Serie TV > Grey's Anatomy
Ricorda la storia  |      
Autore: FloxWeasley    12/03/2016    5 recensioni
Una brezza leggera mosse appena le foglie degli alberi intorno e accarezzò delicatamente i volti accaldati dei due fratelli, scompigliando i capelli corvini di entrambi.
“Papà mi ha soffiato un bacio” sussurrò Amelia, sorridendo sicura al cielo azzurro.
Derek strinse le labbra, trattenendo il desiderio di piangere come un bambino.
“Sì, l'ho sentito anche io”.

Un viaggio negli anni e nelle stagioni davanti alla tomba di Christopher Shepherd.
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Addison Montgomery Sheperd, Altri, Amelia Shepherd, Derek Sheperd, Mark Sloan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il cimitero sulla collina
(Seasons of love)

How do you measure the life
Of a woman or a man
In truth that she learned
Or in times that he cried
In bridges he burned
Or the way that she died

Measure, measure your life in love
Seasons of love
[Seasons of love – Rent]

 

 

L'afa del primo pomeriggio soffocava New York e i suoi sobborghi con la morsa tipica delle giornate estive, costringendo le persone a starsene rinchiuse in casa con le persiane accostate.
C'era silenzio mentre Derek risaliva la collina a passo lento, con Amelia arrampicata sulla sua schiena come una scimmietta. Il mento appoggiato ad una spalla del fratello maggiore, le gambette penzoloni e le braccine strette attorno al suo collo, la bimba sembrava sul punto di assopirsi.
Goccioline di sudore costellavano la fronte del ragazzo, non tanto per il peso della sorellina – che per i suoi quasi sei anni era uno scricciolo di bambina – quanto per il caldo umido e appiccicoso che gli rendeva faticosa qualunque cosa.

Non che gli importasse molto dello sforzo, comunque: non in giorni come quello.
Amelia era abbastanza grande per comprendere la morte e capire che suo padre non sarebbe tornato mai più, ma certi giorni quella consapevolezza veniva sopraffatta da una testardaggine infantile e un po' ingenua, e allora la bambina cominciava a piangere e strillare che lui non era morto, che era nascosto da qualche parte e che voleva che lo tirassero fuori.
In quei giorni, ancor prima di incrociare lo sguardo affranto di sua madre, Derek non poteva fare altro che prendere la sorellina per mano e guidarla fuori, sul portico.

“Andiamo a trovare papà, Amy” le diceva dolcemente, accarezzandole i capelli corti e guardandola annuire, prima di caricarsela sulle spalle come uno zainetto. 

A quel punto la bambina si acquietava e, nel breve tragitto tra le villette a schiera del paese e poi su, per il sentiero che costeggiando i campi portava al cimitero in cima alla collina, non diceva una parola. Di solito si lasciava posare a terra di fronte alla lapide grigia e, dopo aver osservato quieta per qualche secondo la foto sorridente del padre, si sedeva sull'erba rinsecchita dal sole, battendo piano una manina sul terreno accanto a sé perché il fratello sedesse con lei.

Solitamente rimanevano in silenzio per un po', oppure Amelia faceva una di quelle domande che solo i bambini sanno fare di fronte a misteri come la morte – “pensi che papà può guardare il baseball in cielo? E se dice le parolacce quando perdiamo gli angeli lo sgridano?” – e poi uno dei due si decideva ad alzarsi, allungando una mano per invitare l'altro a tornare a casa.

“Ti sdrai con me?” chiese invece Amy quel giorno con la sua vocina sottile, distesa sull'erba accanto al fratello, tirandolo per un lembo della t-shirt. Il ragazzo non rispose ma si lasciò scivolare con la schiena a terra, incrociando le braccia dietro la nuca.
Una brezza leggera mosse appena le foglie degli alberi intorno e accarezzò delicatamente i volti accaldati dei due fratelli, scompigliando i capelli corvini di entrambi.

“Papà mi ha soffiato un bacio” sussurrò Amelia, sorridendo sicura al cielo azzurro.
Derek strinse le labbra, trattenendo il desiderio di piangere come un bambino.
“Sì, l'ho sentito anche io”.
 

