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Autore: Lorss    14/03/2016    6 recensioni
“Michael Penniman?”
Mika si rizzò sulla sedia al suono della voce dell’infermiera. “Sì, sono io”, rispose, alzandosi in piedi e schiarendosi la voce. Ormai, era pronto a tutto.
“La situazione si è stabilizzata. Sua sorella non è più in pericolo di vita”.
Il ragazzo rimase senza fiato. Non rispose, si limitò ad annuire e tornò a sedersi senza neanche aspettare che l’infermiera andasse via. Non riuscì a sentirsi sollevato: si sentiva terribilmente solo, invece.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andy Dermanis, Paloma Penniman, Yasmine Penniman, Zuleika Penniman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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It is the best time I’ve ever had
 
 
 
Mika contò gli scatoloni che dovevano essere riportati a casa loro una seconda volta; ovunque si girasse, ne trovava uno nuovo che gli era sfuggito l’attimo precedente. “Non mi era mai accorto che avessi tutti questi vestiti”, fu il suo commento finale.
“E sono comunque un terzo rispetto a quelli che hai tu”, replicò prontamente Andy, che prendeva alcuni abiti dalla cassettiera di fianco al letto per ripiegarli in un contenitore.
“Sì, ma tu sei vestito sempre uguale”, fece spallucce l’altro, che invece non ci aveva pensato due volte ad approfittare del letto per distendersi un po’.
Il greco sospirò, arreso. “E’ stato un pomeriggio già abbastanza difficile, Mika”, si voltò a guardarlo, alzando un sopracciglio. “Dammi una tregua”. Fece un mezzo sorriso quando Mika distolse lo sguardo, fingendosi offeso, e poi tornò a lavorare sulle sue cose da sistemare.
Non aveva tutti i torti, in effetti.
Avevano passato quasi tutto il pomeriggio insieme alla sua famiglia ed erano tornati a dar da magiare a Melachi più tardi del previsto; non era stato facile all’inizio, quando aveva aperto la porta della stanza di Paloma ed era entrato anche Andy.
Gli sguardi di tutti scivolarono sulle loro mani intrecciate, suscitando reazioni diverse a ogni membro della famiglia. Yasmine, come al solito, fu la prima a rompere il silenzio, salutando i nuovi arrivati con entusiasmo per poi continuare la conversazione che aveva interrotto il secondo prima con la madre, per nulla turbata dall’espressione preoccupata di quest’ultima che pure aveva fatto un cenno di sorriso ai due al loro arrivo, ma allo stesso tempo non staccava gli occhi di dosso dal marito.
Michael Penniman sr, al contrario, non riusciva a mascherare il suo disagio. Guardò Mika con un’espressione di rimprovero, ma salutò lo stesso Andy che aveva già avuto modo di conoscere in situazioni più informali.
“Buonasera”, Andy salutò tutti con un sorriso nervoso, soffermandosi infine su Paloma.
“Ciao Andy”, gli disse lei, seduta sul letto accanto ai suoi due fratelli. “Non ti ricordavo così bello”, gli fece un occhiolino e tutti risero, le guance chiarissime di Andy che divennero d’un tratto scarlatte. L’approvazione della figlia rasserenò il padre che anche si lasciò andare a quel momento di ilarità, rendendo l’atmosfera più leggera.
Pian piano, ognuno trovava qualcosa da dire e i silenzi si riempirono in maniera sempre più spontanea; Andy chiacchierò a lungo con Paloma e Zuleika, poi passò a Joannie, che gli chiese dei suoi genitori; l’imminente partita del Manchester diede il via ad una lunga discussione tra il greco e Fortunè, e, inaspettatamente, anche con il padre di Mika, che non esitò a far sentire la sua opinione riguardo la sua squadra del cuore.
Il libanese, che in quel momento era poco distante da loro, notò Andy irrigidirsi con l’improvviso coinvolgimento del padre, così si avvicinò di sottecchi per dargli manforte, assistendo al dibattito in silenzio e facendo qualche domanda di tanto in tanto, fin quando il compagno non apparve più rilassato; forse non lo avrebbe accettato in qualità di fidanzato del figlio quel giorno stesso, ma perlomeno trovarono qualcosa che li appassionasse entrambi. E non era poco.
