per la stanza di Ryo se la ricordava bene, l'aveva percorsa così tante volte e ci aveva trascorso così tanto tempo che sarebbe stato impossibile rimuovere quei ricordi. Seconda porta a destra.

Chiusa.

Bussò due volte, più per prendere coraggio che tempo. Ora che si trovava lì, qualcosa di molto simile alla paura si era unita al dolore e le provocava dei crampi allo stomaco, tanto forti da farle venire i brividi.

Non ricevette alcuna risposta, ma sapeva che Ryo era lì dentro. Senza pensarci più di tanto, girò il pomello e aprì la porta.

Lo vide pietrificarsi per cosa? Timore? Stupore?

Ichigo si tolse il cappuccio per avere la visuale più libera, ma lasciò la sciarpa a coprirle le guance. Non voleva esagerare.

«Ciao» lo salutò, ma non fece ulteriori passi avanti. Restò ferma davanti alla porta, in attesa di una sua reazione.

«Ichigo» disse solo. Non credeva ai suoi occhi e stava cercando di capire come porsi nei suoi confronti. Lei non doveva essere lì, era pericoloso e la tentazione di farle una scenata sulla sua mancanza di responsabilità e amor proprio fu grande, ma vinta dal pensiero che, se aveva messo a repentaglio la sua salute per andare da lui, doveva avere qualcosa di importante da dirgli e lui sapeva anche cosa.

Abbassò subito lo sguardo, colpevole e stette ben attento a non incrociare i suoi occhi, che dicevano molto più di quanto la rossa non volesse svelare.

«Non dovresti essere qui» le disse voltandole le spalle. Il panorama che si stagliava dalla finestra della camera offriva solo alcuni alberi e uno scorcio di strada, ma stando all'attenzione che Ryo dedicava loro dovevano essere interessantissimi.

«Nemmeno tu».

Ryo respirò forte, ma non rispose. Fu Ichigo a continuare allora, in quello che, sapeva già, sarebbe stato un monologo.

«Perché, Ryo? Spiegami, ti prego, perché io davvero non capisco. Cosa è successo? Che fine hanno fatto tutte quelle belle parole? Le tue promesse? Mi hai detto che ci saresti stato. Dove sei, Ryo? Dove sei?».

Aveva finito per alzare la voce, il nodo alla gola formato dalla rabbia e dalla delusione le impediva di respirare bene. Voleva piangere, sfogarsi almeno in quel modo, ma si costrinse a essere forte. Le lacrime non avrebbero risolto nulla, questo lo sapeva. Quel che non sapeva era la motivazione dietro a un simile comportamento.

Il suo rapporto con Ryo non era sempre stato rose e fiori. C'erano stati molti momenti bui, ma li avevano vissuti e superati insieme. E i momenti belli li avevano uniti più che mai, formando una corazzata invincibile, o quasi...

Ichigo era viva per miracolo e Ryo non aveva potuto far niente per lei, se non stare a guardare mentre il loro ennesimo nemico faceva a pezzi lei nel fisico, lui nell'anima.

Arrabbiata, Ichigo andò verso di lui e lo prese per il braccio costringendolo a voltarsi e affrontarla.

«Ryo, guardami!» esclamò la giovane, la voce era un misto di disperazione e rabbia.

«Non ci riesco, Ichigo. Non posso».

Ichigo restò allibita. Sentì una fitta, più forte delle altre a cui stava pian piano facendo l'abitudine. Le sembrò di sentire di nuovo una lama fredda conficcarsi nel suo stomaco e sventrarla con tutta la forza di cui era capace. Si girò dentro di lei, la sconquassò più di quanto già non fosse e infine, ritirandosi, la lasciò lì, inerme e dilaniata, in attesa di morire dissanguata.

Non riusciva a guardarla? Era per quello che aveva smesso di andare a trovarla? Perché non riusciva a sostenere la visione del suo viso offeso?

Ichigo stavolta non si lasciò sopraffare. Si tolse la sciarpa e scoprì le guance, in particolare la sinistra, squarciata da una terribile cicatrice non del tutto guarita. La pelle attorno era raggrinzita e rossa, tirava e tutte le lozioni prescritte dal medico non avevano sortito risultati.

«È per questo?» gli chiese, indicandosi il viso. «Sono così brutta?». Anche se non voleva, le si era spezzata la voce e tutta la tristezza, il dolore che aveva provato quando aveva scoperto quel segno sul suo volto, traboccarono di fronte a quell'amara verità. «Una volta non facevi che ripetermi quanto fossi bella e ora non riesci nemmeno a guardarmi? Sono così mostruosa?» continuò e ogni parola diventava una coltellata che colpiva entrambi.

«No! No! No! Ma cosa dici, Ichigo?». Ryo scattò all'istante. La raggiunse e le prese il viso fra le mani. Le accarezzò la guancia martoriata più e più volte, attento a non farle male, come se con ogni passaggio potesse cancellare quello scempio che l'aveva deturpata.

«Non capisci? Qui l'unico mostro sono io! Quello che ti è successo è tutta colpa mia. Tu... tu sei meravigliosa, sei stupenda, sei bellissima. Ma io ti ho fatto questo. È colpa mia, Ichigo, solo colpa mia».

