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Autore: _Kurama_    13/03/2016    2 recensioni
Ginevra è una giovane strutturata in neurochirurgia al London’s Memorial Hospital.
Bella, intelligente e di talento aveva ottenuto il dottorato a soli ventisei anni, e ora, che di anni ne aveva ventotto poteva dirsi molto soddisfatta della sua vita, aveva un lavoro, una bella casa e ovviamente la sua migliore amica, Morgana.
Morgana Pendragon bella, carismatica e anch’ella un chirurgo di talento aveva conseguito il dottorato in chirurgia cardiotoracica un anno dopo Ginevra.
Lei e Ginevra si erano conosciute quando avevano quindici anni, Morgana, cresciuta in Scozia da un ricco padre adottivo che non riconosceva la sue capacità una notte aveva raccolto in una piccola valigia tutto ciò che poteva servirle per ricominciare e si era infilata nel primo treno disponibile, destinazione, Londra.
Era stato proprio su quel treno che aveva conosciuto Ginevra anche lei in fuga da una situazione complicata, troppo per una semplice quindicenne, fu da allora che divennero inseparabili.
Ma cosa potrebbe succedere alla vita perfetta delle due donne se all’improvviso arrivassero in ospedale due giovani, insopportabili e affascinanti specializzandi dell’ultimo anno?
|Liberamente ispirato a Grey’s AnatomyAU!|
|ArthurGinevra|MerlinoMorgana|GinevraMorgana|!
[Attualmente in revisione]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gwen, Merlino, Morgana, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Gwen/Artù, Merlino/Morgana
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessuna stagione
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                                                       #3.Cause perse
 
 
 
Morgana in quelle due ore che avrebbero decretato la fine del suo turno riuscì ad evitare magistralmente i nuovi specializzandi, aveva perso tempo vaneggiando con un paziente appena operato e la sua famiglia e faceva la staffetta tra la sala medici e i post-operatori.
Ginevra la osservava preoccupata, la sua amica non era decisamente in sé e, d’altro canto non poteva biasimarla, persone del suo passato si erano appena rifatte vive, come una doccia d’acqua gelida.
Erano quasi le sette e Morgana aveva, fortunatamente, quasi finito il suo turno
Ginevra la aspettava, come al solito, accanto alla loro auto, stava quasi per oltrepassare le scorrevoli porte in vetro quando si sentì chiamare
“Morgana, Morgana sei tu?” quella voce, era calda, proprio come la ricordava e le accarezzò il cervello come una soffice carezza, cercò di trattenersi e continuò a camminare allungando il passo, era quasi fuori quando si sentì afferrare il braccio, si voltò di scatto, stizzita, fiondandosi in quegli occhi glauchi che aveva cercato di evitare per tutta la giornata.
“Allora sei tu, è davvero incredibile, tu sei…”
“Qualcuno, ora sono qualcuno, ora conto qualcosa e tu ed io, non saremo mai più come prima, quindi ascoltami bene perché parlerò una sola volta, da questo momento in poi io per te non sarò altro se non il tuo capo e tu sarai uno specializzando come un altro, intesi?”
“Morgana…” il ragazzo ammorbidì leggermente la stretta sul braccio
“No. Per te non sono altro se non la dottoressa Pendragon, dimentica il passato, perché non lo avremo più, Arthur…”
Lui serrò gli occhi “ di certo questo non succede a causa mia, non sono io quello che ha mollato”
La corvina ridusse gli occhi a due fessure liberandosi con stizza dalla presa del suo fratellastro
“Se vuoi scusarmi ma la mia compagna mi aspetta, devo andare” disse così avviandosi spedita verso l’uscita facendo risuonare i tacchi ad ogni passo, dietro di lei Arthur la guardava camminare, le mani nelle tasche del camice bianco. No, non sarebbe stato per niente facile stare in quell’ospedale.
 
 
 
“Ma ti rendi conto? Quell’idiota ha anche avuto il coraggio di dirmi che è stata colpa mia se è tutto finito, ma dico, che diavolo gli passa per la testa!?”
 