Decisero poi di andare a magiare qualcosa in un ristorante poco distante dall’ospedale, approfittando dell’occasione per far prendere un po’ d’aria fresca a Paloma. Andy si rivelò più a suo agio fuori da quelle opprimenti mura d’ospedale, e di tanto in tanto lanciava uno sguardo a Mika per fargli capire che era tutto okay. Non erano soliti rimanere vicini per troppo a lungo quando erano in pubblico, ma per la prima volta si sentirono liberi di farlo; quando infine accompagnarono la sorella nella sua stanza, non c’era più traccia di tensione tra di loro, e a vederli nessuno avrebbe immaginato dell’imbarazzo che invece si era creato qualche ora prima.
Michael salutò Andy con una pacca sulla spalla. “Io e Fortunè ci vediamo per la finale di campionato, questo sabato”, disse, dopo qualche istante di esitazione, la mano ancora poggiata sulla parte superiore del braccio. “Consideralo un invito”. Gli sorrise in modo burbero e Andy accettò, sorridente “Sarebbe un piacere”, rispose, porgendogli la mano. Anche Mika annuì, entusiasta; abbracciò il padre un po’ più forte del solito, poi insieme salutarono tutti gli altri e si avviarono alla macchina. Aspettarono un po’ prima di prendersi per mano.
“Ho finito”, annunciò Andy, lasciando l’ultima scatola davanti la porta. “Almeno a portarli in macchina mi darai una mano?”
“No”, rispose prontamente Mika, che intanto si era appisolato con la testa affondata tra i cuscini del letto.
“Come al solito”, lo punzecchiò il ragazzo, senza aggiungere altro. Il libanese sentì un tonfo sordo, poi un altro; Andy si lasciò cadere sul letto, schiacciandolo di proposito col suo peso, ma l’altro non oppose resistenza, continuando a sonnecchiare. Poggiò allora la sua testa su quella del compagno, annusando l’odore del suo shampoo. Il suo respiro sulla nuca fece rabbrividire Mika, che fece per svincolarsi e si girò di schiena.
Andy scivolò di lato mentre le braccia di Mika lo circondavano senza farlo allontanare; gli diede un bacio leggero sulle labbra e poi gli sfilò la t-shirt, che lasciò cadere sul pavimento, poi prese a carezzargli la schiena, baciandolo ancora una volta.
Il ragazzo dai capelli rossi si girò, poggiando la schiena al materasso, guidando Mika verso di sé per la camicia; si scostò dalle sue labbra per cercare la base del suo collo, mentre cominciava a sbottonargliela partendo dal colletto. Il riccio fece leva sui gomiti per aiutarlo a togliergli la camicia, senza però lasciare che i loro corpi si allontanassero; la mano di Andy scorse per tutta la lunghezza del suo busto, il suo respiro gli solleticava la pelle del collo. Delicatamente, Andy sganciò il bottone dei suoi pantaloni neri e li fece scivolare verso il basso; non riuscì a trattenere un rantolio quando infine le sue mani aderirono alla stoffa dei suoi boxer per poi disfarsene.
La fronte di Mika si poggiò su quella di Andy, rimasero a guardarsi per qualche istante mentre il respiro si faceva più pesante. Le mani di quest’ultimo si poggiarono sul collo dell’altro e gli avvicinò il viso fino a far toccare la punta dei loro nasi; non ebbero bisogno di parole, tutto ciò che volevano dirsi era nei loro occhi.
Mika abbassò lo sguardo solo per sfilargli via i pantaloni; Andy intrecciò le gambe intorno alla base della sua schiena per tirarsi su e l’altro gli mantenne i fianchi. Si morse il labbro, quando sentì le mani di Mika farsi largo tra i suoi slip; indugiò un po’ prima di tirar giù anche quell’ultimo indumento, che Andy fece cadere sul pavimento, quando riuscì a toglierli nonostante i loro corpi così intrecciati: chiuse gli occhi, Mika accarezzò la sua erezione e premette le labbra su quelle dischiuse dell’altro; poi, con delicatezza, si spostò leggermente indietro e lo penetrò.
