6. Respirare
Alla fine ho deciso di
seguire il consiglio di Alec e, approfittando della pioggia, sono uscita dal
castello. Nei giorni assolati, posso sognarmi di avere il permesso di andarmene
in giro, con il rischio che i raggi caldi accendano i riverberi diamantini
della mia pelle immortale, attirando l’attenzione degli umani. Ma, sotto strati di nuvole annerite, non corro rischi e
posso addirittura mischiarmi agli ignari cittadini di Volterra.
Non ho mai capito se
mi sia davvero permesso oppure no, poter passeggiare per la città come una
qualunque ragazza mortale, osservando le vetrine. È buona norma indossare abiti
comuni, addirittura anonimi, niente che possa rimanere impresso.
Ho lasciato sciolti i
capelli, semplici e insignificanti a occultarmi anche un po’ il viso, jeans
sbiaditi e comuni stivali neri. Quello che stona leggermente è il mio
maglioncino rosso.
Se succedesse
qualcosa, se dovessi interferire in qualche modo, sarei la ragazza in rosso.
Lascio scivolare
all’interno della scollatura la collana dorata con lo stemma dei Volturi in cui
è incastonato un piccolissimo rubino, onde evitare che un vessillo tanto
appariscente richiami più sguardi di quanti vorrei, e allaccio la cintura del
cappotto nero per coprire il rosso del maglione.
L’ombrello, ovviamente
scuro ma blu, che tengo aperto sopra la testa mi ripara dalle goccioline di
pioggia leggera che caratterizzano questo tiepido pomeriggio d’autunno.
Respiro a pieni
polmoni l’aria fresca, è anche una giornata ventosa quella di oggi, sono
proprio nel mio elemento e non potrei chiedere di meglio. Vorrei anche fare a
meno dell’ombrello, di certo non mi preoccupano alcune gocce di pioggia, anzi,
mi sembra di essermi finalmente immersa nella vita reale, tra profumi e suoni.
Cerco di mantenere il
passo moderato e avanzo con il mento basso, per evitare di mettere in mostra i
miei incantevoli lineamenti da immortale, o peggio, i miei occhi ambrati.
Quest’ultimo non è un
grosso problema in realtà, poiché tutto questo
afflusso di gente che riempie la piazzetta principale ha già risvegliato le
profondità della mia sete annerendo totalmente le mie iridi.
Aggiro la grande fontana
situata al centro, proprio di fronte all’ingresso di palazzo dei
Priori e mi dirigo verso la via principale del paese. Passeggio con falsa
disinvoltura e mi lascio distrarre dagli abitanti indaffarati per le compre quotidiane,
godendomi la mia ora di libertà. I sotterranei del castello non hanno poi tutto
questo grande fascino, preferisco una bocca d’aria fresca e un momento di svago
in cui posso distrarmi osservando i ritmi cittadini.
Non ho una strana
passione per gli umani, come si diverte a ripetere Felix, ma non vedo cosa ci
sia di male a illudersi di poter avere il lusso di essere normale per qualche
ora, infondo posso pensare a vampiri cattivi da uccidere tutti gli altri
giorni.
Amo la mia condizione di immortale, fare parte dei Volturi mi appaga molto, eppure
a volte è come se non riuscissi più a respirare. Forse è soltanto colpa del mio
potere, occasionalmente devo correre a rifornirmi di aria, oppure ho solo
bisogno di staccare la spina e persino vivere sembra più facile quando sono qui
fuori.
Passo davanti ad un
negozio di dolciumi da cui esce una fragranza di pane appena sfornato, zucchero
tostato e frutta fresca, che quasi mi stordisce, ma vado avanti. Le mie
orecchie sono riempite dal chiacchiericcio circostante e devo muovermi
abilmente per non urtare nessuno o per evitare che qualcuno si accorga della
bellezza del mio viso e inizi a fissarmi, eppure mi sento insolitamente
rilassata.
Se non devo annoiarmi
dentro la mia stanza, cercando disperatamente qualcosa da fare, va molto
meglio. Questa dolce inerzia mi carica.