*
 

Stesso cimitero, stessa lapide grigia in mezzo a tante altre.
Il ragazzo piantato come un palo davanti alla pietra tombale era cresciuto di almeno una decina di centimetri dai tempi in cui si sdraiava sull'erba e aveva addomesticato i ricci selvaggi con una buona dose di gel, ma rimaneva lo stesso di allora: con addosso la stessa, identica sensazione di essere ancora solo un bambino inerme, capace di poco o nulla senza il sorriso bonario di Christopher Shepherd e la sua mano grande a guidarlo nel cammino della vita.
Eppure Derek ne aveva fatta, di strada: si era preso cura della sua famiglia con tenacia e grande coraggio, ingoiando tutte le lacrime che il bambino in lui avrebbe voluto fermarsi per versare e prendendo il posto di suo padre come colonna portante della famiglia.
E, tutto sommato, ci era riuscito anche piuttosto bene.

Derek si voltò indietro a guardare Mark, che come il fratello che era sempre stato non aveva esitato ad accompagnarlo lì nel momento in cui il giovane Shepherd ne aveva sentito il bisogno, sgattaiolando via dai ferventi preparativi per il pranzo di Natale in famiglia.
L'amico gli sorrise sincero e abbassò appena il capo per invitarlo a fare ciò che doveva, restando discreto a qualche metro di distanza. Il suo turno sarebbe venuto in un altro momento.

Il giovane allora sospirò piano, osservando la nuvoletta di condensa che si era formata con il suo fiato, e strinse i pugni nelle tasche del giaccone che aveva rubato dall'armadio di suo padre.

“Nancy si sposa” confessò all'improvviso, la voce bassa e la fronte aggrottata, smuovendo un mucchietto di neve con la punta di una scarpa.

Non era una di quelle persone che parlano alle tombe come se quelle potessero sentire, ma quando sua sorella aveva fatto l'annuncio alla famiglia, la sera prima, non era riuscito a pensare ad altro se non a correre da suo padre.
Scoppiò a ridere piano, da solo, e si passò una mano tra i capelli scuri.

“Marshall è uno a posto, davvero, non credevo che mi sarebbe piaciuto ma mi sono dovuto ricredere... il problema non è lui”.

Sospirò un'altra volta e si chinò a spolverare un po' di neve dalla lapide, per avere qualcosa da fare che non fosse parlare ad un pezzo di pietra.

“Sono io” confessò, lo sguardo basso.
“Perché mi ha chiesto di accompagnarla all'altare ma io non... non credo di poterlo fare. Avresti dovuto farlo tu”.

Si sfregò una mano sul viso, dando la colpa delle lacrime che gli pungevano gli occhi all'aria gelida del mattino.
Non voleva crollare nel momento in cui doveva dimostrarsi adulto.

“Mark dice che sono tutte stronzate. Che se non lo faccio io lo farà lui e odia le cravatte”.
Scoppiò a ridere di nuovo, questa volta un poco più forte.
“E forse ha ragione. Insomma, ormai è compito mio”

Altro sospiro. Altra nuvoletta di condensa.
“Volevo solo che lo sapessi. Che... che lo faccio per te. Che sarà come se fossi... tu”

Alzò il mento, scacciando le lacrime con un paio di battiti di ciglia. Si schiarì la gola e riprese a smuovere la neve fresca con la punta di una scarpa, spazzandola distrattamente di lato.

“Buon Natale, papà”.
 

*
 

Il viaggio in macchina era stato tranquillo.

Derek aveva detto sì e no una decina di parole e, dopo aver tentato un paio di volte di fare conversazione, anche Addison si era rassegnata all'idea di ascoltare in silenzio la cassetta dei Clash che andava piano in sottofondo. Solo quando ormai la giovane era stata sul punto di scivolare nel sonno, la testa appoggiata al finestrino, il fidanzato aveva cominciato a parlare.
Con la voce bassa e un po' arrochita da tutto quel silenzio, Derek le aveva raccontato la storia di suo padre, dell'orologio, della sparatoria e del perché il dieci marzo di ogni anno lui e Mark fossero scomparsi accampando qualche scusa. Lei lo aveva ascoltato in silenzio, commossa perché il giovane, sempre così evasivo sull'argomento, si era deciso a confidarsi e profondamente colpita dal dolore che il fidanzato si portava addosso, e senza parlare gli aveva stretto la mano sopra al cambio.

