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Autore: Kaimy_11    12/03/2016    2 recensioni
Tra le mura congelate nel tempo del castello di Volterra, i Volturi regnano indiscussi, come paladini della legge e governatori assoluti.
Ma, se è vero che non è tutto oro ciò che luccica, anche tra i Volturi si annidano oscuri segreti e azioni non sempre nobili.
Come pietre preziose, Aro e i suoi fratelli collezionano gelosamente giovani dotati di particolari talenti, con le quali fortificano le proprie schiere. Ma per entrare a far parte dell’invincibile guardia reale non basta essere speciali.
Tra regole e doveri, vantaggi e privazioni, amori intensi e odi devastanti, la grande famiglia dei Volturi offre un’ intera eternità di potere e gloria.
Ma qual è il vero prezzo da pagare?
I Volturi richiedono una fedeltà assoluta, ma tanta devozione può portare alla perdizione.
Con cuori umani anche se immobili, anche i vampiri sanno amare. Sanno creare legami che spesso non possono essere cancellati. Sanno sognare, sperare e desiderare di correre contro corrente.
Ma la legge si rispetta. Non ci sono seconde possibilità.
Genere: Guerra, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demetri, Jane, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Volturi
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Più libri/film
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6. Respirare

 

 

 

Alla fine ho deciso di seguire il consiglio di Alec e, approfittando della pioggia, sono uscita dal castello. Nei giorni assolati, posso sognarmi di avere il permesso di andarmene in giro, con il rischio che i raggi caldi accendano i riverberi diamantini della mia pelle immortale, attirando l’attenzione degli umani. Ma, sotto strati di nuvole annerite, non corro rischi e posso addirittura mischiarmi agli ignari cittadini di Volterra.

Non ho mai capito se mi sia davvero permesso oppure no, poter passeggiare per la città come una qualunque ragazza mortale, osservando le vetrine. È buona norma indossare abiti comuni, addirittura anonimi, niente che possa rimanere impresso.

Ho lasciato sciolti i capelli, semplici e insignificanti a occultarmi anche un po’ il viso, jeans sbiaditi e comuni stivali neri. Quello che stona leggermente è il mio maglioncino rosso.

Se succedesse qualcosa, se dovessi interferire in qualche modo, sarei la ragazza in rosso.

Lascio scivolare all’interno della scollatura la collana dorata con lo stemma dei Volturi in cui è incastonato un piccolissimo rubino, onde evitare che un vessillo tanto appariscente richiami più sguardi di quanti vorrei, e allaccio la cintura del cappotto nero per coprire il rosso del maglione.

L’ombrello, ovviamente scuro ma blu, che tengo aperto sopra la testa mi ripara dalle goccioline di pioggia leggera che caratterizzano questo tiepido pomeriggio d’autunno.

Respiro a pieni polmoni l’aria fresca, è anche una giornata ventosa quella di oggi, sono proprio nel mio elemento e non potrei chiedere di meglio. Vorrei anche fare a meno dell’ombrello, di certo non mi preoccupano alcune gocce di pioggia, anzi, mi sembra di essermi finalmente immersa nella vita reale, tra profumi e suoni.

Cerco di mantenere il passo moderato e avanzo con il mento basso, per evitare di mettere in mostra i miei incantevoli lineamenti da immortale, o peggio, i miei occhi ambrati.

Quest’ultimo non è un grosso problema in realtà, poiché tutto questo afflusso di gente che riempie la piazzetta principale ha già risvegliato le profondità della mia sete annerendo totalmente le mie iridi.

Aggiro la grande fontana situata al centro, proprio di fronte all’ingresso di palazzo dei Priori e mi dirigo verso la via principale del paese. Passeggio con falsa disinvoltura e mi lascio distrarre dagli abitanti indaffarati per le compre quotidiane, godendomi la mia ora di libertà. I sotterranei del castello non hanno poi tutto questo grande fascino, preferisco una bocca d’aria fresca e un momento di svago in cui posso distrarmi osservando i ritmi cittadini.

Non ho una strana passione per gli umani, come si diverte a ripetere Felix, ma non vedo cosa ci sia di male a illudersi di poter avere il lusso di essere normale per qualche ora, infondo posso pensare a vampiri cattivi da uccidere tutti gli altri giorni. 

