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Autore: Pabitel    13/03/2016    2 recensioni
Di Louis, Michael, libri per bambini e ninne nanne.
Dove Louis Tomlison incontra Michael Malarkey, [2.2k]
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Trucks and turtles



A Serena.
E a Julianne.

♥ 
 



 
Louis non sa bene come comportarsi. È impacciato, più di quanto vorrebbe ammettere a se stesso. È per questo che non ha ancora bussato alla porta bianca che, ormai, sta fissando da dieci minuti. Fa ancora qualche passo incerto – le scarpe che scricchiolano sul legno della veranda – e poi finalmente suona il campanello. Passano pochi secondi prima che Michael gli apra la porta. Gli fa piacere vederlo – o dovrebbe dire rivederlo? Lo ha incontrato a malapena un po’ di tempo fa – ma questo non basta a calmare la sua ansia.
“Per un attimo ho pensato che non arrivassi più” esordisce, strascicando un po’ le parole. Louis sorride imbarazzato, fissa lo sguardo sulla punta delle sue scarpe e annuisce. Dio, come si è ficcato in quella situazione?
“Allora... posso vederlo?” chiede Michael con un sorriso enorme e Louis si sposta appena – le mani che corrono dietro la schiena – mentre l’altro si avvicina alla carrozzina. È un attimo e Freddie è tra le sue braccia e Louis lo guarda in silenzio. Lui sì che sembra un padre e quello che sta sentendo ora, forse, è un pizzico di invidia. Ma svanisce in un attimo, non appena Michael lo guarda, con suo figlio tra le braccia, e dice: “Entra pure, Marlon è dentro a giocare che ci aspetta”
 

 
Qualche minuto dopo Nadine gli sta porgendo una tazza del suo tè preferito e Louis pensa che, forse, quell’incontro non sarà un completo disastro. Non ha davvero idea di come tutto quello sia potuto succedere: un attimo prima Danielle era al telefono e un attimo dopo Louis era in macchina, diretto verso casa di Michael. Secondo la sua ‘fidanzata’ gli avrebbe fatto bene parlare con qualcuno con un po’ più di esperienza e poi – Louis ricorda ancora le parole esatte della ragazza – Malarkey è un musicista davvero bravo quindi... perché non cogliere la palla al balzo?
È ancora immerso nei suoi pensieri quando Michael comincia a parlare e “Quindi Lou – posso chiamarti Lou, vero? – stai scrivendo qualcosa ora?” gli chiede, sorprendendolo del tutto. Si aspettava che avrebbero cominciato a parlare di pannolini e biberon e invece...
“Uhm io, si ecco ho- non è nulla di definito, non ancora insomma.” è la sua risposta impacciata. Dannazione, perché è così in imbarazzo? Forse è solo intimorito da quel quadretto familiare.
“Continua...” risponde lui, allungandosi nella sua direzione, la tazza di tè ancora stretta tra le mani.
Ma Nadine, di ritorno dalla camera da letto, li interrompe rimproverandoli: “Non cominciate a parlare di lavoro!”
Ha in braccio Marlon e – Louis deve ammetterlo – è davvero un bel bambino. Non appena lo vede comincia ad agitare le sue piccole manine, ancora tra le braccia della madre. Spalanca gli occhi, incuriosito dal nuovo arrivato, regalandogli uno strano verso e Louis, inaspettatamente, si ritrova a sorridere.
Ha sempre amato i bambini. Essere il fratello maggiore di tutte quelle sorelle e del suo fratellino potrebbe aver accentuato la cosa, ma si è sempre trovato a suo agio tra di loro. Così spontanei, così sinceri, così innocenti. Forse perché in cuor suo è ancora un bambino. Eppure mai aveva provato quella sensazione di appartenenza. Quel filo che improvvisamente lo ha legato, ancorandolo a terra, ad un piccolo esserino che è una parte di lui. Per Louis è quasi surreale rivedersi nel volto paffuto del piccolo Freddie, ed è questo che pensa – ancora una volta – mentre prende tra le braccia suo figlio.
Marlon, dal canto suo, lancia un grido di sorpresa e tutti scoppiano a ridere. C’è una strana sensazione in quel salotto: è calore, o forse appartenenza a qualcosa, Louis non sa ben definirlo, ma gli piace.
Si risiede sul divano con Freddie ancora tra le braccia che, nel frattempo, si è svegliato e ha cominciato a fare le bollicine con la bocca, sbrodolandosi tutto.
Louis ride e – Dio mio – se qualcuno gli avesse detto che a 24 anni avrebbe riso per un bambino che gli sbrodolava sulla felpa non ci avrebbe mai creduto.
Eppure è successo e Louis, ora, non se ne pente. Non se a guardarlo sono due occhi spalancati e azzurrissimi, come i suoi.
“Danielle mi diceva che avevi bisogno di una mano...” dice Michael dopo un po’, interrompendo il flusso di pensieri ad alto contenuto di tenerezza di Louis.
“Oh si... Lei – beh – crede che io non sia... portato?”
Nadine scoppia a ridere alle sue parole, anche Marlon che continua a barcollare qua e là, camminando scalzo sul tappeto.
Michael invece è serio quando riprende a parlare: “Credo che lei si sbagli, sai?”
E Louis lo guarda attento prima di chiedergli perché.
“Fare il padre non è facile. Non c’è nessuno che te lo insegna. Soprattutto se capita all’improvviso, se va in un modo diverso da come lo avevamo sempre immaginato. Non c’è un manuale di istruzioni, non c’è nessuno pronto a dirti cosa è meglio per tuo figlio, a dirti cosa dovresti fare. Però si vede.”
Michael parla lentamente, con la voce che a tratti diventa roca, così Louis chiede quasi in un sussurro: “Cosa?”
“Da come lo tieni in braccio” risponde gesticolando. “Un figlio fa paura. perché – beh – non sei più tu e basta, ma c’è un’altra piccola creatura indifesa che ha bisogno di te. Ed è nello sguardo dei nostri figli che vediamo quanto siamo vulnerabili. Sono l’eredità che lasciamo. Da come stringi Freddie... Lou. Io non posso insegnarti ad essere un buon padre: potrai impararlo solo con l’esperienza, anche io lo sto ancora imparando. Posso darti qualche consiglio, ovvio... Ma non posso insegnarti ad amare tuo figlio. Quello che sto cercando di dirti è che le loro – e la tua – sono paure infondate. L’amore per un figlio si misura in tanti modi. E a me basta guardarti ora, con Freddie, per capire molte cose.”
Louis non sa cosa dire. Non si aspettava un discorso... così. Michael ha centrato il punto esatto di ogni cosa. La sua paura di non riuscire ad essere all’altezza, di non riuscire ad amare abbastanza suo figlio. Fino a quel momento non se n’era mai reso conto. Ma gli sono bastate quelle parole per capirlo. E mentre guarda suo figlio sbadigliare assonnato – Marlon è davvero troppo curioso, non smette di girargli intorno – Louis sa che Michael ha ragione.