Inaspettatamente, come
una luce in mezzo al buio, una melodia mi arriva dritta al cuore passando per i
miei timpani e, attraverso il vociare insistente e l’ululato del vento che si
mischia al ticchettio della pioggia, riconosco le note
musicali di una particolare composizione.
Mi fermo di colpo e
ascolto con maggiore attenzione anche se non ho dubbi, qualcuno sta suonando al
pianoforte Le Onde di Ludovico Einaudi, la mia sinfonia preferita, la stessa
che sento particolarmente legata a me.
Eppure, non appena
inizio a lasciarmi trasportare dalle note, che conosco a memoria, la melodia
cambia. E continua a cambiare, scivola sugli accordi delle sinfonie più note di
Beethoven a quelle di Chopin, passa da un brano all’altro con una certa spontaneità
e senza un senso apparente. Ciò che caratterizza i pezzi suonati e l’estrema
bravura dello sconosciuto esecutore.
Io me ne intendo
abbastanza, e so che ci sono tempi che gli umani non possono superare, ma
queste note hanno un ritmo decisamente troppo
incalzante eppure perfettamente pulito. Non ci sono sbavature, eppure ogni
tasto viene pigiato subito dopo l’altro con assoluta
precisione.
Chiunque stia
suonando, è dotato di un talento inumano.
Assottiglio lo sguardo
e seguo la scia della musica, supero alcune vetrine e mi fermo davanti
all’ingresso di un bar retrò che, da come recita un cartello, il venerdì offre
serate di karaoke e piano bar. Acuisco tutti i sensi ma non riesco a
individuare nulla di significativo, sento una leggera
fragranza dolce e decisa che indica la presenza di un singolo vampiro, ma
chiunque ci sia all’interno di questo bar è stato abbastanza furbo da
mischiarsi agli umani per mimetizzare la propria traccia.
Mi guardo un attimo
intorno, non dovrei entrare in un locale ristretto pieno di umani ma, se c’è un
vampiro lì dentro, è mio dovere acciuffarlo. Chiudo l’ombrello e lo lascio nel
vaso accanto alla porta, faccio un respiro profondo ed entro.
Odio affrontare miei
simili al chiuso, dove sono in svantaggio, e per di più con umani di mezzo non
potrò fare molto. Non mi resta che sperare che il vampiro sia soltanto un
imprudente visitatore che si è spinto troppo dentro
Volterra, e che non abbia intenzioni bellicose.
Se sono fortunata, mi
basterà mostrargli la mia collana con lo stemma dei Volturi e suggerirgli di
svignarsela.
Però, non appena metto un piede dentro il
locale chiamato bar dell’angolo, comprendo all’instante che c’è qualcosa che
non va. Se c’è un vampiro qui dentro dovrei sentirlo
subito, e invece sento appena la fragranza zuccherina da immortale, e a una
seconda occhiata capisco quale sia il problema.
Nella saletta, per
nulla apia, vi sono stipate almeno venti persone. L’insolita folla, tutta
accalcata, è radunata attorno al pianoforte in religioso silenzio. Non biasimo
questi spettatori, i vampiri sono creati per attirare gli umani già di per sé,
se in più si mettono a dare mostra delle loro abilità e suonano il pianoforte
in maniera eccellente, lo spettacolo è assicurato.
Alzo gli occhi al
cielo, devo essere proprio sfortunata se inciampo in un vampiro esibizionista
che ha ben pensato di mettersi in mostra proprio in pieno territorio dei
Volturi.
A tal proposito,
mentre mi faccio largo tra la folla e mi avvicino al piano, mi ritorna in mente
che Demetri è uscito in missione con Felix e Jane. Da quello che ha detto Alec,
stavano cercando un gruppo di vampiri che avevano incautamente sconfinato
dentro Volterra, per invitarli, più o meno
gentilmente, a girare i tacchi e sparire.