Amo la mia condizione di immortale, fare parte dei Volturi mi appaga molto, eppure a volte è come se non riuscissi più a respirare. Forse è soltanto colpa del mio potere, occasionalmente devo correre a rifornirmi di aria, oppure ho solo bisogno di staccare la spina e persino vivere sembra più facile quando sono qui fuori.

Passo davanti ad un negozio di dolciumi da cui esce una fragranza di pane appena sfornato, zucchero tostato e frutta fresca, che quasi mi stordisce, ma vado avanti. Le mie orecchie sono riempite dal chiacchiericcio circostante e devo muovermi abilmente per non urtare nessuno o per evitare che qualcuno si accorga della bellezza del mio viso e inizi a fissarmi, eppure mi sento insolitamente rilassata.

Se non devo annoiarmi dentro la mia stanza, cercando disperatamente qualcosa da fare, va molto meglio. Questa dolce inerzia mi carica.

Inaspettatamente, come una luce in mezzo al buio, una melodia mi arriva dritta al cuore passando per i miei timpani e, attraverso il vociare insistente e l’ululato del vento che si mischia al ticchettio della pioggia, riconosco le note musicali di una particolare composizione.

Mi fermo di colpo e ascolto con maggiore attenzione anche se non ho dubbi, qualcuno sta suonando al pianoforte Le Onde di Ludovico Einaudi, la mia sinfonia preferita, la stessa che sento particolarmente legata a me.

Eppure, non appena inizio a lasciarmi trasportare dalle note, che conosco a memoria, la melodia cambia. E continua a cambiare, scivola sugli accordi delle sinfonie più note di Beethoven a quelle di Chopin, passa da un brano all’altro con una certa spontaneità e senza un senso apparente. Ciò che caratterizza i pezzi suonati e l’estrema bravura dello sconosciuto esecutore.

Io me ne intendo abbastanza, e so che ci sono tempi che gli umani non possono superare, ma queste note hanno un ritmo decisamente troppo incalzante eppure perfettamente pulito. Non ci sono sbavature, eppure ogni tasto viene pigiato subito dopo l’altro con assoluta precisione.

Chiunque stia suonando, è dotato di un talento inumano.

Assottiglio lo sguardo e seguo la scia della musica, supero alcune vetrine e mi fermo davanti all’ingresso di un bar retrò che, da come recita un cartello, il venerdì offre serate di karaoke e piano bar. Acuisco tutti i sensi ma non riesco a individuare nulla di significativo, sento una leggera fragranza dolce e decisa che indica la presenza di un singolo vampiro, ma chiunque ci sia all’interno di questo bar è stato abbastanza furbo da mischiarsi agli umani per mimetizzare la propria traccia.

Mi guardo un attimo intorno, non dovrei entrare in un locale ristretto pieno di umani ma, se c’è un vampiro lì dentro, è mio dovere acciuffarlo. Chiudo l’ombrello e lo lascio nel vaso accanto alla porta, faccio un respiro profondo ed entro.

Odio affrontare miei simili al chiuso, dove sono in svantaggio, e per di più con umani di mezzo non potrò fare molto. Non mi resta che sperare che il vampiro sia soltanto un imprudente visitatore che si è spinto troppo dentro Volterra, e che non abbia intenzioni bellicose.

Se sono fortunata, mi basterà mostrargli la mia collana con lo stemma dei Volturi e suggerirgli di svignarsela.

Però, non appena metto un piede dentro il locale chiamato bar dell’angolo, comprendo all’instante che c’è qualcosa che non va. Se c’è un vampiro qui dentro dovrei sentirlo subito, e invece sento appena la fragranza zuccherina da immortale, e a una seconda occhiata capisco quale sia il problema.

Nella saletta, per nulla apia, vi sono stipate almeno venti persone. L’insolita folla, tutta accalcata, è radunata attorno al pianoforte in religioso silenzio. Non biasimo questi spettatori, i vampiri sono creati per attirare gli umani già di per sé, se in più si mettono a dare mostra delle loro abilità e suonano il pianoforte in maniera eccellente, lo spettacolo è assicurato.