 
 
Freddie è di nuovo nella carrozzina quando Marlon gli poggia un libro sulle ginocchia. “Vuoi che lo legga?” chiede, prima che il bambino agiti i suoi pugnetti in segno di approvazione. Louis prende il libro proprio mentre Marlon fugge nella stanza: è di ritorno un attimo dopo, con un altro libro illustrato che consegna raggiante al padre.
Poi si siede a terra sul tappeto, ai loro piedi, con le manine che corrono sotto il mento. È in attesa e Louis si ricorda di quando leggeva le favole della buonanotte alle sue sorelline. Sfoglia il libricino che ha tre la mani- deve essere la storia di qualche camion animato – quando sente il click della macchina fotografica. Alza lo sguardo sorpreso e trova Nadine che gli sorride, subito dopo aver scattato la foto. Non si era nemmeno accorto di Michael alla sua sinistra che si era messo in posa. In quel momento capisce quello che intendeva Danielle quando diceva che Michael è una persona speciale, che ha il sapore di casa: in nemmeno un’ora era riuscito a metterlo a suo agio, gli aveva fatto un discorso che non avrebbe dimenticato tanto facilmente e non lo aveva fatto sentire – per la prima volta – fuori posto, come se non c’entrasse nulla con le ‘cose da padri’.
È il grido entusiasta di Marlon a svegliare Freddie che comincia a piangere. Louis si alza subito, sapendo quanto possa essere fastidioso il pianto di suo figlio che decisamente non si addormenta facilmente. Gli strilli acuti del piccolo neonato spaventano Marlon e, dopo pochi minuti, Louis si ritrova a sorprendersi di nuovo di quanto possano essere perforanti le grida di due bambini messi assieme.
Pensa di aver rovinato tutto – ecco che torna il suo timore di essere completamente inadatto a fare tutto quello – quando Michael si alza improvvisamente dal divano, correndo nella camera da letto. Nadine, invece, tenta invano di calmare Marlon, ora seduto sulle sue ginocchia.
Louis crede di essere finito all’inferno: quanto fiato hanno in corpo quei bambini? La sua disperazione sta raggiungendo picchi esagerati quando arriva Michael a salvarli e, non appena lo vede, il suo viso si distende sereno.
Ha in mano la sua chitarra e un sorriso sornione gli aleggia sulle labbra. “Di solito quando Marlon non si calma questo è l’unico modo” confessa, mentre si risiede di nuovo sul divano. E, riconoscendo lo strumento, il bambino comincia a calmarsi un po’, mentre Freddie... Beh, Louis lo sa, ci vuole ben altro a calma per calmarlo.
“Allora Lou... Vuoi cominciare tu?”
“Oh no, no, no assolutamente no!” risponde subito e Michael scoppia a ridere, mentre comincia a muovere le dita, in un lento arpeggio.
Louis si perde in quel rincorrersi di note e, quando l’amico comincia a cantare, Marlon smette di piangere immediatamente, ascoltando curioso.
“It's a long and lonesome road if you ain't got nobody to hold… So i fell in love with a girl, then i told her so, she was drunk in a fountain blowing bubbles at the stars and laughing and I though it was childish, but then I caught the joke… It made me laugh and It made me sneeze like a common cold and I felt alive, and I wanted her to know”
Marlon si è accoccolato sul petto della madre, mentre Louis continua a stringere Freddie al suo petto che sembra intenzionato a piangere per sempre.