Sicuramente il mio
nuovo amico pianista sarà uno dei trasgressori che erano già stati individuati
con i piedi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Magari si è nascosto in
mezzo agli umani per nascondere il suo odore e non farsi
trovare, il che mi fa quasi ridere.
Demetri non ha certo
bisogno del naso per trovare un fuggitivo, il suo potere va molto al di sopra del semplice fiuto. Anche se persino io, da così
vicino, fatico a individuare la sua traccia olfattiva, il nostro segugio ha
altri mezzi per scovarlo.
A quanto pare,
toccherà a me accompagnarlo alla porta, prima quella del bar e poi quella del
confine della città, sperando che non opponga resistenza.
Certo che, mi ripeto,
intrufolandomi in mezzo agli spettatori per guadagnarmi la
prima fila, è piuttosto strano un vampiro che si esibisce proprio nella
piazza vicino al covo dei Volturi.
O è molto stupido, o
molto furbo.
Starà cercando di
lanciare un messaggio, magari una sfida, ma a me non importa. Se tieni e suoi
denti lontani dal collo dei cittadini, posso limitarmi a sbatterlo fuori da
Volterra senza fargli del male. Ma, se infrange il
divieto di caccia in citta o se mi attacca, sarò costretta a staccargli la
testa.
Mi faccio largo fra
due uomini e mi fermo quando sono arrivata davanti a tutti nel cerchio,
esattamente di fronte al pianista.
Adesso lo vedo
benissimo, non c’è niente e nessuno in mezzo a dividerci, solo tre o quatto metri.
Ma posso osservarlo ancora meglio
quando, proprio tra le note di quello che mi sembra un altro pezzo del
repertorio del mio pianista preferito, Einaudi, Il suo volto si solleva con uno
scatto deciso ma anche attento. Pare quasi che abbia avvertito un particolare
profumo paradisiaco e, non potendo fare altro che obbedire a quel richiamo,
avesse alzato e puntato il suo sguardo proprio sulla fonte da lui avvertita,
senza sbagliare.
Ed è allora che i suoi
occhi neri si posano su di me.
Un vortice si apre al
centro del mio petto e mi attira inesorabilmente all’interno delle sue viscere,
all’interno di me stessa. Una bolla invisibile mi imprigiona e mi isola da tutto il mondo che mi circonda,
non ci sono più suoni ma solo brividi caldi e poi freddi che mi lambiscono la
pelle. Sono rimasta da sola con lo sconosciuto, al centro del nulla, e il mio
respiro accelera.
Mi sembra che, per una
frazione di tempo decisamente breve, ogni particella
del mio essere sia stata scossa, ma devo riprendermi. Non c’è ragione che mi
spinga a sperimentare un turbamento tale, così batto più volte le palpebre, eppure
temo che l’incanto in cui sono caduta nell’incrociare gli occhi del vampiro abbia
già sortito su di me il suo bizzarro ma potente effetto.
Assottiglio lo
sguardo, non comprendo cosa mi sia accaduto, quindi studio il viso del
trasgressore in cerca di un qualche tipo di indizio.
Forse ci siamo già
visti.
Una mascella squadrata
e zigomi ampi caratterizzano un viso mascolino e rude, ma di una bellezza
mozzafiato. Un leggero strato di barba incolta gli copre la pelle del mento e
delle guance, mentre la fronte alta è completamente sgombra, visto
che i suoi capelli di un rosso scuro sono tirati all’indietro e raccolti
in un codino dietro la nuca.
Studio i suoi occhi
affilati, le sue labbra sottili, ma non mi sovviene nulla. Per di più,
concentrata sulle mie emozioni, ho messo in secondo piano l’espressione stessa dello
sconosciuto.
Quando mi ha vista, è stato come se avesse ripreso a respirare in quel
momento dopo ore sott’acqua. Ha schiuso le labbra e ha inspirato a pieni
polmoni, gustandosi il mio profumo con le palpebre leggermente abbassate. I
suoi occhi sono rimasti incollati su di me, ma il suo viso si è come congelato,
celando ogni suoi possibile pensiero.