Alzo gli occhi al cielo, devo essere proprio sfortunata se inciampo in un vampiro esibizionista che ha ben pensato di mettersi in mostra proprio in pieno territorio dei Volturi.

A tal proposito, mentre mi faccio largo tra la folla e mi avvicino al piano, mi ritorna in mente che Demetri è uscito in missione con Felix e Jane. Da quello che ha detto Alec, stavano cercando un gruppo di vampiri che avevano incautamente sconfinato dentro Volterra, per invitarli, più o meno gentilmente, a girare i tacchi e sparire.

Sicuramente il mio nuovo amico pianista sarà uno dei trasgressori che erano già stati individuati con i piedi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Magari si è nascosto in mezzo agli umani per nascondere il suo odore e non farsi trovare, il che mi fa quasi ridere.

Demetri non ha certo bisogno del naso per trovare un fuggitivo, il suo potere va molto al di sopra del semplice fiuto. Anche se persino io, da così vicino, fatico a individuare la sua traccia olfattiva, il nostro segugio ha altri mezzi per scovarlo.

A quanto pare, toccherà a me accompagnarlo alla porta, prima quella del bar e poi quella del confine della città, sperando che non opponga resistenza.

Certo che, mi ripeto, intrufolandomi in mezzo agli spettatori per guadagnarmi la prima fila, è piuttosto strano un vampiro che si esibisce proprio nella piazza vicino al covo dei Volturi.

O è molto stupido, o molto furbo.

Starà cercando di lanciare un messaggio, magari una sfida, ma a me non importa. Se tieni e suoi denti lontani dal collo dei cittadini, posso limitarmi a sbatterlo fuori da Volterra senza fargli del male. Ma, se infrange il divieto di caccia in citta o se mi attacca, sarò costretta a staccargli la testa.

Mi faccio largo fra due uomini e mi fermo quando sono arrivata davanti a tutti nel cerchio, esattamente di fronte al pianista.

Adesso lo vedo benissimo, non c’è niente e nessuno in mezzo a dividerci, solo tre o quatto metri.

Ma posso osservarlo ancora meglio quando, proprio tra le note di quello che mi sembra un altro pezzo del repertorio del mio pianista preferito, Einaudi, Il suo volto si solleva con uno scatto deciso ma anche attento. Pare quasi che abbia avvertito un particolare profumo paradisiaco e, non potendo fare altro che obbedire a quel richiamo, avesse alzato e puntato il suo sguardo proprio sulla fonte da lui avvertita, senza sbagliare.

Ed è allora che i suoi occhi neri si posano su di me.

Un vortice si apre al centro del mio petto e mi attira inesorabilmente all’interno delle sue viscere, all’interno di me stessa. Una bolla invisibile mi imprigiona e mi isola da tutto il mondo che mi circonda, non ci sono più suoni ma solo brividi caldi e poi freddi che mi lambiscono la pelle. Sono rimasta da sola con lo sconosciuto, al centro del nulla, e il mio respiro accelera.

Mi sembra che, per una frazione di tempo decisamente breve, ogni particella del mio essere sia stata scossa, ma devo riprendermi. Non c’è ragione che mi spinga a sperimentare un turbamento tale, così batto più volte le palpebre, eppure temo che l’incanto in cui sono caduta nell’incrociare gli occhi del vampiro abbia già sortito su di me il suo bizzarro ma potente effetto.

Assottiglio lo sguardo, non comprendo cosa mi sia accaduto, quindi studio il viso del trasgressore in cerca di un qualche tipo di indizio.

Forse ci siamo già visti.

Una mascella squadrata e zigomi ampi caratterizzano un viso mascolino e rude, ma di una bellezza mozzafiato. Un leggero strato di barba incolta gli copre la pelle del mento e delle guance, mentre la fronte alta è completamente sgombra, visto che i suoi capelli di un rosso scuro sono tirati all’indietro e raccolti in un codino dietro la nuca.

Studio i suoi occhi affilati, le sue labbra sottili, ma non mi sovviene nulla. Per di più, concentrata sulle mie emozioni, ho messo in secondo piano l’espressione stessa dello sconosciuto.