Andy interruppe il bacio e piegò la testa all’indietro, trattenendo il respiro; il riccio si spostò sul suo collo, sfiorandogli con le labbra la mascella, poi sul suo orecchio, in attesa che l’altro si rilassasse: quando il respiro tornò a farsi regolare, cominciò a muoversi piano, provando piacere dalla lentezza di quel contatto. Una mano di Andy si spostò sulla base della sua schiena, facendo pressione come per incoraggiarlo ad andare avanti; quel tocco gli provocò un brivido e Mika divenne più impaziente. Riprese a sfiorare Andy con maggior vigore con la mano, e con l’altra avvicinò il viso al suo per baciarlo, poi accelerò il movimento dei suoi fianchi; il bacio si fece sempre più intenso, come se ogni singola cellula del corpo di uno si stesse sforzando per essere quanto più vicina possibile al corpo dell’altro.
Andy interruppe bruscamente il bacio per recuperare un po’ di fiato e l’altro prese a muoversi con maggior foga sopra di lui, senza allontanare la mano dal basso ventre.
“Fermo”, sospirò debolmente, sentendo di essere quasi arrivato al limite. Mika appoggiò la fronte contro la sua, il respiro pesante che scandiva le sue ancate. Sentiva il suo fiato sul viso, mentre cercava di distogliere l’attenzione dal suo sguardo, dal pensiero dei loro corpi che si sfioravano simultaneamente, ai muscoli dell’altro, contratti per l’effetto delle medesime sensazioni che stava provando lui… gemette, prima di perdere completamente il controllo, raggiungendo l’orgasmo senza riuscire a trattenersi.
Mika guardò Andy negli occhi per un istante e si lasciò scappare un sorriso, continuando a muoversi più velocemente, mentre la sua mano risaliva sul fianco dell’altro, che ancora ansimava; una scia di baci venne impressa alla base del suo collo. Passarono pochi secondi prima che desistette anche lui.
Cercò immediatamente le labbra di Andy, mentre entrambi si rilassavano, finalmente, godendo degli ultimi istanti di piacere; poi Mika si lasciò cadere da un lato, riprendendo fiato con gli occhi chiusi. Il vibrare dei loro respiri fu l’unica cosa che si potesse percepire nella stanza.
“Ho bisogno di una doccia”, annunciò infine il greco, l’accenno di un sorriso sul viso e lo sguardo rivolto al soffitto della stanza senza guardare nulla in particolare.
Mika si voltò a guardarlo, frenando una risata, e annuì. “Sì, sono d’accordo”, poi un sorriso si allargò, beffardo. ”Qualcuno ha fatto in fretta, stavolta”. Andy si girò verso il ragazzo, incredulo, e sentì il viso arrossire davanti a quell’osservazione; doveva aspettarselo da lui, in effetti.
“E allora?”, aggrottò le sopracciglia, sulla difensiva. Mika allora non riuscì più a frenarsi e scoppiò in una grossa risata, di quelle cristalline e forti che trascinavano chiunque le ascoltasse nella sua ilarità. “Niente”, disse, il viso illuminato dal suo ridere e il naso arricciato; si protese in avanti per dargli un bacio - che finì su un angolo della bocca dopo essere stato prontamente evitato dal compagno, ancora indispettito. “Se non altro hai la certezza che in tutto questo tempo ti ho aspettato”, ribatté infine quest’ultimo, alzandosi.
Mika rise ancora più forte, sprofondando tra le lenzuola mentre Andy lasciava la stanza da letto, recuperando i suoi vestiti dal pavimento; decise di non stuzzicarlo ulteriormente e di dargliela vinta, per una volta: adorava quando era lui a stuzzicarlo – si rendeva conto che fossero ben poche le cose per cui diventava suscettibile, paragonate alle sue – ma quegli ultimi momenti lo avevano reso così felice da non volersi arrischiare a rovinarli.
Attese che il compagno finisse, immerso nei suoi pensieri, lasciando che il suono dell’acqua della doccia scandisse i secondi, concedendosi qualche altro minuto nel suo paradiso prima di riprendere i contatti della realtà... ma in quell’istante realizzò che non c’era più nessuna realtà da cui evadere. Finalmente, era impaziente di uscire da quella stanza e affrontare la sua vita.
 