Era dal momento esatto in cui era entrata in macchina che Morgana non aveva fatto altro che sfogarsi con Ginevra a proposito dell’incontro con il fratellastro.
All’ennesimo lamento Ginevra si voltò inchiodando bruscamente dinanzi a un semaforo ancora rosso.
“E tu invece, cosa pensi tu?”
“Non capisco cosa vuoi dire”
“Mi hai detto che lui ti incolpa di aver mollato tutto, quindi secondo te lui ha ragione, avresti forse dovuto insistere di più?”
Morgana non rispose sprofondando completamente nel sedile dell’auto
“Lui non ha mai fatto niente, vedeva ciò che subivo ogni santo giorno e non ha mai detto nulla, non una parola contro suo padre, non una parola spesa per difendermi, per un po’ mi è andata bene così, mi consolavo con le carezze che mi dava dopo ogni insulto, dopo ogni maltrattamento, ma poi ho cominciato a chiedermi ‘perché non fa nulla per difendermi? Perché non mi protegge da suo padre? Ci tiene davvero a me, tiene davvero a sua sorella? E allora perché permette che mi faccia questo?’
 
Non facevo altro che farmi domande, domande su domande e mai una risposta.
Quando poi suo padre lo spedì in America io sentii di aver perso anche la mia ultima speranza e scappai, il resto poi lo sai già…”
Ginevra ascoltò in silenzio, come aveva sempre fatto, quando il semaforo divenne verde rimise in moto lentamente
“Ti è mancato?”
“In questi anni ho pensato spesso di chiamarlo ma poi pensavo ‘cosa potrei dirgli? Di cosa parleremmo?’ e poi mi tornava alla mente il fatto che lui non mi aveva mai protetta, non mi aveva mai difesa, l’unica cosa che ha fatto è stata quella di consolarmi silenziosamente dopo ogni orribile momento che ho vissuto in quella casa”
 
Morgana si liberò completamente del peso che aveva sullo stomaco e si voltò verso i finestrino cercando di oscurare le lacrime.
 
Intanto erano arrivate a casa e Ginevra aveva accostato la macchina nel vialetto, la mulatta si girò verso la compagna prendendole una mano
“Ce la faremo Morgana, tu non sei sola, io sono con te”
La corvina strinse la mano della compagna, si sorrisero.
 
 
 
 
L’indomani a lavoro Morgana aveva una forte emicrania dovuta ai troppi pensieri della sera precedente, indossò la tuta blu da strutturato e infilò il camice bianco avviandosi nel reparto di chirurgia pediatrica dove l’aspettava la sua piccola paziente
“Morgana, sei arrivata!”
“Ciao Diana, che mi dici della piccola Garçia?”
“La dispnea non l’ha abbandonata neanche un minuto questa notte, l’insufficienza mitralica peggiora ogni secondo che passa”
 
Diana Krauger il primario del reparto di pediatria aveva trentadue anni, lunghi capelli rossi e occhi verdi come il muschio, un genio nel suo campo, la migliore da anni.
“Secondo ciò che mi hai detto credo sarà necessaria una ricostruzione della valvola cardiaca ma preferirei vederla prima”
“Sì, ho anche fatto chiamare lo specializzando che si occuperà di lei, è uno dei nuovi, un tipo decisamente in gamba”
“Sarà, ma per me rimane uno specializzando da torturare, dai andiamo.”
 
 
 