Quando mi ha vista, è stato come se avesse ripreso a respirare in quel momento dopo ore sott’acqua. Ha schiuso le labbra e ha inspirato a pieni polmoni, gustandosi il mio profumo con le palpebre leggermente abbassate. I suoi occhi sono rimasti incollati su di me, ma il suo viso si è come congelato, celando ogni suoi possibile pensiero.

Ma per magia, in un istante, tutto cambia e un sorriso sornione gli solleva gli angoli della bocca. Nascondendo a stento la sua allegria, cambia melodia e suona qualcosa di allegro che non riconosco, forse perché sono ancora sconvolta da me stessa e tremendamente confusa.

All’improvviso balza in piedi, facendo un breve inchino alla folla che si concede un caloroso applauso.

Ma lui non ha terminato lo spettacolo.

I suoi occhi tornano dritto nei miei, mi sorride, e mi si avvicina lentamente. Non voglio deviare lo sguardo, sono una Guardia dei Volturi e non abbasso gli occhi davanti a nessuno. Se vuole giocare, avrà la sua partita.

Certo, non posso fare a meno di pensare che non voglio perderlo di vista, e non solo perché si tratta di un invasore da spedire fuori.

L’uomo striscia elegantemente verso di me, sorridente, anche se i suoi occhi sono perle di ghiaccio attorniate da ciglia nerissime. Tutto in lui mostra arroganza, dal codino allo sguardo intrigante, per finire con le labbra sensuali.

Sogghigno, almeno mi divertirò un po’ prima di farlo a pezzi, infondo mi stanno simpatici i vampiri audaci che non temono la potenza dei Volturi. Peccato che gli farò rispettare le regole a modo mio.

L’immortale stende il palmo della sua mano verso di me, sventolandoci sopra l’altra mano e mostrando il gesto al pubblico. Capisco che vuole far vedere che non ha nulla sopra e credo si stia preparando per un giochetto di prestigio.

Come immaginavo, con una certa maestria teatrale e attirando su di sé gli sguardi incuriositi dei presenti, batte tre volte i palmi delle mani, fino quando, magicamente, qualcosa compare sul palmo che teneva steso verso di me.

Parte il secondo applauso, corredato di qualche risatina eccitata, ma io faccio roteare gli occhi. Ovviamente non può ingannare me, che ho colto il suo movimento a velocità da vampiro. Senza che l’occhio umano dei presenti se ne sia accorto, il vampiro ha semplicemente estratto l’oggetto dalla tasca dei pantaloni, non lo ha certo fatto sbucare fuori dal nulla.

Ma per i cittadini attorno a noi, questo trasgressore è un abilissimo pianista e un divertente prestigiatore.

Sollevando appena il palmo della mano, l’uomo mi invita ad accettare il suo dono, guardando prima la sua mano e poi me, con tanto di piccolo inchino d’incoraggiamento.

Arriccio le labbra in un sorrisino, quello che mi sta evidentemente offrendo, è una pietra luccicante. Come può una donna resistere a un uomo che le offre un gioiello?

Osservo il vampiro, ha un ghignetto innocente quanto sinistro, ma non intende distogliere lo sguardo dal mio. Mi ripeto che una guardia dei Volturi non abbassa la testa davanti a un nemico, e non rifiuterei mai una provocazione da un furfante del genere. Per di più siamo al centro dell’attenzione e non posso che recitare la mia parte.

Tenendo gli occhi nei suoi, faccio scivolare le mie dita sulla sua mano per prendere la pietra, mentre un ennesimo brivido mi percorre la schiena e si insinua nel mio petto.

Scuoto la testa e avvicino a me la pietra per ammirarla meglio.

Credo sia la gemma, o la roccia, o qualsiasi cosa sia, più bella che io abbia mai visto. All’inizio penso sia uno zaffiro, dato il colore, ma non è trasparente come un diamante, sembra proprio un pezzo roccia.

Ma è molto di più. È particolarissima.

È liscia al tatto ed è perfettamente fredda e levigata, come se fosse un ovetto di vetro con imprigionate al suo interno bellissime graffiature che vanno dal cobalto allo smeraldo con punte bronzate. Sembra una parete di roccia ghiacciata su cui si rispecchiano le luci dell’aurora boreale.