Derek, che conosceva i suoi silenzi quanto le sue parole e aveva capito quanta comprensione e quanto amore ci fossero in quel tocco soffice, non aveva lasciato che le loro dita si separassero nemmeno per un momento dopo aver parcheggiato.
Per mano l'aveva guidata lungo il sentiero, in mezzo alle margherite che la primavera aveva disseminato nei prati, per mano avevano sfilato davanti alle tombe di tanti sconosciuti e l'aveva tenuta per mano, stringendo appena un poco più forte quella più piccola e morbida di Addison nella sua, anche per tutto il tempo che avevano passato davanti alla lapide di suo padre.

Di nuovo, come in auto, nessuno dei due aveva sentito il bisogno di parlare.
Derek non aveva presentato Addison ad una foto sbiadita di suo padre né il contrario e lei non aveva fatto domande, perché ciò che c'era da capire era abbastanza chiaro da non richiedere l'uso di parole.
Quando la giovane aveva appoggiato la testa ad una spalla del fidanzato, senza staccare gli occhi dalla foto dell'uomo che tanto gli somigliava, gli aveva fatto capire che lo comprendeva, che comprendeva tutto: il suo atteggiamento protettivo verso le sorelle, quasi paterno; il suo desiderio di diventare chirurgo per salvare i padri di altri ragazzi, il sogno di una famiglia.
E quando lui le aveva passato un braccio attorno alla vita, sospirando quietamente contro la sua nuca, le aveva confidato senza usare parole che il fatto che ci fosse lei lì, quel giorno, al posto del sempre presente Mark, segnava una svolta nella loro intimità: presto sarebbero stati marito e moglie e lui lasciava cadere ogni barriera, non aveva più segreti. Non per lei.
Le affidava il lato fragile di sé perché lei lo custodisse per sempre.

E, quando una brezza primaverile si insinuò tra i loro corpi abbracciati, Derek chiuse gli occhi e sorrise tra sé.
Suo padre, a modo suo, era fiero di lui.
 

*
 

Derek l'aveva tenuta per mano ogni volta che erano stati lì, per farsi forza e per sentirla vicina.
A ripensarci ora, anche se erano anni che non sfiorava le dita gentili dell'uomo, Addison sentì una stretta allo stomaco all'idea della propria mano che pendeva inerme, vuota, lungo un fianco.
L'altra stringeva l'ombrello in modo compulsivo, le nocche bianche per lo sforzo, per impedirsi di piangere.
I Montgomery non piangono, le era stato insegnato, ma se in quel momento non voleva lasciarsi andare alle lacrime era perché, anche dopo tutti quegli anni, una parte di lei si sentiva in soggezione davanti alla lapide di Christopher Shepherd.

Perché quell'uomo aveva ispirato Derek in ogni aspetto della sua vita, spronandolo con il proprio ricordo a diventare l'uomo meraviglioso, il medico brillante e il marito affettuoso che era stato, e nonostante il perdono che sapeva di aver ricevuto da Derek per il tradimento e tutta l'acqua che era passata sotto i ponti da allora, Addison era sicura di aver deluso il suo defunto suocero.

Eppure era lì.

La sera stava scendendo in fretta e un vento umido si insinuava nell'impermeabile scuro della donna, mentre la pioggia autunnale e il fango del cimitero rovinavano le sue costose scarpe, ma onestamente non avrebbe potuto pensare ad un altro posto in cui trovarsi in quel momento.

Perché era stata da suo padre e davanti alla tomba di sua madre senza sentire altro che l'impulso viscerale di saltare in macchina e guidare fino a lì, un paesino sperduto nei sobborghi di New York.
Perché sapeva che Derek non aveva mai portato Meredith da suo padre, e ora lui era morto e Mark era morto e Addison non sopportava l'idea che nessuno di loro passasse più a salutare la vecchia lapide grigia.

Anche se i Montgomery non piangono e soprattutto non parlano con le pietre.

“Io...” cominciò, la voce arrochita dal lungo silenzio del suo viaggio solitario dal Connecticut.
Si bloccò e scosse la testa, ciò che stava facendo era completamente folle.
Ma Derek lo faceva e Mark lo faceva, quindi si costrinse a continuare.

“Io non so bene perché sono qui. Non mi faccio vedere da anni e non credo che il divorzio sia una giustificazione” fece, aggrottando la fronte per quell'ammissione di colpa. 
“Dopotutto, voi siete stati la mia famiglia molto più di quanto lo sia stata quella in cui sono nata, quindi sarei dovuta venire comunque. Certo, abitare dall'altra parte del paese non ha aiutato né me né...”