Morgana si avviò arrivando alla stanza della sua piccola paziente
“Ciao Amy! Allora, che mi dici oggi?”
“Va tutto bene dottoressa, quando mi farai andar via?”
“Vedremo, prima però devo ascoltare il tuo cuore”
Morgana afferrò lo stetoscopio poggiando l’oggetto di metallo sul piccolo petto della bambina, tolto lo strumento rimase impassibile, in quel momento entrò lo specializzando richiesto da Diana
“Mi scusi per il ritardo dottoressa Krauger…” in quel momento gli occhi glauchi di Arthur si scontrarono con quelli smeraldo di Morgana
“Arthur!”
“Ehi, Amy come ti senti?” Arthur si mise accanto alla bambina battendole il pugno
Morgana intanto osservava la scena, le pupille dilatate.
“Pendragon non perdere tempo e presenta il caso” Diana non fece troppo caso alla reazione di Morgana
“Amelia Garçia, cinque anni, insufficienza mitralica, presenta dispnea, affaticamento e soffio sistolico.
Dopo la fibrillazione atriale le sono stati somministrati ace-inibitori che non hanno avuto alcun effetto” Arthur presentò il caso in modo meccanico continuando a fissare Morgana, quest’ultima si riprese e ostentando una gelida freddezza, prese la cartella della piccola e la consegnò al fratellastro
“Voglio un’ECG, un ecocardiogramma e un’angiografia, tanto per essere sicuri.”
La corvina uscì spedita dalla stanza ma venne ben presto raggiunta da Arthur.
“Morgana, aspetta! Noi dobbiamo parlare…”
“No Arthur, non abbiamo nulla di cui parlare o di cui discutere se non questa paziente, tu non sei mio fratello, io non sono tua sorella, io sono il capo responsabile tu lo specializzando quindi piantala, inoltre ti ho appena dato dei compiti da svolgere quindi non perdere tempo.”
Il biondo non riuscì a controbattere che la vide allontanarsi.
 
 
 
 
 
 
 



“Libera!”
“E’ inutile, non serve a nulla, chiama immediatamente neurochirurgia, noi intanto dobbiamo tenerlo vivo, facciamo prendere un po’ d’aria a questa testolina, trapano!”
Il medico di turno prese il trapano dalle mani dell’infermiera trapanando nel lobo sinistro, non appena la Dura Madre fu trapanata una quantità esponenziale di sangue cominciò a sgorgare, in quel momento arrivò Ginevra, correndo.
“Che diavolo state facendo?!”
“Il cervello si stava gonfiando, ho dovuto trapanare” disse impettito un ragazzo.
“Dannazione il campo non era sterile, potrebbe essersi infettato, tu chi diavolo sei?”
“Merlin Johnson, specializzando in chirurgia d’urgenza proveniente dal Castle Road East” dichiarò il ragazzo, capelli corvini e occhi azzurri.
Ginevra lo fulminò con lo sguardo
“Alicia, prenota la sala operatoria tre dobbiamo operare immediatamente, e tu- si rivolse a Merlin- preparati perché mi assisterai”
“Vado subito!” con un atteggiamento quasi infantile prese a correre goffamente, manco si trattasse di un bambino
“Questo tizio sembra appena uscito da una sit-com degli anni 90” sussurrò Ginevra a fior di labbra
 
 
 





Era già da alcune ore che Morgana operava la piccola Garçia affiancata da Diana e dal suo fratellastro
“Cosa sto facendo in questo momento Pendragon?” chiese Morgana continuando con le suture continue sul muscolo cardiaco
“Sta suturando il muscolo cardiaco per poi ripristinare il battito cardiaco”
“Bene Pendragon, ottimo”
Morgana posò l’ago e il filo per suture osservando il piccolo cuore di quella bambina che finalmente riprendeva a battere e funzionare come si deve.
“Ottimo, signori, io qui ho finito, chiudete tutto, io vado a dormire e che nessuno mi rompa i coglioni se non c’è qualcuno in punto di morte.”
Sfilò i guanti e si diresse verso la tanto agognata stanza del medico di guardia.
 
 
 
 
 
“Ma dico io, come cavolo ti è saltato in mente di trapanare un cranio su una superficie infettata di altro sangue!” Ginevra aveva appena cominciato ad operare il paziente di Merlin
“Il suo cervello si stava gonfiando, aveva bisogno d’aria, campo sterile o non sterile” Merlin rimaneva fiero e impettito, sempre con la risposta pronta .
Ginevra voltò lentamente il capo verso di lui per una frazione di secondo, continuò a operare rivolgendosi a Merlin
“Sei indisponente e hai sempre una risposta, finora sono le uniche caratteristiche del chirurgo d’urgenza che ho riscontrato in te, per il resto sei… troppo goffo, per quale motivo hai scelto chirurgia d’urgenza?”
Merlin sembrò sorpreso per un attimo.
“Principalmente per l’imprevedibilità, non sai mai a cosa puoi trovarti di fronte e inoltre bisogna essere creativi per stare in chirurgia d’urgenza e modestamente, sono un genio dell’arte”
 
