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Autore: vero_91    13/03/2016    8 recensioni
Dean è confuso. E d'accordo, Cas potrebbe avere ragione sul fatto che è ubriaco, ma non così tanto da non saper leggere i due numeri scritti sulla porta, e il suo appartamento è proprio quello da quando ha iniziato l'università sei mesi prima, e avrebbe anche un portachiavi per testimoniarlo, se non avesse dimenticato le chiavi nella sua camera.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Note autrice: scritta per il prompt “knocking on the wrong door au” gentilmente scelto da Gabry, doveva uscirne una cosa sciocca e breve per passare un pomeriggio e invece ne è uscita una cosa sciocca e lunga che probabilmente mi farà perdere quel poco di credibilità rimasta. Però dicono che l'importante è divertirsi, e rendere Dean imbarazzante mi diverte sempre moltissimo. Spero sia un pochino così anche per voi.
Buona lettura e grazie a chiunque si prenderà la briga di farlo.

p.s: questa prima parte è scritta in modo un po' “particolare” perché volevo provare a rendere lo spaesamento di Dean causato dall'alcol, ma non garantisco di esserci riuscita.

 

 

Dean è leggermente ubriaco. Okay forse più che “leggermente”. Ma è stato comunque in grado di arrivare da solo al campus universitario dal bar in cui lui e alcuni suoi compagni di corso si sono trovati per festeggiare la promozione di quell'esame che gli ha portato via tre mesi di vita, perennemente rinchiusi in una biblioteca polverosa fino a sera, e non che a Dean la cosa dispiacesse troppo, perché c'era quel ragazzo--- ma questa è un'altra storia e non è importante. Ciò che conta era recuperare almeno l'1% di vita sociale che ha perso chinato su un enorme mattone di mille pagine, quindi chissene frega se è giovedì sera e il campus è un mortorio e se domani mattina ha lezione, si è meritato ogni giro d'alcol offerto da un membro del suo club di studio, le risate intorno al tavolo da biliardo e il numero di quella biondina di cui ora non ricorda il nome ma che spera lo abbia scritto nel bigliettino che gli ha infilato nella tasca dei jeans.
Quindi sì, Dean è piuttosto soddisfatto della sua serata, almeno finché frugando nelle tasche della sua giacca di pelle si accorge di non avere le chiavi di casa. “Maledizione” borbotta, mentre rovescia anche le tasche dei pantaloni sperando invano di non averle messe al solito posto.
Sono le tre di notte e Benny lo ucciderà. Bussa piano, cerca di indossare la miglior espressione da cucciolo dispiaciuto di cui suo fratello Sammy è praticamente l'inventore, e inizia a mormorare qualche scusa tra una bussata di porta e l'altra.
Dean è nel bel mezzo del suo monologo su quanto sia un coglione per aver lasciato le chiavi sulla scrivania e “ti prego non farmi lavare il nostro bagno in comune per un mese, lo sai che---” quando la porta si apre all'improvviso e Dean non si era accorto di essercisi appoggiato contro finché non cade praticamente addosso a Benny – oh, il suo coinquilino ha proprio un buon profumo non l'aveva mai notato prima – e una presa ferma sulla sua spalla lo sorregge fino a riportarlo in posizione eretta. Stringe gli occhi perché non si ricordava che la luce alle spalle di Benny fosse così accecante e gli ci vuole qualche secondo di troppo per capire che deve essere più ubriaco del previsto perché la persona che ha davanti non assomiglia per niente a Benny. E deve anche averlo detto a voce alta perché il tipo di fronte a lui piega la testa di lato e aggrotta le sopracciglia, confuso.
“Temo di no” mormora, e Dio quella è davvero la sua voce? Neanche nei suoi sogni erotici più spinti Dean ha immaginato che il tipo della biblioteca avesse una voce del genere. Questo non l'ha detto a voce alta, vero?
Sembrerebbe di no, perché il ragazzo continua a fissarlo senza cambiare espressione, come se stesse aspettando da Dean una spiegazione, il che è strano perché tra i due dovrebbe essere Dean quello confuso, ad esempio che cosa ci fa la sua cotta segreta che va avanti da tre imbarazzanti mesi nella stanza sua e di Benny. Benny. La scommessa. Ora nella mente annebbiata di Dean tutto acquista senso e non sa perché ma trova la situazione molto divertente.
“Scusami, io... non pensavo che Benny sarebbe arrivato a tanto per vincere, ma in effetti è un tipo piuttosto competitivo”.
Se è possibile l'espressione di Castiel si fa ancora più confusa – sì Dean sa come si chiama, potrebbe aver chiesto a Charlie di indagare dopo il secondo giorno che l'ha visto in biblioteca, con gli occhiali sulla punta del naso, due occhi blu illegali, e i capelli spettinati e Dean ha passato ore a immaginare come dev'essere affondarci le mani e okay forse ha ragione Charlie ed è un po' patetico – sta di fatto che ora Cas lo sta guardando come se gli fossero spuntate due teste e Dean sente l'irragionevole bisogno di mettere subito in chiaro le cose.
“Senti, non so cosa ti abbia detto Benny per convincerti a venire qui, ma mi spiace ti abbiano coinvolto. Sai, lui e Charlie hanno fatto questa scommessa dove Benny sosteneva che sarei riuscito a chiederti di uscire entro la data del mio esame, che guarda caso caso era stamattina, mentre Charlie diceva che no, avrei continuato a guardarti e a sospirare da lontano e... parole sue eh, non sono di certo una ragazzina che---”
“Cassie che succede?” un ragazzo alto e magro compare alle spalle di Castiel e Dean si chiede quanta gente Benny abbia invitato, forse ha organizzato una festicciola senza avvisarlo. Il ragazzo sposta lo sguardo da Cas a Dean e un sorriso mellifluo gli appare sul viso. “Oh non sapevo avessi compagnia, siete stati piuttosto silenziosi fino a qualche minuto fa”.
Castiel alza gli occhi al cielo. “È arrivato da un paio di minuti, infatti. Credo sia ubriaco e abbia sbagliato stanza”.
Dean è confuso. E d'accordo, Cas potrebbe avere ragione sul fatto che è ubriaco, ma non così tanto da non saper leggere i due numeri scritti sulla porta, e il suo appartamento è proprio quello da quando ha iniziato l'università sei mesi prima, e avrebbe anche un portachiavi per testimoniarlo, se non avesse dimenticato le chiavi nella sua camera.
“Mi spiace, ma il vostro scherzo non regge. Lì c'è scritto ventidue, e io abito al ventidue”.
“Strano che non ci siamo mai accorti della tua presenza fino ad ora, non sei di certo uno che passa inosservato” e Dean ha la sensazione che lo spilungone lo stia prendendo in giro. E' già pronto a rispondergli a tono quando Castiel lo interrompe.
“Abiti al ventidue dell'edificio Delta?”
“Cosa? No, questo è l'edificio Beta”.... Vero?
“Allora credo tu abbia preso le scale opposte. E purtroppo qui non siamo a Hogwarts, alle scale non piace cambiare”.
“Balthazar, smettila”.
“Cosa? Dai è divertente, guardalo”.
E Dean ad un tratto capisce. Capisce di essere dalla parte sbagliata dell'edificio, che non c'è Benny né nessuna festicciola né tanto meno nessuna scommessa. Solo lui, ubriaco e fottuto mentre dice addio per sempre alla sua dignità. E se già prima faceva fatica a trovare il coraggio di chiedere a Castiel di uscire, ora dovrà emigrare dall'altra parte del paese per ricominciare ad uscire di casa.
Dean sente il calore salirgli alle guance e crede che né quello né la nausea che l'ha assalito abbiano a che fare con l'alcol. Dean prega che il pavimento lo inghiottisca così da potersi evitare almeno la marcia della vergogna fino al suo vero appartamento, ma ovviamente no, ci sono solo Cas e l'altro tipo che lo guardano con un misto di pietà e divertimento e a Dean non resta altro che mormorare qualche scusa e fuggire via – fuggire letteralmente, perché si vede che non si era reso già abbastanza ridicolo fino a quel momento – ed è così preso dall'inveire contro se stesso che non si accorge che mentre corre via Castiel chiama il suo nome.