“Chi era?”, Andy cercò di far trapelare solo curiosità da quella domanda, ben attento a non alzare lo sguardo dalla pentola su cui stava arrostendo la carne per la cena.
Mika non potè evitare di sorridere; non aveva aspettato nemmeno che lo raggiungesse di nuovo nella zona cottura per chiederglielo.
“Al telefono?” chiese con aria ingenua, avvicinandosi. Lo circondò con le sue braccia da dietro, incapace di nascondere la gioia, e affondò la testa sulla sua spalla. Fece un respiro profondo. “La casa discografica”, annunciò e Andy capì che stava sorridendo nonostante non potesse vederlo. Si voltò a guardarlo, prendendogli la testa fra le mani per guardarlo negli occhi “Cosa?” bisbigliò, l’accenno di un sorriso incredulo sul viso.
La luce che emanavano gli occhi di Mika quasi lo stordì, poi la sua risata emozionata irradiò la stanza. “E per dirti cosa?”, stavolta il ragazzo dovette controllare la voce, le parole interrotte dal ridere: non seppe dire se fosse più emozionato dalla notizia del suo ritorno nel mondo della musica o dalla reazione del compagno stessa; in ogni caso, era lo spettacolo più bello che i suoi occhi potessero mai chiedere a conclusione di quella giornata. E la cosa che rendeva tutto più incredibile era che Mika fosse inconsapevole di quello che gli stava trasmettendo. In quel momento, lui non stava facendo altro che mostrargli la sua anima, era lui e basta a creare tutto ciò.
“Vieni”, nel giro di un attimo, il ragazzo gli prese le mani per trascinarlo in salone, ebbe giusto il tempo di spegnere i fornelli e seguirlo: avrebbe corso, se non ci fosse stato Andy a rallentarlo. Lo posizionò davanti al pianoforte, poi si allontanò per accendere le luci, le regolò in modo da illuminare solo lo strumento al centro della grande stanza; Melachi percepì che stava succedendo qualcosa di interessanta e abbaiò eccitata, accorrendo per prendere parte agli eventi. “Melachi, chute!” la ammonì Mika, prendendo posto e posizionando le dita sul pianoforte, cercando la tonalità adatta.
Andy aveva osato muoversi, assisteva all’enfant terrible all’opera senza interromperlo. Il libanese esitò, prima di cominciare.
“Domani sarà il primo giorno in sala prove”, lo guardò, Andy annuì senza interromperlo, intuendo che non era quello ciò che voleva dirgli. “E volevo farti ascoltare il brano principale. Non è l’unico che ho scritto, ma è quello che dà il titolo all’album, quindi mi sembrava importante”.
Il greco gli sorrise, incoraggiante; era quasi un rito quello di fargli ascoltare le canzoni prima di presentarle alla casa discografica, come se lui fosse l’anticamera del resto del mondo. Si fidava della sua opinione, quindi quel passaggio era sempre estremamente importante quanto emozionante.
“Il titolo è Origin Of Love”.
Silenzio. Andy non capì subito il significato intrinseco di quelle parole. Mika attese che vi arrivasse, studiando il suo sguardo prima di continuare. Avvertì quasi il cambiamento del suo battito cardiaco quando la sua espressione mutò.
“Te l’avrei già cantata, una volta, tre giorni fa”, l’espressione dell’altro era indecifrabile, “ma mi rendo conto che forse non è stato il momento adatto”, concluse, riferendosi a quanto era accaduto fuori la discoteca: non riusciva a credere che fosse passato così poco tempo. In realtà, stava facendo di tutto per rimuovere quell’avvenimento dalla sua memoria. Passò nervosamente le mani sui tasti in avorio prima di cominciare, ma Andy lo interruppe, come riprendendosi dallo stato di trance.
“Mi hai dato la dimostrazione più grande del tuo amore da ubriaco”, parlò con lo sguardo di chi aveva appena finito di risolvere mentalmente un’espressione algebrica, riportando la conclusione di un ragionamento che aveva avuto luogo in quella manciata di secondi nella sua testa.
Mika alzò lo sguardo, non sapendo bene come reagire. L’assurdità di quel momento fu tale che entrambi scoppiarono a ridere, alleggerendo l’atmosfera; poi Andy continuò, “Tu mi ami solo da ubriaco”, sentenziò con un finto tono accusatorio. L’altro si portò una mano sugli occhi, imbarazzato, ma non smise di ridere. “Potrei scriverci una canzone, la prossima volta che mi ubriaco”, disse infine, e Andy si mostrò subito entusiasta della decisione. Si sedette al suo fianco, in attesa che le risate si placassero, ricominciando ogni volta che i loro sguardi si incrociassero. Impulsivamente, Mika gli diede un bacio a piene labbra mentre ancora rideva; l’imprevedibilità di quel momento prese Andy in contropiede che ricambiò il bacio a sua volta, improvvisamente serio. Si presero qualche altro minuto per loro, Mika gli lanciò uno sguardo intenso, prima di rigirarsi verso il pianoforte.
Quando le dita diedero vita alla melodia, Andy si sentì improvvisamente vulnerabile. Il cuore riprese a pulsare forte come qualche minuto prima, mentre ascoltava finalmente le parole del brano.
Si alzò in piedi, sentendosi mancare l’aria al pensiero che ciò che sentiva era stato creato per lui. Senza che riuscisse ad accorgersene, le lacrime presero a scendergli sul viso mentre ascoltava il ritornello, ripeteva mentalmente le parole man mano che Mika le pronunciasse, in modo da metabolizzarle più in fretta. Gli sovvenne che solo poco prima credeva di aver avuto davanti ai suoi occhi lo spettacolo più bello della sua vita, ma rettificò quel pensiero: adesso quello spettacolo aveva un sonoro.
Melachi non resistette e alla fine si avvicinò ai ragazzi, saltando dove poco prima era seduto Andy.
Le lacrime si fecero più insistenti quando, al secondo ritornello, arrancava a sussurrare le parole insieme a Mika, senza badare al ritmo o alla tonalità. Le recitava come se fossero una poesia, la sua poesia. Probabilmente, sarebbe rimasta tale per tutta la vita.
You’re the origin of love.
 