Ginevra ridacchiò
 
“Sai pensava che essendo intimo amico del biondino mi staresti stato sulle palle ma sei un tipo in gamba, siamo, stranamente, sulla stessa lunghezza d’onda, direi.”
“In effetti è ciò che mi dicono un po’ tutti, parlando tra noi il mio amico è un vero Asino.
Ma comunque, vedendoti così intima con la corvina pensavo che avrei dovuto premeditare il tuo esaurimento nervoso, ma non sei stronza come credevo”
 
Ginevra continuò a operare tranquillamente
“Morgana potrà sembrare una persona fredda e opportunista ma se la conosci davvero non puoi fare a meno di adorarla.”
 
 
Merlin la osservò di sottecchi mentre operava tranquilla manco fosse facile come respirare, quella distrazione durò poco poiché venne immediatamente attratto dalla cosa che la Sheperd tirò fuori dalla testa dell’uomo
 
 
“Ma che diavolo…”
“Era un coagulo, molto grosso tra l’altro, era quello che provocava l’emorragia ma come ve… Cazzo.”
“O mio dio, quello è…”
“Già, è un aneurisma, grosso quanto una palla da golf, dobbiamo fare attenzione a non sfiorarlo o potrebbe rompersi da un momento all’altro.”
“Aspetti, vuol dire che.. non lo operiamo”
“Vorrei farlo, ma non possiamo, dobbiamo richiudere, parlarne con la moglie  e metterli al corrente dei rischi, non possiamo fare quest’operazione alla mano, richiudiamo.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Dottoressa Pendragon!” un’infermiera irruppe nella stanza del medico di guardia dove Morgana riposava placidamente
“Uhm?”
“La bambina, la piccola Garçia ha un infarto, non riesce a respirare e non riusciamo a rianimarla, venga!”
“Andiamo immediatamente”
 
 
 
“Cosa diavolo sta succedendo?”
Arthur si girò velocemente verso di lei tenendo tra le mani il defibrillatore
“Ha avuto un infarto, le stiamo tentando tutte ma non riusciamo a rianimarla”
“Spostati fa provare me.”
Morgana gli prese il defibrillatore dalle mani e ordinò che fosse caricato a 350
“Libera!” diede la prima scarica ma il cuore di Amy non riprese a battere
“Carica ancora, libera!”
Una seconda scarica investì la bambina, ma neanche quella sembrò  funzionare.
La corvina allora mollò il defibrillatore iniziando le compressioni.
“Forza piccola ce la puoi fare, andiamo, andiamo, andiamo…”
Fu un attimo, la macchina che segnava l’attività cardiaca, anche la più minima, si arrestò di colpo, cosa che invece non fece Morgana che continuò ad insistere con le sue compressioni finché non si vide costretta a dichiarare la morte
“Ora del decesso 22:58.”
 
