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Autore: lullublu    11/03/2016    0 recensioni
Per come lo aveva descritto Katsura, non si aspettava di trovarlo così posato.
Kotaro lo aveva definito mentalmente instabile, ed era per questo che aveva deciso di farlo ricoverare alla casa di cura di Edo.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gintoki Sakata, Takasugi Shinsuke
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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takasugi malato Note dell'autrice:
Salve a tutti, per una volta metto le note prima della storia perchè ritengo che quel che ho da dire in proposito sia importante.
Ho pensato a questa one shot leggendo in 'l'uomo che scambiò sua moglie per un cappello', di un caso clinico del genere, dunque non è una cosa inventata del tutto.
Se Takasugi vi sembra ooc non fatemene una colpa, dopotutto ho dovuto adattare il personaggio a questa situazione.
Detto questo spero che a qualcuno piaccia la storia.
Buona lettura


A guardarlo mentre fumava la pipa e guardava con aria tranquilla fuori dalla finestra, si sarebbe detto che non c'era nulla che non andava in lui.
Almeno fu questa le prima impressione che ebbe Gintoki mentre guardava Takasugi.
Per come lo aveva descritto Katsura, non si aspettava di trovarlo così posato.
Kotaro lo aveva definito mentalmente instabile, ed era per questo che aveva deciso di farlo ricoverare alla casa di cura di Edo.
Gintoki aveva deciso che avrebbe rivisto Shinsuke solo una volta che fosse guarito, ma era passato ormai un anno, e Takasugi non dava segno di miglioramento.
Per questo, aveva deciso di andarlo a trovare.
Anche l'infermiera che l'aveva accompagnato alla stanza aveva descritto la situazione dell'amico come delicata, in particolare gli aveva consigliato di non stressare il paziente.
"Takasugi", lo chiamò l'albino per attirare la sua attenzione.
Il paziente si girò, e Gin vide le bende che gli coprivano l'occhio che aveva perso in battaglia.
"Ti ricordi di me?" gli chiese, gli era stato detto infatti che Takasugi soffriva di problemi di memoria.
Shinsuke gli sorrise "come potrei non ricordarti?" rispose l'altro con tono saccente, come se il ragazzo avesse detto una cosa molto stupida, e a Gintoki sembrava proprio così, non aveva senso chiedere a Takasugi se si riscordasse di lui, giusto?
"Dopotutto ci siamo visti ieri" aggiunse, e Gintoki notò la prima incongruenza.
Pensò che stesse scherzando, ma iniziò a preoccuparsi vedendo che l'altro lo guardava fisso, come se lo stesse studiando.
L'albino abbozzò un sorriso, anche se quel silenzio e quell'occhio verde brillante puntato addosso, lo rendevano nervoso.
Finalmente Takasugi si decise a parlare.
"Si può sapere come ti sei conciato Gintoki? Sembra molto scomodo quell'abbigliamento per combattere".
Gintoki rimase sgomento per quell'affermazione così strana.
"Combattere?" gli chiese, iniziando a capire cosa ci fosse di guasto nella mente dell'amico.
"Certo" rispose l'altro ancora tranquillo.
Teneva ancora in mano la pipa ma non stava più tirando boccate, come se gli fosse passato di mente.
"Cosa credi che si faccia in guerra?".
"La guerra è finita da un bel pezzo" lo informò l'albino, cercando di valutare se l'altro credeva davvero alle proprie parole.
Lo sguardo di Shinsuke si rabbuiò, sembrava disorientato, poi scosse la testa e sorrise.
"Sei sempre il solito stupido, Gintoki. Sempre a fare scherzi".
L'albino si sentì male a quelle parole, adesso capiva appieno e faceva male.
Era come se per Takasugi il tempo si fosse fermato alla guerra.
"Non sto scherzando" gli disse, anche se pensava che non gli avrebbe creduto "guardati intorno Takasugi".
Il ragazzo spostò l'attenzione verso la stanza, si guardò intorno e sgranò gli occhi.
Era come se vedesse quella stanza, la stanza dove aveva vissuto in quell'ultimo anno, per la prima volta.
Fece cadere la pipa, ma non se ne accorse neppure.
"Gintoki, d-dove sono?" chiese con voce tremante.
Iniziò ad agitarsi, l'infermiera che stava sorvegliando la situazione, fece uscire Gintoki interrompendo la visita.
                                                                                                         
                                                                                                                 ***


Dopo quella visita, Gintoki si sentiva triste.
Voleva fare qualcosa di utile per il suo amico, ma non sapeva come potergli essere d'aiuto.
Pensandoci, riuscì a trovare qualcosa: l'avrebbe portato a vedere il dojo del maestro Shoyo.
Katsura pensava che non fosse una buona idea, ma Gintoki era convinto e  ne parlò col medico.
Il medico gli diede ragione, probabilmente vistitare un luogo importante e pieno di ricordi avrebbe aiutato a sbloccare la sua particolare amnesia.