Si arrestò, stringendo le labbra e cercando di mandare via il groppo che le si era formato in gola.

Derek” fece, inspirando dolorosamente prima di continuare.
“Probabilmente nemmeno lui è venuto negli ultimi anni, ma so che l'avrebbe fatto volentieri” spiegò, annuendo tra sé.

Non sapeva perché dopo tanti anni si sentisse ancora in dovere di difendere l'ex-marito, ma probabilmente certe abitudini sono dure a morire.
La verità era che una nuova vita senza i fantasmi del passato era ciò di cui Derek aveva avuto bisogno, quindi quando aveva voltato pagina non si era più guardato indietro. Come lei.

“Quello di cui sono sicura è che abbia guardato a lei come un modello da seguire in ogni momento, nonostante gli errori che ha... che abbiamo commesso”
Su questo avrebbe potuto mettere una mano sul fuoco, nonostante gli anni di lontananza.

Tacque per qualche attimo, ascoltando il ticchettio della pioggia sulla tesa dell'ombrello, poi una risata leggermente isterica le sfuggì dalle labbra, mentre le lacrime le pungevano gli occhi.

“Sa cos'è ironico? Che Derek aveva paura di una cosa: lasciare i suoi figli senza un padre, come era successo a lui. E ora...”
Scosse la testa con forza e due lacrime scivolarono lungo le sue guance.

“Ma se la caveranno” fece, sicura, tirando su col naso. “Se la caveranno come hanno fatto Derek e sua madre e le sue sorelle quando lei è morto”.
Si asciugò le guance con un gesto secco e quando parlò di nuovo la sua voce era rotta dal pianto.

“E Mark... Mark ha passato una vita intera a scappare dai fantasmi di una famiglia che non lo amava, e quando finalmente ha capito che era il suo esempio quello che doveva seguire, quello dell'uomo che lo ha cresciuto molto più del suo stesso padre... è morto” singhiozzò.

Non sapeva perché si fosse ritrovata a piangere disperatamente, lacrime grandi come olive e singhiozzi che le spezzavano il respiro, davanti alla tomba di un uomo che non aveva mai nemmeno conosciuto. E avrebbe voluto smettere, perché anche se Mark era stato il suo migliore amico e aveva amato Derek con tutto il suo cuore, era successo molto tempo prima e ora c'erano Jake e Henry, i suoi amori più grandi, ad aspettarla a casa ed erano vivi.
Ma forse non era questione di ciò che era ma di ciò che era stato, e in quel momento la persona che era stata per oltre quindici anni della sua vita era sola, irrimediabilmente sola e disperata sotto un ombrello scuro in un cimitero deserto di periferia.
E allora forse andava bene piangere, sotto lo sguardo affettuoso che Christopher Shepherd le teneva addosso dalla foto sbiadita sulla sua lapide.

Solo dopo qualche minuto riuscì a calmarsi, a stabilizzare il proprio respiro e a parlare di nuovo.

“Volevo solo che sapesse che ci sono io a tenere d'occhio Amelia, ora” lo rassicurò, annuendo decisa mentre stringeva un fazzoletto nel pugno.

Inspirò a fondo e lasciò che un piccolo sorriso le incurvasse le labbra: se chiudeva gli occhi poteva quasi vederlo, l'uomo dagli occhi buoni della fotografia, che apriva le braccia e aspettava che Derek vi si rifugiasse come da bambino, mentre accanto a lui Mark mostrava quel suo solito ghigno divertito.
Poteva immaginare il sorriso di Derek, grande ed emozionato, e i suoi occhi scintillanti mentre correva incontro ad entrambi come quando si torna a casa dopo tanto tempo.
Quell'immagine era l'unico modo in cui poteva venire a patti con la loro morte.

“Lei tenga d'occhio Derek e Mark per me. Ne hanno bisogno, a volte”



It’s alright to cry
Even my dad does sometimes
So don’t wipe your eyes
Tears remind you you’re alive
It’s alright to die
Cause death the only thing you haven’t tried
[Even my dad does sometimes - Ed Sheeran]

 







 




Note dell'autrice
Non c'è molto da dire, questa volta. 
Ne avevo bisogno e basta.

 
  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Grey's Anatomy / Vai alla pagina dell'autore: FloxWeasley