 

Charlie ride così tanto che ad un certo punto Benny deve iniziare a darle delle pacche sulla schiena per aiutarla a respirare. Una piccola parte di Dean spera che si soffochi con la fetta biscottata che sta mangiando.
“Vi odio, è tutta colpa vostra e della vostra stupida scommessa. Se non l'aveste fatta ora non starei valutando seriamente l'idea di tornarmene in Kansas”.
“A proposito della scommessa, credo di averla vinta a questo punto” dice Benny, incurante della sua crisi esistenziale.
Charlie scoppia a ridere di nuovo. “Con questo risultato sarei felice di darti addirittura tutti i miei risparmi”.
Dean beve un altro sorso di caffè si preme le dita sulle tempie, sperando inutilmente che il gesto allevi il mal di testa che lo martella da quando si è svegliato, anche se non è neppure sicuro di essersi addormentato. Sa solo che ieri notte una volta arrivato nella sua vera stanza ha passato probabilmente ore a considerare l'idea di abbandonare l'università e scappare il più lontano possibile, prima che Castiel racconti in giro il loro incontro imbarazzante trasformandolo così nella nuova barzelletta del campus.
“Dean, hai intenzione di venire a lezione o preferisci restare qui in mensa a commiserarti?”
Dean sospira e si alza, e pensa che la parte peggiore di tutta quella storia non è la figuraccia che ha fatto o l'idea di essere deriso dai suoi compagni, ma sapere di essersi bruciato in quel modo ogni possibilità di poter almeno conoscere Castiel. Nelle sue fantasie ha sempre pensato che, anche se Cas non avesse ricambiato il suo interesse, a Dean sarebbe bastato diventare amici, si sarebbe accontentato pur di potergli parlare e – patetico, appunto. Ora invece dovrà fare di tutto per evitarlo perché non ha il coraggio di guardarlo in faccia, figuriamoci rivolgergli la parola. E poi seriamente, chi vorrebbe essere suo amico dopo una cosa del genere?