“Growing up and growing old, watch our stories unfold like an atlas to places unknown and the point of it all is that we can't be scared to fall, or to fly, or sink, or swim” continua la canzone e Louis sente di potersi commuovere da un momento all’altro. Non aveva mai ascoltato Michael cantare dal vivo e si sorprende di quanto trovi confortante la sua voce. Ora capisce perché Marlon si calma sentendolo cantare: la sua musica, accompagnata da quella voce calda e un po’ strascicata, è come una ninna nanna che avvolge lentamente. E a “You're my everything and the bells still ring, just remember that we loved in many different ways but I will fight for this, I am here to stay… You're my everything and the bells still ring, you're my everything and the bells still ring, you're my everything and the bells still ring.” Marlon crolla definitivamente addormentato sul petto della madre. Nadine sorride, mentre gli accarezza i capelli.
Freddie si è calmato un po’ ma non ha ancora smesso di piangere e Louis ha paura che sveglierà Marlon, facendolo riscoppiare a piangere, quando Michael gli dice: “Credo che voglia sentire te”
“Mh?”
“La mia voce lo ha calmato un po’, ma credo che voglia sentire te cantare” continua fiducioso.
“Oh” è l’unica cosa che riesce a dire. Un verso sorpreso, prima di guardare suo figlio che continua ad agitarsi tra le sue braccia.
“Canterai quella che penso io?” chiede e, prima che Louis possa rispondere, le sue mani riprendono a muoversi sulla chitarra. È sorpreso di vedere che Michael conosce lo spartito di quella canzone, ma non si lascia distrarre da questo dettaglio e comincia a cantare, sussurrando le parole all’orecchio del piccolo Freddie: “I want to write you a song, one as beautiful as you are sweet, Just a hint of pain for the feeling tha I get when you are gone, I want write you a song”
Un gridolino di stupore sfugge dalla bocca di suo figlio, mentre Louis continua a cantare la sua ninna nanna, stringendolo sempre di più al petto. Non gli aveva mai cantato questa canzone prima d’ora e si accorge che anche Freddie lo sa: agita le sue manine, come a voler acchiappare l’aria, mentre il pianto diventa più silenzioso.
“I want to build you a boat, one as strong as you are free, so anytime you think that you heart is gonna sink, you know it won’t, I want to built you a boat” canta ancora, mentre Freddie comincia a sbadigliare.
“Oooh, everything I need I get from you… Oooh, ooh, giving back is all I want to do” sono le ultime frasi e Freddie allunga una mano in direzione di suo padre, mano su cui Louis lascia un bacio, prima che il figlio si addormenti profondamente.
E’ un sorriso quello che ha sulle labbra e che si riflette anche sul suo viso.
 
 

“Lou?” lo richiama Michael, proprio mentre sta scendendo i gradini della veranda. Louis si gira in attesa e trova l’amico – sì, ormai lo considera un amico – che gli sorride incoraggiante. Lo raggiunge e lo stringe in un abbraccio rassicurante: non c’è bisogno di parole. Poi gli dà una pacca sulla spalla e si allontana, diretto verso la macchina.
È felice, Louis. Gli ha fatto piacere passare un pomeriggio in compagnia di Michael e della sua famiglia e – Louis deve ammetterlo – gli è servito. Forse Danielle aveva ragione: doveva vedere Michael. Ma non per imparare ad essere un buon padre, piuttosto per imparare ad avere più fiducia in se stesso.
Sorride ripensando al momento in cui i loro figli si sono addormentati ascoltando i padri cantare e pensa che, dopotutto, non sarebbe male se ogni tanto scrivesse qualcosa con Michael.


 


Angolo autrice:

Per prima cosa grazie se siete arrivati a leggere fin qui.
Questa manciata di parole non è nulla di speciale ma la foto di Louis e Michael mi ha causato molti problemi. Perciò dopo la campagna di bullizzazione da parte delle mie amiche ho finito per pubblicare questa cosa.
(Un grazie anche a Serena e a Julianne, sapete perché)
Spero vi sia piaciuta e, se volete, potete farmelo sapere anche con una piccola recensione.
Grazie e alla prossima!
Se volete contattarmi, per qualsiasi cosa, mi trovate qui: facebook twitter e ask
 
Pabitel 
   
 
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