 
 
 
 
 
 
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Salve a tutti!
HO USCITO IL CAPITOLO nel caso non ve ne foste accorti
Cercherò di essere breve, ma questa parte qua ci tenevo a scriverla.
Innanzitutto chiarisco delle cose importanti
  1. ho scelto questa tematica perché mi ispirava, volevo capire cosa fosse scattato nella testa di Mika in quel periodo, dato che lui non ne ha mai parlato.. e questa è stata la mia visione delle cose, semplicemente. NON VOGLIO SPECULARE SUI FATTI DRAMMATICI DELLA SUA VITA come qualcuno mi ha fatto notare
  2. la scena lemon l’ho scritta in 3 giorni e spero vi sia piaciuta, che non sia stata volgare e roba del genere.. come prima volta non potevo fare di più!
  3. Le fonti sono “Vanity Fair”, “Sette” e l’intervista a “LeDivan”
     
 
[Da qui in poi divento molto logorroica ]
 
Diciamo che non posso che essere felice di essere arrivata a questo piccolo traguardo. Ho cominciato a scrivere questa storia un pomeriggio estivo senza aver mai provato nemmeno a scrivere una favola alle elementari, e quindi non mi aspettavo avrebbe avuto così tanto impatto, soprattutto non mi aspettavo che a qualcuno diverso dalla mia migliore amica (che tra l’altro THUMBS UP, è una delle scrittrici più promettenti della mia generazione) potesse apprezzare ciò che scrivevo.
Mi avete colta alla sprovvista e mi avete dato la carica per affrontare ogni singolo capitolo, pagina o rigo e quindi ve ne sono grata.
Ringrazio qualsiasi utente abbia speso anche solo un secondo per scrivermi una considerazione qui o anche qualsiasi utente Twitter che si sia interessato a contattarmi per avere notizie riguardo fonti o per sapere se fossi ancora viva nei mesi di pausa causa studio; in particolare ringrazio Prof. Nicoletta, di cui sono una fiera alunna e che ho conosciuto proprio dopo il primo capitolo insieme a Manuela, anche lei mi ha “tenuta per mano” dall’inizio grazie al suo entusiasmo. Sono felice di avervi trovate!
Poi ringrazio Asia, di cui parlavo prima. E’ grazie alla sua approvazione e alla stima che provo per il suo talento che ho deciso di iscrivermi su questo sito. (Brava Asia ora puoi piangere).
Infine, ringrazio Margherita, che tra poco mi ritrovo in camera se non mi muovo a caricare il capitolo, che è una fonte inesauribile di conoscenza e mi ha dato molte chicche su cui ispirarmi, merci x E Serena, per le sue recensioni chilometriche e esaustive, mi ha fatta sorridere ogni volta!
Non ringrazio Sofia perché è una persona inutile, e Anna, perché non crede alla mia visione delle cose L
Ci sono anche tante persone senza nome che hanno letto tutto questo in silenzio e che ringrazio lo stesso. Sappiate però che QUESTO E’ IL MOMENTO ADATTO PER PALESARVI (nessuna pressione).
Ecco, ho finito J
Lors x
 
A ma g.m., bisous
 
 
   
 
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