Passano due settimane prima che Dean abbia davvero bisogno di ritornare in biblioteca per prendere un libro fondamentale per il prossimo esame. Ovviamente chiede a Benny e Charlie di prelevarlo al posto suo, e ovviamente loro rifiutano perché sono dei pessimi amici e “è ora che affronti le tue paure, non avrai pensato di schivare la biblioteca per sempre, no?” e Dean vorrebbe rispondere che gli sarebbe bastato non entrarci per i prossimi tre anni fino alla sua laurea, ma ha la sensazione che peggiorerebbe solo la sua situazione.
Così un giorno si fa coraggio ed entra nell'edificio, guardandosi intorno spaurito come se temesse che Cas possa comparirgli alle spalle da un momento all'altro, ed è solo quando ha la conferma che non c'è traccia di lui e che il posto a cui era solito sedersi nei mesi precedenti è desolatamente libero, che Dean decide di cercare un tavolo appartato dove studiare in uno dei corridoi laterali.
È così immerso nella lettura che a malapena si accorge che qualcuno si è seduto di fronte a lui, e quando alza lo sguardo trova due occhi blu a fissarlo. Dean lo fissa a sua volta, la bocca mezza aperta mentre pensa a cosa dire, se scusarsi, salutarlo, fingere di non averlo riconosciuto o scappare direttamente. Alla fine è Castiel a rompere l'impasse.
“Non sei più venuto”.
“Venuto?”
“Qui in biblioteca. È perché hai dato l'esame o perché mi stavi evitando?”
In quel momento l'ipotesi di scappare gli sembra sempre più allettante. “Entrambe le cose”.
“Capisco” e detto questo Castiel ritorna alla sua lettura. Dean resta a fissarlo, e dopo un paio di minuti è Castiel ad alzare lo sguardo e parlargli di nuovo.
“Dicevi sul serio l'altra sera, quando hai detto che volevi chiedermi di uscire?” e mentre pronuncia quest'ultima parte Cas arrossisce un pochino e Dean vorrebbe solo allungarsi sul tavolo e baciarlo lì seduta stante, e dirgli che Dio sì, desidera chiedergli di uscire dalla prima volta che l'ha visto e si è immaginato tutti i modi possibili in cui farlo, ma questo era prima che si rivelasse per il coglione qual è e sputtanasse tutto.
Così si limita ad annuire e a mormorare un “sì” mentre si tortura il labbro inferiore con i denti, e per un attimo ha la sensazione che gli occhi di Castiel siano fissi sulla sua bocca.
Quando Cas torna a guardarlo, c'è un accenno di sorriso sul suo viso. “E com'è finita la scommessa?”
“La scommessa?”
“Sì quella fra i tuoi amici, è ancora in corso?”
Dean non ha idea di dove quella conversazione voglia andare a parare, ma fino a quel momento si è limitato a ripetere l'ultima parola che diceva Castiel, e stavolta non ha nemmeno l'alcol come scusante per la sua figura imbarazzante, così si schiarisce la voce e prova ad articolare un discorso. “No, a quanto pare ciò che ti ho detto quella sera valeva come richiesta d'uscita, quindi Benny ha vinto i soldi”.
“Oh. - e qui Castiel sembra davvero stupito – quindi quale sarebbe stata la mia risposta?”
“Risposta?”
“Se tu mi hai chiesto di uscire quella sera io come ti avrei risposto?”
Ah. Ed è a quel punto che Dean inizia a provare una sensazione di fastidio alla bocca dello stomaco e sente la necessità di abbassare lo sguardo sul libro ormai inutile di fronte a sé. È per quello che Castiel è lì? Per rifiutarlo definitivamente? Nel caso Dean non avesse ben chiare le cose e decidesse di presentarsi di nuovo alla sua porta ubriaco nel cuore della notte.
“Non ce n'è bisogno – mormora, grattandosi la nuca per nascondere il disagio – non sono uno stalker o cose simili, quindi stai tranquillo non ti importunerò più” e detto questo Dean fa per alzarsi e andarsene perché non vuole sentirsi umiliato più di così.
Castiel però lo blocca per il braccio, ancorandolo al suo posto. “Ti avrei detto sì”.
“Come?”
“Se mi avessi chiesto di uscire, ti avrei detto di sì – Castiel sorride imbarazzato e abbassa lo sguardo come se per un attimo qualcosa l'avesse distratto, prima di riportare la sua attenzione su Dean – sei così preoccupato a vergognarti per quello che è successo l'altra sera che non ti sei neanche accorto che conosco il tuo nome e che sei una presenza fissa della biblioteca. Non ti chiedi il perché?”
Oh. Dean sposta lo sguardo dal sorriso accennato di Castiel alla sua mano calda e rassicurante ancora posata sul braccio di Dean, e per un attimo si concede di credere che quegli sguardi di sottecchi e ricambiati durante le lunghe sessioni di studio non fossero solo frutto delle sue illusioni.

“Quindi, se ti chiedessi di andare a mangiare qualcosa fuori stasera, tu cosa mi risponderesti?”
“Ti risponderei di sì”. 

  
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