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Autore: Defiance    13/03/2016    7 recensioni
Fanfiction ambientata otto anni dopo la fine di Play Hard e senza aver letto la quale, risulterebbe alquanto priva di senso.
Le cose, per i nostri protagonisti, sono decisamente cambiate dopo il liceo; si sono tutti allontanati, hanno intrapreso strade diverse, molti di loro hanno smarrito la retta via... finchè Nick Fury non ha deciso di riaprire il progetto Avengers e di riunire i migliori alunni che abbia mai avuto, nella speranza che lo aiutino a sconfiggere l'HYDRA e i suoi alleati.
Riusciranno i nostri eroi a salvare la terra dai terribili piani dell'associazione nazista? Dovranno contare solo su loro stessi, o ci sarà qualcun altro su cui poter fare affidamento?
[Mini-crossover Arrow/Flash, comprensibile anche senza aver visto le serie. Possibili riferimenti ad Agents Of S.H.I.E.L.D.. Programmazione americana, Spoiler Alert]
[Non si tratta più di un AU. Per scoprire come i protagonisti siano diventati gli eroi che conosciamo... beh, dovrete leggere].
Genere: Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: Cross-over, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Violenza
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10
Weaknesses
 
 
 

 
Bucky ricordava tutto, ormai.
E così come i ricordi di quando era ragazzino, erano riaffiorati anche tutti quelli risalenti al periodo in cui era stato parte del KGB.
Se anni prima qualcuno gli avesse detto che aveva avuto una storia con Natasha Romanoff e che se ne fosse dimenticato, si sarebbe messo a ridere di gusto: ‘Non potrei mai dimenticare di aver avuto una storia con l’amore della mia vita’ avrebbe detto, ma la verità, era che l’HYDRA gli aveva portato via anche quei ricordi.
Prima che Natasha fosse portata nella Stanza Rossa, loro si erano amati; erano stati, l’uno per l’altra, forse l’unica cosa bella che avessero avuto in quell’inferno.
E poi li avevano resi ciò che erano diventati: assassini.
La Vedova Nera e Il Soldato di Inverno.
Morte e distruzione. Violenza.
Avevano distrutto tutto ciò che di buono c’era mai stato nelle loro vite.
Non aveva trovato il coraggio di dirlo a Steve e, dal momento in cui lui non gliene aveva parlato, probabilmente Natasha era nella sua stessa situazione.
La vide sul balcone, bella come sempre, stesa su una sdraio, a fissare le stelle, una bottiglia di vodka, ormai quasi vuota, in una mano, due altre, ancora piene, poggiate sul pavimento, in attesa.
“Gli incubi sulle tue vittime non ti fanno dormire, Barnes?”
Aveva percepito il suo passo prima ancora che voltasse l’angolo.
“Perché, i tuoi hanno pietà di te?”
La russa ridacchiò e si raddrizzò, permettendo all’ex compagno di accomodarsi accanto a lei.
Bucky si sedette e aprì una delle bottiglie sul pavimento, brindò e bevve.
Vedendo il cipiglio della donna scoppiò a ridere.
“Andiamo! Non essere egoista Nat! È stato un brutto decennio anche per me”
Rise anche lei.
Quella risata, così simile a quella degli appena riaffiorati ricordi, lo riportò a quando erano ragazzini; a prima che iniziasse a comportarsi da emerito coglione.
Poi si fecero immediatamente seri.
“Credi che quelle note rosse sui nostri registri spariranno mai?” chiese l’uomo, ma capì dalla non-risposta di lei che ella non credeva fosse possibile.
Avevano fatto troppo male per poterne espiare tutte le colpe in questa vita.
O in un’altra.
 