Ma per magia, in un istante, tutto
cambia e un sorriso sornione gli solleva gli angoli della bocca. Nascondendo a
stento la sua allegria, cambia melodia e suona qualcosa di allegro che non
riconosco, forse perché sono ancora sconvolta da me stessa e tremendamente
confusa.
All’improvviso balza
in piedi, facendo un breve inchino alla folla che si concede un caloroso
applauso.
Ma lui non ha terminato lo spettacolo.
I suoi occhi tornano
dritto nei miei, mi sorride, e mi si avvicina lentamente. Non voglio deviare lo
sguardo, sono una Guardia dei Volturi e non abbasso gli occhi davanti a
nessuno. Se vuole giocare, avrà la sua partita.
Certo, non posso fare
a meno di pensare che non voglio perderlo di vista, e
non solo perché si tratta di un invasore da spedire fuori.
L’uomo striscia
elegantemente verso di me, sorridente, anche se i suoi occhi sono perle di
ghiaccio attorniate da ciglia nerissime. Tutto in lui mostra arroganza, dal
codino allo sguardo intrigante, per finire con le labbra sensuali.
Sogghigno, almeno mi
divertirò un po’ prima di farlo a pezzi, infondo mi stanno simpatici i vampiri
audaci che non temono la potenza dei Volturi. Peccato che gli farò rispettare le regole a modo mio.
L’immortale stende il
palmo della sua mano verso di me, sventolandoci sopra l’altra mano e mostrando
il gesto al pubblico. Capisco che vuole far vedere che non ha nulla sopra e
credo si stia preparando per un giochetto di prestigio.
Come immaginavo, con
una certa maestria teatrale e attirando su di sé gli sguardi incuriositi dei
presenti, batte tre volte i palmi delle mani, fino
quando, magicamente, qualcosa compare sul palmo che teneva steso verso di me.
Parte il secondo
applauso, corredato di qualche risatina eccitata, ma io faccio roteare gli
occhi. Ovviamente non può ingannare me, che ho colto il suo movimento a
velocità da vampiro. Senza che l’occhio umano dei presenti se ne sia accorto,
il vampiro ha semplicemente estratto l’oggetto dalla tasca dei pantaloni, non lo ha certo fatto sbucare fuori dal nulla.
Ma per i cittadini attorno a noi,
questo trasgressore è un abilissimo pianista e un divertente prestigiatore.
Sollevando appena il
palmo della mano, l’uomo mi invita ad accettare il suo
dono, guardando prima la sua mano e poi me, con tanto di piccolo inchino
d’incoraggiamento.
Arriccio le labbra in
un sorrisino, quello che mi sta evidentemente offrendo, è una pietra
luccicante. Come può una donna resistere a un uomo che le offre un gioiello?
Osservo il vampiro, ha
un ghignetto innocente quanto sinistro, ma non intende distogliere lo sguardo
dal mio. Mi ripeto che una guardia dei Volturi non abbassa la testa davanti a
un nemico, e non rifiuterei mai una provocazione da un furfante del genere. Per
di più siamo al centro dell’attenzione e non posso che
recitare la mia parte.
Tenendo gli occhi nei
suoi, faccio scivolare le mie dita sulla sua mano per
prendere la pietra, mentre un ennesimo brivido mi percorre la schiena e si
insinua nel mio petto.
Scuoto la testa e
avvicino a me la pietra per ammirarla meglio.
Credo sia la gemma, o
la roccia, o qualsiasi cosa sia, più bella che io abbia mai visto. All’inizio
penso sia uno zaffiro, dato il colore, ma non è trasparente come un diamante,
sembra proprio un pezzo roccia.
Ma è molto di più. È particolarissima.
È liscia al tatto ed è
perfettamente fredda e levigata, come se fosse un ovetto di vetro con imprigionate
al suo interno bellissime graffiature che vanno dal cobalto allo smeraldo con
punte bronzate. Sembra una parete di roccia ghiacciata su cui si rispecchiano
le luci dell’aurora boreale.