Takasugi sembrava entusiasta all'idea di uscire.
Forse anche se non ricordava il suo presente in modo cosciente, ne rimaneva traccia a livello inconscio.
A comprovare questa teoria, c'era il fatto che Takasugi ricordava i nomi delle infermiere e parlava tranquilamente con loro, anche se non ricordava di averle già viste.
Gintoki si sentiva a disagio in compagnia di questo nuovo Takasugi.
Quando uscirono in strada, Shinsuke si mise ad orsservare attentamente la zona, come aveva fatto precedentemente con l'albino quando era andato a trovarlo.
"Guarda Gintoki" disse con un tono di voce trasognato che fece quasi accaponare la pelle al ragazzo.
"Questi maledetti amanto hanno fatto tutto questo in una sola notte".
Ancora una volta, l'albino poteva constatare come per l'altro il tempo fosse fermo.
La sua mente adottava delle spiegazioni fittizie per spiegare una realtà che non coincideva con quella della sua mente.
E Gintoki, pensando che a nulla potesse servire in quel momento, spiegargli la verità, sorrise ed annuì.
Prima i sorrisi, poi le bugie e dopo?
Cosa ci sarebbe stato dopo?
Gintoki non riusciva ad immaginare cosa poteva esserci per un uomo senza presente e senza futuro, un uomo intrappolato nei ricordi.

Del dojo Takasugi ricordava tutto, il suo viso si illuminò vedendolo da lontano.
Si chiese perchè fosse così rovinato dato che 'ieri non lo era', ma dimenticò subito questo aspetto quando entrò.
In quel momento era come perso nel suo quando, e Gintoki si sentì totalmente estraneo a lui.
Fu una sensazione spiacevole, aveva immaginato che in quel modo potesse essergli vicino ed invece si sentiva più lontano che mai.
Quando lasciarono il dojo, Takasugi s'intristì.
Qualche minuto dopo aveva già dimenticato dove era stato, ma il suo umore rimase triste e tutti i tentativi di dialogo dell'albino furono troncati da risposte a monosillabi.
Era come se una parte di lui si rendesse conto che il mondo in cui viveva era un mondo fittizio.
Fu quando arrivò il momento di lasciarlo che Gintoki capì che Katsura aveva avuto ragione.
La sua non era stata una buona idea.
Takasugi si guardò intorno con angoscia, guardando l'infermiera con aria spaventata.
"Ben tornato" disse lei, cercando di tranquillizzarlo, provò a poggiargli una mano sulla spalla ma lui si ritrasse come se lo avesse attaccato.
"Gintoki, chi è questa persona. Perchè mi hai portato in questo posto?".
Gintoki era sgomento, era impreparato ad una reazione del genere.
Spostò lo sguardò dall'amico all'infermiera come a chiederle cosa dovesse fare.
Lei gli fece segno di allontanarsi.
"Takasugi... io devo andare... verrò a trovarti presto..." disse Gintoki con aria incerta vedendo sopraggiungere altre due persone che afferrarono l'amico per le braccia, bloccandolo.
Lui tentò di dimenarsi, aveva lo sguardo fisso su di lui e Gintoki si sentì quasi un traditore.
"Non puoi andartene, avevi promesso di combattere al mio fianco. Non puoi lasciarmi indietro. NON PUOI LASCIARMI INDIETRO!".
Si agitò con forza, tanto che faticarono a tenerlo fermo.
Gintoki non riusciva più a reggere quello sguardo, si sentiva in colpa.
Era giusto abbandonarlo lì?
Uno dei medici, estrasse una siringa e la iniettò al paziente.
Takasugi tentò di urlare, ma le sue parole si spensero in un flebile sussurro "Gintoki", prima che il sedativo facesse effetto e Takasugi cadesse addormentato.
Gintoki guardò sconcertato la scena.
"E' normale" tentò di tranquillizzarlo l'infermiera "alcune volte i pazienti diventano nervosi e reagiscono in questo modo".
"Starà bene?" chiese l'albino rendendosi conto di quanto suonasse sciocca quella domanda.
Se Takasugi si trovava lì non era certo perchè stava bene.
"Immagino di sì, probabilmente quando si sveglierà non ricorderà nulla di questo" rispose l'infermiera.
Ma lei non aveva visto come l'amico era diventato trise dopo essersi allontanato dal dojo, anche se non ricordava già più.
Ed in ogni caso era lui che mai avrebbe dimenticato le parole disperate di Takasugi.
Sarebbero stati suoi i sensi di colpa che l'avrebbero afflitto.
Ma non poteva farci nulla.

  
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