Sharon ci aveva pensato davvero, per un momento, quando aveva trovato Steve, di mentire, di dire che erano l’uno il vero amore dell’altra.
E poi sparire e vivere insieme, per sempre.
Da ragazzina, lo avrebbe fatto senza crearsi molti scrupoli, ma non era più quella persona: gli eventi del liceo l’avevano cambiata, sì, ma era stato soprattutto l’omicidio dei suoi genitori e, in particolar modo quello dei suoi zii, Peggy e Howard Stark, ad averle fatto giurare di agire solo per il bene del prossimo; era stato il colpo decisivo: loro avevo fondato lo S.H.I.E.L.D., lei, come Tony, aveva voluto raccogliere parte dell’eredità di famiglia che le restava.
Era sovrappensiero, troppo impegnata a consumare una birra appoggiata al bancone della bar-zone, per accorgersi dei passi alle sue spalle.
Passi che lei conosceva a memoria.
“Sharon” si introdusse Steve, avvicinandosi al frigo e prendendo una birra anche per sé.
Non che l’alcol gli facesse alcun effetto, dopo il siero.
“Capitano” lo salutò lei, sobbalzando.
“Mi hai spaventata” ammise, facendo sì che scoppiassero entrambi a ridere.
“Non ti ho mai ringraziato per tutto quello che hai fatto per me negli ultimi tempi… Ti sono debitore, Shy”
Shy. Da quanto non la chiamava così?
Da quanto qualcuno non la chiamava così?
“Va bene così” disse la bionda, “Non mi devi niente, Steve”
Calò un silenzio imbarazzante che si protrasse per diversi minuti, poi Rogers scoppiò a ridere.
Sharon sollevò un sopracciglio, confusa, ma ridacchiando anche lei perché la sua risata era sempre stata contagiosa.
“Cosa c’è da ridere?”
“Niente, niente. È solo che… Se qualcuno te lo avesse detto, vent’anni fa, che ci saremmo ritrovati qui, così… Ci avresti creduto?”
“Probabilmente gli avrei sputato in faccia” ammise lei, che adesso rideva di cuore.
“Già” concordò Steve, “Sei cambiata, Shy. È una cosa buona”
“Sì… Ma il prezzo che ho dovuto pagare per farlo, no”
“Non mi aspettavo neanche che le vite della maggior parte di noi venissero devastate in questo modo, sai” continuò l’uomo, perso nei suoi pensieri, al punto di non accorgersi che la donna stesse piangendo finché non emise un debole verso.
“Ehi!” esclamò il Capitano, accorrendo al suo fianco.
“Ehi, va tutto bene. Cosa succede?”
“L’ho rovinata io, la mia vita Steve. Lasciandoti andare, allontanando e tradendo tutti… Quando sono morti i miei parenti, non li vedevo da tre anni.  Non sono mai tornata a casa e ora, che non vorrei essere da nessun’altra parte, non posso più farlo” esplose la Carter, piangendo sempre più forte, ma lasciandosi accudire dalle forti braccia del Capitano.
“Credo che questa sia casa, ora” le sussurrò in un orecchio lui, “Credo che siamo ognuno la famiglia dell’altro adesso, che ci piaccia o meno”
Alzò lo sguardo verso il viso di Steve, scontrandosi con i suoi profondi occhi azzurri.
Quanto aveva amato quegli occhi; oh, se non li amava ancora!
“E per quanto mi riguarda, ti sei fatta perdonare di ogni cosa” aggiunse, pietrificandosi una volta che la donna si fu alzata sulle punte per raggiungerlo, posando le labbra sulle sue.
Il Capitano si ritrasse immediatamente, rompendo l’abbraccio.
“Sharon… Non intendevo… Volevo dire… Possiamo essere amici, ma…”
“Sì, no, certo, Steve. Scusami. Mi sono… lasciata trasportare” si giustificò lei, asciugandosi le lacrime dal viso, “è meglio che vada a dormire ora, okay? A domani, Capitano”
 
Bucky e Natasha avevano ripulito anche le altre due bottiglie di vodka a quel punto. E anche una bottiglia di assenzio, rubata dalla scorta personale di Fury. E una di whiskey, ‘presa in prestito’ da Tony Stark.
Provavano a parlare, ma ogni volta che lo facevano scoppiavano a ridere.
“Ti ricordi quando abbiamo mandato a fuoco la mia cucina perché volevi fare un dolce?”
Natasha spalancò gli occhi.
“Avevo tredici anni! E la cucina non è mai stata il mio forte!” si giustificò, colpendolo sul braccio sano.
“Lo ricordo bene, grazie tante! In punizione per un mese… stronza.”
La russa gli rivolse una linguaccia, neanche fosse tornata al liceo.
“Poi ho iniziato a fare cazzate”
“James, ne è passata di acqua sotto i ponti. Banner non ti odia, non lo ha mai fatto o Hulk ti avrebbe spappolato già. Ne aveva l’occasione sai, di vendicarsi…”
“Credo che farmi venire a patti con le mie azioni sia già un pesante modo di farmela pagare, Nat. E se fossi cattivo? Se non fosse stato né il KGB, né L’HYDRA a rendermi tale? Hai visto di cosa sono stato capace quando ero… solo me. Se fosse nella mia natura essere malvagio?”
Bucky aveva gli occhi lucidi: le pensava davvero, quelle cose, Natasha lo capiva, sapeva leggerlo come solo Steve poteva fare.
“Come fai a pensare questo quando sei stato la mia unica fonte di luce durante il ‘soggiorno’ al KGB?” mormorò lei e, prima che potesse accorgersene, le labbra dell’uomo furono sulle sue, coinvolgendole in un bacio appassionato.
 
Steve era stanco, si stava stropicciando gli occhi e dirigendo lentamente verso la sua stanza.
Era vicina a quella di Natasha.
Pensò di riprovare a parlare con lei, ma la scena che gli si parò davanti lo spiazzò completamente: lei, la donna che amava, tra le braccia del suo migliore amico, mentre si baciavano come se fosse il loro ultimo giorno sulla terra e richiudevano la porta alle loro spalle.
Il mondo gli crollò addosso.
In una frazione di secondo, un impeto di rabbia, decise di fare dietrofront e raggiunse la stanza di Sharon.
Diede tre colpi secchi alla porta, poi lei aprì e sgranò gli occhi, sorpresa, quando Steve le si scagliò addosso e la baciò con foga.
“Credevo che…” provò a dire la bionda, ansante, ma lui la interruppe subito.
“Ho cambiato idea” disse, e ripresero da dove erano rimasti.



*Angolo Dell'Autrice*
Ehilà!
In quanti mi vorrebbero uccidere dopo questo capitolo?
Anzi, in quanti non mi vorrebbero uccidere dopo questo capitolo?
Ops! Dai ve lo aspettavate almeno un pochino.. no? 
Per farmi perdonare vi lascerò un'anticipazione del prossimo capitolo, forse così va meglio hahaha
Ringrazio tutti coloro che pazientemente attendono i miei aggiornamenti, leggono le mie storie e le recensiscono... grazie di cuore.
Spero che il nuovo capitolo vi piaccia.
Alla prossima,
Bell




Dal prossimo capitolo: 

[...] “L’amore è per i bambini, è una debolezza. Faresti meglio a tenerlo a mente.” disse solo lei, con tono freddo e distaccato.
Poi andò via.
E per la prima volta Steve si domandò se non fosse il caso di arrendersi con lei.



(Probabilmente ora mi odierete ancora di più...)
  
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