Sono sempre più
stranita, non conosco questa pietra, e di certo non so perché mi sia stata
offerta. Forse solo in segno di pace, magari ha capito chi sono e vuole
ingraziarmi.
Torno a guardarlo, incurvando
le sopracciglia, ma ciò che vedo è il suo ampio sorriso colmo di soddisfazione.
Fa un passo indietro,
si esibisce in una piroetta al centro del cerchio di spettatori, poi si inchina e sventola le mani in segno di saluto mentre si
fa largo tra la folla per raggiungere la porta.
Mi picchietto la
pietra sotto al mento e mi prendo un attimo per
riflettere, sospirando.
Non doveva essere poi
così malvagio questo vampiro, se si stava solo esibendo davanti a degli umani,
magari voleva davvero concedersi soltanto una provocazione al clan reggente.
Là fuori c’è una
squadra di Volturi in cerca di un piccolo branco che ha invaso la nostra città
e, guarda caso, questo sconosciuto si mette in mostra proprio in un locale al
centro della piazza di Volterra. Non può essere una coincidenza, la faccenda è
correlata. Sicuramente il trasgressore voleva godersi un insano giochetto o lanciare
un segnale di forza.
Poco mi importa di cosa gli passi per la testa e della sua follia,
il mio dovere è quello di assicurarmi che nessun vampiro entri in città senza
permesso, per cui mi accerterò che se ne torni da dove è venuto.
Metto la gemma in tasca
e, aggirando gli umani, esco dalla porta del locale per poi fermarmi subito.
La pioggia è
aumentata, creando uno strato di foschia che rende difficile cogliere i
dettagli dell’ambiente, per di più il rumore delle gocce che cadono con
insistenza è assordante.
Mi guardo bene
intorno, concentrandomi sui miei sensi potenziati, ma ovviamente il vampiro si
è già dileguato. Provo ad annusare l’aria, ma l’acqua ha già cancellato la sua
scia.
Analizzando meglio la
faccenda, direi che è un po’ strano che il trasgressore si sia volatizzato nel
nulla così facilmente, forse avrà fatto uno dei suoi numeri di magia. Però dovrei sentire almeno l’eco del suo odore, ma non c’è
nulla a parte l’aroma della città bagnata. Ora che ci penso, non riesco a
rievocare alla memoria l’odore del vampiro e capisco che è stato molto più
astuto di me.
Mescolarsi alla folla
all’interno del locale, ha davvero mescolato il suo odore, e mi ha reso
impossibile ritrovarlo.
Potrei tornare dentro e
cercare di percepire qualcosa, magari un residuo di odore dal pianoforte che
stava suonando, ma a dire il vero preferisco ignorare la faccenda.
Non sono un segugio,
il migliore dei Volturi è già fuori all’opera e, dato che al momento sono
ancora arrabbiata con lui, direi che Demetri può andarsi a prendere il suo
sospettato anche da solo. Sicuramente, se è con Jane e Felix al confine,
individuerà il mio amico prestigiatore e provvederanno loro a lui.
Solo adesso mi accorgo
che sono rimasta ferma in piedi sotto la pioggia, e un bambino che tiene per
mano la madre, ferma davanti al negozietto di alimentari,
mi osserva incuriosito.
Faccio una smorfia ma
decido di ridarmi una sistemata, abbottonandomi la giacca con falsa
disinvoltura, mentre respiro un ultimo momento d’aria fresca.
Adesso è ora di
tornare sotto terra, il mio giretto fuori dal castello è durato fin troppo.
Continua…
Sì, lo so, sono in ritardo,
erano settimane che non aggiornavo ma rieccomi qui!
Non preoccupatevi se il
capitolo sembrava strano, e vi garantisco che torneranno anche i nostri protagonisti.
Demetri è assente già da un
po’ e magari sentite anche la mancanza della dolcissima Jane e forse anche
degli anziani. Torneranno!
Ma cosa ne pensate, arrivati a questo punto? Avete delle idee?
Se volete, e se la storia
vi piace ancora, lasciatemi un commento, ne sarei felicissima!
Baci e grazie a tutti i
lettori!