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Autore: DreamingIsLiving    12/03/2016    0 recensioni
Il mondo cade a pezzi. Folli in nome di diversi veri dei uccidono, massacrano e mietono vittime, provocando dolore e distruzione. La civiltà non risponde, l'odio, la rabbia, l'angoscia la bloccano, soffocandola. I governi sembrano inerti, piccoli infanti che si nascondono dietro la madre "non possiamo rispondere con le armi, dobbiamo capire". Cosa può fare l'Italia quando Cina, America e Russia sono prede immobili ed inefficienti? Cosa può fare la gazzella circondata da un branco di leoni?
Difendersi non sembra possibile quando ordini contrasti arrivano da alleati che sembrano dimenticarsi spesso di non essere padroni.
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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"Non riesco a capire perchè lo stiamo facendo".
L'aria gelida le graffiava il volto e l'odore rendeva il suo fiato pesante. Sebbene si trattasse solo di una domanda senza interlocutore si rimproverò per averla espressa a voce così alta. 
"Perchè sono gli ordini, perchè è quello che facciamo" la risposta era meccanica, ovvia. 
"Non ha senso la nostra presenza".
Scrutò l'orizzonte e poi il gruppo di giovani adulti, poco più che ragazzi, appoggiati sugli scogli. Ognuno di loro difficilmente distinguibile dalle tenebre della notte, avvolti com'erano nelle divise in pelle nera. 
"Basterebbe lasciarli affondare tutti" le prime luci di un gommone tagliarono la linea dello sguardo, troppo lontane e finche perchè un semplice umano potesse notarle. 
I suoi compagni si alzarono quando lei fece schioccare le dita e tesero i muscoli scrutando a loro volta il punto che indicava. 
"La prossima birra tocca a me" scherzò il ragazzo al suo fianco "dovremmo essere stati allenati allo stesso modo eppure sei ancora una volta un passo avanti" continuò mentre si allacciava i guanti ai polsi ed un sorriso gelido gli attraversava il polso. 
"Non bevo, lo sai" quella sera non aveva voglia di scherzare. Era stanza e la salsedine cominciava ad irritarla. Una volta avrebbe potuto guardare il mare per ore, adesso la visione la irritava. Le onde che si infrangevano sugli scoglie, quella forza indomabile, erano come un sussurro nella propria testa, un invito a ricordare una vita mai vissuto, un sogno che cercava di emergere tra le ombre dell'oblio. 
"Certo" la schernì "la guardiana perfetta non sgarra neppure nel suo unico giorno libero" 
"Non ricordo neppure il mio ultimo giorno libero" 
"Forse dovresti prendertene uno".
"Forse, per farlo, dovrei smetterla di sostituirti per garantire che il duo sia doppio" gli suggerì. Il gelo del tono supplì il poco effetto della minaccia di quella effimera promessa ed il ragazzo tacque per un istante, almeno fino a quando non fu anch'egli in grado di vedere le ombre di barconi che scolpivano il mare. 
"Anche se domande come quelle potrebbero toglierti dalla bacheca di miglior alunna del mese e fiondarti nell'angolo dell'insubordinazione" la stuzzicò.
"Dovremmo semplicemente lasciarli morire tutti" lo ignorò lei, proseguendo il filo dei suoi pensieri.
Il giovane tremò, certo che non fosse il freddo ma la verità che percorreva quella sentenza. 
"Di gente che muore di fame ne abbiamo abbastanza, di criminali di cui occuparci ne abbiamo piene le tasche, di terroristi.." 
"Ora basta!" Si morse subito la lingua per aver alzato il tono così tanto da far girare verso di loro il resto del gruppo. 
Bastarono però pochi gesti della persona al suo fianco per farli tornare ai loro posti e spedire i primi dove avevano accordato, seguendo il piano. 
"Dovrei darti una prova davanti a tutti su a chi sia lecito usare quel tono e soprattutto rivolto a chi" le disse annoiata, nella più totale indifferenza. 
Le osservò il volto per la prima volta da quando erano arrivati e non lesse nulla in quegli occhi, compagni di mille allenamenti. Non c'era rabbia, non c'era odio. Nessun sentimento li attraversava e questo lo spaventò ancora di più. 
"Tutti meritano una possibilità" rispose nascondendo la paura, cercando di riuscire a superare con il suo sussurrò il rumore proveniente dalle prime imbarcazioni di pattuglia navale che stavano attraversando il porto. 
Maledisse la speranza che gli aveva riempito il petto alla vista del sorriso di lei, rendendosi conto che non derivava dalla sua affermazione, quanto bensì dal segnale che quelle due navi mandavano loro: i primi infiltrati avevano compiuto quanto richiesto. 
"Tutti meritano di vivere al sicuro nelle proprie case al sicuro da mostri che utilizzano i bambini solo per impietosire uomini senza spina dorsale, portandoli ad un perbenismo distruttore" rispose a lui dopo un breve silenzio "Siamo stati creati per proteggere questo paese mentre i Superiori stanno terminando il loro sviluppo, io cerco solo le vie più brevi e sicure per farlo, dovresti farlo anche tu, Kylian".
La giovane fece altri due gesti veloci con la mano ed altri tre compagni abbandonarono gli scogli. 
"Per proteggere innocenti non dobbiamo uccidere innocenti ma eseguire gli ordini" le rispose lui. 
Lei scrollò le spalle e lo guardò senza prestargli veramente attenzione "ecco perchè sei qui ad eseguire i miei ordini". 
Lo congedò insieme ad altri ordinandogli di prendere il suo posto. 
"Cosa ti hanno fatta diventare?" chiese lui ma la sua domanda si infranse tra il soffio del vento e l'infrangersi delle onde. 
Lei lo guardò allontanarsi e sorrise mentre sull'orologio compariva il primo numero: 57. 
"bene" urlò rivolta agli ultimi rimasti "Già cinquantasette prede sono state rintracciate ed ora non rappresentano più un pericolo. Ora tocca a noi, se hanno superato gli infiltrati del soccorso navale, quelli della croce rossa e dell'accoglienza devono essere rimasti solo i meglio addestrati, i più difficili da trovare. Ascoltate quello che gli altri non possono sentire, guardate quello che non possono vedere. Palpitazioni, sudore, tutto quello che può crearvi il minimo dubbio deve essere come una scintilla per voi. I migliori agenti sono quelli che sembrano più normali. Ogni costruzione ha però il suo punto debole. Ricordatevi che ne voglio almeno due vivi per interrogarli". 
Alzarono il braccio sinistro al cielo in segno di rispetto e saluto e partirono.