Fu allora che Ryo crollò. Le gambe gli cedettero e si sarebbe ritrovato a terra se non fosse stato per il tempestivo intervento di Ichigo che, afferratolo prontamente per le braccia, lo sostenne e lo accompagnò sul letto, dove il ragazzo si sedette. Il materasso cigolò sotto il suo peso, mentre Ryo nascondeva la faccia tra i palmi.

Ichigo si accovacciò di fronte a lui, sul pavimento. Lo guardava come le vergini immacolate dei quadri rinascimentali guardano le proprie creature, coscienti che saranno la loro salvezza, ma per prime devono essere loro a proteggerli. Ed era quello che Ryo, involontariamente, le stava chiedendo: di essere salvato. E Ichigo lo fece. Prese la forza che le restava e lo salvò, di nuovo.

«Ryo, tu non hai nessuna colpa. Questa è la mia vita. È la vita che ho scelto e finora non mi ha mai pesato, perché sapevo che in un modo o in un altro ti avrei avuto al mio fianco. Ma se tu te ne vai, se ti abbandoni a te stesso, se abbandoni me, io non potrò farcela. Quel che è successo non se lo aspettava nessuno, è accaduto ma io sono qui. Tu, tu torna da me. Dimentica il male che mi è stato fatto, non infliggermene dell'altro. Ho bisogno di te per superare tutto questo. Aiutami o finirò per perdermi anch'io».

Le parti si erano invertite. Adesso era lei a tenere la mano sul viso scuro di lui, con l'altra gli stringeva le dita mollemente abbandonate sul ginocchio.

Quando era arrivata al Caffè, era convinta che ad attenderla ci sarebbe stata una scenata, non un Ryo distrutto dalla convinzione di averla uccisa.

In un ultimo tentativo, Ichigo gli prese la mano e se la portò sul cuore. Lo guardava dal basso, serva sottomessa a un padrone testardo e cocciuto che non vuole sentire ragioni.

«Ti sto distruggendo» continuò lui imperterrito.

Ichigo si chiese se il dolore che stava provando il biondo fosse come quello che aveva sentito lei prima di essere addormentata dai medici dell'ospedale. Se i muscoli squarciati e gli organi feriti facessero male tanto quanto i sensi di colpa.

«Mi distruggi se ti perdo. Torna da me, da tutti noi. Non fare a meno delle persone che ti amano. Non fare a meno di me!».

Ichigo non si trattenne più. Le lacrime che aveva frenato per tutta la durata della discussione vinsero le sue resistenze e rotolarono giù dal viso, per infrangersi sulle ginocchia di Ryo. Il giovane la guardò addolorato. Ichigo aveva ragione: era miracolosamente sopravvissuta, ma lui sembrava non accorgersene, fermo al momento in cui l'aveva vista agonizzante, su una barella che correva troppo veloce e che la allontanava da lui, forse per sempre. In una sorta di flashback, aveva ripercorso tutti i momenti vissuti con Ichigo. Si era ricordato di tutte le volte in cui la ragazza si era ferita a causa del suo progetto, degli alieni, dei Crusaders, dei nuovi nemici. La maggior parte delle volte si era messa in mezzo per proteggere lui che non voleva saperne di restarsene buono al Caffè ad aspettarla. Si era convinto di essere la causa dei suoi mali, che se l'avesse lasciata andare, Ichigo non avrebbe più rischiato la vita, anzi, l'avrebbe vissuta come una qualsiasi ragazza. Ma Ichigo non poteva esserlo. Era nata speciale, ai suoi occhi lo era sempre stata. La normalità non le apparteneva. Lei era nata per brillare, come il sole di quel mezzogiorno che premeva per entrare dalla finestra e illuminare i cuori di entrambi, sprofondati nel buio del dolore.

«Mi sento perso, Ichigo. Tu sei il sole, il mio sole e io credevo di averti spenta».

Ichigo, finalmente, si lasciò sfuggire un sorriso rilassato, che gli dedicò dolcemente.

«Non puoi spegnermi. Niente può farlo, fino a quando ti avrò accanto».

La rossa poggiò la testa sulle ginocchia di Ryo e si abbandonò così, vicino a lui come non lo era da tempo. La reazione del giovane non tardò ad arrivare. Le circondò il capo, chinandosi su di lei come per proteggerla da qualunque male. La strinse forte, perso fra i suoi capelli che ogni tanto accarezzava per farle capire che era lì e la decisione stavolta era definitiva.

«Hai ragione, Ichigo. La luce non muore».

Siamo passati dallo zucchero all'ansia, bel salto non c'è che dire.

Ringraziate il meraviglioso Mattia per averci regalato questo splendore di canzone che trovate su Youtube con il titolo di “Anche tu” e vi comunico che la musica del mio ragazzotto romano preferito sarà la protagonista, insieme a Ryo ed Ichigo della prossima One Shot, che ancora non ho scritto per mancanza di tempo, ma che è già bella nella mia testa. Volete sapere il titolo?

E'...

Troverete la canzone sulla mia pagina Facebook. Preparatevi a sognare.

Grazie a tutti per l'attenzione,

baci, bacini, bacetti,

sempre vostra,

Serenity

   
 
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