Sono sempre più stranita, non conosco questa pietra, e di certo non so perché mi sia stata offerta. Forse solo in segno di pace, magari ha capito chi sono e vuole ingraziarmi.

Torno a guardarlo, incurvando le sopracciglia, ma ciò che vedo è il suo ampio sorriso colmo di soddisfazione.

Fa un passo indietro, si esibisce in una piroetta al centro del cerchio di spettatori, poi si inchina e sventola le mani in segno di saluto mentre si fa largo tra la folla per raggiungere la porta.

Mi picchietto la pietra sotto al mento e mi prendo un attimo per riflettere, sospirando.

Non doveva essere poi così malvagio questo vampiro, se si stava solo esibendo davanti a degli umani, magari voleva davvero concedersi soltanto una provocazione al clan reggente.

Là fuori c’è una squadra di Volturi in cerca di un piccolo branco che ha invaso la nostra città e, guarda caso, questo sconosciuto si mette in mostra proprio in un locale al centro della piazza di Volterra. Non può essere una coincidenza, la faccenda è correlata. Sicuramente il trasgressore voleva godersi un insano giochetto o lanciare un segnale di forza.

Poco mi importa di cosa gli passi per la testa e della sua follia, il mio dovere è quello di assicurarmi che nessun vampiro entri in città senza permesso, per cui mi accerterò che se ne torni da dove è venuto.

Metto la gemma in tasca e, aggirando gli umani, esco dalla porta del locale per poi fermarmi subito.

La pioggia è aumentata, creando uno strato di foschia che rende difficile cogliere i dettagli dell’ambiente, per di più il rumore delle gocce che cadono con insistenza è assordante.

Mi guardo bene intorno, concentrandomi sui miei sensi potenziati, ma ovviamente il vampiro si è già dileguato. Provo ad annusare l’aria, ma l’acqua ha già cancellato la sua scia.

Analizzando meglio la faccenda, direi che è un po’ strano che il trasgressore si sia volatizzato nel nulla così facilmente, forse avrà fatto uno dei suoi numeri di magia. Però dovrei sentire almeno l’eco del suo odore, ma non c’è nulla a parte l’aroma della città bagnata. Ora che ci penso, non riesco a rievocare alla memoria l’odore del vampiro e capisco che è stato molto più astuto di me.

Mescolarsi alla folla all’interno del locale, ha davvero mescolato il suo odore, e mi ha reso impossibile ritrovarlo.

Potrei tornare dentro e cercare di percepire qualcosa, magari un residuo di odore dal pianoforte che stava suonando, ma a dire il vero preferisco ignorare la faccenda.

Non sono un segugio, il migliore dei Volturi è già fuori all’opera e, dato che al momento sono ancora arrabbiata con lui, direi che Demetri può andarsi a prendere il suo sospettato anche da solo. Sicuramente, se è con Jane e Felix al confine, individuerà il mio amico prestigiatore e provvederanno loro a lui.

Solo adesso mi accorgo che sono rimasta ferma in piedi sotto la pioggia, e un bambino che tiene per mano la madre, ferma davanti al negozietto di alimentari, mi osserva incuriosito.

Faccio una smorfia ma decido di ridarmi una sistemata, abbottonandomi la giacca con falsa disinvoltura, mentre respiro un ultimo momento d’aria fresca.

Adesso è ora di tornare sotto terra, il mio giretto fuori dal castello è durato fin troppo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

 

Sì, lo so, sono in ritardo, erano settimane che non aggiornavo ma rieccomi qui!

Non preoccupatevi se il capitolo sembrava strano, e vi garantisco che torneranno anche i nostri protagonisti.

Demetri è assente già da un po’ e magari sentite anche la mancanza della dolcissima Jane e forse anche degli anziani. Torneranno!

Ma cosa ne pensate, arrivati a questo punto? Avete delle idee?

Se volete, e se la storia vi piace ancora, lasciatemi un commento, ne sarei felicissima!

 

Baci e grazie a tutti i lettori!

 

 

   
 
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