L’unica cosa che vide mentre si incamminava verso l’uscita fu il viso della madre di Amy, premuto contro il vetro a reprimere un urlo di dolore, non si accorse nemmeno della mano di Arthur sulla sua spalla, era completamente indifferente.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Signora Peterson, durante l’operazione di suo marito abbiamo riscontrato un problema”
Una donna dai capelli biondo scuro si portò una mano alla bocca, gli occhi lucidi
“Problema, che genere di problema?”
“Abbiamo notato la presenza di un aneurisma non insignificante che potrebbe presto scoppiare e provocare un sanguinamento intercerebrale che non sarebbe raro viste le dimensioni dell’aneurisma e ciò costerebbe la vita a suo marito, noi possiamo operarlo ma abbiamo bisogno del suo consenso”
Disse Ginevra, in testa ancora la cuffietta dove vi era rappresentata una nave solitaria che vagava per il mare.
“Oh, ma certo, certo che si, vi prego faccia ciò che vuole ma per favore, per favore salvi mio marito” pregò la signora Peterson aggrappandosi al braccio della mulatta che le prese una mano
“Farò tutto ciò che è in mio potere per salvarlo, ora il dottor Johnson le darà dei moduli mentre io vado a prepararmi per l’intervento”
“Dannazione, è uno degli aneurismi più grandi che io abbia mai operato, un solo passo falso e metto fine alla vita di quest’uomo”
Ginevra guidava l’apparecchio nel cervello del suo paziente con una precisione millimetrica, era già da molto che aveva preso ad operare l’unica cosa che avrebbe dovuto fare sarebbe stata quella di clampare l’aneurisma.
Dopo aver inserito le clip sulla base era finalmente pronta per l’ultima parte, la mossa del Matador, solo una cosa e infine il suo paziente sarebbe stato salvo, ma non ebbe tempo di muovere neanche un solo muscolo dato che il suo paziente era andato in arresto cardiaco.
Si spostò dall’altra parte del tavolo operatorio, aveva completamente spalancato gli occhi, improvvisamente i ricordi le riaffiorarono in mente come una doccia gelida, tutto intorno a lei era ovattato, l’unica cosa che in quel momento continuava a fare erano quelle compressioni, forti, incessanti compressioni, ma nonostante tutto quella che sembrava una causa persa si concluse come tale,  il battito ormai inesistente provocava il fastidioso rumore di quella dannata macchina, più quella macchina segnava la fine più lei continuava ad insistere, ormai era inutile, era una causa persa fin dall’inizio.
“Dottoressa, non può fare più nulla, credo sia ora che la dichiari” le disse Annie, la sua più fidata infermiera.
Ginevra rimase lì, lo sguardo perso nel vuoto e una forte sensazione di impotenza
“Ora del decesso 00:23” la voce fredda, glaciale di qualcuno che sente di aver fallito, tolse gli occhiali e uscì dalla sala operatoria per dirigersi dalla donna che solo poche ore prima l’aveva supplicata di riportarle suo marito e che ora l’attendeva speranzosa di buone notizie;
la signora Peterson la vide arrivare da lontano  e le andò incontro, supplicandola con lo sguardo
“Durante l’intervento, suo marito è andato in arresto cardiaco, abbiamo fatto tutto ciò che era in nostro potere per salvarlo, mi dispiace molto.” Lo sussurrò con un fil di voce poggiando una mano sulla spalla della donna, la guardò negli occhi e la superò, nonostante le desse le spalle la sentì accasciarsi sulla sedia , aumentò il passo cercando di sfuggire a quel momento, momento che fece riaffiorare i suoi ricordi, ricordi dai quali cercava disperatamente di fuggire
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Si chiuse la porta della stanza del medico di guardia alle spalle poggiandovi contro la schiena
“Brutta nottata?” Morgana, stesa sul lettino, le rivolse quelle parole con voce stanca, priva di qualsivoglia sfumatura
“Terribile”
“Una bambina di cinque anni è morta tra le mie braccia, mentre cercavo di rianimarla”
“Ho salvato il mio paziente da un’emorragia, un’infezione e un aneurisma gigante, e morto poco prima che potessi terminare l’operazione, arresto cardiaco.”
 
Morgana la fissò intensamente
 
“Credi che il karma centri qualcosa in tutto ciò?”
“E per cosa si starebbe vendicando?”
“Bhé, tu sei andata a letto con Alan e io ho mandato a fanculo il mio fratellastro, forse il karma i vuole dire ‘fanculo, io ho in mano le vostre vite e…’ no cancella tutto, sono stanca e mi sento...”
“Sporca?”
“Già”
“Vado a farmi una birra, vieni anche tu?”
“Sì.”
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
A.A.
Buonasera!
Anzi buonanotte visto l’orario a cui posto.
E’ da un po’ che non mi faccio sentire eh?
Che dire, un capitolo senza pretese che spero vi sia piaciuto.
Spero di non aver fatto casini per tutto ciò che riguarda la parte medica della situazione.
Ora scusate ma devo andare, ho un sonno tremendo, ma fatemi sapere cosa ne pensate tramite qualche recensione.
Goodbye!
  
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