L'agente si muoveva tra quei corpi spaventati senza la minima pietà, scrutando le facce di ogni individuo. L'allenamento alla quale l'avevano sottoposto le rendeva facile sentire il battito del cuore di ognuno di loro. Concentrandosi guidò il suo corpo verso un battito troppo calmo per quella circostanza. 
Quando lo vide ne ebbe la prova, non un rivolo di sudore attraversava la pelle del sospetto. Il suo respiro era normale e contenuto, la pelle tesa sotto muscoli troppo massicci, il ventre per nulla gonfio segno che non aveva mai sofferto minimamente la fame. Si avvicinò come un ombra, veloce e furtiva nonostante i corpi stesi al suolo. 
Non ebbe neppure il tempo di leggere il terrone negli occhi della sua vittima dopo che, con due colpi precisi delle dita inguantate, gli aveva bloccato il respiro. 
Una volta che il corpo esanime cadde al suolo si concesse alcuni istanti per esaminarlo. 
dieci anni al massimo, valutò. 
Alzò lo sguardo e vide Kylian che in lontananza la osservava con un'espressione vuota, la mascella tesa nello sforzo di nascondere la delusione. 
Avrebbe dovuto parlare con la sua squadra, si disse, tornando a concentrarsi nella missione. 
Se bastava l'età di un assassino a farsi prendere dalla pietà avevano bisogno di sedute extra di allenamento punitivo. 
Abbandonò lo sguardo indagatore del ragazzo lasciandoselo alle sue spalle insieme a quell'ammasso di esseri maleodoranti, andando ad attendere la sua squadra alle vetture mentre nell'orologio compariva il secondo responso: 113. 

"Vice comandante Grey" la voce proveniva da un'immagine digitale innanzi a lui, il volto lasciato volutamente in penombra così da non poter essere riconosciuto "Spero lei sappia cosa mi sta chiedendo".
"Si, signore!" esclamò, le gambe rigide e le braccia incrociate dietro la schiena come voleva il protocollo. 
"Il comandante è il nostro miglior agente sul campo, forse il migliore dell'intero reparto e lei vuole che venga estromesso" nonostante la scarsa qualità del suo e la voce alterata dal computer riusciva a percepire l'astio "e questo appena dopo che una missione brillantemente condotta ci ha portato ad intercettare diverse centinaia di possibili terroristi". 
..possibili.
"Signore, con tutto il permesso.."
"Non sarebbe qui se fosse interessato al permesso.." gli fece notare.
"Signore siamo stati formati per essere l'elitè, se continua così, senza sosta, perderemo il nostro pezzo più importante. Non voglio venga estromessa ma che abbia una pausa". 
"Spero sia consapevole che dovrà coprire la sua mancanza".
"Lo sono" 
L'immagine digitale sfogliò delle riviste innanzi a lui e proseguì "l'ho studiata sa? So i trascorsi tra lei ed il comandante, non vorrei che offuscassero il suo giudizio".
"signore, ci è stato insegnato che i sentimenti sono superflui". 
Il sorriso era leggibile dal tono che accompagnò la seguente risposta "Allora mi fido del suo giudizio. Una settimana, non di più".
"grazie signore" sussurrò rilassando appena le spalle. 
"Grey" lo fermò mentre si stava allontanando "Ho speso molto per creare angeli, divinità che camminano in mezzo agli uomini, ho scommesso tutto, non vorrei dovermene pentire.."
"No.."
".. e sopprimere questa scommessa". 
L'immagine si interruppe prima di permettergli alcuna risposta ed il giovane rimase solo nella stanza. 
Una volta stretta la maniglia e richiusa la porta alle sue spalle permise alla maschera di indifferenza e freddezza di abbandonargli il volto. 
"perdonami, Ginevra" sussurrò "siamo stati creati per essere soldati perfetti, non mostri da tenere al guinzaglio". 
  
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